Anime & Manga > Captain Tsubasa
Segui la storia  |       
Autore: Syerra    10/01/2020    2 recensioni
"Tsubasa respira e cerca di mantenere il controllo” gli sussurrò in un orecchio Taro, il capitano si mosse sconnessamente sulla sedia, vide che anche gli altri compagni della Nankatsu guardavano meravigliati la donna di fronte a loro. Chi si sarebbe mai immaginato che il medico sportivo sarebbe stata la loro ex compagna di scuola.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Genzo Wakabayashi/Benji, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La mattina seguente sembrava fosse tornato tutto a posto, c'era solo un piccolo imbarazzo tra Genzo e Jun. Il libero della nazionale si era scusato per aver preso a pugni il portiere, ma non si sentiva totalmente in colpa, cosa che ben capì Genzo.
L'unica nota dolente erano le occhiatacce di Hikaru e Jun quando si avvicinava troppo alla sua ragazza, appena l'abbracciava o le dava un semplice bacio a stampo sentiva una stilettata sulla schiena. Hitomi gli aveva detto della richiesta dei due compagni di squadra, se prima gli sembrava un buon compromesso, ora non lo trovava così allettante.
Si avviò verso la riva dopo aver fatto una bella nuotata, sulla spiaggia era rimasta solo Hitomi, gli dava le spalle ed era sdraiata a pancia in giù, probabilmente stava ascoltando la musica, perché uno dei piedi si muoveva a tempo. Per dispetto si sgocciolò sopra la sua schiena, ricevendo un grido di disapprovazione
“Sei cattivo”
“No se fossi cattivo fari ben altro… anzi ora che ci penso”
Detto ciò riuscì a prenderla e a caricarsela sulla spalla come un sacco di patate, inutili furono le proteste della ragazza, si tuffò con lei in acqua
“Maledetto”
Hitomi provò più volte a buttarlo sott'acqua, ma tentativi inutili, dato che lui era molto più grosso e alto di lei. Alla fine lasciò perdere, ma si aggrappò alla schiena del ragazzo a mo di koala. Con un movimento fluido la fece scivolare davanti a se per baciarla. Come aveva solo potuto pensare di lasciarla andare?!

Hikaru guardò la verso la sveglia, segnava l'una di notte, si rigirò dall'altra parte per prendere sonno. Cercò di respirare al meglio il buon profumo che emanava sua moglie, l'unica in grado di rilassarlo anche prima delle partite più importanti. Questa volta invece non ci riuscì. Delicatamente si alzò dal letto e fece meno rumore possibile per non svegliare Yoshiko. Doveva assolutamente controllare una cosa, senza non sarebbe riuscito a chiudere occhio.
Quando uscì dalla stanza si ritrovò davanti a se Jun, entrambi si fissarono in imbarazzo
“Ho finito l'acqua”
“Idem”
Si fissarono per qualche secondo, capendo che entrambi avevano avuto la stessa idea. Con lentezza esasperante Hikaru aprì la porta della camera di Genzo, il portiere sembrava dormire profondamente, si sentiva un leggero russare proveniente da uno dei bambini. Nel frattempo Jun sbirciò nella camera di Hitomi e anche lei era nel suo letto.
Entrambi sospirarono leggermente
“Ti va un bicchiere di schotch?”
“Volentieri”
Hikaru passò il bicchiere all'amico, li fecero tintinnare insieme in una sorta di cin cin, poi il numero dodici della nazionale si lasciò andare contro la poltrona. Si sentiva un perfetto idiota, probabilmente anche il suo compagno di squadra si sentiva allo stesso modo. Dopo qualche minuto di silenzio Jun se ne uscì con
“Chissà come l'avrebbe preda Hideaki”
“Si sarebbe incavolato leggermente, dicendo che la sua sorellina non poteva stare con un uomo...ma Hitomi l'avrebbe avuta vinta, come sempre”
“Probabile, l'adorava… Yayoi dice che la trattiamo come una bambina perché abbiamo paura di perderla, inizio a pensare abbia ragione”
Hikaru ci pensò su e diede ragione all'amico, entrambi non si erano comportati nel migliore dei modi. Dopo la morte dell'amico erano dovuti rientrare in Inghilterra, piano piano i rapporti con le due ragazze erano scemati, anzi sembrava che Hitomi non volesse avere più a che fare con loro e lui non aveva insistito a causa della vergogna di non aver mantenuto la promessa fatta a Hideaki. Erano passati anni, si erano ritrovati, eppure lui non poteva far a meno di vedere la bambina dispettosa davanti ai suoi occhi e non la ragazza che era diventata. Dovevano solo accettare la nuova dimensione.

Come sempre dopo pranzo, i due bambini si misero a fare i compiti, vedendoli in difficoltà con un problema di geometria Hitomi decise di aiutarli.
Mentre i ragazzi guardavano le notizie sportive in tv, il cellulare di Hitomi iniziò a squillare, la suoneria era la marcia imperiale di star wars, non vedendola arrivare Jun le urlò di venire a prendere il telefono
“Non riusciamo a sentire nulla”
Con fare piccato Hitomi entrò nella stanza, guardò il display del cellulare e poi mise il silenzioso. Genzo la guardò un attimo, non l'aveva mai vista così di mal umore, nemmeno quando ce l'aveva con lui. Successivamente si sentì la vibrazione del telefono, il portiere si chiese chi fosse. Era quasi tentato di prendere l'aggeggio, quando partì la suoneria del cellulare di Sanae che rispose prontamente
“Buongiorno signora Mitsui”
Hikaru iniziò a ridere, si girò con le lacrime agli occhi verso Jun
“Non ci credo, ha messo come suoneria per sua madre la musica di Darth Vader, ahhaha geniale”
Si sentiva Sanae parlare amabilmente con la signora all'altro capo del telefono
“Hitomi?”
La ragazza con sguardo furente guardò la cognata e gli fece gesto di di dire che non c'era, ma Sanae non si fece intimorire e con uno sguardo che non ammetteva repliche rispose
“Certo è qui, le passo il telefono”
Con stizza Hitomi prese l'oggetto come se fosse fatto di fuoco, Genzo la sentì gracchiare un pronto, per poi uscire nella veranda
Il portiere si alzò a dal divano per seguire la sua ragazzina, non gli piaceva per niente quella situazione
“Fossi in te aspetterei qui, Hitomi diventa intrattabile quando è al telefono con sua madre”
Con un sospiro seguì il consiglio di Jun, ma rimase in allerta.
Dopo venti minuti tutta la casa sentì la ragazza sbattere con forza la porta finestra e inveire contro Sanae
“Cosa non ti era chiaro del non passarmela?”
“Hitomi”
“No non iniziare con la solita manfrina e non ci provare neanche a difenderla”
“È tua madre”
“Solo quando le fa comodo”
Sia Genzo che Tsubasa si stavano per alzare, ma Hikaru gli fece segno di stare fermi, poi si sentirono i passi di Hitomi salire per le scale e sbattere la porta della sua camera.

Era incazzata nera, avrebbe voluto spaccare qualcosa, solo quella donna aveva la capacità di farla imbestialire come non mai. Ogni volta era la stessa storia, la chiamava, per i primi cinque minuti utilizzava il solito tono melenso, per poi attaccare come una vipera e portarla al limite della sopportazione. Le loro telefonate finivano sempre male, ormai aveva perso il conto di quante volte sua madre l'aveva fatta sentire inadeguata, le ricordava di non essere una figlia modello.
Con rabbia prese la sacca da mare, si infilò le cuffiette nelle orecchie e corse in spiaggia. Si sedette su uno degli scogli cercando di sbollire la rabbia.
Doveva scusarsi con Sanae, sapeva benissimo in quale posizione scomoda era la cognata, era in bilico tra l'affetto che provava per lei e il rispetto per la madre del marito. Si portò le ginocchia al petto e sospirò sonoramente, doveva calmarsi.
Genzo la trovò così, senza dirle niente si mise seduto dietro di lei e l'abbracciò a se per poi depositarle un bacio sulla nuca. Dopo qualche minuto lui gli chiese come stesse
“Se mi tieni ancora stretta per un po' mi sentirò meglio”
“Posso sapere perché odi tua madre?”
“Non ora, sono troppo arrabbiata”
Si girò verso di lui e lo baciò, sentiva già la rabbia scemare per far spazio alla calma che le infondeva Genzo.

Ormai la vacanza stava per finire, presto ognuno sarebbe tornato alla vita di tutti i giorni, questo aveva messo un po' di malinconia a tutti. Ogni notte Tsubasa si perdeva in Sanae, amandola come se fosse per l'ultima volta. Anche la ragazza provava lo stesso tormento, non sapeva più immaginare una notte senza il capitano. Quella sera poi dopo aver fatto l'amore si sentì spaesata, per non far vedere la sua tristezza si girò dall'altra parte e cercò di non piangere, però Tsubasa si accorse del suo cambio umore, l'abbracciò da dietro e le depositò un bacio dietro l'orecchio.
“Ho paura”
“Di cosa tesoro?”
Sanae si girò verso di lui, aveva bisogno di guardarlo in viso
“Ho paura che ti stancherai di me a causa della lontananza, in Spagna avrai un sacco di fan che ti gireranno intorno e magari capirai che è molto più semplice stare con una di loro”
Vide lo sguardo del capitano indurirsi, sembrava quasi arrabbiato, forse aveva esagerato. Tsubasa le afferrò le spalle e la portò sotto di lui, poi mantenendo lo stesso cipiglio le disse
“Come puoi anche solo lontanamente a pensare una cosa del genere?! Sanae ti amo come non ho mai amato nessuno in vita mia. Da quando ti ho ritrovato per me non esiste nessun'altra”
Con delicatezza le scostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e la baciò, all'inizio con dolcezza per poi trasformarsi in un bacio appassionato. Le lasciava solo il tempo di prendere aria per poi tornare all'attacco. Entrò dentro di lei e fecero l'amore con dolcezza, Tsubasa cercò di farle capire quanto l'amava
“Sono solo tuo Sanae, solo tuo”
A quelle parole si sentì in estasi, amava così tanto Tsubasa, non poteva lasciarsi andare a quelle stupide paure e paranoie, doveva essere più fiduciosa nel loro rapporto. Pensando a ciò si addormentò tra le braccia del suo capitano.

L'ultimo giorno di vacanza arrivò, Genzo si svegliò come al solito presto e fece la sua solita corsa mattutina, con lui questa volta c'era anche Tsubasa. Nessuno dei due parò durante la corsa, ognuno era perso nei propri pensieri, ma rimasero sempre uno accanto all'altro fino ad arrivare al porto. Dopo aver preso fiato Tsubasa chiese all'amico come stesse
“Fisicamente bene, ma di testa ho un sacco di pensieri e mi sta salendo già la nostalgia”
“Ti capisco”
Capendo che sarebbe stata una conversazione un po' più lunga si sedettero su una panchina, Genzo si tolse il berretto abbandonandosi contro lo schienale
“La amo Tsubasa, vorrei poterle chiedere di venire con me a Monaco… ma non è giusto, è troppo presto e non voglio imporle di lasciare tutta la sua vita per seguirmi. Eppure non vorrei altro”
Sul viso del capitanò spuntò un sorriso amaro, era nella stessa barca di Genzo, voleva Sanae al suo fianco, voleva portare lei e Soichiro a Barcellona, ma dovevano darsi tempo. Le aveva promesso di spettare i suoi tempi e lo avrebbe fatto.
“Sarà difficile, ma ce la faremo. Dobbiamo aver pazienza. Piuttosto dovresti ringraziarmi”
“Per cosa di grazia?”
“Se non fosse stato per la mia insistenza non saresti venuto in vacanza con noi e non ti saresti innamorato di Hitomi”
Il portiere ci pensò su, effettivamente l'amico non aveva tutti i torti. Certo Hitomi l'aveva colpito fin dall'incontro al ritiro, ma dal piano fisico era passato a quello emotivo conoscendola meglio, quella ragazzina l'aveva stregato.
“Grazie capitano. Piuttosto, abbiamo deciso insieme di mantenere ancora un po' segreta la nostra storia, un po' come te e Sanae. Sai come sono i paparazzi e soprattutto quella comare di Ryo”
I due scoppiarono a ridere insieme, effettivamente il compagno di squadra era il loro gazzettino delle news.
“Capisco, ma credo che prima o poi dovrai dirlo a Shingo, mi sembrava abbastanza preso da Hitomi”
Sentendo quelle parole Genzo di irrigidì, ricordò di come quel cascamorto ci provasse con la sua ragazza, avrebbe dovuto mettere le cose in chiaro il prima possibile.
“Direi di tornare, l'ultimo che arriva offre la cena stasera”
“Hey Tsubasa non è valido sei partito prima”

Trovò Hitomi intenta a preparare la valigia, era talmente presa da non accorgersi di lui. L'abbracciò da dietro sentendola sussultare dallo spavento, per poi rilassarsi quando la baciò la nuca. Quella mattina sembrava più piccola del solito, forse perché indossava una solopette di jeans e aveva i capelli raccolti in una specie di chignon.
“Stavo pensando di non tornare a Nankatsu”
La sentì irrigidirsi e voltarsi con gli occhi sbarrati verso di lui
“Devi già tornare in Germania?”
Il ragazzo si sedette sul bordo del letto e la trascinò a sedersi sulle sue gambe , anche il profumo gli sembrava più intenso, doveva concentrarsi
“No, volevo proporti di passare un po' di tempo solo noi due a casa tua. Non c'è nessuno che mi aspetta a Nankatsu e i miei li vedrò direttamente a Monaco”
Immediatamente l'espressione di delusione della ragazza passò a quella di contentezza, con impeto afferrò il viso di Genzo e lo baciò
“Deduco sia un sì”

Mi scuso per il terribile ritardo, ringrazio tutti coloro che leggono e recensiscono la mia storia
Ancora grazie
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: Syerra