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Autore: PathosforaBeast    06/01/2020    2 recensioni
Raccolta di storie (oneshot, flashfiction e drabble) incentrate sulla vita di Mycroft Holmes e la presenza costante del numero quattro.
Genere: Introspettivo, Poesia, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Mycroft Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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400.
 

 
‘’Abbiamo avuto davvero tanta pioggia questo Giugno.’’
Kacey  impallidisce di fronte alla quantità imbarazzante di appunti che colma lo spazio tra voi due. Alza lo sguardo verso di te, avvilita, prima di sbuffare per la quarta volta nella prima mezz’ora.
Sarà una giornata lunga.
 Ti porti una mano sul viso, facendo forza sulla tua fronte. ‘’ Già.’’ La chiave è concentrarsi sulla pressione, ti ripeti, non sul senso di nausea. Inspiri profondamente.
 

Inizi a rovistare tra le tue cose e lei, notando i tuoi movimenti, sospira sommessamente. L’ha capito. Siete ben consci di quanto siano severe  le regole della biblioteca ma alla fine la tua non è altro che un’offerta. Certamente non è colpa tua se appena tiri fuori i soliti biscotti, lei te li strappa quasi di mano e inizia a mangiarli non riuscendo a trattenere le risate. È una sua scelta. E sai che anche se lei continuerà a insistere per dividerli, tu rifiuterai. Così come hai declinato ogni suo invito per eventuali pasti: lei ti gira gli appunti di Mr. Sanders senza che tu debba trovare un’escamotage per seguire due corsi in contemporanea e lei sfrutta i tuoi.
Uno scambio favorevole, nient’altro.
Nel frattempo, lei accavalla le gambe lasciando che le briciole cadano e si morde un labbro di fronte a quel pubblico così semplice e ignaro. Persino il modo in cui rigira la penna tra indice e medio, riesce a incantarti tanto da non restare a fissare più il pavimento. Ti passi una mano contro la giacca, graziosamente larga. Qualsiasi cosa, se costellata da tanti piccoli sacrifici, può portare ai risultati desiderati.
Il colpo gentile di un ginocchio contro la coscia ti distrae da questi pensieri. “Dai, spostati un po’ o mi beccano un’altra volta” e lasci che ti tenda la mano per abbandonare al più presto quell’insolita scena del crimine. Se avessi dovuto permetterle di essere la tua unica fonte di conoscenza, sei certo che la tua media scolastica sarebbe vacillata pericolosamente. Ma sorridi, lasciandola nell’ingenua convinzione della tua ignoranza, e le permetti di puntare verso primo posto libero da occupare.
Stringi gli occhi. Ti senti tramortito, quasi come se fossi stato colpito da un’onda.
È possibile che tutto possa iniziare a essere così- orizzontale e instabile?
Prima che tu possa raggiungere qualsiasi posto a sedere, il boato di alcuni libri attira la tua attenzione. I tuoi. È l’ultima cosa che riesci a ricordare.
 
Senti delle mani afferrarti la testa e alzarla quanto possibile mentre qualcuno continua a ripetere il tuo nome. A tentoni provi a muovere la dita della mano destra ma una presa salda te lo impedisce. Apri gli occhi e la prima persona che ti osserva è Kacey che si rilassa immediatamente.
“Mycroft mi stavi spaventando a morte…”
Senti altre voci circondarti, altre mani afferrarti. Cerchi di ritrarre la mano da lei ma ti risulta davvero impossibile. Senti il loro sguardo su di te e il chiacchiericcio farsi sempre più insistente. Azzardi nel cercare sostegno dalla tua mano sinistra sul pavimento, sollevandoti bruscamente. “Non è stato nulla, tranquilla. Solo un calo di zuc-“
Prima di svenire di nuovo, la senti urlare il tuo nome.
 

Ci vuole tutta la pazienza di Mrs. Reid per fermare Mr. Moore nel chiamare casa tua. “Certe volte mi chiedo davvero se ti ricordi i tempi in cui sei stato uno studente” l’ha rimproverato “ Il periodo degli esami è delicato e difficile per tutti e avere dei cali di pressione è la cosa meno insolita a cui si possa assistere”. Si volta verso di te, con un sorriso che le illumina le rughe e gli occhi nocciola. L’espressione tipica delle nonne, non di una bibliotecaria. “Su giovanotto, finisci di bere e poi esci a prendere un po’ d’aria fresca. Non hai idea quanta voglia di scappare possa portare tutta questa polvere sui libri. Se potessi, lo farei molto più spesso di quanto tu possa pensare”.
Quindi ti sei ritrovato gentilmente spinto verso il cortile con un’ombra più bassa che seguiva ogni tuo passo. Deglutisci, pensando al bicchiere semivuoto lasciato su quella scrivania.  Senti ancora il peso di ogni singolo granello di zucchero sostare sul tuo palato. Vorresti correre in camera tua e nasconderti tra le coperte.
Kacey continua a osservarti lasciando che i libri restino abbandonati sull’erba. Hai bisogno di combattere ogni fibra del tuo essere per non fiondarti a riprenderli e poggiarteli sulle gambe. Al coperto, come meritano di essere.
Ma sei troppo stanco e tutto quello che puoi fare è restare immobile contro lo schienale della panchina.
“Mycroft… cos’è successo?”
Inspiri.
Dai, non è difficile mentire.
“Mi sa che non ho fatto abbastanza attenzione a pranzo e non ho assunto zuccheri a sufficienza”. Semplice, parzialmente vera, totalmente plausibile. Perfetta.
“Tutto qua?” continua a parlare osservando due ragazze scambiarsi un bacio sotto l’ombra accogliente di un albero. “Se non ci avessi fatto caso… e non lo dico perché dovresti restare in un angolo a guardare qualsiasi cosa io faccia… ma anche io uso la mensa, sai?’’ si stringe un polso, per poi sfregare le mani l’una contro l’altra. “ Sono settimane che non ti vedo lì, che t’invito fuori e non vuoi venire ma, soprattutto non ti ho mai visto toccare qualcosa che non sia una bottiglia d’acqua-”
Senti il cuore esploderti nel petto. “Magari ci siamo andati in momenti diversi e non ci siamo semplicemente incrociati” lasci che un sorriso sbieco e veloce ti dipinga il viso. “ Cosa vuoi che ti dica? Non sono mica…”
Ti volti per guardarla in viso e i suoi occhi rossi bruciano ogni parola che stavi per dire.
“Mica cosa? Mycroft, pensi che non abbia capito che i biscotti che porti in biblioteca ogni giorno, sono quelli che dovresti mangiare ogni mattina? Non pensare che sia stupida, non pensare che non ti capisca. N-non lo f-fare perché io ci sono…” si asciuga le lacrime mentre continua a parlare “… capisco cosa si possa provare, Mycroft. E posso capire molto di più di quanto gli altri possano pretendere di sapere”.
 

Senti lo stomaco, la gola, persino la voce diventare meccanici e freddi. “Kacey, non so cosa tu stia alludendo ma sto… bene”.  Stringi le braccia contro lo stomaco.
Non puoi lasciar trapelare nulla, nessuno può permettersi di sapere nulla.
Non sarebbero in grado di capire che cosa stai provando. Non l’hanno fatto quando le cose sono state palesi, come potrebbero farlo ora? Come potrebbero raccoglierti dal casino che sei diventato e aspettarti niente se non urla  e persone che parlano di te all’una di notte di nuovo?
Come puoi pretendere di poter essere amato e protetto se non ci hanno mai provato nemmeno quando era semplice?
Non puoi. Quindi perché continuare a parlare?
 

Vedo come stai. Vedo come tu mi guardi ogni volta che mangio… ma riesco soprattutto a sentire quanto, nonostante tu non voglia non voglia mostrarlo, tutto questo ti stia pesando.”
“ Non ne hai idea.”
“ Invece sì. Guardami. Guardami, ti prego. Guardami come hai guardato Thomas il primo giorno di scuola e dimmi se ti sto mentendo quando ti dico che riesco a vederti. Ti giuro che non dirò nulla. Non sono come lui, non ti colpirei mai.”
Sollevi lo sguardo verso Kacey e lasci che il tuo gioco di deduzioni prenda il sopravvento sui suoi capelli lunghi e le mani forti. Non sai perché lei voglia insistere in questo modo per fartelo dire ad alta voce. Perché dovresti dirlo a lei e non ad altri. Perché a Kacey… con le sue unghie rovinate… e gli appuntamenti dal dentista sempre più frequenti…
Senti le sue braccia stringerti più forte mentre, in ginocchio, le stringi la vita tremando come una foglia.
“So che cosa significa svegliarti e pensare che la colazione non sia altro che quattrocento calorie che stanno per devastarti il corpo. Ti vedo, Mycroft e ti prego, t-ti prego… non provare nemmeno a immaginare di voler sparire.”
Per un attimo è tutto muto e avvilente. La senti piangere per se stessa… e per te.
Per te.
Lei sta piangendo per te.
 

 
Quattrocento.
Un giorno non saranno più delle calorie contate con l’ansia nel cuore. Saranno i passi lontani da questo tunnel.
 

Kacey posa un bacio sulla tua fronte e ti promette che da questo momento in poi andrà tutto bene. È una lotta che finora hai combattuto in silenzio, senza nessuno che potesse davvero capirti.
Sì, finora.
 




 





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