Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: chemist    29/12/2019    1 recensioni
Tyrion Lannister è membro di una delle più potenti famiglie di Westeros, ma deve guardarsi le spalle persino da suo padre e da sua sorella.
Sansa Stark è una figlia del Nord finita nella fossa dei leoni proprio mentre la sua casata viene abbattuta.
La figlia disgraziata e la scimmia demoniaca, uniti per caso contro un mondo che li disprezza e li vuole morti.
Ma con un’anima complementare al proprio fianco.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sansa Stark, Tyrion Lannister
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 10: Giustizia
 
Quel mattino, il sole splendeva su Approdo del Re con la stessa intensità con cui faceva capolino dagli stendardi della casa Martell, che di lì a poco avrebbero sventolato per le strade della capitale. Ma nonostante questo, continuava ad esserci la pioggia nel cuore di Sansa.
La sera prima, Tyrion le aveva proposto di accompagnarlo ad accogliere il principe Oberyn e lei, forse ancora intontita dalle pessime notizie arrivatele negli ultimi giorni, forse per paura di restare da sola nella sua stanza (che iniziava ad avere qualcosa di lugubre), forse perchè, semplicemente, era buona norma che una moglie si mostrasse col proprio marito, aveva accettato. Ma la scarsa voglia di vivere tornò presto ad agitare il suo animo e la ragazza non poté fare a meno di chiedersi se non fosse stato meglio starsene in disparte in un angolino del proprio letto.
 
"Va tutto bene, Sansa?" domandò Tyrion, sinceramente interessato.
"Si" finse lei. "Ho solo un leggero mal di testa".
"Non preoccuparti, moglie cara" rispose lui con una formalità insolita, che Sansa non seppe se attribuire al tentativo di metterla a suo agio o alla speranza di sembrare più signorile agli occhi di Bronn e Podrick, anch'essi immancabilmente presenti. "Il principe e la sua corte saranno qui a breve. Non sei ansiosa di conoscerli?".
La domanda suonava stupida, come molte delle domande che Tyrion faceva in situazioni d'imbarazzo, ma la fece riflettere sul fatto di non essere mai venuta davvero in contatto con la cultura dorniana.
Sapeva che quello di Dorne era un popolo fiero, l'ultimo ad agglomerarsi a quelli che ora erano i Sette Regni: proprio per questa ragione il motto della nobile casa Martell era 'Mai inchinati, mai piegati, mai spezzati'. Sapeva che avevano usi e costumi unici nel proprio genere, ed in questo erano paragonabili alla gente del Nord. Sapeva anche che le cose dorniane più apprezzate a Westeros erano il vino e le donne. Ma a parte questo, sapeva davvero poco altro su di loro.
 
Fu la voce raschiante di Bronn ad annunciarle che il momento era giunto: "stanno arrivando, vedo i loro vessilli", disse acidamente l'ex mercenario.
"Quanti sono?" chiese Tyrion, visibilmente trepidante.
"Troppi" concluse Bronn, con l'entusiasmo di colui che avrebbe preferito poltrire con una coppa di vino fra le mani piuttosto che attendere su un cavallo l'arrivo di un qualsivoglia nobile.
Il Folletto rimuginò per qualche istante. Poi, con una scintilla di divertimento negli occhi, si rivolse al suo scudiero: "Podrick, facciamo un gioco. Dimmi cosa vedi su quei vessilli e a quali casate appartengono".
Sperava, con questo espediente, di incuriosire anche Sansa, che infatti volse prontamente lo sguardo in direzione del giovane Payne.
L'unico a non divertirsi era proprio Pod, timoroso di sbagliare: "mio signore, io...c'è troppo vento oggi, i vessilli sventolano troppo velocemente...ed io non riesco a vederli".
"Allora te li descriverà Bronn, e tu ti limiterai a citare le casate", lo rimbeccò Tyrion con un sorriso sornione, consapevole di averlo messo sotto scacco; e per invogliarlo aggiunse: "se le indovini tutte, ti faccio un regalo".
 
Bronn, udito del nuovo compito che gli toccava, sbuffò sonoramente, incurante della presenza di Sansa.
"Allora, vediamo...sole rosso trafitto da una lancia nera".
"Casa Martell di Lancia del Sole" riconobbe subito Podrick.
"Questa la sapeva anche il mio cavallo" commentò sarcastico Tyrion, strappango malgrado tutto un fugace sorriso a sua moglie. "Bronn, cercane uno che non conoscano anche i cavalli".
"Limoni gialli su sfondo viola".
"Casa Dalt di Bosco dei Limoni" esclamò altrettanto prontamente il giovane.
Ebbe allora inizio una vera e propria carrellata di emblemi più o meno bizzarri e di nomi altisonanti di famiglie più o meno antiche. Dopo ogni descrizione Bronn si fermava per qualche secondo ad osservare Pod con un ghigno sfacciato, per poi restare continuamente interdetto dopo ogni sua risposta esatta.
"Casa Manwoody di Tomba del Re...casa Qorgyle di Sandstone...casa Gargalen di Costa Salata...". Alla fine, li indovinò tutti.
Dopo che Podrick ebbe pronunciato l'ultimo nome, Sansa, malgrado tutti i cattivi pensieri che la affliggevano, gli tributò un breve ma sincero applauso: aveva seguito con curiosità l'intero gioco ed era rimasta impressionata dalla precisione dello scudiero, che come suo solito arrossì. Bronn fu decisamente meno gentile: "tu studi troppo, ragazzo. Finirai col rimbambirti come il tuo lord".
Tyrion ignorò lo scherno dell'ex mercenario: "molto bene, Pod, ti faccio i miei complimenti. Una volta tornati in città, riceverai il tuo regalo". L'occhiolino che seguì fece intendere a Podrick che anche quel dono sarebbe stato 'scartato' in un bordello.
 
Pochi minuti più tardi, finalmente arrivarono i nobili dorniani, tutti magri e slanciati, tutti dalla pelle scura, tutti con occhi e capelli nerissimi, tanto da sembrare tutti gemelli. L'unico a distinguersi dagli altri, più per la stravaganza del suo lungo abito giallo tempestato di gioielli a forma di sole che per proprie caratteristiche fisiche, era quello alla testa del gruppo, seduto su un enorme cavallo nero in perfetto contrasto con quel lucente contorno. Sansa intuì presto che si trattava dell'ospite più atteso.
Tyrion si schiarì la voce prima di dire: "tu ed i tuoi nobili compagni siete i benvenuti ad Approdo del Re, principe Oberyn. Sono certo che anche re Joffrey sarà felice di avervi a corte".
"Ti ringrazio, mio lord", rispose l'altro. Aveva una voce suadente, quasi magnetica. Poi si rivolse al suo seguito: "cari compagni, siete in presenza di Tyrion Lannister, celebre zio del sovrano".
A Sansa fece un certo effetto vedere tutti quegli uomini illustri, provenienti da una terra lontana, abbassare il capo in segno di rispetto nei confronti di suo marito. Un marito che lei, invece, aveva impiegato un po' ad accettare, e che forse non aveva ancora accettato del tutto.
"Come potete vedere, miei lord, neanche io sono solo" riprese il Folletto, ruotando gli occhi su ognuno dei suoi accompagnatori. "Vi presento ser Bronn delle Acque Nere, cavaliere recentemente distintosi nella battaglia contro il sedicente re ribelle Stannis Baratheon; il giovane Podrick Payne, mio scudiero; e Sansa Stark, mia moglie".
Una volta annunciata, Sansa rivolse ai nuovi arrivati un tremante sorriso, ma non riuscì a dire nulla; piuttosto notò immediatamente la piccola smorfia che apparve sul volto di Oberyn nell'udire il cognome Stark.
"Non sapevo che avessi preso moglie, mio lord".
"È accaduto di recente, e a dire il vero è stata una cerimonia abbastanza...intima".
"Ma certo" affermò Oberyn, come per insinuare qualcosa che solo lui poteva capire. Poi fece cenno con la mano a qualcuno nelle retrovie della sua schiera: si fece largo una donna magra e dal viso appuntito, dall'abito scollato e dalla bellezza molto particolare.
"Permettimi allora di presentarti anche la mia concubina. Il suo nome è Ellaria Sand".
Tyrion la salutò con cortesia, ma subito dopo deglutì. Sansa ne indovinò il motivo: Sand era il cognome che si dava ai bastardi di Dorne.
Martell e Tyrell si disprezzano da anni. Quando lord Mace scoprira che il principe Oberyn ha portato una donna bastarda al matrimonio di sua figlia Margaery...
Quei pensieri angosciosi furono interrotti da Tyrion, che a differenza sua continuava a nascondere le preoccupazioni dietro un velo di cordialità: "miei lord, sarete stanchi per il lungo viaggio. Che ne dite di avviarci in città?".
 
Dopo qualche minuto di marcia, vide Bronn affiancarsi a Tyrion: sembrava volergli dire qualcosa di privato. Il Folletto, di contro, non provò nemmeno ad allontanarla: voleva che tra lui e sua moglie ci fosse il minor numero di segreti possibile. Così restò alla sua destra, e ne approfittò per origliare.
"Comunque, se sono questi signorotti a preoccuparti, puoi stare tranquillo" dichiarò l'ex mercenario. "Ho visto poche spade e, per quanto nobili, sembrano degli incapaci. In più, si vestono come donne".
Tyrion sbuffò, affatto sorpreso dalla superficialità dell'altro: "hanno poche spade perchè utilizzano altre armi, Bronn. E non lasciarti ingannare dalle apparenze: pochi altri popoli possono vantare la durezza e le capacità di Dorne".
"E del principe cosa mi dici?".
"Non mi fido di lui. È il più pericoloso di tutti".
Bronn avrebbe voluto continuare la conversazione, ma vide arrivare da dietro Oberyn in persona. "Buona fortuna allora. Sta venendo da te" sussurrò, prima di allontanarsi.
Martell raggiunse il Folletto e, con un sorriso ammiccante, gli confidò: "sai, io e te ci siamo già incontrati una volta".
"Davvero, mio lord?" domandò Tyrion, stringendo gli occhi come per sollecitare la memoria. "Ti chiedo scusa, ma temo di averlo dimenticato".
"Non l'hai dimenticato. Semplicemente non puoi ricordarlo: è accaduto tanti anni fa, qualche giorno dopo la tua nascita".
Sansa capì dall'espressione sorpresa di suo marito che davvero non ne sapeva nulla.
"Mi piacerebbe saperne di più, mio lord".
"Te ne parlerò con piacere: ricordo tutto come se fosse ieri" esclamò Oberyn, stranamente divertito.
"Ebbene, dovevo avere non più di 15 anni ed ero in compagnia di mia madre e mia sorella Elia: eravamo diretti a Castel Granito per far visita ai tuoi genitori e portare i nostri omaggi per la nascita del terzogenito di Tywin Lannister. Quando arrivammo, trovammo il castello a lutto piuttosto che in festa, per la morte di tua madre".
Il viso di Tyrion si rabbuiò: "un vero peccato che vi siate trovati ad Ovest in circostanze così nefaste", disse, alludendo probabilmente sia alla scomparsa di lady Joanna che alla sua nascita. "Spero che Castel Granito sia stata comunque di vostro gradimento".
"Non molto, ad essere sincero. Sai, noi dorniani siamo gente particolare, e le vostre città sono invece così convenzionali...stanze troppo buie, cieli troppo grigi, vini troppo dolci, donne troppo caste. Ma la delusione più grande fosti proprio tu".
Sansa trattenne il respiro: aveva appurato da tempo che Oberyn sarebbe giunto nella capitale con intenzioni tutt'altro che buone, ma non si aspettava di certo che le avrebbe palesate così presto.
Tyrion invece incassò in silenzio: "non stento a crederlo, mio lord. Ma, se posso chiedere...in cosa ti avrei deluso?".
"Dal giorno in cui sei venuto al mondo la tua fama ti ha preceduto: ricordo che in ogni angolo dei Sette Regni non si parlava d'altro che del mostro inviato dagli Dei a lord Tywin come punizione per la sua sete di un potere che scavalcasse anche quello di re Aerys Targaryen. Oh, e naturalmente delle altre innumerevoli sventure che la tua nascita avrebbe portato con sé: guerre e carestie".
Il Folletto rise, ma la sua era una risata amareggiata che trasmise a Sansa solo pena e tristezza: "mi spiace, ma temo di non possedere nessuno di questi poteri...a parte forse l'essere, talvolta, una punizione per mio padre".
"E non è finita qui. Non ti ho ancora raccontato delle voci che giravano sul tuo aspetto fisico", incalzò la Vipera Rossa. "Si diceva che tu fossi nato con una barba ed una peluria nerissime, un occhio demoniaco, artigli simili a quelli di un leone, zanne talmente lunghe e sporgenti da non permetterti neanche di chiudere la bocca e una coda nodosa come quella dei maiali. E si diceva persino che fossi nato sia con i genitali maschili che con quelli femminili".
"Devo dire che quest'ultima anomalia non mi sarebbe dispiaciuta affatto: la vita sarebbe immensamente più semplice, se gli uomini potessero scoparsi da soli!" sentenziò Tyrion con ironia.
Sansa stava invece iniziando ad agitarsi interiormente: era sinceramente curiosa e forse persino emozionata di incontrare i dorniani, ma l'atteggiamento fin troppo sfacciato di questo principe nei confronti di Tyrion la infastidiva. E il peggio doveva ancora venire.
"Probabilmente io e Elia non ti avremmo mai visto se non fosse stato per Cersei" riprese Oberyn, e il nome della regina fece nascere lungo la schiena di Sansa un brivido di repulsione. "Tuo padre non permetteva mai a nessuno di portarti fuori dalla tua stanza, ma un giorno Cersei e Jaime ci condussero di nascosto da te. Ebbene, il tuo occhio sembrava certamente quello di un demonio e forse la tua testa era un po' più grossa del normale; ma non c'era traccia né di barba, né di peluria, né di artigli, né di zanne, e fra le tue gambette tozze c'era solo un piccolissimo cazzo. Elia ti trovò adorabile, mentre io mi limitai a constatare che eri un bambino come tutti gli altri; allora Cersei ti accusò della morte di vostra madre, afferrò il tuo piccolo cazzo ed iniziò a tirarlo talmente forte da arrivare quasi a strappartelo. Fu Jaime a fermarla: 'smettila, gli stai facendo male', le disse, mentre tu piangevi e urlavi come un dannato. 'Che importa?', chiese Cersei, 'tanto morirà presto. Anzi, a quest'ora dovrebbe già essere morto'".
 
Sansa, pur essendosi fin da subito eclissata dalla conversazione, si sentiva tesa come una corda di violino: vide il principe sfoggiare un sorriso saccente per saggiare le reazioni scaturite dal suo racconto, ed il Lannister farsi scuro in volto con un tremolio che non sapeva se associare alla tristezza, alla rabbia o ad entrambe.
"Ma che storiella avvincente" commentò sarcastico il nano. "Ricordati di raccontarla anche a mio padre: sono sicuro che la adorerà".
"Senz'altro", rispose Oberyn. "Io e lui abbiamo molte cose di cui parlare".
Detto ciò, Martell si voltò inaspettatamente verso Sansa, e questo costrinse la ragazza a distogliere lo sguardo, incapace di sostenere il suo.
"E così hai preso moglie, Folletto" esclamò, cercando di intuire anche i suoi pensieri, da buon osservatore qual era. "Lannister e Stark. Che unione felice! Specialmente in questi tempi".
Di' qualcosa. Non puoi startene zitta per tutto il tempo!
"G-grazie, mio lord...", esordì timidamente la rossa, prima che Oberyn prendesse di nuovo il controllo emotivo del discorso.
"Lyanna Stark era tua zia, non è vero? Eppure sei molto diversa da lei...non solo nell'aspetto, voglio sperare".
Le remote intenzioni di Sansa ad intrattenersi col principe scomparvero all'istante: era ovvio che diffidasse anche di lei, oltre che di suo marito. Lo stesso Tyrion si voltò e le riservò un'espressione compassionevole, che la rese ancor più disorientata.
Ormai per il mio cognome ci sono solo silenzio o parole sprezzanti.
 
Arrivarono in città, e subito si ritrovarono con gli occhi del popolino piantati addosso: li osservavano dai più remoti angoli delle stradine e dalle più minuscole finestrelle delle abitazioni, cercando di capire dagli stendardi chi fossero gli ospiti appena giunti e da dove venissero.
Oberyn sbuffò sotto i sottili baffi: "ah, cara vecchia Approdo del Re...neanche il tempo di entrarvi e ne sento già il tanfo. Questo posto non mi è mancato per niente".
Tyrion ruotò gli occhi, spazientito: "spero che il tuo nuovo soggiorno ti faccia cambiare idea sulla capitale, mio lord".
Sansa strinse i denti per la rabbia: il principe aveva ragione, sia lei che Tyrion lo sapevano. Approdo del Re era davvero un luogo infame.
In quel preciso momento passarono davanti a un bordello, uno dei più frequentati della città a giudicare dai rumori che ne provenivano.
"Toh! Ecco finalmente qualcosa di gradito!" esclamò Oberyn sghignazzando. "Più tardi forse vi ritornerò".
Sansa lo guardò incredula: come poteva dire certe cose, con la concubina che lo seguiva poco distante?
"Credevo di aver capito che avessi già una donna, mio lord" azzardò Tyrion, dando voce ai suoi pensieri.
"Infatti è così" confermò Oberyn, "ma sia io sia lei siamo parecchio...curiosi, ci piace sperimentare. E non l'abbiamo mai fatto con una bionda. Conosci qualcuna a cui potremmo rivolgerci?".
Sansa spostò lo sguardo sul Folletto, visibilmente imbarazzato per la domanda. Ma, anche in quella situazione pungente, ebbe per lei solo parole rispettose.
"Non frequento più i bordelli, mio lord. Come ti ho detto poco fa, adesso sono un uomo sposato".
"Ciò non ti ha però impedito di mettere una tassa sulle puttane" biasimò il dorniano. "Mi è giunta voce che da queste parti la chiamino 'il soldino del nano': suppongo dunque che sia opera del tuo ingegno".
"Ti sbagli. È opera di mio padre" lo corresse Tyrion. "Solo un centesimo per ogni 'visita': il primo cavaliere del re lo ha ritenuto moralmente giusto, una specie di compromesso".
"Da quando lord Tywin se ne intende di giustizia?".
La voce di Oberyn, tipicamente calda e ammaliante, divenne improvvisamente fredda e affilata come una lama.
Sansa capì che erano arrivati al punto di non ritorno. Solo Tyrion osò voltarsi verso il principe, mentre tutti gli altri presenti tirarono dritto come se non avessero udito nulla.
"Mio lord, non capisco...".
"Stai tranquillo, Folletto: capirai presto. E risparmiami altre cortesie false come voi Lannister. Per quale ragione credi che sia venuto io piuttosto che Doran? Te lo dico io: perchè venga finalmente fatta giustizia", disse Oberyn, esitando un attimo per scandire meglio quella parola così potente e ineluttabile. "Per mia sorella Elia e per i suoi figli".
Il volto asimmetrico di Tyrion rimase immobile, specchio di quello silenziosamente iracondo del principe. Ma il cuore del Lannister era al contrario in pieno subbuglio: una nuova minaccia si era appena insinuata nella capitale.

 

 
La mano di Tyrion si fece stranamente pesante nel dover bussare alla porta di Shae.
Era ancora confuso e agitato dalle dichiarazioni di Oberyn, così nel pomeriggio aveva deciso di recarsi dalla donna per chiarire un po' quanto successo il giorno precedente.
Alla fine, ritrovò il coraggio e la compostezza di superare quell'ultima porta che ancora lo separava da ulteriori questioni tanto spinose quanto necessarie da affrontare.
Shae gli aprì e, muta come una statua, lo fece entrare.
"Ciao, Shae..." esordì cautamente il nano.
"Allora di tanto in tanto ti ricordi ancora che esisto anch'io. Ma spero che stavolta non scapperai senza dire nulla come hai fatto ieri" sibilò lei di rimando.
"Dimmi, pensi che sia facile per me?".
"Sei un Lannister! Sei il figlio del primo cavaliere, e lo zio del re" gridò Shae, stizzita. "Perchè non ti decidi una buona volta a mandare tutti all'inferno e a fare ciò che realmente vuoi?".
Perchè non so neanch'io cosa voglio...o forse quel che voglio ora è proprio stare lontano da te.
Ma questo, Tyrion non ebbe la forza di dirglielo.
"Credimi, Shae...tutto ciò che hai detto, tutto ciò che dovrebbe rendermi sicuro e intoccabile...sembra non valere più niente" le disse invece, trascinandosi su una sedia e affondando il viso tra le mani. "Non c'è un singolo individuo in tutta Approdo del Re che non mi detesti o che non mi voglia morto".
Shae sembrava sul punto di piangere. "Ci sono io" disse, chinandosi per guardarlo negli occhi. "C'è Shae che ama ancora il suo leone di Lannister. Fuggiamo insieme, Tyrion. Andiamocene da questo ammasso di malvagità".
Aveva perso il conto di quante volte aveva udito questa proposta, ma la risposta era sempre la stessa.
"Non posso" sussurrò, anch'egli sull'orlo di una crisi di nervi.
A questo punto del canovaccio, di solito Shae cominciava ad arrabbiarsi e si allontanava in preda alla repulsione. Capì che questa volta sarebbe stato immensamente più difficile quando vide che la donna rimase supplichevole.
"Riflettici, Tyrion. Una nuova vita solo per noi! Una nuova vita fatta solo di amore e sesso piuttosto che di guerre e insulti".
Il Folletto si lasciò cullare per qualche secondo da quella visione, prima che i suoi sensi venissero di nuovo catturati da una strana frase pronunciata da Shae: "qui per te c'è solo odio, e anche per Sansa".
L'appresione tornò lentamente a far capolino nella sua mente: "che vuoi dire? Cosa c'entra Sansa?".
La parlantina di Shae si arrestò di colpo, come se si fosse appena resa conto di aver accennato a qualcosa che doveva restare segreto. Ma ormai non si poteva più tornare indietro.
"Parla, Shae: cosa sai riguardo a Sansa?!".
Lei chiuse gli occhi, pronta ad espellere il macigno che la affliggeva da ore.
"Joffrey vuole punirla di nuovo" disse, scuotendo il capo con disperazione. "Ieri sera...ieri sera stavo camminando per i corridoi e per caso ho udito il re parlare con le sue guardie: diceva di aver preparato una specie di...piano, per ricordare a lady Sansa che è ancora di sua proprietà".
"Un piano?" domandò Tyrion, e ora la sua voce sembrava davvero il basso ringhio di un leone in attesa del momento giusto per colpire una preda. "E di che piano si tratta?".
Shae deglutì. "Vuole fare in modo che tu ti allontani dalle vostre stanze...per farvi irruzione e stuprare Sansa, mentre le sue guardie la tengono ferma".
 
La stanza in cui si trovavano, già di per sé minuta, parve rimpicciolirsi ulteriormente, fino a schiacciarlo e a soffocarlo.
Una volta venivo in quest'angolino della Fortezza Rossa per provare piacere. Adesso, ogni volta che ci vengo, ricevo sempre e solo cattive notizie.
Rimase per un po' a riflettere su quanto gli era appena stato comunicato da Shae. In effetti, il piano aveva senso: il matrimonio non aveva frenato Joffrey dal credere di essere in tutto e per tutto il padrone di Sansa, così come non ci era riuscita la presenza a corte della futura regina Margaery Tyrell; il ragazzo sapeva quanto quell'episodio avrebbe fatto arrabbiare Tyrion (cosa che gli provocava sempre un gran divertimento), e sperava allo stesso tempo di istigare suo zio a fare una contromossa, così da avere in futuro un pretesto per punirlo.
Davvero un bel piano, non c'è che dire. Inizio a dubitare che sia stato ideato da quell'imbecille di Joffrey.
Dopo un lungo silenzio, sospirò e tornò a rivolgersi a Shae: "ti ringrazio per avermi avvisato in tempo".
Dunque si alzò e fece per andarsene, nonostante avesse la vista totalmente offuscata dall'ira.
"Cosa intendi fare? E cosa mi dici riguardo a noi?" chiese ansiosamente Shae, che intanto lo aveva raggiunto sull'uscio.
A Tyrion parve che stesse per esplodergli il cervello. Non poteva ancora essere sicuro se Joffrey volesse davvero agire a quel modo o se fosse tutta un'invenzione di Shae, ma in ogni caso non sarebbe rimasto con le mani in mano.
Così si allontanò a rapidi passi nel corridoio, senza rispondere a nessuna delle due domande di Shae.
Nonostante tutto, continuava a commettere gli stessi errori.
Quello che però entrambi ignoravano era che, nascosta dietro una colonna, una serva di Cersei aveva assistito a tutta la scena.

 

 
Era già sera inoltrata quando Tyrion decise di mettersi di guardia fuori la porta delle proprie stanze.
Sansa dormiva già da un pezzo, ma per fortuna a tenergli compagnia c'erano Bronn e Podrick.
Fu proprio l'ex mercenario, come prevedibile, ad insinuare qualche dubbio: "sei sicuro che Shae non si sia inventata tutto? Conoscendola, non ne sarei sorpreso".
"Shae è tante cose, ma non una bugiarda", rispose Tyrion. "E in ogni caso, verificare di persona serve anche a questo: a capire se posso ancora fidarmi di lei".
Bronn sbuffò, ma non aggiunse altro, così come Pod, il cui dovere era di restare sempre al fianco del suo lord.
 
Quasi un'ora era passata da quando si erano messi ad aspettare. A un certo punto, videro una sagoma nell'ombra che veniva verso di loro. Non riuscivano a distinguerne precisamente il contorno, ma sembrava qualcosa di ingobbito che avanzava molto lentamente. Solo quando fu sufficientemente vicino e la distanza che li separava poté essere coperta dalla fioca luce della torcia appesa al muro, si accorsero che si trattava del gran maestro Pycelle.
L'anziano e infermo maestro che si incammina nel cuore della notte, diretto guarda caso verso le mie stanze. Che strana combinazione!
Quest'ultimo sembrava oltremodo sorpreso della presenza di Bronn e Podrick, ma cercò di apparire il più innocente possibile: "oh, buonasera, lord Tyrion. Come mai te ne stai nei corridoi a quest'ora?".
"Potrei rivolgerti la stessa domanda, gran maestro" ribatté Tyrion, con un'espressione di rimprovero.
Non solo è un viscido doppiogiochista...con l'andare degli anni si sta anche rimbambendo.
Lo stesso Pycelle si rese conto dell'inadeguatezza della propria domanda, alla quale tentò di rimediare con una risatina falsa come le sue intenzioni: "ah, già...eheh! Sai, mio lord, la vecchiaia rende le ossa deboli e i muscoli indolenziti...e quand'è così, la cosa migliore è una buona passeggiata per sgranchirsi un po'" si giustificò, con un leggero tremolio. "Nondimeno, ne stavo giusto approfittando per venire da te, mio lord".
"Ah si?" chiese Tyrion, fingendo di cadere dalle nubi. "E a cosa devo questo onore?".
"Io...so che in passato ci sono state delle...ruggini tra di noi, lord Tyrion" iniziò a farneticare il vecchio, alla ricerca di cosa dire. "Ciò nonostante, spero che tu non abbia mai dubitato della...stima, e del rispetto che ho nei tuoi confron...".
"Va' avanti, gran maestro" lo interruppe il Folletto, stufo dei convenevoli.
"E-ebbene...fra gli innumerevoli fogli sparsi nel mio studio ho ritrovato un'antica pergamena riguardante l'utilizzo dell'Altofuoco e...e ho pensato che potrebbe interessarti, mio lord...".
"Bene!" esclamò, curioso di sapere fin dove si sarebbe spinta la sua fantasia. "Vediamola!".
"In...in verità, mio lord, come ti ho appena detto, la pergamena è nel mio studio...".
"Non l'hai portata con te?".
"C-credo di...essermene dimenticato, mio lord...".
"Che peccato" disse Tyrion, stringendosi nelle spalle. "Vorrà dire che la consulteremo domattina".
"Ma reputo che sia una cosa abbastanza...urgente, lord Tyrion...".
Gli bastò un piccolo gesto della mano per far smettere Pycelle di balbettare e far capire a Bronn che era il momento di agire.
 
Prima ancora che potesse rendersene conto, Bronn afferrò Pycelle per il cappuccio della veste e lo tenne fermo con un braccio; l'altro, invece, lo adoperò per portare un pugnale alla gola del gran maestro.
"Non t'azzardare ad urlare che ti sgozzo da parte a parte" minacciò l'ex mercenario. "Infondo non è la prima volta che ci ritroviamo in questa situazione, vero? Eheheh!".
"Co-cosa fate?!" chiese Pycelle, terrorizzato e incapace di divincolarsi.
"Sappiamo tutto, gran maestro" rispose Tyrion, ponendosi di fronte a lui. "Tu ora resti qui con noi, muto, fin quando non deciderò il contrario".
Dopo di che, il nano tornò a rivolgere lo sguardo al corridoio buio, in attesa del prossimo segnale.

 

 
Il silenzio era tombale. Persino Pycelle, che inizialmente singhiozzava e ansimava come un animale in gabbia, non emetteva più un singolo rumore.
D'un tratto, udirono il suono di passi affrettati provenire dall'altra estremità del corridoio, insieme a dei sospiri d'eccitazione.
Shae aveva ragione. Eccoli che arrivano.
Su ordine di Tyrion, i quattro si spostarono dalla zona illuminata dalla torcia, fino a immergersi nella penombra circostante.
Finalmente i nuovi arrivati giunsero alla porta e la luce giallo-arancione della fiamma rivelò i loro volti: Joffrey Baratheon, Meryn Trant e Boros Blount.
"Molto bene" sghignazzò il re, "al mio tre buttate giù la porta. Mi prenderò la verginità di quella cagna!".
Quindi iniziò il conto alla rovescia: "uno...due...".
Proprio un istante prima del 'tre', la voce di Tyrion fece bloccare tutti: "non farai nulla di tutto ciò. Non butterai giù nessuna porta, e certamente non torcerai neanche un capello a Sansa".
Il Folletto avanzò fino all'area illuminata, rendendosi visibile ai tre cospiratori. Lo stesso fecero Pod e Bronn con Pycelle, che guardò il sovrano con espressione rammaricata per il fallimento del piano.
"Che significa tutto questo?" chiese Joffrey a nessuno in particolare, con voce stridula.
"Dimmelo tu" lo provocò Tyrion, che fulminò con lo sguardo anche le due cappe bianche che accompagnavano il ragazzo.
"Te lo ripeto per l'ultima volta, Joffrey. Sansa ora è mia moglie e come tale la lascerai in pace, da oggi fino all'ultimo dei tuoi giorni".
A giudicare dallo stupore che gli si dipinse sul volto, il re dovette scorgere in quelle parole una velata minaccia di morte: "ancora osi parlarmi in questo modo, piccolo verme? Te lo ripeto anch'io per l'ultima volta: posso fare di Sansa quel che voglio, e posso anche metterti a morte, se mi aggrada!".
Tyrion era al colmo della sopportabilità: "coraggio, allora. Fallo!".
 
Ser Boros e ser Meryn misero mano all'elsa delle proprie spade, pronti a sguainarle al primo ordine di Joffrey. Lo stesso fece Bronn, che spinse via bruscamente Pycelle e in posizione di guardia attendeva un cenno di Tyrion.
L'anziano maestro fuggì il più rapidamente possibile, mentre Tyrion fu effettivamente tentato dal far passare Bronn all'attacco.
D'altro canto, uno come lui basta e avanza per due caproni come Blount e Trant. E poi, c'è anche Podrick.
Persino il giovane Payne, infatti, solitamente impacciato e riservato, sembrava voler intervenire se fosse stato necessario.
Joffrey sollevò improvvisamente un braccio, esitando un attimo prima di chiudere il pugno.
Le due cappe bianche avanzarono di qualche passo, ma prima che si scatenasse l'irreparabile una voce squarciò quel tesissimo silenzio, ed era la più autorevole e temibile di tutti i Sette Regni.
"Fermi tutti! Che sta succedendo qui?".
 
I cavalieri percepirono alle loro spalle l'arrivo di Tywin Lannister, il cui viso era fulgido e indignato.
Immediatamente riallinearono i piedi, mentre Bronn lasciò l'elsa della spada, rilassando i muscoli.
"Volete davvero avviare uno scontro armato di notte nei corridoi della Fortezza Rossa?".
"Mio zio mi ha nuovamente minacciato! Cosa dovrei fare con lui?!" domandò Joffrey, adirato come poche altre volte prima di allora.
"Di certo non ordinare a due cavalieri della Guardia Reale di sguainare le spade di notte nei corridoi della Fortezza Rossa".
Joffrey strinse i denti fin quasi a spaccarseli. Aveva in effetti il potere di decidere della vita e della morte di ogni singola persona dei Sette Regni...ma non quello di opporsi a Tywin.
Il biondo re si voltò un'ultima volta verso suo zio: "al prossimo affronto non sarò così clemente!", disse, quindi richiamò Meryn e Boros e insieme a loro si allontanò.
 
Quando furono abbastanza lontani, Tywin osservò Bronn: quei pochi minuti gli erano bastati per accorgersi che le cappe bianche erano riluttanti al pensiero di doverlo affrontare, e la cosa lo incuriosì.
"Lo stesso vale anche per te".
L'ex mercenario abbassò appena il capo, in segno di consenso.
Infine, il primo cavaliere posò lo sguardo su Tyrion. Le sue iridi verdi scintillavano come gioielli.
"Joffrey non farà del male a Sansa Stark, questo te lo garantisco...ma fai il tuo dovere".
Pronunciata quella frase, egli se ne andò, mentre le labbra del Folletto si piegarono in una smorfia indecifrabile.

Salve a tutti!
Per prima cosa, vorrei sinceramente scusarmi per l'enorme ritardo con cui aggiorno questa storia (quasi 4 mesi! 😱): purtroppo, a partire da settembre, una serie di 'ostacoli' (dai sempre più pressanti esami universitari a dei problemi di salute di mio padre, passando per un lutto familiare e per la mancanza di una linea Internet fissa che si protrae tutt'ora) mi hanno impedito di dedicarmi a pieno regime alla scrittura del nuovo capitolo, che ho ultimato nel giorno della vigilia di Natale ma che pubblico soltanto oggi per i problemi di connessione di cui sopra.
A proposito, se doveste riscontrare degli errori di battitura segnalatemeli, e vi chiedo scusa in anticipo ma ho dovuto riscrivere tutto sul cellulare (vi lascio immaginare che faticaccia...😂).
Spero di riuscire a farmi perdonare almeno in parte con questo capitolo un po' più lungo del solito e con il prossimo che, essendo già stato iniziato, dovrei pubblicare in tempi più brevi 😅
Ma veniamo al dunque: gli screzi tra Tyrion e Joffrey proseguono senza sosta, e non sappiamo ancora se Tywin sia un nemico o un alleato del nostro Folletto in questo conflitto interno alla famiglia Lannister; la questione Shae si fa sempre più pressante per Tyrion, che deve decidere in fretta cosa fare con lei; ed ora ad Approdo del Re c'è una nuova bomba a orologeria pronta ad esplodere, la Vipera Rossa di Dorne, Oberyn Martell.
Insomma, di carne al fuoco ce n'è tanta e vorrei davvero ricevere una vostra opinione su questo decimo capitolo: vi è piaciuto oppure no? Fatemelo sapere nello spazio recensioni! 😉
P.S.(pt.1): i dialoghi tra Tyrion e Shae stanno diventando un po' ripetitivi, me ne rendo conto...per chi ha visto Breaking Bad, direi che sono ormai paragonabili a quelli tra Walt e Skyler 😂 tuttavia vi assicuro che molto presto ci sarà una svolta.
P.S.(pt.2): l'arrivo di Oberyn nella capitale è stato narrato nel modo in cui avviene nel libro, che secondo me è decisamente più incisivo di quello che si vede nella serie.
Non mi resta che salutarvi e augurarvi una buona fine di 2019 e un magnifico inizio di 2020 😁
Alla prossima!
   
 
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