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Autore: _Akimi    01/01/2020    2 recensioni
[one-side love?]
"Allora, – si domanda lui, distraendosi dalla tenera bellezza di Hallstatt per un breve attimo – ha davvero senso anelare ad un qualcosa in una vita senza motivo di essere vissuta?
L'albeggiare del nuovo anno non gli trasmette contentezza né solitudine: è da solo, ma non soffre; non confida in buone speranze, ma non guarda neppure al passato in modo malinconico.
Semplicemente è. Esiste. "
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Austria/Roderich Edelstein, Germania/Ludwig
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Weltschmerz

 
Ma chi ci ha rigirati così che qualsia quel che facciamo è sempre come fossimo nell'atto di partire?
Come colui che sull'ultimo colle che gli prospetta per una volta ancora tutta la valle,
si volta, si ferma, indugia,
così viviamo per dir sempre addio.

Rainer Maria Rilke


La montagna incombe sullo sguardo, minacciosa, eppur pacata nell'intimorire il piccolo uomo. Riesce ad immaginarne la fine, il giorno in cui la fitta nebbia della dimenticanza ricoprirà l'intera nazione, portandosi con sé i secolari ricordi di quel villaggio desolato.
Riesce ad immaginare lo sgretolarsi delle vette innevate, dei suoi amati monti, e un tonfo al cuore lo obbliga ad abbassare gli occhi, rivolgendosi al mesto specchio d'acqua che occupa la valle.
È troppo lontano per riconoscere il proprio riflesso sulla superficie, ma lo sa – quasi con cinica certezza – che anche il lago è destinato a scomparire, così come le civette che riposano sugli alberi – gracili poiché inconsce del sentimento di tedio che sovrasta l'animo umano.
L'intransigente desiderio degli uomini di lasciare un segno del proprio passaggio sulla terra fa sorridere appena Roderich; la considera una bramosia così sciocca – persino superficiale considerando il loro perituro vivere.
Ciononostante, anche lui qualche volta cade in quello stato di futile arroganza: pensare di vivere per sempre, di contare qualcosa, qui, in un mondo che non è più grande di un sasso se paragonato all'intero universo. E ancora, in mezzo alle città e divisi da confini artificiali, i cittadini della Terra sono un vano ornamento di una storia millenaria.

Allora, – si domanda lui, distraendosi dalla tenera bellezza di Hallstatt per un breve attimo – ha davvero senso anelare ad un qualcosa in una vita senza motivo di essere vissuta?
L'albeggiare del nuovo anno non gli trasmette contentezza né solitudine: è da solo, ma non soffre; non confida in buone speranze, ma non guarda neppure al passato in modo malinconico.
Semplicemente è. Esiste.
È un puntino in un balconata tra le Alpi austriache, ma la sua mente viaggia per un momento oltre di esse, cercando conforto nella memoria di una persona che potrebbe comprendere la sua afflizione esistenziale.
Osserva quindi il telefono, unico oggetto che potrebbe abbattere la distanza fisica che li divide, ma un timido senso di vergogna si intrufola non appena è solo uno schermo nero ad accoglierlo.
Non un messaggio o un “Ludwig” in cerca di una breve chiamata, non un dettaglio che implichi un “sì, ho speso un minuto del mio tempo per te.”
Non ha così tanta importanza – si dice Roderich, smettendo di stringere lo smartphone tra le dita con una quasi puerile insistenza. E forse il problema risale a tutto ciò, alla poca importanza che si sente di dare alle cose, seppur una leggera delusione non abbandona ancora il suo petto.

È un comportamento un poco fatalista, o meglio ancora, troppo vicino al cedere a forme di estremo nichilismo. Rende la situazione più semplice poiché più semplice è ignorare di essere affezionato ad un qualcosa, ad un qualcuno.
Alla fine, è di nuovo attratto alla sua familiare apatia – compagna di una vita, da cui riesce sempre a ricevere le risposte che cerca. E così il ciclico trascorrere dei giorni lo segue ancora, senza nessuna novità a far brillare il nuovo anno.

La montagna incombe sullo suo sguardo, ma il senso di minaccia affievolisce e il pensiero che tutto questo, un giorno, scomparirà nella nebbia del tempo, ora lo fa sentire bene.




 
Note:
Riporto il significato di "Weltschmerz" come indicato da Treccani: [Dolore universale: il perpetuo, inevitabile dolore che accompagnerebbe la sorte degli uomini, secondo una visione del rapporto tra individuo e natura caratteristica della sensibilità romantica e in base alla quale la realtà del mondo entrerebbe in dolorosa contraddizione con la soggettività e la libertà dell’uomo...]
La storia mi è venuta in mente pensando ad una conversazione che ho avuto con una persona un paio di mesi fa e su cui ho riflettuto a lungo. Per questo ho deciso di tramutare quel concetto in storia. Mi spiace un po' aver scritto una storia così malinconica per questo anno, ma credo sia più interessante raccontare tutte le sfaccettature e le possibilità che la GerAus offre come pairing.
Buona anno!
  
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