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Autore: Abby_da_Edoras    03/01/2020    4 recensioni
Questa è la mia ff conclusiva sulla mia versione della prima stagione della fiction I Medici ed è il sequel di "Vietato morire". Giovanni ha salvato Rinaldo, ma adesso si è allontanato da lui perché l'uomo ha fatto un figlio con la moglie, inoltre c'è ancora da incastrare Andrea Pazzi per tutto ciò che ha combinato. Insomma, le cose per Giovanni, Rinaldo e i Medici non si mettono al meglio e dovranno superare molti ostacoli per giungere tutti al meritato lieto fine (che io concederò, come sempre!).
Grazie a tutti coloro che leggono queste mie storie e ancora di più a chi spende un po' del suo tempo per lasciarmi i suoi graditissimi commenti.
Questa storia partecipa all’iniziativa “Prompt, che passione!” del gruppo facebook “Fanfiction, che passione!”: il prompt che ho scelto è una citazione di Paulo Coelho.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a registi, sceneggiatori e produttori della fiction I Medici.
Genere: Angst, Commedia, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Medici Abby's Version'
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Capitolo quinto

 

Well, I tell 'em, tell 'em, yeah, you're nothing to me
I tell 'em that you, you're just another
You're just like any other
Well, I try to sell 'em but they ain't buyin' it
Baby they see me start to stutter when they ask if you're my lover

I'm losing sleep, what's gotten into me
I'm usually never this weak baby

Don't go ruinin', ruinin' my, my bad reputation
Don't go tellin' 'em, tellin' 'em all the plans we've been makin'
'Cause everyone knows that I don't cry
You never see stars shining in my eyes
Ruinin', ruinin' my my bad reputation oh no…

 (“Bad reputation” – Kelly Clarkson)

 

Rinaldo aveva detto a Giovanni che non intendeva assolutamente portarlo al monastero per il suo incontro con Papa Eugenio, prevedeva infatti che il ragazzino avrebbe perso la pazienza e, con la sua solita sfacciataggine, avrebbe finito per offendere Sua Santità e rovinare tutto. Quando, tuttavia, il mattino dopo l’uomo si stava preparando a partire per recarsi in visita dal Papa, Giovanni gli si presentò davanti con aria decisa e Albizzi comprese che sarebbe stata dura…

“Giovanni, ne abbiamo già parlato e non credo sia opportuno che tu venga con me al cospetto di Sua Santità” provò a dire.

Lo sguardo del ragazzo si fece più cupo.

“Ma io ci ho pensato bene e non ho alcuna intenzione di lasciarvi andare da solo” dichiarò. “Vi prometto che non aprirò bocca e non dirò nulla di inappropriato a Sua Santità, ma io devo venire con voi ad ogni costo.”

Sì, certo, lo immagino già che non aprirai bocca, pensò l’uomo con un sorrisetto.

“Si può almeno sapere perché hai questa necessità così impellente?” gli chiese divertito.

“Messer Albizzi, devo proprio dirvelo?” replicò Giovanni con l’aria di chi spiega cose ovvie ad un perfetto deficiente. “Sapete bene quanto me che il nostro nemico è Andrea Pazzi e quant’è pericoloso. Ha già tentato una volta di farvi uccidere e se non ci fossi stato io a suggerirvi di farvi proteggere sarebbe stata la fine per voi e vostro figlio. E adesso voi state per andare da Sua Santità a rivelare i suoi loschi piani e pensate che Pazzi ve lo lascerà fare senza tentare di fermarvi? Io non vi lascio da solo!”

Rinaldo era al contempo intenerito ed eccitato da quell’insolito atteggiamento: quel ragazzino voleva fare l’offeso con lui e lo aveva respinto fino a pochi giorni prima per via di ciò che era successo con sua moglie… ma adesso sembrava che non si accorgesse nemmeno di rivelargli apertamente i suoi sentimenti in tutta la loro profondità!

“Non sarò solo, ragazzino, se te lo sei dimenticato” rispose Rinaldo. “Le guardie mi scorteranno ovunque andrò, sono comunque sotto custodia. Non credo che Pazzi manderebbe qualche suo sicario contro le guardie della Signoria!”

“Avete già sottovalutato quell’uomo fin troppe volte. Io vengo con voi” affermò deciso Giovanni, come se la sua protezione, in fin dei conti, fosse ancora più importante di quella di una mezza dozzina di guardie armate!

Albizzi circondò le spalle di Giovanni con un braccio, lo attirò a sé e lo baciò a lungo, inebriandosi del suo profumo, della morbidezza delle sue labbra e del dolce tepore del suo corpo. In mezzo a tanto male e a tanti pericoli sentiva di aver bisogno ogni giorno di più della vicinanza di quel giovane sfacciato e insolente… ma anche tanto capace di amare e di dimostrare con i fatti i suoi sentimenti.

Così, alla fine, partirono insieme per andare a parlare con il Papa, scortati dalle guardie della Signoria.

Rinaldo poteva soltanto sperare che Giovanni tenesse fede alla sua promessa e non si mettesse a dire in faccia a Sua Santità che era un rincoglionito o cose del genere perché aveva prestato fede alle parole di un essere infido e malvagio come Andrea Pazzi!

Le paure di Giovanni, tuttavia, risultarono infondate, ma solo fino ad un certo punto e lui non poteva saperlo. Ovviamente Pazzi teneva d’occhio tutti loro e, altrettanto ovviamente, non avrebbe avuto piacere di sapere che Albizzi voleva parlare con il Papa e raccontare tutta la storia secondo la sua versione dei fatti… Però, nel frattempo, anche i Medici avevano deciso di muoversi contro di lui: Cosimo era partito per Roma con il suo contabile Ugo e la ferma decisione di allestire un esercito che avrebbe sconfitto le truppe del Duca Visconti e riportato il pontefice al suo posto. Sperava, così, che Papa Eugenio avrebbe capito le sue buone intenzioni e che avrebbe lasciato i suoi conti alla Banca Medici invece che spostarli a Pazzi. Lorenzo, invece, stava setacciando Firenze a caccia di prove che avrebbero dimostrato, senza ombra di dubbio, che dietro l’attentato agli Albizzi e l’assassinio di Mastro Bredani c’erano mercenari pagati da Pazzi per fargli ottenere quel famoso seggio alla Signoria (Lorenzo sperava, già che c’era, di trovare anche le prove che Pazzi avesse ordinato l’assassinio di suo padre, così avrebbe risolto tre misteri in una volta sola!).

Andrea Pazzi era tante cose ma, per fortuna, non aveva il dono dell’ubiquità e nemmeno abbastanza risorse per fermare contemporaneamente Rinaldo, Cosimo e Lorenzo. Doveva decidere contro quale dei tre concentrare le proprie forze e, tra tutti, Albizzi sembrava il meno pericoloso. In fondo, che contava ciò che avrebbe detto al Papa? Va bene che erano vecchi amici, ma Sua Santità avrebbe potuto anche non credergli, così come non aveva creduto alle parole del Medici, che prima ammirava. Le intenzioni di Cosimo e Lorenzo erano molto più dannose per lui e avrebbe dovuto impegnare i suoi uomini per fermarli… che Rinaldo parlasse pure con il Papa, dunque. Tanto, come minimo, con lui ci sarebbe stato anche quell’impertinente chiacchierone del suo pupillo ed era molto probabile che, con il suo caratterino, quel piccolo sciocco si sarebbe lasciato sfuggire qualcosa che avrebbe offeso Sua Santità. A quel punto, la credibilità di Albizzi sarebbe andata letteralmente a farsi benedire!

E così Rinaldo e Giovanni raggiunsero il monastero in cui si trovava Papa Eugenio senza intoppi e si presentarono al suo cospetto. Come aveva promesso, Giovanni si mise in disparte per non avere nemmeno la tentazione di intervenire nella conversazione e lasciò che fosse Albizzi a raccontare la sua storia al pontefice.

“Santità, sono qui per rivelarvi delle cose che voi non sapete sull’uomo al quale volete affidare i vostri conti, Andrea Pazzi” iniziò Rinaldo, dopo aver baciato l’anello del pontefice e avergli rivolto il suo saluto ossequioso. “So che mi sono macchiato di una grave colpa contro la Signoria di Firenze, ma so anche che posso contare sulla vostra lealtà e amicizia e spero davvero che potrete credere alle mie parole.”

Papa Eugenio, che si era mostrato tanto freddo con Cosimo, sembrava maggiormente bendisposto nei confronti dell’amico di vecchia data… soprattutto considerato il fatto che Albizzi aveva sempre fatto di tutto per mettere i Medici in cattiva luce, si era perfino dichiarato disposto a morire piuttosto che dover essere debitore a Cosimo e adesso veniva fin qui per difenderlo? La cosa era talmente incredibile da sembrare vera! Perché mai, altrimenti, Rinaldo avrebbe parlato in favore dei Medici?

Forse stava per giungere l’Apocalisse…

“Non voglio minimizzare ciò che ho fatto, confesso di aver tramato per far esiliare Cosimo de’ Medici e, saputo del suo ritorno, di aver cercato di rovesciare la Signoria e prendere il potere” continuò Albizzi. “A mia parziale discolpa posso dire che ritenevo che il governo di Cosimo avrebbe corrotto Firenze e che il mio colpo di Stato sarebbe stato per il bene della città… ma la cosa più importante è che non ero solo in questo mio tentativo. Un uomo mi ha appoggiato per tutto il tempo, mi ha concesso i suoi uomini e le sue risorse, una volta rovesciata la Signoria avrei lasciato che quest’uomo governasse al mio fianco… ma lui mi ha tradito, mi ha consegnato al Gonfaloniere quando ha capito che il piano sarebbe fallito ed è così riuscito a rimanere con le mani pulite. Quest’uomo, Santità, è Messer Andrea Pazzi, che consideravo un amico e un alleato e che invece ha cercato di farmi uccidere più di una volta.”

Non avrei potuto dirlo meglio, pensò Giovanni, compiaciuto, si vede che, stando con me, Messer Albizzi ha imparato a farsi ascoltare!

In effetti sembrava proprio che il Papa fosse rimasto colpito dalle parole di Albizzi. Lo conosceva bene, sapeva quanto il suo odio per Cosimo fosse profondo e anche ingiustificato. Se adesso era lì per accusare un altro dell’imboscata contro di lui non era certo per amicizia nei confronti del Medici e tanto meno per favorire la sua Banca!

“Non conosco molto bene Messer Pazzi, ma quando è venuto a parlarmi sembrava sincero ed è stato molto chiaro sul fatto che l’attentato ai vostri danni è stato ordinato da Cosimo de’ Medici” obiettò il Papa.

“Ma non vi siete chiesto, Santità, come facesse a saperlo? Lui non è certo amico e confidente di Cosimo e vi posso assicurare che, quando i Medici vogliono rovinare qualcuno, sanno farlo perfettamente e in modi del tutto insospettabili” ah, ecco, sembrava troppo strano che Rinaldo non infilasse dentro una qualche accusa ai Medici, dopo tutto! “Se Cosimo avesse pianificato l’inganno per uccidere me e Ormanno, adesso non sarei qui a raccontarlo, di questo statene certo. Al contrario, devo… beh… sono costretto ad ammettere che lui ci ha… beh, insomma… ci ha salvato la vita. Sono state le sue guardie a scortarci durante il viaggio e ad uccidere i mercenari che ci volevano morti.”

Ammettere questo, per Rinaldo, fu più faticoso che scalare l’Himalaya!

Tuttavia, proprio per questo motivo il Papa comprese che l’uomo non stava mentendo.

“E Pazzi avrebbe fatto tutto questo per ottenere un seggio alla Signoria?” domandò Eugenio IV, assai turbato.

“Andrea Pazzi vuole dominare Firenze, ma vuole farlo da solo. Tutto ciò che ha fatto finora è stato avvicinarsi passo dopo passo alla sua meta finale: prima ha fatto cadere in disgrazia me sia per avere il mio seggio che per mettermi a tacere e solo grazie a… beh, sì, l’ho detto prima… non è riuscito a eliminarmi” riprese Rinaldo, “e adesso che ha ottenuto il seggio alla Signoria sta cercando di distruggere anche i Medici, mettendo in giro voci false su Cosimo e cercando di impadronirsi dei vostri conti. Se gli permetterete anche questa mossa, cos’altro potrà fermarlo?”

“Se quest’uomo è malvagio e senza scrupoli come dite voi, troverà un modo per conquistare il potere anche senza avere i conti della Chiesa di Roma” rilevò il pontefice.

“Ma avete detto voi stesso che il banchiere del Papa non può essere un uomo infido e immorale” gli rammentò Albizzi, “dunque come potete accettarlo, adesso che sapete tutto ciò che ha fatto?”

Il Papa sembrava molto colpito dalle parole di Albizzi, soprattutto perché questa faccenda, a quanto pareva, lo aveva spinto a intercedere per i Medici, cosa che Eugenio IV era convinto non sarebbe accaduta nemmeno in mille anni! Che motivi avrebbe avuto per mentire? Aiutare Cosimo? Quando mai?

“Dovrò rifletterci ancora, Rinaldo, ma vi prometto che non prenderò decisioni avventate” rispose infine il pontefice. “Non ho motivi per dubitare delle vostre parole e adesso comprendo che non potrei mai cedere i miei conti a un uomo come Andrea Pazzi. Tuttavia… nemmeno la posizione di Cosimo de’ Medici è molto chiara e devo ammettere che sono rimasto assai deluso dal suo comportamento. Temo che nemmeno lui sia degno di essere il banchiere del Papa. Dovrò pregare molto e spero che Dio mi illuminerà sulla decisione da prendere.”

“Vi ringrazio, Santità” disse Rinaldo, chinandosi a baciare nuovamente l’anello papale prima di congedarsi.

Bene, speriamo che come prima cosa Dio lo illumini tanto da allontanarsi il più possibile da Pazzi, disse tra sé Giovanni, che faceva una gran fatica a mantenere la promessa fatta di non parlare. Per fortuna era ormai ora di lasciare il monastero!

La missione di Rinaldo Albizzi era dunque… compiuta per metà. Il Papa aveva iniziato a nutrire forti dubbi su Pazzi e non voleva più concedere i conti alla sua Banca, tuttavia non sembrava ancora fidarsi nemmeno di Cosimo e, dunque, avrebbe probabilmente mantenuto i conti della Chiesa presso la Banca Medici finché non avesse trovato un terzo banchiere di sua fiducia.

In tutta sincerità, ad Albizzi non fregava un beneamato delle sorti della Banca Medici, anzi! La cosa importante era che Sua Santità non avrebbe più appoggiato Andrea Pazzi e che, quindi, la Signoria avrebbe potuto cominciare a indagare seriamente su di lui. Certo, proprio per quello Lorenzo de’ Medici, nel frattempo, era in cerca di prove…

Rinaldo e Giovanni, sempre scortati dalle guardie, fecero ritorno a Palazzo Albizzi.

“Non credevo che saresti riuscito a tenere la bocca chiusa come avevi promesso” commentò divertito l’uomo non appena fu solo con Giovanni.

“Voi mi sottovalutate, Messer Albizzi, lo avete sempre fatto” replicò ironico il ragazzo. “Tuttavia, se voi siete riuscito a difendere Cosimo de’ Medici davanti a Sua Santità, io potevo ben starmene zitto per qualche ora. Quello sì che è stato un vero e proprio miracolo!”

L’insolenza di Giovanni accendeva sempre Rinaldo. Lo afferrò e lo strinse tra le braccia, per poi zittirlo ancora una volta a furia di baci sempre più intimi e profondi.

Era vero, non aveva fatto altro che sottovalutare Giovanni e per questo aveva anche rischiato di perderlo. Il ragazzo non voleva ammettere apertamente i suoi sentimenti, ma le sue scenate di gelosia verso Madonna Albizzi e la volontà di stare accanto a lui sempre, in ogni momento, per accertarsi che non gli accadesse nulla parlavano chiaro.

Rinaldo non sapeva come sarebbe finita quella storia, non sapeva se sarebbero riusciti a smascherare Pazzi e, a dirla tutta, non sapeva nemmeno cosa sarebbe accaduto quando il figlio che sua moglie aspettava fosse nato… probabilmente Giovanni ne avrebbe fatto di nuovo una questione di Stato e chissà se questa volta sarebbe riuscito a farsi perdonare?

L’amore del ragazzino era totalizzante, lo rendeva capace di fare qualsiasi cosa per lui, ma anche di allontanarsi per sempre, se si fosse sentito trascurato. Non conosceva mezze misure.

Tuttavia non era quello il momento di pensarci. La visita al Papa era andata bene e adesso Rinaldo voleva soltanto concedersi lunghi e appassionati istanti per perdersi sulle labbra e nel sapore del suo Giovanni: qualsiasi altra preoccupazione, ostacolo o turbamento, quindi, venne spazzato via, sopraffatto dalla forza dell’amore e del desiderio.

Fine capitolo quinto

 

   
 
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