Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: pampa98    10/01/2020    7 recensioni
[Jaime/Brienne]
Soulmate!AU. Una rivisitazione degli eventi della serie in chiave Soulmate, da quando Jaime e Brienne si incontrano per la prima volta all'accampamento degli Stark, fino al loro addio ad Approdo del Re.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brienne di Tarth, Jaime Lannister, Sansa Stark, Tyrion Lannister
Note: AU, Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The song of the Knight and his Maiden Fair'
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JAIME V


 
La Fortezza Rossa non era cambiata dall’ultima volta in cui l’aveva vista. Jaime stava percorrendo il lungo corridoio che portava a quelle che il suo nuovo scudiero gli aveva indicato come le stanze di Tyrion.

Gli era mancato il suo fratellino ed era l’unica persona di cui potesse tollerare la compagnia in quel momento. Sarebbe andato anche da Brienne più tardi, ma per il momento non voleva disturbarla. L’aveva fatta scortare nelle sue vecchie stanze - dal momento che durante la sua assenza era stato nominato Lord Comandante della Guardia Reale - e aveva fatto capire chiaramente a suo padre che Brienne di Tarth era una sua ospite e come tale sarebbe stata trattata.

Bussò alla porta, ma non ricevette risposta. Fu tentato di entrare comunque, Tyrion non se ne sarebbe risentito, ma decise di lasciar perdere. Probabilmente era occupato altrove e non aveva voglia di vederlo. Dopotutto sembrava che tutta la sua famiglia lo avesse dimenticato.

«Lord Tyrion è ai giardini insieme a sua moglie, Lord Comandante.»

Quella voce melliflua non gli era mancata per niente, ma almeno adesso sapeva dove fosse suo fratello.

«Ci sei mancato, Ser Jaime.»

«Ne sono certo, Lord Varys» ribatté, avviandosi verso l’esterno. «Temo però che il sentimento non sia reciproco.»

Poi si fermò, ripensando alle parole dell’eunuco.

“Insieme a sua moglie.”

L’immagine di un volto giovane adornato da lunghi capelli scuri fece capolino nella sua mente, ma Jaime lo scacciò subito. Non era ancora pronto ad affrontare quel fantasma e l’odio che Tyrion gli avrebbe riversato contro una volta scoperta la verità.

«Sua moglie? Si è sposato...?»

Stava per dire “di nuovo”, ma si fermò in tempo. Anche se, probabilmente, Varys conosceva la storia di Tysha. Sembrava conoscere ogni segreto di tutti gli abitanti dei Sette Regni.

«Per ordine del lord tuo padre ha preso in moglie la giovane Sansa Stark, due lune or sono.»

Jaime avrebbe riso, se la situazione non fosse stata così tragica.

«Perché?»

Varys alzò le spalle.

«Sansa è l’erede di Grande Inverno. I loro figli domineranno sul Nord e sull’Ovest.»

E con Joffrey sul trono, mio padre si è assicurato il dominio su tutto il regno.
 


Incontrò Tyrion mentre tornava verso la Fortezza, da solo. Si era preparato all’eventualità di incontrare Sansa Stark, ma fu felice di non doverlo fare. Prima di prendere qualsiasi decisione avrebbe dovuto parlare con Brienne, anche se ormai non sapeva che cosa avrebbero potuto fare eccetto rapire sua cognata.

Quando suo fratello lo vide si fermò di scatto e Jaime notò l’orrenda cicatrice che gli percorreva la faccia. Doveva essersela procurata durante l’assedio di Stannis.

«Sto sognando o sei davvero tu?» gli chiese.

Jaime aprì le braccia, rivolgendogli un mezzo sorriso.

«In carne e ossa. Tutto intero, più o meno» aggiunse, sventolando il moncone in modo che lo vedesse.

Tyrion rise. Se fosse stato un altro, Jaime si sarebbe sentito offeso.

«Ma guardaci, fratellino: il Senzamano e il Senzanaso, ecco a voi i leoni di Castel Granito!»

«Così sei più bello» scherzò Jaime.

Tyrion scosse la testa, il suo solito ghigno stampato in volto.

«È bello rivederti, Jaime» disse, dandogli una pacca sulla gamba.

Era il primo gesto d’affetto che Jaime riceveva dalla sua famiglia.

«Ero venuto a cercarti nei tuoi alloggi, ma Varys mi ha informato che eri qui.»

«Ah, certo. Ti ha detto solo quello?»

«Mi ha informato della mia nuova cognata.»

Tyrion annuì.

«Già. Sansa Stark è un piccolo bocciolo di rosa. Poteva funzionare, sai? Per qualche giorno ho sentito che ci stavamo avvicinando. Almeno mi parlava tranquillamente e riusciva a guardarmi in faccia. Poi mio padre ha deciso di ucciderle la madre e il fratello.»

«È stato un gesto troppo vile anche per lui» commentò Jaime, il quale non aveva ancora perdonato i metodi barbari e disonorevoli di suo padre.

Anche se, chi sono io per giudicare l’onore altrui?

«Non dirglielo in faccia, però.»

«E tu e Sansa avete…?»

Se non avevano consumato, il matrimonio non era valido e questo avrebbe reso più semplice portare via la ragazza dalla capitale.

«Mi stai chiedendo se ho scopato una bambina la cui famiglia è stata brutalmente massacrata dalla mia?» gli domandò e a Jaime non sfuggì la nota di rimprovero nella sua voce. «Hai una così scarsa considerazione di me, fratello?»

«Ovviamente no. Anche in quei giorni buoni, quindi, non vi eravate avvicinati abbastanza da rendere il matrimonio valido» rilevò Jaime.

«Ne sembri quasi felice. Nostro padre, d’altro canto, è furioso.»

Jaime non ebbe difficoltà a crederlo.

Tywin avrebbe voluto che fosse lui il suo erede, ma Jaime aveva scelto un’altra strada, una in cui non erano inclusi dei figli. La sua unica speranza per una dinastia legittima risiedeva in Tyrion.

Avrebbe dovuto trovargli una sposa più disposta ad andare a letto con lui allora.

Tysha lo era stata. Suo padre gli aveva detto che lo faceva solo per i soldi dei Lannister, ma lui li aveva visti insieme. Aveva visto i suoi occhi e quelli gridavano quanto fosse innamorata di Tyrion.

E io ho rovinato tutto.

«Ti hanno mozzato anche le orecchie oltre che la mano?» chiese Tyrion.

«Come?»

«Ti ho fatto una domanda» spiegò lui.

Jaime sospirò.

«Scusa, non ti ho sentito.»

«Volevo sapere perché sei felice che il mio matrimonio non sia valido. C’è qualcosa su Sansa che non so? La vuoi sposare tu, per caso?»

Jaime rise all’idea. «Se è troppo giovane per te, figurati per me.»

«Allora cosa c’è?» incalzò Tyrion. «Grazie a nostro padre non ho più un lavoro, dunque ho tutto il giorno libero.»

Jaime sospirò.

«E ci servirà anche parte della notte. Prima però devo sapere una cosa: Sansa Stark è tua moglie, ma che ne è della sorella? Non l’hanno data in sposa a Tommen, vero?»

«Sarebbe stato divertente, ma no. Arya Stark è scomparsa dalla morte di suo padre.»

«Scomparsa?!»

Tyrion scosse la testa.

«Questi idioti hanno spie ovunque, eppure si sono lasciati scappare una ragazzina da sotto il naso. Sul serio, fratellino, perché tutto questo interesse per le giovani Stark?»

«Ceni nei tuoi alloggi, stasera?» chiese Jaime.

Tyrion aggrottò le sopracciglia, ma annuì.

«Da solo?»

«Oggi sì. Sansa è stata invitata a cenare con Margaery Tyrell e sua nonna.»

Jaime decise che di questo si sarebbe preoccupato in seguito.

«Bene. Allora mi unisco a te e ti racconto tutto. Così potrai anche farti due risate mentre mi vedi lottare con il cibo.»

Suo fratello annuì di nuovo, ma non sembrava troppo felice.

«Ti disturbo? Avevi altri progetti?»

«No, no. Vieni pure, sarà divertente.»


 
Le stanze dei Cavalieri della Guardia Reale erano situate tutte nella Torre delle Spade Bianche e anche per quello Jaime aveva dato a Brienne la sua vecchia stanza: in quel modo poteva tenerla sott’occhio e controllare che non si mettesse nei guai. In quel luogo erano virtù quali l’onestà e l’innocenza a mettere in pericolo le persone.

Mentre si avvicinava, udì delle voci vicino alla Sala Rotonda e ne riconobbe subito una.

«Che sta succedendo qui?» urlò per farsi sentire sopra gli insulti di Loras Tyrell, il quale aveva la spada in pugno.

Jaime notò che Brienne era stata di nuovo costretta a indossare un abito femminile.

Rosa. Sempre rosa. Almeno non le sta male quanto quell’altro.

«Ser Jaime» disse Loras, senza nemmeno provare a nascondere il suo disgusto. «Togliti di mezzo, la questione è tra me e questa donna.»

«Questa donna» ribatté Jaime, «è mia ospite, perciò se hai delle lamentele su di lei, puoi parlare direttamente con me. Adesso rinfodera la tua arma, Ser.»

«Non mi sorprendo che tu la difenda. Tra regicidi ci si intende.»

Jaime mosse il braccio per colpirlo, ma si rese conto che alla sua estremità non c’era nessun pugno. Riuscì a ritrarlo in tempo per evitare una figuraccia, grazie anche all’intervento di Brienne che si era messa in mezzo.

«Te l’ho già detto, Ser! Io non ho ucciso Renly! Non avrei mai potuto farlo. Era il mio re, avrei dato la vita per proteggerlo.»

«Solo parole!» sbottò Loras. «Se ci fossi stato io, lui adesso sarebbe vivo.»

«Sono molto curioso» disse Jaime. «Io non saprei come combattere un’ombra, ma non sarebbe male impararlo. Perciò dimmi, Ser Loras, come si uccide qualcosa che non ha un corpo?»

Loras aprì e chiuse la bocca più volte, cercando una risposta che non aveva.

«Il mio desiderio di proteggerlo non era inferiore al tuo» disse Brienne, gentilmente. «E se avessi potuto fare qualcosa per impedirlo, lo avrei fatto. Ma Renly era condannato e nessuno di noi avrebbe potuto salvarlo. Non possiamo fare altro che accettarlo.»

Le sue parole convinsero il cavaliere di fiori della sua sincerità. Il ragazzo rinfoderò la spada e a Jaime sembrò essere invecchiato improvvisamente. Renly era la sua anima gemella e si diceva che non vi fosse niente di peggiore della perdita della propria metà.

Jaime spostò inconsciamente lo sguardo su Brienne. Provò l’impulso di toccarla per assicurarsi che fosse veramente lì e non solo una visione della sua mente.

Non permetterò a nessuno di farle del male, fosse questo un uomo, un’ombra o un dannato Estraneo.

«È stata opera della strega di Stannis?» chiese Loras.

«Sì» rispose Brienne.

Il cavaliere sospirò, ma Jaime vide brillare una nuova luce nei suoi occhi. La luce della vendetta.

«Mi scuso per il mio comportamento, mia signora. E mi scuso anche con te, Lord Comandante.»

Jaime annuì.

«Hai subito una perdita terribile, Ser Loras, ma non significa che la tua vita sia finita. Sei giovane, amerai ancora, anche se non con la stessa intensità.»

Loras scosse la testa.

«Ti sbagli, Ser. Una volta che il Sole è tramontato, nessuna candela potrà mai rimpiazzarlo.»

Fece un inchino e se ne andò, lasciandoli da soli.

«Vorrei poter fare qualcosa per lui» disse Brienne.

«A meno che tu non sappia resuscitare i morti, non puoi fare niente. Cosa ci facevi qui?» le chiese per cambiare argomento.

«Ti stavo cercando. Prima non ho fatto in tempo a ringraziarti per avermi permesso di usare le tue stanze.»

«Era il minimo. Ti trovi bene?»

Brienne annuì.

«Hai tagliato i capelli» gli fece notare, arrossendo.

«E anche la barba. Ho di nuovo l’aspetto di un lord. Ti piacevo di più prima?» chiese, pregustando già la sua reazione imbarazzata.

«N-No! N-Non ho detto… Lascia stare!» sbottò. «Ero venuta anche per parlare di Sans…»

Jaime le strinse il polso talmente forte da farle male.

Devo spiegarle un paio di regole riguardo la sopravvivenza alla Fortezza Rossa.

«Non qui» sussurrò.

La trascinò dentro la Sala Rotonda, la quale era deserta, e chiuse la porta.

«Che succede?» gli chiese, massaggiandosi il polso.

«Scusami, ma è meglio se non urli ai quattro venti di essere un’alleata degli Stark.»

«Non l’ho urlato.»

«Dì qualcosa tra i corridoi di questo palazzo e orecchie indiscrete ne verranno a conoscenza in un battibaleno. E con orecchie indiscrete intendo soprattutto mio padre e Cersei.»

Brienne sembrò rabbuiarsi a quelle parole e Jaime non ne capì il motivo.

«Sei stato da lei?» chiese all’improvviso.

Jaime abbassò lo sguardo.

Sì, certo che era stato da lei. Le vecchie abitudini sono dure a morire.

L’aveva trovata nella sua stanza, ancora più bella di come la ricordasse grazie ai colori che splendevano su di lei. Aveva visto per la prima volta i suoi capelli dorati, uguali ai suoi, e gli occhi di un verde intenso.

E freddi. Tremendamente freddi.

Li aveva paragonati a quelli blu e vivaci di Brienne. Era certo che anche quelli di Cersei lo fossero stati, in un tempo lontano.

Eppure, anche consapevole dei suoi sentimenti per Brienne, anche se non aveva più pensato a sua sorella come alla sua amante da mesi, era ancora attratto da lei. Sapeva che, se Cersei lo avesse accolto, lui si sarebbe lasciato trasportare da quella passione morbosa che nutriva per lei.

Ma sua sorella era rimasta inorridita nel trovarselo di fronte, sporco e invecchiato. E storpio. Non lo aveva salutato, non gli aveva detto quanto le fosse mancato, non l’aveva neppure lasciato entrare nella camera. “Torna da me quando sarai più presentabile”, gli aveva detto.

E lui si era reso di nuovo presentabile, ma non era corso subito da Cersei, forse nella sciocca speranza che fosse lei ad andare a cercarlo.

Non lo farà. Devo essere io ad andare da lei, è sempre stato così.

Avrebbe ceduto, ma prima avrebbe passato un po’ di tempo con le persone veramente importanti per lui e che avevano un minimo di considerazione nei suoi riguardi.

«Sì» le rispose Jaime. «Ma mi ha cacciato subito. Andrò a salutarla meglio più tardi.»

Si rese conto troppo tardi di come potessero suonare quelle parole alle orecchie di Brienne.

«Cioè, no… Non intendevo…»

«Non importa» Brienne scosse la testa. «N-Non sono affari miei, non dovevo chiedertelo. Sansa e Arya. Parliamo di loro.»

La risolutezza nel suo tono gli fece capire che non sarebbero tornati sull’argomento ‘Cersei’.

«Dobbiamo andare da tuo padre e dirgli della promessa fatta a Lady Catelyn. Ci ho pensato e credo che la cosa migliore sia portare le ragazze alla Barriera, dal loro fratello bastardo. So che i Guardiani della Notte non accettano donne, ma sono due orfane a cui è rimasto solo il fratellastro, non credo che saranno così crudeli da tenerli separati.»

Jaime sospirò. Il piano di Brienne poteva funzionare, fatta eccezione per quei piccoli inconvenienti che si erano venuti a creare.

«Ho incontrato Tyrion prima di venire qui» le disse, sedendosi. Il Libro Bianco si trovava proprio di fronte a lui. «Siedi, devo parlarti.»

Brienne aggrottò le sopracciglia. «Non sono mai buone notizie quando mi dici di sedermi.»

Jaime ridacchiò. «Magari voglio solo che tu stia comoda. Forza, vieni qui» disse, indicando col moncone la sedia accanto a lui.

Brienne tentennò ancora qualche secondo, poi cedette e si sedette accanto a lui.

«In nostra assenza, Sansa Stark è diventata Sansa Lannister.»

La donzella sgranò gli occhi.

«Ha sposato Joffrey?!»

Jaime sbuffò. «Joffrey è un Baratheon, tecnicamente. No, ha sposato mio fratello Tyrion. Ma» aggiunse, prima che lei potesse ribattere, «non hanno ancora consumato, quindi il loro
matrimonio può essere annullato.»

«Perché non hanno consumato?»

Jaime fece spallucce.

«A quanto pare, lo sterminio della propria famiglia da parte di quella del marito non aiuta la libido di una donna.»

«E Arya? Anche lei è stata data in sposa a un Lannister?»

«No. Lei è scomparsa.»

«Scomparsa?»

Jaime annuì.

«Come… Com’è possibile?! E dov’è andata?»

«Se lo sapessi non direi che è scomparsa, donzella.»

Brienne sbuffò.

«Mi stai dicendo che delle due ragazze che dovevamo salvare, una è dispersa e l’altra è diventata tua cognata?»

«Già.»

Restarono in silenzio per qualche minuto. Brienne si stava sicuramente scervellando per capire come salvare entrambe, anche se Jaime era piuttosto certo che Arya Stark fosse ormai morta.

«Credo che Sansa abbia stretto un buon rapporto con la giovane Tyrell» disse Jaime, ricordandosi dove avrebbe passato la serata la ragazza.

«La regina Margaery?»

Jaime annuì. «Presto sarà di nuovo regina, sai?-

Brienne sgranò gli occhi.

«Lei? Sposata con quel…» evitò di dire cosa pensasse davvero di suo figlio in sua presenza e Jaime gliene fu grato. «Era la regina di Renly.»

«Sì, ma Renly è morto e il loro matrimonio non era stato consumato. Lui non ha nemmeno provato a fare il suo dovere, senza offesa» aggiunse, di fronte allo sguardo di fuoco che Brienne gli rivolse.

«Mi piace Margaery. È una ragazza dolce e gentile e a Sansa farà certamente bene avere un’amica» Poi il suo volto si illuminò. «Margaery mi conosce! Mi ha sempre trattata con gentilezza e rispetto, potrà aiutarmi ad avvicinarmi a Sansa.»

Jaime scosse la testa.

«Non correre troppo, Brienne» disse. «Non possiamo più dire apertamente quali erano i nostri obiettivi venendo qui. È meglio se non ti dimostri troppo amica di Sansa, almeno per il momento. Ha Margaery come alleata e Tyrion come marito. La tratterà bene, puoi fidarti di lui.»

«Quindi io non dovrei fare niente?» esclamò.

«Più o meno, esatto.»

«Jaime!»

«No, Brienne!» esclamò a sua volta, alzandosi in piedi. Una volta tanto, poteva sovrastarla. «Non ti avvicinerai a Sansa Stark finchè non sarò certo che questo non rappresenti una minaccia per te, sono stato chiaro? E per inciso, essendo tu una mia ospite, posso anche decidere di farti rinchiudere in qualche cella e lasciartici per il tempo che vorrò.»

Quelle parole ferirono Brienne, ma a lui non importò.

Non ho problemi a farmi odiare da te, se questo dovesse servire a tenerti in vita.

«Perché stare con Sansa dovrebbe mettere in pericolo me? E, in ogni caso, so come difendermi.»

Jaime scosse la testa.

«Sei un’ottima spadaccina e se qualcuno di queste pappamolli dovesse affrontarti sul campo di battaglia, lo manderesti a terra in un attimo. Ma qui non vigono le leggi della cavalleria o dell’onestà. Qui si combatte ogni giorno, senza mai impugnare una spada. Io non sono un esperto in questo tipo di lotta, lo ammetto, ma sono senz’altro migliore di te e alcuni di quelli da cui tu e Sansa dovete stare lontane fanno parte della mia famiglia. Posso proteggervi, Brienne, ma solo se tu farai quello che ti dico.»

Le prese il volto tra la mano e il moncone, guardandola dritta negli occhi. Lei sussultò, ma Jaime sapeva che non era a causa del suo arto mancante.

«Promettimi che non farai niente senza prima averne parlato con me e che, in generale, non farai niente di stupido. Promettimelo, Brienne.»

Il suo volto era un’unica macchia rossa, ma la sua voce non tremò quando rispose.

«Te lo prometto.»

Jaime annuì, soddisfatto, ma non si allontanò da lei. Non subito almeno. Il rossore sulle sue guance aveva messo in risalto le lentiggini. Prima di conoscere lei, non le aveva mai trovate attraenti, forse perché Cersei non ne aveva e, per lui, tutto ciò che non era sua sorella non era degno del suo interesse. I suoi grandi occhi apparivano ancora più profondi da vicino. Si chiese se anche le acque che circondavano Tarth avessero la stessa tonalità: avrebbe voluto vederle, un giorno.

«S-Ser Jaime…»

«Bene, questo è tutto.»

Si scansò bruscamente da lei e aprì il Libro Bianco, fingendo di essere indaffarato.

«Vai pure, io ora devo capire come si fa a fare il Lord Comandante.»

«Posso aiutarti?» gli chiese.

Jaime sorrise, ma rifiutò.

«Riposati, te lo sei meritato. Chiederò che ti venga portata la cena in camera.»

Brienne stava per ribattere, ma poi ci ripensò. Annuì e andò verso la porta. Prima che potesse uscire, Jaime disse:

«Tutti sanno che eri al servizio di Renly, quindi sapranno anche che conoscevi sua moglie.»

«S-Sì, immagino di sì.»

«Quindi non sarà strano vederti parlare con lei. Ogni tanto» aggiunse, notando una luce pericolosa far capolino nei suoi occhi. «Con discrezione e nominando Sansa Stark il meno possibile. Anzi, non nominandola affatto.»

Brienne gli sorrise e annuì, lasciando la stanza. Jaime sospirò.

Andrà da Margaery il prima possibile e chiederà subito di Sansa.
 


Jaime bussò alla porta della camera di Cersei, sperando di ricevere un benvenuto più caloroso dell’ultima volta. Con sua enorme sorpresa, fu Qyburn ad aprirgli.

«Queste sono le stanze della regina» gli fece notare.

«Sì, mio signore. Sua maestà ha richiesto un mio consulto per dei mal di testa che la affliggono. Col vostro permesso.»

Gli rivolse un mezzo inchino e se ne andò.

«Entra» ordinò una voce da dentro la stanza.

Jaime ubbidì e chiuse la porta alle sue spalle. Un’altra vecchia abitudine.

«Credevo che disprezzassi i maestri. Non ti sei mai fatta toccare da Pycelle.»

Cersei gli rivolse un sorriso di scherno, sorseggiando il suo vino.

«Credi che mi farei mettere le mani di quel viscido vecchio addosso? Qyburn mi piace, sa il fatto suo e sembra che se la cavi bene con i casi disperati» aggiunse, accennando al suo moncone.

Jaime annuì. «È migliore di molti maestri, non c’è dubbio. Stai bene, comunque? Ha parlato di mal di testa.»

«Certo, sto benissimo» rispose ridacchiando. «Dopotutto questo è stato un anno semplice e meraviglioso, no?»

«Sono stati tempi duri per tutti» le fece notare Jaime.

«Sono stati duri per me! Ho visto morire mio marito, la mia città è stata assediata e ho temuto per la vita mia e dei miei bambini! E tu dov’eri nel frattempo? Mi hai abbandonata.»

«Sarei tornato volentieri, ma Robb Stark mi ha tenuto un po’ occupato. E non è stato il solo» aggiunse, pensando a Locke.

«Bè, non ti saresti dovuto far catturare» sbottò lei, versandosi un altro calice di vino.

«Non l’ho chiesto io, Cersei. Va così in guerra: se vinci, torni a casa, se perdi, diventi prigioniero e speri che non ti taglino la testa. Come è accaduto invece a suo padre.»

«Oh, sei dispiaciuto per la perdita di Ned Stark? Non sapevo avessi un debole per lui.»

Jaime sbuffò. Vino e rabbia avevano un pessimo effetto sul carattere di sua sorella.

«Non è stata colpa sua o di quel suo dannato ragazzino se non eri qui» continuò Cersei. «Tu hai scelto di abbandonarmi.»

Jaime capì cosa voleva dire. Era partito per cercare Tyrion e aveva lasciato lei ad Approdo del Re. Per una volta aveva scelto suo fratello e questo Cersei non glielo avrebbe perdonato facilmente.

«Mio fratello era stato rapito mentre tu eri nel tuo castello, circondata dai tuoi alleati e dalle tue spie» disse. «Perché sarei dovuto restare qui a proteggere te dal niente mentre Tyrion rischiava la vita?»

«Perché dicevi di amarmi.»

Jaime sospirò. Per Cersei il suo amore rappresentava solo un’arma, da usare quando più le tornava comodo. Era lo strumento con cui lo governava e lo costringeva a piegarsi al suo volere.

Mi ami, devi stare dalla mia parte.” Era ciò che gli ripeteva ogni volta che Jaime doveva prendere le parti di uno dei suoi fratelli. Si vergognò al ricordo di quante volte quelle parole lo avessero convinto a voltare le spalle al povero Tyrion.

Dopo l’attacco a Ned Stark per le strade della città si era diretto subito all’accampamento di suo padre, senza nemmeno fermarsi a salutare Cersei. Se lo avesse fatto, sarebbe partito comunque? Preferì non scoprirlo.

«Il tuo anno non può essere stato peggiore del mio, sorella» ribatté infine Jaime, sollevando il moncone.

A quella vista, Cersei distolse lo sguardo.

«Togli quell’affare dalla mia vista! Ti farò fare una mano nuova, piena d’oro e di gemme, così sarai più guardabile.»

«Come desidera la mia regina» disse, facendo una riverenza.

«Vedo che almeno il tuo umorismo non è scomparso. Ora puoi andare.»

Jaime la osservò versarsi un altro bicchiere di vino. Era bellissima, ma c’era qualcosa in lei che gli fece provare ribrezzo al pensiero di averla amata. Tuttavia ormai si sentiva sufficientemente immune da lei da poter rischiare e scoprire quali fossero davvero i suoi sentimenti per lui.

«C’è altro, Lord Comandante?» gli chiese, notando che non se n’era andato.

«Ti sono mancato almeno un po’?»

Cersei si sedette sul suo divanetto.

«Che razza di domanda è?»

«Una domanda che viene spontaneo porre quando si sta lontani da casa per molto tempo. Finora l’unico che sembra essere felice del mio ritorno è Tyrion.»

Cersei ridacchiò. «Allora dovrebbe bastarti così. Di che altro ti importa?»

«Mi importa di te» Siete i miei fratelli, la mia famiglia. Perché è così difficile accettare che ami entrambi?

«Vuoi sapere se il mio letto è stato caldo anche in tua assenza, Jaime?» lo sfidò lei. «No, contento? Mi hai lasciata da sola.»

Jaime sospirò.

«Non ti ho chiesto se ti è mancato il tuo amante, ma se ti sono mancato io

«E che differenza c’è?»

Quella risposta fu più che sufficiente.


 
«Apprezzo il fatto che tu non presti attenzione ai miei patetici tentativi di usare una forchetta, ma potresti almeno guardarmi quando ti parlo?»

Tyrion era strano. Da quando lo aveva accolto in camera sua e per tutta la durata della cena aveva continuato a guardare la parete accanto al letto, come se vi fosse un’entità che Jaime non poteva individuare.

«Scusa, fratello, credevo volessi un po’ di privacy.»

«Se l’avessi voluta, avrei cenato da solo. Sul serio, Tyrion, mi dici che succede? Aspetti qualcuno per caso?»

Lui scosse la testa, ma a Jaime non sfuggì il lampo di preoccupazione nei suoi occhi.

«Parla» gli intimò.

«Non c’è niente da dire. Forza, fratellino, fammi vedere come si usa una forchetta» aggiunse, cercando di cambiare argomento.

«Non ho difficoltà a usarla contro di te, questo è certo. Andiamo, dimmi di cosa si tratta.»

«No» rispose secco lui.

«Tyrion, sono venuto a tirarti fuori dai bordelli più spesso di quanto avrei voluto. Ho visto cose che un fratello maggiore non dovrebbe vedere, eppure continuo a rispettarti. Non può essere niente di troppo grave.»

Tyrion cominciò a tentennare, ma ancora non rispose.

«Aspetti un uomo, per caso?» tentò Jaime. «Hai cominciato a frequentare gli uomini? Guarda che per me non ci sono problemi.»

«No, ci sono ancora molte donne che mi desiderano» ribatté lui. «E va bene, hai vinto! Non ti ricordavo così fastidioso. Forza, avvicinati.»

Jaime si sporse leggermente sul tavolo.

«Più vicino, sei lungo abbastanza!»

«La tavola sarebbe imbandita, nel caso tu non l’avessi notato.»

Si alzò e si inginocchiò accanto a lui nell’istante in cui una delle pareti si aprì e una ragazza entrò nella stanza.

«Oh, adesso capisco» disse Jaime.

«No, non capisci un cavolo! Mia cara, ti presento mio fratello Jaime» aggiunse, rivolto alla giovane.

Era una ragazza carina con grandi occhi scuri, una tipica bellezza straniera. E probabilmente era una puttana.

«Chiedo scusa per il disturbo, mio signore. Credevo fossi solo» disse lei.

«Non preoccuparti…»

«Shae.»

«Shae. Me ne stavo andando» disse, alzandosi in piedi.

«Puoi restare, Jaime» lo invitò Tyrion. «Basta che tu non vada da Cersei o da nostro padre a dire chi hai incontrato qui.»

«Ho la bocca cucita. Devo andare sul serio, però. Mi serve una sarta e temo di essere già in ritardo.»

«Una sarta?» chiese Tyrion.

«Brienne ha bisogno di abiti nuovi e dubito che ve ne siano molti della sua taglia qui a corte.»
«Ah, sì» disse Tyrion, rivolgendogli uno sguardo eloquente. «Commissionane qualcuno da togliere con facilità, ti sarà utile, soprattutto ora che hai una mano in meno.»

Jaime alzò gli occhi al cielo.

«Ti ho già detto che è una lady e che non ho strane intenzioni nei suoi confronti.»

«Credimi, nessuna donna si lamenterebbe se volessi scopare con lei. Tu che ne pensi, Shae?»

«Ha ragione lui, mio signore» rispose, rivolta a Jaime. «Sei un uomo bellissimo.»

«Non è che adesso decidi di passare al Lannister più alto, vero?» chiese Tyrion.

Lei rise e gli prese il volto tra le mani.

«No, perché a me interessa solo il mio leoncino. Non voglio nessun altro.»

Jaime sorrise di fronte a quella scena. Aveva sempre temuto che Tyrion non sarebbe mai riuscito a dimenticare Tysha, e forse quello era vero, ma almeno con Shae sembrava felice. Se solo quella stessa felicità l’avesse potuta trovare anche con Sansa, non avrebbe dovuto temere l’ira di Tywin.

«Bene, direi che sono di troppo» disse Jaime, richiamando l’attenzione dei due innamorati. «Buona notte. Shae, è stato un piacere.»

«Il piacere è stato mio.»

«Ah, Jaime» lo fermò Tyrion. «Chiedi il rosa e il giallo come colori, sono molto belli e stanno bene su quasi tutte le signore.»

Shae aveva un leggero abito rosa che risaltava sulla sua pelle ambrata. A Brienne, però, il rosa stava malissimo e il giallo non lo ispirava.

«Grazie, ma credo che andrò sul blu. Sono sicuro che sia il colore migliore per lei.»

Tyrion fece spallucce.

«Ok, come preferisci.»

Jaime aveva già la mano sulla maniglia, quando Tyrion lanciò un urlo.

«Jaime!!»

«Insomma, ma che vuoi?» sbottò lui.

Tyrion si era alzato in piedi e lo stava fissando con occhi sgranati.

«Che… Che cosa hai detto?»

«“Che vuoi?”» ripeté Jaime.

«No, prima!»

Jaime aggrottò le sopracciglia.

«Che penso che il blu stia bene…»

Merda.

L’ultima volta che si erano visti, Jaime non aveva idea di cosa fosse il blu.

«Quindi tu… Tu vedi…»

«Sì, vedo i colori, va bene?» sbottò Jaime.

«Per gli Dei!» esclamò Tyrion. «Per gli Dei! Per tutti i fottutissimi Dei!»

«Non bestemmiare.»

«Vedi i colori! Tu… Finalmente, Jaime! Non sai quanto ho aspettato questo momento. Oh, aspetta, aspetta. È lei, vero? È Brienne la tua anima gemella.»

Jaime sbuffò. Non gli andava di affrontare quel discorso.

«Può darsi, non lo so» minimizzò lui.

«Col cavolo che non lo sai. Quando è cominciato? Parla!»

«Meno male che ero io quello fastidioso» lo canzonò Jaime.

«Ma vaffanculo! Ti ho guardato seguire Cersei come un cagnolino per anni e ora che ti sei liberato di lei voglio sapere tutto. Forza, parlami della mia futura cognata.»

Jaime rise.

«Mi sa che corri un po’ troppo. E poi non credo che lei ricambi.»

«Sciocchezze, voi due siete destinati a stare insieme. Magari non fare troppo lo stronzo, non tutti lo apprezzano.»

«Grazie, vedo che hai una bella opinione di me.»

«Ti voglio bene, ma ti conosco e so che a volte puoi essere veramente insopportabile.»

Jaime annuì. Si era comportato da stronzo con Brienne, soprattutto all’inizio. Il loro rapporto, però, era migliorato, anche se non era certo che lei provasse qualcosa di più che semplice rispetto per lui.

«Lei non vede il mondo a colori» gli disse. Per la prima volta si rese conto di quanto quella verità fosse terribile: se anche avesse provato dei sentimenti per lui, un giorno avrebbe incontrato la sua anima gemella e lo avrebbe messo da parte.

Forse sono destinato ad amare donne che non mi ricambiano.

«Questo è impossibile» intervenne Shae, che era rimasta in silenzio fino ad allora. «Se lei è la tua anima gemella, tu sei la sua. Per forza.»

«Ha ragione» commentò Tyrion. «E poi che ne sai che non vede i colori?»

«Me lo ha detto lei» rispose semplicemente Jaime.

«E non potrebbe aver mentito?»

«Non credo…»

Poi, però, ricordò come era andata la conversazione.

«Di che colore vedi l’erba?»

«Verde. Mai vista diversamente

Lui aveva mentito pur di non dover affrontare la realtà. Scoprire di non appartenere a Cersei era stato un duro colpo per lui e aveva cercato di ignorarlo il più a lungo possibile. Forse era stato così anche per lei: Brienne aveva appena perso l’uomo di cui era innamorata e scoprire che la sua anima gemella era lo Sterminatore di Re doveva essere stato come ricevere uno schiaffo in faccia.

«Sicuro, sicuro?» incalzò Tyrion.

«Io… Non lo so, va bene?!»

«Tranquillo, lo so io per te» rispose, dandogli una pacca sul braccio.«Ora va’ a trovarle gli abiti più belli che ci siano e domani me la presenterai.»

«Scordatelo.»

«Va bene, mi presenterò da solo. Buonanotte, fratello» disse, spingendolo fuori e chiudendogli la porta in faccia.
 

         

  
           
           
NOTE AUTRICE:
Salve a tutti, sono tornata! Mi scuso per il ritardo con cui ho aggiornato, ma questo capitolo è stato un parto. Qualunque cosa scrivessi non mi soddisfaceva e avevo seriamente cominciato a temere che anche questa storia avrebbe fatto la stessa fine delle mie altre long (fine che avrei voluto evitarle XD). Non sono super-soddisfatta di come è venuto questo capitolo, ma spero comunque che vi sia piaciuto ^^. Ho inserito un po' di frasi e situazioni presenti nei libri, tipo la frase finale detta da Loras e gli appellativi usati da Tyrion per definire lui e Jaime. Spero di aver reso abbastanza bene Tyrion, non ho mai scritto di lui anche se è uno dei miei personaggi preferiti e mi piacerebbe sapere di avergli reso giustizia ^^" .
Comunque ormai siamo agli sgoccioli: il prossimo capitolo sarà un POV Brienne e poi c'è l'epilogo, nel quale ho deciso di inserire i POV di entrambi i personaggi ^^
Come sempre ringrazio chi ha letto il capitolo e sta seguendo la storia ^^ Fatemi sapere cosa ne pensate, ci vediamo al prossimo capitolo!
   
 
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