Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: Sinden    12/01/2020    0 recensioni
Heloise é una giovane studiosa. Il suo sogno é quello di essere ammessa a Orthanc, la Torre di Isengard, in cui vengono istruiti e formati i futuri Stregoni.
Per farlo, dovrà prima superare una difficilissima prova.
🌺🌺🌺
FF tolkeniana, genere avventuroso, basata anche su film Lo Hobbit - La desolazione di Smaug.
Nuovo personaggio.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Compagnia di Thorin Scudodiquercia, Thorin Scudodiquercia
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

L'indomani, Heloise si sveglió presto. Il bagaglio era già pronto: una pesante sacca che avrebbe caricato sulla schiena, con pochi vestiti, qualche provvista e un diamante grande quanto una noce.

A proposito del gioiello, la ragazza non credeva a una parola dei racconti di sua madre. Anzi, la storia le pareva di una banalità esagerata: la classica grotta isolata in un bosco, con la classica strega, e il classico incantesimo. Una trama ricorrente nei Racconti delle fate che leggeva da bambina. Ma la vita vera non era una fiaba e quindi doveva esserci sotto qualcosa di ben più prosaico.

Helli aveva il doloroso sospetto che suo padre avesse sottratto quella pietra a qualcuno: era un'ipotesi verosimile, il suo lavoro di messagero dell'esercito lo aveva condotto alla corte di diversi potenti, dove era solito rimanere ospite per giorni.  Forse aveva girovagato in una reggia e si era imbattuto in quell'ornamento, magari esposto in una teca. Forse la tentazione di andare contro i suoi princìpi pur di avere un oggetto così prezioso, con l'idea di rivenderlo e farci un mucchio di soldi per la sua famiglia, era stata irresistibile. Forse aveva allungato una mano e se l'era preso, e poi aveva giustificato con la moglie il suo atto disonesto buttandole lì la storiella della strega.

Helli aveva voluto molto bene a suo padre, ma non era così ingenua da non sapere che l'animo umano poteva essere corrotto, di fronte a una grande occasione.

Il fatto strano, peró, l'inconguenza con tutte le sue ipotesi, era che poi Norman non l'aveva rivenduto. L'aveva portato a casa, e l'aveva occultato in soffitta. Ne aveva paura, le aveva detto sua madre, quasi che quel pendaglio fosse caricato di un'energia negativa e andasse tenuto fuori portata il più possibile.

A Helli venne un principio di emicrania e decise di non pensarci più. L'unica cosa certa era che il monile andava portato via da Midlothian, e ceduto a qualcun altro per un bel mucchio di grana. Gli Hobbit, in effetti, potevano lasciarsi ingolosire da un tesoro come quello. Come diceva Jemma, non avevano gioielli. La loro ricchezza era la terra, da essa traevano i loro profitti, un po' come George Simenon. 
Un popolo contadino e semplice, e per questo facilmente corruttibile.

Proporre un affare del genere ai Nani sarebbe stata una pessima idea: conoscevano molto bene i diamanti, passavano la loro vita nelle miniere e nelle montagne alla loro ricerca e non si sarebbero impressionati di fronte al suo. Gli Elfi, d'altro canto, avrebbero usato la loro furbizia per sottrarglielo a un prezzo molto più basso del dovuto.

Andare a Minas Tirith o a Edoras per offrirlo a degli umani come lei, sarebbe stato un po' come tentare di venderlo lì a Midlothian. Rischioso. 
Le avrebbero chiesto come mai una ragazza così giovane possedeva un gioiello simile, le avrebbero dato della ladra, gliel'avrebbero tolto con la forza e magari imprigionata. Mai fidarsi della razza degli Uomini, la più infima della Terra dopo quella degli Orchi.

Comunque, prima di venderlo andava quantificato il suo valore.

Jemma aveva suggerito di non chiedere meno di cinquemila monete d'oro, ma a Helli sembrava poco. Per lei, a occhio croce ne valeva almeno diecimila, ma poteva scendere a otto.  Con un venticinquesimo di quella somma poteva sostenersi durante la preparazione per l'ammissione a Isengard e il resto, al suo ritorno, l'avrebbe dato a sua madre. 
Jemma Foley non sarebbe dovuta andare più a servizio da nessuno, questo era certo.

Si chiese quanto tempo sarebbe effettivamente passato prima del suo rientro a casa.

Heloise sapeva che ci volevano cinque anni per terminare la preparazione nella Torre d'Orthanc. Dopo questo periodo l'allievo diventava ufficialmente membro dell'Ordine degli Stregoni e benché non avrebbe mai avuto gli stessi poteri degli Istari - Saruman, Gandalf e gli altri - poteva comunque esercitare alcune importanti arti, fra cui la Medicina, la Chimica, l'Erboristeria, l'Astronomia e l'Alchimia.  Conoscenze rarissime in quel mondo e preziose. 

Un anno di ricerche era però necessario per scrivere quel saggio da presentare per l'ammissione. Ora che aveva trovato un modo per avere ingenti fondi, l'altro problema di Heloise era trovare un argomento per il suo scritto.

Un argomento non ancora trattato dalla scienza generale. Già, ma quale?

Aveva pensato di scrivere un libro sugli Elfi, una specie di sunto sulle varie razze. Non esistevano molti saggi su quel Popolo, perché raramente lasciavano che degli estranei entrassero nei loro confini.

Gran Burrone, Boscoverde, il Lindon, il Lothlórien erano territori pregni di storia e misticismo, in cui convivevano appartenenti a diverse stirpi. Proprio quest'aspetto della loro storia l'affascinava: l'interazione fra tutte quelle diverse linee di sangue. Il caso più emblematico era Boscoverde: governato da una famiglia Sindar, i cui sudditi erano semplici Elfi Silvani. Due popoli elfici che si erano fusi in armonia.

Ma, tutto sommato, era un tema semplice, noioso quasi. E non le andava molto a genio l'idea di passare del tempo con gli Elfi: erano furbi, e la loro magia era pericolosa. Non voleva smarrirsi in quel mondo con il rischio di rimanervi invischiata.

Poi, entrare a Isengard era un progetto ambizioso, e ancora più difficile per una donna. Isadora era petulante e ossessiva, ma su un punto aveva ragione: la sua condizione di femmina poteva essere un ostacolo non indifferente. Se l'immaginava Saruman ridere sotto la sua lunga barba bianca, alla notizia che una ragazza aveva fatto richiesta di ammissione al suo prestigiosissimo Ordine.

Doveva perció trovare un progetto più difficile, e magari rischioso. Qualcosa che nemmeno un uomo avrebbe tentato.

"Guarda, guarda...sei mattiniera oggi?" chiese proprio la voce di Isadora. Era sulla soglia della loro camera. Si era già vestita e preparata per andare a lavorare in una casa vicina.

Heloise le si avvicinó. "Non ci vedremo per un anno intero e forse più. Non voglio portare con me i ricordi delle nostre litigate. Perciò, salutiamoci come si deve." e fece per abbracciarla.

Ma la sorella la respinse. "Tu tornerai fra tre giorni al massimo. Affamata e avvilita. Non ce la farai nemmeno ad attraversare il fiume." le disse.

Helli si irrigidí. "Perché deve essere sempre cosí fra di noi? Tu sei mia sorella! Perché non m'incoraggi mai, posso saperlo?!" le rispose.

"Ah, davvero vuoi saperlo?" ribatté a sua volta Isa.

"Sí, lo voglio sapere adesso!" urlò Helli. "Mamma è con me e tu no. Non lo sei mai. Troverei più solidarietà in un ratto!"'

"Perché tu hai sempre e solo pensato a te stessa." rispose Isa. "... non c'é stata una sola volta, da quando papà se ne é andato, che tu ti sia offerta di aiutare me e mamma. Non ti ho mai vista rimboccarti le maniche."

"Lo sto facendo adesso, se non l'hai notato." disse Helli.

"Io ho notato solo che ti stai preparando a vagabondare per la Terra senza fare nulla di costruttivo. Quello che hai in mente é un sogno irrealizzabile e lo sai. Hai convinto nostra madre a stare dalla tua parte con le tue belle parole. Come facevi con papà..." rinfacciò Isadora.

"Lascia stare papá." sibiló Helli. "Sei cosí meschina da metterlo in mezzo perfino adesso."

"Meschina." ripeté Isa. "Non parlerei di meschinità se fossi in te. Non so come ti sei procurata quei soldi ma sono certa che disponi di qualche capitale e che mamma c'entra qualcosa. Ti avverto..." le disse, puntandole un dito contro. "... se scopro che hai qualche nostra proprietà e intendi sperperarla per pagarti questa vacanza...beh, ti conviene non tornare più a casa."

Heloise fece un sforzo immane per mantenere la calma. Doveva soprattutto tenere la bocca chiusa sul diamante. "Beh, se questo é l'atteggiamento che intendi avere, allora meglio farla breve. Ti saluto, sorella." rispose a denti stretti.

"Tre giorni. E tornerai strisciando a casa. Lo so io, e lo sai tu." disse Isa, e afferrato il soprabito, lo indossò e si preparò ad uscire.

"Sarò già lontana fra tre giorni!" le gridò Helli.

Poi si girò a guardare quella stanza vecchia e arredata in modo semplice che l'aveva ospitata per vent'anni. Guardò la finestra, da dove Isa sgattaiolava di nascosto quando lei e Sam s'incontravano di sera, prima che la loro relazione diventasse ufficiale. E lei, Heloise, che fingeva di dormire, e che non aveva mai fatto la spia con la loro madre.

Voleva bene a sua sorella. Le voleva bene, ma stava cominciando a nutrire qualche serio sospetto sul fatto che quell'affetto fosse ricambiato. Non si ricordava neanche l'ultima volta che avevano avuto una discussione serena.

L'accusava di essere un'egoista. Dovresti prenderti le tue responsabilità, le diceva sempre. Helli forse era giovane, ma era comunque arrivata a comprendere che la prima responsabilità una persona l'aveva verso se stessa, e che valeva la pena combattere, per realizzarsi.

"Esce senza nemmeno salutare..." borbottó Jemma, seguendo con lo sguardo Isa che chiuse sonoramente la porta dietro di sé. Poi si giró verso l'altra figlia:  "...scriverai?" chiese.

"Sì. Quando potró. Appena arrivata in un villaggio abitato cercheró qualcuno che ti porti la mia lettera. Ma non angustiarti se non ricevi messaggi. Io davvero non so cosa mi aspetta, mamma." rispose la ragazza.

"Sai che non potró fare a meno di preoccuparmi." ribatté Jemma, sospirando. "Ho perso vostro padre. Se dovesse succedere qualcosa anche a te..."

"Non mi puó succedere niente. Per lo meno, non dagli Hobbit. I mezz'uomini sono innocui come bambini. Mi preoccupa solo di non riuscire a vendere...ecco...quella cosa..." disse Heloise.

"Liberatene in fretta. Ma ricorda, una volta ottenuto il denaro sarai ancora più in pericolo. Una sacca contenente tutte quelle monete non passerà inosservata. Nascondila sotto il mantello." si raccomandó Jemma. "A qualche brigante puó far gola una ragazza giovane e piena d'oro."

"Lo so. Lo so. Tenere nascosti quei soldi sarà la vera impresa, sempre che riesca ad ottenerli. Non vorrei che entrambe stessimo sopravvalutando gli Hobbit. E se non avessero abbastanza denaro?" chiese Helli, dubbiosa.

"Oh, ne hanno, credimi." rispose sua madre. "Ma sono così risparmiatori da nasconderlo. Sono come delle formichine, e non per nulla vivono nella terra."

Un raggio di sole entró dalla finestra.

"Mamma, io devo andare adesso. Devo approfittare delle ore di luce." disse Helli. Sentí un fremito alla pancia.

"S-Sí." balbettò Jemma, che si era ripromessa di non commuoversi. "Prenderai il calesse...? Ah no, che domanda stupida..."

"Sta' calma. Vedrai che andrà  bene. Andrà tutto bene." tentò di rincuorarla la figlia.

Entrambe uscirono in giardino. Helli si caricò la sacca sulla schiena e mise una mano sulla porta dipinta di verde. "Casa...casa mia... chissà quando ti rivedrò." mormorò.

"Non metterla giù cosí dura! Forza. L'hai detto tu stessa: ora o mai più. Ho molta fiducia in te." le disse la madre, aprendo il cancelletto della staccionata che separava la loro proprietà dalla strada.

Heloise uscí un po' tremando. "Dunque, il fiume Brandivino é...é..."

"...a sinistra. Va' a sinistra. Segui il sentiero fino alla grande strada atteaverso le colline. Dovresti arrivare al fiume entro sera. Credo ci sia una chiatta in attesa per chi vuole attraversare. Dovrai pagare il barcaiolo, oppure condurla tu stessa." Spiegó Jemma. "E quando entri nel territorio della Contea, chiedi di parlare col capovillaggio. Gli Hobbit sono organizzati in modo semplice: poche famiglie hanno in mano il controllo delle loro comunità."

"Sì. Ho paura per come mi accoglieranno, mamma." disse Helli, guardando a Est. "Non ho mai incontrato altre genti. Altre razze, cioé."

"Ma tu vuoi diventare una scienziata. Allora preparati a incontrarne molte, di creature strane." rispose la madre, accompagnandola sul sentiero. "Tu sii gentile. Sempre, con tutti. E non avrai problemi."

"Lasciamoci qui. Non voglio che ti stanchi, torna a casa." disse Heloise, abbracciando Jemma. Si tennero strette per quel che sembrò un'eternità.

"Figlia mia, cara... Come mi mancherai!" singhiozzò la signora Foley.

Helli deglutí. Sentiva un groppo in gola pronto a trasformarsi in lacrime. Resistette. "Fa' il favore... salutami Isa. Io e lei non riusciamo più a parlarci. Spero che la distanza ci faccia bene."

"Ma certo. Te l'ho detto: siete sorelle, avrete sempre l'un l'altra." le disse Jemma, portandosi un lembo del grembiule agli occhi per asciugarli. "Buona fortuna, Heloise. Sii prudente, sta' attenta a... tu sai cosa. E non metterlo al collo, mi hai capito? Non indossarlo mai."

"Ovvio. Non andrei in giro con una pietra di quel valore. Qualcuno potrebbe decapitarmi solo per prenderla!" tentò di scherzare la ragazza. Ma vide che la madre non era in vena di ridere.

"Non é solo questo." disse infatti Jemma. "Io temo che quel pendaglio sia maledetto. Non si sa quali forze potrebbe richiamare."

"Ancora con quella storia? Io non ci credo. Quest'aggeggio viene da qualche scrigno di nobili e l'unico pericolo, semmai, é che qualcuno lo riconosca e mi faccia arrestare per furto." rispose Helli. "A presto, mamma. Ce la faró, vedrai."

Jemma Foley alzó una mano per salutare la figlia un'ultima volta, mentre la giovane si allontanava.  Poi, un po' vergognandosene, si accorse di provare una sorta di ... sollievo.

Non perché la figlia più giovane se ne stesse andando, e con lei i nervosismi e le tensioni che aleggiavano in casa ormai da quasi quattro anni, ma perché quella dannata pietra si stava allontanando con lei. E man mano che la figura di Heloise diventava più piccola all'orizzonte, la signora Foley si sentì improvvisamente, e finalmente, libera.

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: Sinden