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Autore: RosaRossa_99_    03/01/2020    0 recensioni
"Vado in camera mia…"
Dissi alzandomi dalla sedia
"È un invito?"
Lo guardai malamente
"Ti ringrazio per avermi fatto passare una 'splendida' mattinata"
Virgolettai 'splendida' con le dita, per poi girarmi e andarmene
"Vedrai il pranzo allora!"
Era assolutamente, estremamente odioso.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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“E chi ti dice che io voglia che tu ti fermi?”

 

Lo guardai fisso negli occhi. Perché dovevamo fermarci se non era quello che volevo? Sentivo che in lui c’era molto di più di quello che dava a vedere, che la sua realtà fosse molto ben diversa da tutti i pettegolezzi. Ormai ero legata a lui, in un modo che non capivo neanch’io a pieno, ma non ne ero spaventata; volevo solo sapere dove saremmo andati a finire.

Mi avvicinai fino ad arrivare di fronte a lui e gli afferrai il volto, ma lui sciolse la presa dalle mie mani scuotendo la testa e abbassando lo sguardo, che sembrava un misto di paura e rimorso, come se si fosse pentito di quel bacio

 

“Sophie...”

 

Sussurrò con voce soffusa. Mi bloccai, accigliandomi non capendo quel rifiuto: fino ad un momento prima mi aveva dimostrato tutt’altro che volersi fermare. Indietreggiai, allontanandomi da lui fino a toccare con il retro delle ginocchia il materasso del suo letto

 

“T-tu non mi vuoi?”

 

Alla mia voce tremante lui alzò lo sguardo shockato, iniziando a scuotere la testa e avvicinandosi

 

“N-no, Sophie. Non lo pensare mai più, non è questo...”

 

Mi sedetti sul letto quando lui si piazzò di fronte a me, le mani tremanti come se volesse toccarmi ma immobili ai lati dei suoi fianchi, strette in due pugni

 

“E allora cosa? Non capisco… un momento ti comporti come se… come se ci fosse qualcosa tra di noi… e quello dopo invece”

 

Lo indicai con la mano

 

“Guardati. Quello dopo fai il pentito, come se vorresti rimangiarti tutto. Perché?”

 

Lui sbuffò, il suo volto pieno di confusione, come se volesse riordinare i pensieri che gli frullavano in testa. E non era l’unico, anch’io non sapevo cosa stesse succedendo, ma di una cosa ero certa: non volevo più sopprimere quello che provavo, o stavo iniziando a provare, per lui.

Si portò una mano agli occhi, sfregandoli con il pollice e l’indice, per poi abbassarsi alla mia altezza, piegandosi sulle ginocchia e portando le sue mani sulle mie cosce, per tenersi in equilibrio.

Alzò il viso, puntando il suo sguardo nel mio. Nei suoi occhi potevo leggere mille sensazioni diverse, ma di sicuro tra queste c’era il desiderio

 

“Non sono pentito di averti baciato, Sophie. Solo che… le cose sono più complicate di quello che immagini. Non sai quanto vorrei avere una vita normale, una famiglia normale… ma non è così. Io ti voglio, ti ho voluta dal primo momento in cui ti ho vista, molto prima della coda al gate. Quando sei entrata in quella sala d’attesa all’aeroporto con quell’aria così triste, quando ti guardavi intorno con gli occhi così vuoti, quando hai guardato il telefono e quella singola lacrima ti è scesa da quest’occhio...”

 

Sussurrò sfiorandomi la guancia, le sue parole erano sussurrate, creando un’atmosfera nostra

 

“Ho pensato che non potesse esistere ragazza più bella di te. Mi hai levato il fiato dalla bocca. Poi la chiamata al gate mi ha fatto perdere di vista il tuo viso triste e io mi sono diretto al nostro imbarco, convinto di non rivederti mai più; invece eccoti lì, di fronte a me. I tuoi capelli biondi che ti ricadevano sulle spalle e i tuoi continui sbuffi. E quando ti sei girata e mi hai lanciato quello sguardo pieno di disgusto ho capito che eri diversa dalle altre”

 

Rise leggermente, procurando un sorrisino anche a me, ricordando il modo in cui ci eravamo conosciuti

 

“Eri la cosa più bella che avessi mai visto, ancora di più di quanto avevo immaginato. Mi hai intimorito, lo sai? Non sapevo come iniziare a parlarti e me ne sono uscito con...”

 

“… Piacere, sono Stefan. Ma tu puoi chiamarmi Stef. Sei stato così arrogante...”

 

Finii la frase per lui, procurandogli una risatina che gli fece spuntare le sue fossette. Annuì, portandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio e a quel gesto mi venne la pelle d’oca sul collo

 

“Solitamente funzionava con tutte le altre ragazze. Bastava un sorrisino ammiccante e il gioco era fatto. Non ero mai stato rifiutato e la cosa mi ha fatto impazzire, volevo conoscerti, ero avido di sapere tutto di te… ecco perché potrei averti rubato il passaporto”

 

Sgranai gli occhi e lui fece un sorrisino beffardo

 

“Non lo avevo dimenticato al ristorante?”

 

Lo guardai con un sopracciglio alzato e lui scosse la testa, soffocando un’altra risatina

 

“Potrei aver modificato leggermente la storia…”

 

Socchiusi gli occhi, spingendolo a parlare e lui si portò le mani davanti a difesa

 

“Te l’ho sfilato dalla borsa quando sei andata via tutta trafelata… le mie mani sanno bene come muoversi”

 

L’ultima parte la disse con un tono malizioso, che mi procurò un brivido lungo tutta la schiena

 

“Pensavo che l’unico modo per levarti dalla mia testa fosse quello di portarti a letto… ma dopo quei pochi secondi in cui ho assaporato queste labbra...”

 

Sussurrò sfiorandomi il labbro inferiore con il pollice, mordendosi il labbro e puntando i suoi occhi dai miei alle mie labbra. Il battito del mio cuore era a mille e un calore si stava diffondendo in tutto il mio corpo partendo dal mio centro

 

“Quei pochi secondi sono stati capaci di farmi sentire qualcosa che non mi sarei neanche lontanamente immaginato di poter provare… era come se il mio corpo fosse costantemente attratto da te, come una calamita. Non volevo, non voglio starti lontano Sophie. Ma non posso fare altrimenti”

 

Disse alzandosi in piedi all’improvviso e portandosi le mani tra i capelli

 

“Ci sono dei segreti, delle cose che potrebbero metterti in pericolo riguardo me e mio padre. Non voglio coinvolgerti in tutta questa merda perché una volta che ci entrerai, una volta che io non sarò più in grado di lasciarti andare, sarà impossibile per te uscirne. E se ti dovesse succedere qualcosa… io non potrei mai perdonarmelo… Sei ancora in tempo, sei ancora in tempo per uscire dalla mia vita per sempre. Ti prego, io sono troppo egoista per lasciarti andare… quindi ti prego, ti scongiuro. Stammi lontano, Sophie”

 

Lo guardai accigliata, un senso di vuoto nel petto. Avevo ricevuto troppe informazioni che mi avevano confuso, alcune così contraddittorie… e poi di che segreti parlava? In cosa erano immischiati lui e Aron? Perché doveva succedermi qualcosa?

 

“Stef… come ti sei procurato tutte queste cicatrici?”

 

Chiesi, cercando di trovare una risposta alle mille domande nella mia testa. Lui mi guardò con il vuoto negli occhi, come se avesse staccato tutte le emozioni

 

“Credo che tu debba andare”

 

Mi stava respingendo, lo sapevo. Così come sapevo che non era quello che volevo, che voleva lui. Perché non poteva parlarmi apertamente, senza segreti?

Scossi la testa, alzandomi e avvicinandomi a lui a passi lenti

 

“Io non vado da nessuna parte”

 

Le sue narici si dilatarono, il volto contratto dalla rabbia

 

“Non ti voglio, vai VIA!”

 

Mi urlò contro, raggiungendomi con un passo, come se volesse attaccarmi ma fermandosi non appena i nostri nasi quasi si sfiorarono. Se ero spaventata? Forse un po', ma sapevo che non mi avrebbe fatto del male, anche le sue parole mi avevano ferito. Sapevo che stava cercando di fare, allontanarmi dicendomi cose che non pensava e non avrebbe vinto così, non avrei lasciato che accadesse.

Scossi nuovamente la testa, portando le mani sul suo petto e sentendo il suo cuore che pompava all’impazzata. Al mio tocco i muscoli contratti si rilassarono, così come i lineamenti del suo viso

 

“Io non me ne vado”

 

Sussurrai, puntando il mio sguardo sul suo

 

“Ti prego… non posso lasciare che ti succeda qualcosa...”

 

Il suo tono si ammorbidì e le sue mani tremanti raggiunsero il mio viso, mantenendo una presa salda sulla mia mandibola.

Scossi la testa di nuovo

 

“Voglio te…”

 

Sussurrai sicura, avvicinando il mio viso al suo. Vedendo che non si tirava indietro, lasciai scontrare nuovamente le nostre labbra in un bacio urgente e disperato, portando le mie mani alla base della sua nuca, aggrappandomi alle ciocche corte dei suoi capelli come se il mio respirare dipendesse da questo.

Una sua mano si chiuse sul mio collo, applicando una leggera pressione, mentre l’altra prese in una morsa i miei capelli, tirandomi più vicino a lui. Il suo tocco, seppur rude, non era violento e non faceva male, ed era così diverso da quello di Dave…

Mi spinse all’indietro, facendomi atterrare con un tonfo sul suo materasso, per poi guardarmi dall’alto. Si passò la lingua sulle labbra gonfie cercando di riprendere fiato

 

“Sei ancora in tempo, Fiorellino”

 

Scossi la testa

 

“Non vado da nessuna parte”

 

Dissi con decisione per la millesima volta, e procurandogli un sorriso contraddittorio con fossette, mordendosi il labbro

Mugugnò, per poi allargare le mie gambe e posizionarmi tra queste, inginocchiandosi sul materasso e sostenendosi con una mano per non gravare su di me, schiacciandomi.

Una sua mano corse al mio viso, accarezzando i lineamenti del mio naso, per poi scendere e passare sulle labbra, sul mento, sul collo e scendere ancora, passando ad accarezzare le clavicole scoperte dal vestito, e dove passava lasciava una scia di brividi e pelle d’oca. La sua mano giunse alla spallina destra, abbassandola lentamente, mentre il suo sguardo era puntato nel mio, pronto a leggere un qualsiasi segno di incertezza o rimorso, ma non trovandolo. Spostò le sue dita portandole verso l’altra spallina, lasciando sta volta un bacio sulla spalla, prima coperta dal tessuto, e facendomi sfuggire un ansimo

 

“Fermami...”

 

Sussurrò portando la sua fonte contro la mia

 

“Non voglio”

 

Con un movimento di fianchi e cogliendolo di sorpresa riuscii a farlo distendere, alzandomi sotto il suo sguardo confuso. Scesi dal letto posizionandomi tra le sue gambe e guardandolo fisso negli occhi mi portai le mani dietro la schiena, cercando la cerniera e raggiungendola la abbassai, lasciando scivolare il vestito sulle mie braccia e sui fianchi, fino a farlo cadere ai miei piedi ormai scalzi

 

“Merda...”

 

Lo sentii sussurrare mentre i suoi occhi vagavano sul mio corpo coperto solo da delle mutande in pizzo nere. Non sentii l’esigenza di coprirmi, per qualche motivo con lui mi sentivo al sicuro. Mi guardava come se fossi la cosa più bella che avesse mai visto, come se fossi perfetta ai suoi occhi, e questo mi fece prendere di coraggio. Mi chinai, rimanendo in piedi e facendo scontrare le nostre labbra, portando le mie mani ai bordi della sua maglietta, tirandola su fino a sfilarla dalle sue braccia. Le sue mani ferme sui miei fianchi, si stringevano di tanto in tanto, irradiandomi calore e mandandomi brividi in tutto il corpo.

Ruppi il bacio, passando le mie labbra sul suo collo, iniziando una lenta discesa. Sentii il suo corpo tremare e i suoi sbuffi farsi più persistenti. Non so da dove venisse tutta quella spavalderia, forse era ancora quel poco alcool che girava in circolazione.

Le mie mani si fermarono sui suoi pettorali, per poi scendere ai bordi dei suoi jeans, la mia bocca ferma su uno dei due tatuaggi floreali sul fianco, le sue mani ora tra i miei capelli e i suoi ansimi che si facevano più esigenti. Mi presi di coraggio, tracciando il confine del bordo dei suoi pantaloni con un dito, procurandogli un sussulto. Alzai lo sguardo, guardandolo che mi fissava con la bocca semiaperta e gli occhi pieni di lussuria.

Arrivai al bottone, sganciandolo e tirando la zip lentamente, sentendo la sua erezione ormai troppo gonfia per stare rinchiusa in quel tessuto. Agganciai le dita sui bordi delle mutande, afferrando anche i pantaloni, e li feci scorrere giù dalle sue gambe, facendoli poi scivolare a terra, lasciandolo totalmente nudo sotto di me. La sua erezione pulsante premuta contro la pancia e la sua punta rosa, bagnata dal liquido preseminale. Mi chinai alla sua altezza, notando lui che trattenne il fiato, per poi lasciarlo andare con un gemito quando le mie labbra racchiusero la punta rosa, facendola scivolare nella mia gola e prendendone quanta più potevo, afferrando il testo con una mano, iniziando a salire e scendere lentamente, aumentando la velocità fino a colpirmi il dietro della mia gola, facendomi quasi soffocare. Le sue mani strette tra i miei capelli mi tirarono via dal suo membro, e prima che potessi protestare mi gettò sul letto, sovrastandomi

 

“Mi stai facendo impazzire...”

 

Sussurrò, per poi baciarmi con voracità, portando la sua mano lungo il mio corpo, percorrendo il profilo del mio seno e del mio capezzolo ormai duro. La sua bocca riprese la discesa, rincorrendo la mano ma soffermandosi sul capezzolo turgido, racchiudendolo nella sua bocca e succhiandolo, facendomi inarcare la schiena e sfuggire un gemito. L’altra sua mano corse a massaggiare l’altro seno, stuzzicando il capezzolo con le dita e facendo accrescere la sensazione umida nel mio centro.

Le sue labbra e dita si staccarono da me, ricominciando la discesa verso il mio centro. La sua bocca si fermò sul mio ombelico, facendo uscire la sua lingua e iniziando a fare movimenti circolari, mandandomi scariche elettriche, le sue dita invece arrivarono dritte sul mio centro, premendolo da sopra il tessuto

 

“Cazzo… sei così bagnata per me”

 

Fece un lento movimento circolare con le dita, procurandomi un altro sussulto e gemito

 

“Voglio assaggiarti, voglio sentirti sulla mia bocca, Sophie. Voglio farti urlare il mio nome, bimba. Me lo lascerai fare?”

 

Io annuii, disperata e ansiosa di far smettere quella sensazione opprimente sul mio basso ventro

 

“Voglio sentirtelo dire, bimba. Cosa vuoi che ti faccia?”

 

La mia mente era come sulle nuvole, sospesa nell’oblio. Presi fiato, cercando di cacciare via l’imbarazzo

 

“Voglio che tu senta il mio sapore, voglio urlare il tuo nome, Stef. Ti prego”

 

Non perse un attimo e subito agganciò le sue dita ai bordi del mio intimo, tirandolo giù e facendolo atterrare ai miei piedi. Poi scese dal letto inginocchiandosi tra le mie ginocchia aperte e mi afferro da dietro di queste, trascinandomi fino a che il mio bacino era sul bordo del materasso, portandosi una gamba sulla sua spalla

 

“Non sai da quanto aspetto questo momento, guardami bimba”

 

Mi feci forza, alzandomi e poggiandomi sugli avambracci, guardandolo con la bocca semiaperta e lui non appena incrociò il mio sguardo mi fece un sorrisino malizioso, iniziando a baciarmi l’interno coscia, risalendo fino a sfiorare con la punta del naso il mio centro. A quel minimo tocco buttai la testa all’indietro e lui si fermò

 

“Guardami bimba, voglio che tu mi guardi”

 

Riaprii le palpebre, riportando lo sguardo su di lui forzandomi a tenere gli occhi fissi su di lui

 

“Brava bimba”

 

Disse lui soddisfatto, uscendo la lingua e leccandomi le mie labbra fino al clitoride, procurandomi un gemito. Lui si staccò compiaciuto

 

“Esattamente come ti immaginavo. Non mi stancherò mai del tuo sapore e dei tuoi gemiti bimba”

 

E avidamente si richinò sul mio centro, iniziando a fare dei movimenti circolari sul mio clitoride lavorandolo e procurandomi gemiti e tremolii. La mia mano si aggrappò alla sua nuca, tirando i capelli volendo di più, desiderando di colmare quel vuoto che sentivo nel basso ventre

 

“Cosa vuoi, bimba?

 

Miagolò, leccando ancora una volta il mio fascio di nervi

 

“D-dita, per f-favore!”

 

Lui sorrise compiaciuto dall’effetto che aveva su di me

 

“Qualcuno qui è voglioso… non mi dispiace affatto, bimba”

 

La sua bocca si racchiuse nuovamente sul mio clitoride, mentre un suo lungo dito iniziò a percorrere la fessura tra le mie due labbra, fino a infilarlo lentamente, alleviandomi un po' della tensione che si era formata sul mio bacino

 

“Cazzo, sei così stretta, bimba… non vedo l’ora di sentirti intorno al mio cazzo”

 

Iniziò a pompare il dito fuori e dentro, lentamente, e portandomi ad impazzire

 

“Stef! Ti prego! C-cazzo!”

 

“Mh si… implorami, bimba”

 

Inserì un secondo dito, iniziando a pompare più velocemente, portandomi ad inarcare la schiena e a gemere il suo nome

 

“S-sto per ven-nire!”

 

Lui si fermò, al sentire le mie parole

 

“Voglio che tu venga attorno a me, voglio sentire il tuo orgasmo contro il mio cazzo”

 

Uscì le sue dita, facendomi lanciare un gemito di protesta

 

“Prendi la pillola?”

 

Io annuii, incapace di parlare. Lui sorrise soddisfatto, spingendomi nel centro del letto e intrufolandosi tra le mie gambe, sostenendosi con le braccia

 

“Dopo di questo non potrò più tornare indietro. Ne sei ancora convinta?”

 

Lo guardai fisso negli occhi

 

Si

   
 
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