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Autore: paoletta76    05/01/2020    0 recensioni
"She's not afraid of all the attention
She's not afraid of running wild
How come she's so afraid of falling in love.."
Anna pensò che, se solo fosse stata un tantino più pazza, in quel momento l’avrebbe tranquillamente baciato.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna Olivieri, Sorpresa
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Piccole Storie'
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- Bene arrivati. Grazie, per.. per aver risposto con così poco preavviso.- all’entrare di quelle due uniformi nere, Anna scattò in piedi, passando i palmi sui bordi della giacca una, due volte.
 
Aveva aspettato quelle quarantott’ore con un’ansia mai provata, senza saperne il perché. O forse sì, lo sai benissimo perché. Stai decidendo del suo destino, forse gli stai salvando la vita. E non glielo dirai mai.
Non posso permetterlo, Frà. Non posso permettere che tu finisca a far parte di quel sessanta percento. Perché non è giusto, perché non lo meriti. Perché.. perché ti amo, accidenti.
 
Al telefono, prima con Laura e poi con l’ufficiale responsabile a cui quella l’aveva introdotta, la voce era rimasta calma e decisa, mentre le dita tremavano, nel reggere il cornetto. Ed ora Zappavigna scattava mano alla fronte, oltre il vetro, davanti al capitano della disciplinare e a quello che dirigeva l’unità SAeS del Liguria Sud.
Fortuna che c’era Cecchini, abile nell’arrivare in scivolata a toglierla dall’imbarazzo, facendolo tutto suo. Mano alla fronte in una maniera decisamente buffa, il suo presentarsi come il quasi-quasi suocero del capitano Lotti. L’ufficiale col pizzetto rideva, concedendogli il riposo e tendendogli la mano. La donna lo imitava, rendendo l’entrata molto meno formale.
- Venite; vi accompagno.- il tempo di ripristinare un’aria più professionale, e li aveva preceduti verso quella porta a vetri. Un impercettibile cenno d’intesa, verso la capitana ed il suo torcersi nervoso di dita.
Respira. Brava, così.
 
- Capitano Olivieri..- la donna fu la prima a varcare la porta, tendendo la mano come avesse intercettato quello scambio di sguardi e di respiri sospesi. Come leggesse nel pensiero, da sempre.- questo è il capitano Lombardi, il nostro responsabile medico.
- Mi ha portato perché sono quello che ci capisce nei referti.- replicò l’uomo in uniforme, alto anche più di Zappavigna, comparso alle sue spalle in modalità stealth, e la fece sorridere – Francesco.
Uno scatto indietro, in quella stretta di mano. Il giovane aggrottò le sopracciglia:
- Perché ci possiamo dare del tu, vero? O funziona solo entro perimetro? Ale, non dirmi che sono entrato e ho già fatto la mia.
- Vai tranquillo, boss.- quella emise un sospiro – solo omonimia.
- Omo-?
- Col tipo che dobbiamo esaminare. Ne deduco che sia una persona.. speciale, capitano?
Ora gli occhi di quella della disciplinare erano diretti addosso ad Anna, intensi abbastanza da farla sentire per un istante completamente nuda.
Un’occhiata di lato, a Cecchini.
 
- L’ha messa in contatto con quella che sa. Non mi chieda cosa, Laura dice che sa. Che.. ecco, questa è la cosa che m’ha detto. Non è una.. normale. E’ una psicologa, della disciplinare. E che lo sa fare. Leggere nel pensiero.
- Cecchini, per favore. Non esiste, che legga nel pensiero. E’ un carabiniere.
Gli aveva risposto muovendo la mano come a scacciare un moscerino. E adesso il maresciallo sollevava le spalle, con una delle proprie smorfiette di serie.
- Io gliel’avevo detto..
 
- E’ uno dei miei uomini.- rispose, stringendo i pugni e cercando di mantenersi professionale, distaccata. Rigida.
- E il team è una famiglia.- quella piegò le labbra con un filo di malizia, lasciandola annuire – lo so meglio di lei, Olivieri. Ma qualcuno lo è di più.- lasciò che la collega schiarisse la voce con un piccolo colpo di tosse, e tese le dita verso la cartella depositata sulla scrivania – lei ci ha.. relazionato a grandi linee, al telefono. Un incidente sul lavoro?
- Il collega..- Anna si ritrovò a deglutire, spostando lo sguardo per un istante – nel corso di un’indagine, l’appuntato Castiglione è stato spinto giù da un terrazzo.
- Troverà tutti i dettagli nel rapporto.- Cecchini osò bypassare il superiore, scivolando a tenderle la cartella.
- Comprenderete come il nostro appartenere a due giurisdizioni diverse comporti dei limiti e dei vincoli – la Ambrosio ora sfogliava le carte, aggrottando le sopracciglia e lasciando che anche l’altro collega le consultasse – qui dice.. l’indagine non era autorizzata?
- L’appuntato Castiglione era sospeso dal servizio attivo.
- Gliel’ha suggerito lei, di indagare di propria iniziativa? Perché qui ci sono gli estremi per-
- Ho tenuto in sospeso l’indagine disciplinare a suo carico.- Anna raccolse il respiro, e rispose di getto.
- Prima o dopo i fatti?
- Prima.
- Mi vuoi spiegare il perché? O è strettamente personale? Non è lui l’uomo con cui stavi al matrimonio della Capobianco? – Alessandra voltava la cartella, mostrandole la prima pagina e sorprendendola con il tu. Stato di servizio, foto di Francesco in bianco e nero, in alto a destra.
 
Adesso le mani tremavano, faticando a stare chiuse. Tese le dita una, due volte.
Sputa.- recitava l’espressione di Cecchini, in background – sputa, dopo ti sentirai meglio.
 
- Sì, è lui.
- E.. cos’è successo? Non fra voi due; quello non mi interessa e non mi deve interessare.
- Una prostituta si è presentata una sera in caserma, a sporgere denuncia. Contro Fra- ..contro l’appuntato Castiglione. Diceva che l’aveva picchiata, e minacciata. Recava evidenti segni di percosse, era molto spaventata.
- Lui era presente?
- Nell’altra stanza, sì.- Anna le indicò il main office.
- Che è successo, dopo?
- Quanto da prassi, come per qualunque denuncia. L’ho convocato. Mi è testimone il pubblico ministero, era qui per.. cose di routine, abbiamo condotto insieme l’interrogatorio.
- MH. Hai torchiato uno dei tuoi uomini sulla base della denuncia di una prostituta.- la Ambrosio piegava le labbra, venata di scetticismo.
- Non è quello che fate anche voi della disciplinare? – la voce di Anna adesso trasudava rabbia, le mani tornavano a chiudersi a pugno.
- Uno a zero per te.- quella sciolse appena il proprio sorriso – e poi?
- Non ha risposto. A nessuna delle domande che gli abbiamo fatto: se l’aveva mai vista, come e dove l’aveva conosciuta.. ha risposto solo che non le aveva fatto del male.
- MA.
- Ma cosa?
- Ma c’è un ma. E gliel’hai letto addosso.
- Chiuso completamente, a riccio. E non mi guardava. Ha osato sollevare gli occhi solo quando gli ho detto che era sospeso. Di prendersi qualche giorno, gli ho detto così. Ma anche che lo volevo aiutare. Sembrava-
- Vergognarsi. A morte.- Alessandra la vide annuire, e proseguì, chiudendo la cartella – uomo, in difetto di quindici gradi. Sono tanti. Appena accusato di una cosa orrenda.. no, aspetta: due. Se la conosce, ed è potenzialmente arrivato ad un atto del genere, minimo ci ha fatto sesso un paio di volte. Quindi, due accuse seriamente infamanti.
- Di fronte ad un ufficiale superiore.
- Donna. A cui tiene in maniera particolare, fanculo la divisa.
 
L’asso. Alessandra giocava l’asso in scivolata, a lei andava la saliva di traverso.
Questa ci legge sul serio, nel pensiero..

- Tornando al caso..- la voce del capitano Ambrosio la riportò alla realtà - il nostro appartenere a due giurisdizioni diverse comporta obblighi e limiti; noi non siamo autorizzati a procedere su un collega che non appartiene al nostro comando. L’alternativa sarebbe quella di affidarlo al nucleo SAeS più prossimo, ma allo stato attuale-
- Mai avuto uno.- replicò Cecchini, risoluto – e poi.. scusate se mi permetto.. ma abbiamo chiesto a voi.
- Lo so, maresciallo, e vi ringrazio della fiducia. Comprendiamo quanto teniate a questo collega – uno sguardo a percorrere quelli degli uomini e della donna che aveva intorno, poi più lontano verso quelli di altre divise in attesa – e la stima nel nostro gruppo. Ma per poter operare con l’appuntato Castiglione.. c’è una procedura a cui siamo obbligati.
- Deve trasferirsi da voi.
- Esatto. Su uno dei nostri uomini non abbiamo vincoli; avremmo anche già individuato la persona adatta per il trattamento riabilitativo e la sede per il servizio-convalescenza. Non c’è alternativa; non possiamo trasferire qui uno dei nostri per seguire il caso, perché non è autorizzato dai Comandi Regionali.
- Né dal Comando Generale.
- Già. Possiamo solo inserirlo nel nostro organico, ed avviare la procedura standard. Ma vorrei.. vorrei discuterne anche con il diretto interessato, se non vi dispiace.
 
Anna si ritrovò ad annuire, non senza raccogliere il respiro in maniera evidente, spostando lo sguardo e piegandosi a deglutire.
- So quanto ti costa.- le disse la collega, con un impercettibile cenno del viso - salvarlo, provarci. E rinunciare ad averlo al tuo fianco. A te la scelta, Anna. Quaranta un infelice qui, sessanta rimetterlo in piedi come prima, ma forse perderlo. Per sempre.
 
- Ok. Andiamo.- rispose, raccogliendo il berretto e stringendolo forte, fin quasi a far sbiancare le nocche – maresciallo..
- Subito.
 
Corridoio anonimo, vago odore di disinfettante. Sguardi attoniti ad indagare sul perché di tante divise nere tutte insieme.
- Salve.. siamo qui per-
- Abbiamo bisogno di parlare con il collega che è ricoverato in questo reparto.- perfettamente sicura di sé, il capitano Ambrosio si rivolse con dolcezza ad un’infermiera che veniva loro incontro – capisco come non sia orario di visita, ma è molto importante; è possibile vederlo comunque?
 
Anna le voltò lo sguardo addosso, e non riuscì ad innervosirsi per quel suo averle rubato le parole di bocca.
Invidia. La invidiava tantissimo, con quel modo di fare sembrava quasi una regina, legata dentro al vestito sbagliato.
- Ero peggio di te, qualche anno fa.- quella sembrò di nuovo leggerle nel pensiero, una volta ottenuto il passo dall’infermiera – a dire il vero so soltanto giocare bene il ruolo, tutto qui. Cattiva quando serve, oppure un gelo. Ho promesso pesciate ad un maresciallo troppo rude coi nostri ragazzi, l’ho fatto indossando la divisa senza giacca e mettendola quando ha provato a cazziare anche me. Dovevi vedere la sua faccia.
- Oddio, a me è successo con Cecchini, il giorno che sono arrivata.. ma non ho tolto la giacca apposta.
- Piaceresti a qualcuno dei miei, sai. Ti direbbe che sei PocketMe.
Si ritrovarono a ridere, appena, complici, giusto prima di varcare quella porta. Anna fece cenno a lasciarle la precedenza, poi ripeté il gesto con gli altri e si chiuse la porta in coda a tutti e quattro.
 
Spalle non esageratamente robuste, affondate fra i cuscini. Testa arruffata, appena liberata dalle fasce. E due occhi di cristallo, che si sgranavano sorpresi, al suo deciso entrare in scena.
Minima sindacale, si disse. Fai parte della squadra punitiva, e lui non lo sa, che non sei qui per giudicarlo..
 
- Appuntato scelto Castiglione..- mano tesa, ad indicargli che non era necessario il saluto militare – sono il capitano Ambrosio, Coordinamento Territoriale Liguria Sud. Sì, disciplinare.- accennò alla mostrina di qualifica, vedendolo irrigidirsi senza una parola – non sei sotto inchiesta. E sei fuori dalla mia giurisdizione. Sono qui solamente in veste di dirigente coordinatore del mio gruppo, per una valutazione psicologica. Lui..- tese la mano verso il collega, rimasto alle sue spalle – è l’ufficiale medico con cui collaboro, il capitano Lombardi. Coordinatore SAeS. Credo tu sappia di cosa sto parlando.
 
Un brevissimo cenno. Sì.
- Siamo qui su richiesta del tuo ufficiale responsabile, per.. esaminare il tuo caso. Sappiamo dell’indagine non autorizzata, del tuo.. incidente. Non ci interessano esiti, né responsabilità. Solo che potresti rientrare in quel quaranta per cento che in piedi ci torna, invece che nel sessanta dato per spacciato, ed il capitano Olivieri ha ritenuto opportuno darti una possibilità. Riabilitazione, assistenza mirata, un periodo di lavoro leggero per tornare in servizio effettivo in circa.. valutando a spanne..
- Sedici, diciotto settimane.- replicò la voce di Lombardi.
- Abbiamo un limite giurisdizionale, però. Il Comando Generale ci autorizza ad operare solo nei limiti territoriali di competenza, ed esclusivamente su uomini in servizio presso il nostro gruppo, pertanto sarebbe opportuno il tuo trasferimento presso una delle nostre stazioni. In via definitiva. Un elicottero è in grado di portarti in sede in poco più di un’ora, saresti pronto per iniziare il procedimento entro serata. I tuoi superiori sono stati d’accordo con me, scegliendo di proporti-
 
- Io non vado da nessuna parte.
La voce era leggerissima, arrochita da debolezza ed ore di silenzio. E quegli occhi, fissi contro i suoi, ridotti a fessura. Ghiaccio puro.
Alessandra raccolse il respiro. Una, due volte, lenta e profonda. Pronta a rispondere con un tentativo di mediazione. Anna non gliene diede il tempo.
Pugni chiusi, berretto stretto entro il destro, come a volerlo stritolare. Occhi fissi a sfidare quelli del giovane steso in quel letto, voce fitta e trasudante rabbia. Un passo, un altro, ed era avanti alla collega.
- Indossi una divisa, appuntato. Io sono il tuo ufficiale responsabile. E quando do un ordine, tu esegui.
 
Un istante di silenzio. Sospeso, lunghissimo. Quegli occhi di cristallo che si velavano di rancore, misto a sorpresa.
Anna li ignorò completamente, come mandò al diavolo i battiti impazziti del proprio cuore, voltandosi di tre quarti quasi a ringhiare:
- Quando avete pronti i documenti per il trasferimento, mi trovate in ufficio.
 
Le spalle.
Gli aveva voltato le spalle ed era scivolata fuori. Lontano, il più lontano possibile, lasciandosi guidare dalle gambe, e sempre con un tremito a percorrerle la spina dorsale.
 
L’hai fatto. Forse gli hai appena salvato la vita, forse non servirà a niente. Hai deciso per lui, l’unica cosa sicura è che ti odierà per sempre. Che l’hai perso. L’hai visto, come ti guardava.
 
Hai deciso della sua vita, Anna. Frega niente, perché l’hai fatto. Fa male. Da morire, anche a te.
 
Ventiquattr’ore, l’elicottero pronto in attesa sulla piattaforma dell’ospedale.
Ne osservò il profilo, seguendo i movimenti della gente attorno. Divise, qualche camice bianco. Cecchini l’aveva lasciata in macchina senza provare ad imporsi o farle domande.
Era inutile, parlare. Fare domande. Ed il maresciallo lo sapeva benissimo, perché quella del buffone di corte era solo una maschera, anche per lui.
Si era limitato a spegnere il motore, a spostarle lo sguardo addosso. Dal sedile del passeggero, gli aveva risposto facendo solo cenno di no col viso. E lui era scivolato via, sollevando appena le mani.
Ti capisco, sai.
 
Da quell’angolo, aveva visto la barella avvicinarsi, affiancarsi, con cautela e circondata dal movimento di quei camici e divise. Bianco, e nero.
Poi fuori i secondi, le pale si erano messe in moto. Ed alla fine più nulla, appannato e mescolato come nebbia dalle lacrime.
  
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