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Autore: Dike_Nike    03/08/2009    4 recensioni
-Alec- ripeté la figura, cercando di affrettare il passo. Il cacciatore la vide incespicare, tentare disperatamente di restare in piedi, prima di ruzzolare a terra con un urlo di dolore e frustrazione.
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nome autore: Dike_Nike
Titolo fic:
Our last day
Genere:
Malinconico, Romantico
Rating:
Verde
Pairing:
Alec Lightwood x Magnus Bane
Avvertimenti o Note dell’Autore (facoltativo):
Storia shonen-ai che vuole proporre un finale al terzo libro che non è ancora uscito e che non ho ancora letto, quindi non è da considerarsi spoiler in quanto ogni avvenimento è frutto della mia fantasia.
 
 
Fiction partecipante al contest ShadowHunters: carta bianca! indetto da Lucia Farinelli.
Prima classificata, a pari merito con Only_Me.
 
Our last day
 
L’esplosione fu l’ultimo rumore che udì prima di cadere a terra.
Si accasciò sul terreno lurido, senza risentire dell’impatto. Il corpo era troppo intorpidito e stanco per provare altro dolore.
Faticava a vedere. Era come se d’un tratto il mondo si fosse sfumato. Un’accozzaglia di immagini confuse e appannate che Alec faticava a distinguere.
Contro ogni prognostico la cosa lo divertiva a tal punto da non riuscire a trattenere una risata. Si stava prendendo gioco di se stesso e della propria debolezza. Il sangue salì alla bocca e sporcò le labbra, mentre le risa di scherno si tramutavano in una tosse affannosa.
Sputò sul terreno, pregno di sangue.
Avrebbe voluto ridere ancora. Il pensiero della morte lo stava divertendo come non avrebbe creduto possibile.
Sperò solo che Jace e Isabelle stessero bene. Che almeno loro fossero riusciti a salvarsi. Ma sapeva che non ne avrebbe mai avuto la certezza.
Voltò il capo sul lato destro, ed i capelli corvini si impregnarono del suo sangue. Alec non provò il ribrezzo che avrebbe dovuto, mentre lo sguardo si posava sul braccio mancante. Sarebbe stato quello ad ucciderlo. Una perdita che non si sarebbe dovuta verificare.
Fu allora che pensò a Magnus Bane, a come non avrebbe mai detto ai suoi genitori della loro relazione. Si rimproverò di non averlo fatto prima. Di non essere stato tanto coraggioso da sfidare ogni cosa per la sua felicità.
 
-Forse dovresti sputare il rospo- aveva proposto Magnus qualche giorno prima. Ricordava il volto pensieroso dell’altro ed i capelli brillantinati che puntavano al cielo.
Alec lo aveva guardato con aria contrariata. In quel momento il pensiero di fare coming out gli era sembrato completamente assurdo. Ironico come ci fossero voluti pochi giorni per rivedere tale convinzione.
-Dopo la battaglia- aveva sussurrato, senza crederci realmente –Una volta ottenuta la vittoria, dirò loro la verità-
-Vedi di farlo sul serio, Alec. Potrei offendermi-
Alec lo aveva guardato ancora una volta. Gli occhi puntati sul volto dell’altro e le labbra arricciate. Magnus aveva trovato talmente adorabile l’espressione del suo volto che si era bloccato nel mezzo di una delle vie più trafficate della città per scoppiare a ridere sguaiatamente.
-Che hai adesso?- si era fermato a chiedere Alec, stizzito.
La risposta di Magnus non era mai giunta. Il ragazzo aveva continuato a ridacchiare, scrutando l’espressione contrariata del compagno.
 
Alec tossì ancora una volta. Le palpebre erano pesanti e ciò che lo circondava si era ormai tramutato in un insieme di sagome indistinte.
Si pentì di molte cose, mentre chiudeva gli occhi per cercare ristoro.
Di non aver rivelato a Jace parte del vero se.
Di non aver assaggiato il pasticcio di patate che Isabelle si era dilettata a fare la sera prima.
Di non aver detto a Magnus che lo amava.
Cercò di ridere ancora una volta, ma non trovò l’aria necessaria per farlo. Ormai annaspava, le labbra aperte e insanguinate a ricercare un appiglio che non avrebbe trovato.
 
Fu una voce a raggiungerlo quando ormai credeva che ogni cosa si sarebbe conclusa.
Un urlò stanco, ma abbastanza forte da essere udito.
Qualcuno lo stava chiamando. Invocava il suo nome ripetutamente, come se quello sarebbe bastato a tenerlo in vita.
Cercò l’energia per sollevare le palpebre. Un ultimo sforzo per non avere altri rimpianti.
Deglutì ed il sapore ferroso del sangue gli scese in gola. Si sentì annegare. Per qualche istante il respirò gli mancò e Alec si convinse che quella sarebbe stata la sua fine.
Poi un nuovo urlo.
-Alec- gridava la voce –Alec, dannazione, aprì gli occhi- gli diceva.
Era una supplica stremata a cui lui voleva rispondere.
Così sollevò le palpebre quel poco che bastava perché l’immagine di una sagoma gli comparisse di fronte confusa. Era a diversi metri da lui e arrancava trascinando la gamba destra. Almeno così gli sembrava nel suo stato di semi incoscienza.
Cercò di mettere a fuoco. Si sforzò ed impresse le forze rimaste in quell’ultimo disperato tentativo.
L’uomo che avanzava verso di lui era sporco. La veste colorata aveva perso la lucentezza che doveva essergli appartenuta qualche tempo prima. Il giallo della casacca si confondeva sotto ad un pesante strato grigio ed i pantaloni erano logori, come se per anni non avesse indossato altro.
I capelli ricadevano su un volto stanco e sudato. Sporco di fango e polvere. Le guance infossate e un occhio chiuso.
-Alec- ripeté la figura, cercando di affrettare il passo. Il cacciatore la vide incespicare, tentare disperatamente di restare in piedi, prima di ruzzolare a terra con un urlo di dolore e frustrazione.
-Alec- lo chiamò ancora.
E finalmente il ragazzo riconobbe Magnus Bane e sorrise appena.
Il mago fece perno sulle braccia stanche e incrostate di sangue per sollevarsi. Sospirò a fondo e con una spinta si erse.
Alec continuava ad osservarlo, mentre si faceva sempre più vicino.
Forse almeno uno dei suoi desideri si sarebbe realizzato.
Pregò che si sbrigasse. E si ritrovò a invocare un Dio in cui non credeva, implorando di concedergli qualche altro minuto.
Sarebbero stati sufficienti per dire a Magnus che lo amava.
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice (allegri vaneggiamenti finali): Erano mesi che desideravo uccidere Alec e questo contest me ne ha data la possibilità.
Non ho nulla di rilevante da dire, soprattutto perché per scrivere la storia ho impiegato un mesetto. La trama non voleva saperne di venir fuori. Ho tentato tre/quattro volte di creare qualcosa di decente e solo la sera del 24 Luglio sono riuscita a mettere nero su bianco una paginetta aggradante.
Quindi questa storia non è nulla di particolare. La semplice morte di uno dei personaggi principali, giusto per mantenere viva la tradizione secondo la quale il mio personaggio preferito di libri, manga, film muore o sparisce nel nulla inesorabilmente.
 
  
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