Scritta per
#12DAYSAFTERCHRISTMAS2019EDITION.
Fandom: MCU
Personaggi: Bucky: Steve
Prompt: 01 Gen: Personaggio X si
convince che personaggio Y
non sia più personaggio Y. Decidete voi se personaggio X ha ragione o se sta
delirando.
Cap.15 Ultimi saluti
Ancora una volta solo
il mio eco, la mia ombra, sono i miei unici amici
E sono al limite e
sto urlano il mio nome a squarciagola come un pazzo
Qualche volta quando
chiudo i miei occhi fingo di stare bene ma non è
mai abbastanza
Su un ripiano di metallo era
appoggiato un braccio di
metallo, su cui spiccava una stella rossa, una banana e il peluche di
un
orsacchiotto.
Barnes era piegato in avanti, con le
mani coperte da dei
guanti di pelle, intento a lavorare al motore di una macchina. Aveva la
testa
sotto il cofano alzato.
Udì dei passi ed
indietreggiò.
“Siamo chiusi”
disse. Notò l’ombra della persona che era
entrata allungarsi per terra, illuminata dalla luce del sole che
entrava dalla
porta aperta.
Alzò
lentamente la
testa, mentre l’uscio del suo garage veniva chiuso.
Sgranò gli occhi e
impallidì.
“Tu chi sei?!”
gridò, trovandosi davanti Rogers.
Steve avanzò lentamente,
alzando le mani.
“Io sono Steve. Siamo
migliori amici da quando siamo bambini”
disse.
“Tu non assomigli per
niente a Steven Rogers” ringhiò Bucky,
allontanandosi lentamente dalla macchina.
Steve deglutì.
“Senti… Non sono venuto qui per
destabilizzare di nuovo la tua vita. Mi hanno raccontato quello che ti
è
successo. L’hydra, il controllo mentale, il
congelamento…
Io capisco che tu non mi
riconosca” sussurrò. I suoi occhi
divennero liquidi e arrossati. “I tuoi ricordi sono confusi,
stai ancora
ricostruendo la tua vita”.
“Smettila di parlarmi
così. Non so chi sei!” gridò Bucky. Con
la protesi di legno che aveva al posto del braccio mancante
accarezzò uno
stipetto di metallo.
“Bucky. Io sono il vero
Steve. Quello che hai conosciuto è
uno Skrull” gli spiegò Rogers, indicandosi.
“Un cosa?”
ringhiò Bucky. Aprì il primo cassetto e vi
frugò
dentro.
Steven sospirò
pesantemente, avvertendo un peso sulle
spalle, che curvò.
“Se stai cercando la
pistola, ricordati che sei più bravo
con il fucile e quello lo hai sicuramente nascosto sotto la cassetta
degli attrezzi.
Lo so che non sei stato in te a lungo, ma queste cose non le avrai
cambiate”
mormorò roco.
< La guerra per te non
è finita, come non è finita per me
> pensò.
Bucky s’irrigidì.
< Come fa a sapere tutte
queste cose di me?! > .
“Io non volevo andarmene
senza averti rivisto almeno una
volta. Sei un fratello per me e credevo fossi morto, che non ti avrei
rivisto
mai più” gemette Rogers, mentre una lacrima gli
rigava il volto.
Bucky richiuse il cassetto senza
estrarre la pistola.
“Cos’è
uno skrull?” ripeté gelidamente
Steve gli rispose: “Ti
ricordi quando da ragazzi leggevamo
quei fumetti con gli alieni che prendevano l’aspetto delle
persone? Era tutto
vero. O meglio, è successo a me.
Mi hanno privato della mia vita,
della mia identità”.
< So che è assurdo.
Ancora mi chiedo come lo si possa
credere. Mi sono svegliato nel ghiaccio e ho scoperto che la mia vita
non mi
apparteneva più >.
Bucky domandò:
“Quindi quello che ho considerato te per
tanti anni, era uno skrull?”.
Steve annuì.
“Perché dovrei
crederti?! Dammi una prova…” ringhiò
Barnes.
“Sono stanco di dover
dimostrare chi sono! Non voglio anche
con te!” gridò Rogers, serrando i pugni.
“Andiamo! Riflettici, concentrati,
ricordati. Potrei mai essere quel grosso gorilla.
Non voglio doverlo dimostrare a te
chi sono!”.
Bucky fece un ghigno.
“Forse sei pazzo. Probabilmente sono
più folle di te a volerti credere, ma…
Ho sempre pensato che quel Capitano
non avesse niente né del
piccolo arista, perennemente ammalato, né del soldato dal
bel culetto che avrei
seguito anche in capo al mondo”. Lo raggiunse, mettendoglisi
di fronte.
< Sono anni che continuo a
litigare con quel tipo. Forse
è più facile credere che fosse un alieno venuto
dallo spazio, che pensare di
aver perso l’amicizia più importante della mia
vita >.
Gli occhi azzurri di Steven erano
spenti e liquidi.
“Però lui
è perfetto, è il Capitan America che tutti
volevano” gemette Rogers.
Bucky ne cercò il viso.
“A me mancavi tu”
ammise.
Steven si conficcò le
unghie nella mano, fino a ferirsi il
palmo con le unghie.
“Però al mondo
no. Sto per andarmene, sto per tornare
indietro nel tempo” sussurrò.
Bucky gli posò una mano
sulla spalla.
“Perché sei
venuto, allora?” domandò.
Rogers lo abbracciò.
“Te l’ho detto,
avevo bisogno di te” ammise con un filo di
voce.
< Sapevo che tu mi avresti
voluto, preferito. Sapevo di
poter contare su di te una volta ancora > pensò,
abbandonandosi contro l’amico.
Bucky lo cullò, lo
ascoltò singhiozzare e gli massaggiò la
schiena.
< Sì. È
lui, lo riconosco. Non ha mai avuto paura di
mostrare quello che prova. Al contrario di me, lui è sincero
con i suoi
sentimenti.
Forse sono folle a pensare che lo
Steve che conosco non sia
il vero Rogers > pensò.
Promise: “Ci sono qua io.
Ti ascolto, va tutto bene. Puoi restare
con me tutto il tempo che vuoi”.
“Sono così
felice di averti rivisto” gemette Steven.