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Autore: paoletta76    13/01/2020    0 recensioni
Ecco Gubbio, il suo profilo lungo la collina. Laura chiudeva gli occhi, e si apriva la scatola dei suoi ricordi.
Indietro, indietro, fino al suo primo salire lungo quella strada fra le case, fino alla prima volta di fronte alla facciata di pietra della caserma. Poco più di due anni fa.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Piccole Storie'
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- Grazie.. non dovevate far la levataccia per venire ad accompagnarmi al treno..- la mattina dopo, Laura non finiva di abbracciare la sua famiglia.
- Scherzi, bambina..- la moglie del maresciallo sembrava non volerla lasciar andare, mentre suo marito e Patrizia caricavano le valigie sul treno. Una carezza sul viso, la raccomandazione di far buon viaggio e di avvertire quando sarebbe arrivata.
- Sorellina..- Patrizia la strinse forte, ingoiando le lacrime.
- Tornerò ad ogni licenza.- fece Laura - quando si è in licenza, si va a casa, no?
- Torna sempre, a casa, bambina mia..- la signora Cecchini l'abbracciò a lungo, prima di rassegnarsi a lasciarla andare.
- E chiama.- il maresciallo fu l'ultimo, a stringerla forte - e fai la brava.
- Promesso.- lei incrociò due dita sulle labbra. Agitò la mano, si arrampicò sul primo gradino.
 
Fu qui che l'attenzione del maresciallo fu attirata da una figura in arrivo.
- Capitano! - esclamò, come avesse sperato di vederlo arrivare da un momento all'altro.
- Maresciallo.. signora.. ciao..- quello salutò frettoloso i tre, per rivolgere la propria attenzione tutta a Laura, prima che il capotreno fischiasse il via libera - e così..
- E così è andata..- replicò lei, leggera.
Eccolo, il fischio del capotreno. Adesso, o mai più, pensò Massimiliano. Si diede un po' di slancio, e arrivò sul gradino addosso alla ragazza. Le circondò il busto con le braccia, la attirò col viso contro la propria spalla.
- Mi mancherai.- le disse, in un soffio.
- Mi mancherai anche tu..- replicò lei, allo stesso modo. Gli fece tremare il respiro, e gli fermò quasi il cuore, rispondendo al bacio della sera prima.
- Signori..! - il capotreno lo costrinse a scendere, a rimanere a guardarla dal basso del marciapiede.
Un altro fischio, le porte si chiusero e il treno si mise in movimento. I Cecchini salutavano, Laura rispondeva, con le mani attaccate al vetro.
- Io ti amo..- disse lui, appena, poi lo ripeté a voce più alta - io ti amo!
Il treno era già lontano, quasi sicuramente Laura non aveva sentito.
 
Il treno diventò piccolo piccolo, poi più nulla.
- E così se n'è andata..- il maresciallo si rivolse al superiore, con un sospiro pesante.
- Ci vediamo in caserma.- quasi irritato, Massimiliano si allontanò - signora.. ciao..- uno sguardo alla donna, uno a Patrizia, ed era scomparso nel parcheggio della stazione.
- Dì, Nino..- fece la donna - ma l'hai visto, il tuo capitano? l'hai visto, come la guardava?
- E' un pezzo, che la guarda così..- replicò lui.
- E l'ha baciata..! - sorrise Patrizia.
- No. Lei, l'ha baciato. Lasciatelo dire a me che me ne intendo. Lui l'ha baciata ieri sera.- il maresciallo tirò su il naso, con aria fine.
- Papà! - esclamò lei, scandalizzata.
- E che, è colpa mia se tua sorella ha una buona mira? Impara da lei..
 
In caserma lo aspettava la solita aria di sempre. I ragazzi si muovevano su e giù, fra i computer e la carta dei faldoni. Presto avrebbero mandato una faccia nuova, e qualcuno si sarebbe dimenticato degli occhi azzurri di Laura. Lo consolava il fatto di non dover aspettare altro che la prossima licenza, per vederla tornare a casa.
Oltre la porta a vetri, il capitano sembrava l'unico a soffrire davvero, e per estorcergli un sorriso lui prese a raccontargli ogni cosa che la figliola lontana raccontava al telefono: il viaggio lungo e un po' noioso, una caserma piena di ragazzi e ragazze. I turni di notte, le pattuglie a piedi in città, le uscite in gruppo, la piccola festa di benvenuto con cui l'avevano accolta, finita in gavettonata. La compagna di stanza, il nuovo comandante, e un collega giovane e carino che l'accompagnava in discoteca.
 
Un mese, due, e mai una volta che gli avesse riferito che lo salutava, o che chiedeva di lui.
Massimiliano stringeva le mani sulla scrivania, ringraziava con un sorriso un po' forzato. Poi restava solo, e da sotto il PC portatile estraeva quel foglio. Lo prendeva, lo teneva decine di minuti fra le mani, e tornava a nasconderlo dove l'aveva trovato.
Fino a quel 23 Maggio, quando si decise di compilarlo e firmarlo. Poi si alzò, e si sporse fuori dalla porta a vetri:
- Maresciallo!
- Comandi.- Cecchini comparve con la velocità di un fulmine.
- Faccia la cortesia.. mandi questo fax al Comando.
- Sì.- quello prese il foglio, e solo dopo un attimo realizzò cos'avesse fra le mani - ma.. capitano.. è sicuro?- disse, quasi spaventato.
- Sì, Cecchini, sì. Non ce la faccio più.
- Ma.. fra poco viene in licenza..
- Non ce la faccio, a vederla una volta ogni due mesi. Io voglio stare con lei.
- Ma.. con Amanda.. non vi vedevate ogni tanto?
- Cecchini, è un'altra cosa.- sbottò lui -..è un'altra cosa.
- E' che della mia figlioccia è innamorato per davvero.- disse quello, compiaciuto, lasciandolo fare cenno come a dire: eh!
- Ma non è mica sicuro, che la mandino dov'è lei..
- Non importa. La Spezia, no? Quante stazioni ci saranno? Dieci, dodici? Con mansioni per degli ufficiali? Tre, forse quattro. Venti chilometri non è come vederla una volta ogni due mesi.
- Ma.. si può scegliere al massimo la regione..
- Non è come vederla ogni due mesi! - il capitano ribadì il concetto, deciso.
- Faxo subito.- Cecchini si convinse, e partì in direzione segreteria.
- Grazie.- replicò lui, tornando in ufficio.
 
Fu fortunato: quel comando Provinciale aveva un buco, in una posizione dirigenziale. Una mansione discretamente importante, dicevano; dirigente responsabile di una operativa di terzo livello. Una piccola caserma di provincia, ma legata ad altre tramite un link che chiamavano Coordinamento Territoriale Liguria Sud.
Massimiliano firmò fregandosene anche del parere contrario di suo padre, che non sapeva niente e lo trattò con il rancore che si dedica ad un ingrato.
- Andartene per andartene, potevi chiedere l'avvicinamento a casa! - sbottò, trovando il figlio a fare le valigie - e invece vai più lontano.. e in un buco di provincia, poi..! - fece una smorfia di disprezzo - a tua madre hai dato un grande dispiacere; s'è convinta che te ne vai per non averla più fra i piedi.
- Dille che non c'entra niente, che stia tranquilla. Voglio solo cambiare aria, tutto qui.- replicò lui, sbrigativo. Il tempo di salutare quelle poche persone da salutare, poi salì in macchina e sfidando il vento di quel 2 Giugno si lasciò Gubbio dietro alle spalle.
Alla radio davano la canzone con cui l'aveva vista fare le pulizie cantando col manico di scopa. Sorrise, svoltando oltre l'ultima curva e scoprendo da lontano un bellissimo braccio di mare. Un gruppo di villette circondate da giardini, una rotonda. Altri cento metri in discesa, ed ecco l'insegna bianca con scritto carabinieri.
La caserma era davvero piccola, pensò, sollevando lo sguardo. Chissà se aveva davvero fatto uno sbaglio..
 
- Sì? - disse quella voce femminile, oltre il citofono. Gli fece salire il cuore alle tempie.
- Chi è? - ripeté la voce, stavolta dal vivo in direzione della porta d’ingresso. Il cuore di Massimiliano tornò al suo posto: occhi chiari, ma non quelli di Laura.
- Sono.. il capitano Lotti.- replicò. La vide scomparire, sentì un discreto trambusto. Poi scattò la serratura del cancello; lui lo spinse appena e passò oltre.
Sulla porta trovò ad accoglierlo una ragazza bionda, magra magra ed impettita. Per fortuna non aveva battuto i tacchi, pensò Massimiliano. Gli sarebbe scappato da ridere, e in un ambiente sconosciuto non sarebbe stato il massimo della bella figura..
- Benvenuto, signore.- da oltre l'angolo, comparve un giovane che vestiva i gradi d'argento. Lo salutò mano alla fronte ed aspettò la sua risposta prima di accompagnarlo lungo il corridoio - io sono il maresciallo Ferri.  E questa è la squadra.
 
Non c'erano locali molto spaziosi, lì dentro, e quella decina di carabinieri era stata costretta ad una convocazione in quella che doveva servire da cucina e sala da pranzo. Massimiliano li vide rigidi, quasi intimoriti. Si guardò intorno, e sorrise: non ce n'era uno, più vecchio di lui..
- Lo so, cosa pensa.- il maresciallo sembrò leggergli nel pensiero -..una manica di pivelli. Beh.. ho da presentarle un analista DNA, un ex-Ros..- prese a scorrere il dito sugli uomini che aveva di fronte - qualcuno è qui con qualche ferita. Siamo pochi, privi di attrezzature all'avanguardia, ma non importa. Quello che conta, è..
-..Ordine, puntualità e rispetto.- lui lo precedette, serio, enumerando i princìpi che considerava da sempre fondamentali.
- Non necessariamente in queste posizioni.- replicò quello. Gli piacque.
- E.. maresciallo Ferri, mi dica.. come funziona, qui da voi?
- Come una famiglia.- replicò quello, spiccio - regole chiare, e niente saluto o lei ad ufficiali e sottufficiali, escluso in presenza di terzi estranei.
-..Tipo me?
- Dipende.
- Dipende da che?
- Dipende da se ci sta.
- Ci sto.- fece lui, deciso.
Marco aprì le mani come a dire: e allora adesso le presentazioni toccano a te.

- Ok..- Massimiliano si lanciò un'occhiata intorno: i ragazzi s'aspettavano qualcosa, da lui, e non sapere cosa lo stava mettendo in difficoltà. Così decise d'essere semplicemente sincero - mi chiamo Massimiliano Lotti, sono nato a Roma.. sono uno dei più giovani capitani dell'Arma dei Carabinieri, e per arrivarci mi sono fatto il mazzo, anche se qualcuno m'ha accusato d'essere un raccomandato, visto che mio padre è un generale in pensione.- un altro sguardo intorno, e vederli attenti ma non impauriti gli diede più coraggio - che c'ho da dirvi, ancora.. sono stato comandante di Compagnia a Gubbio per quasi tre anni, e adesso sono qui.
- Incompatibilità ambientale? - una delle ragazze se n'uscì con una domanda un po' inopportuna, che strappò una smorfietta al maresciallo.
- Diciamo guasto.- replicò lui, lasciandola sorridere -..tu?
La ragazza rimase per un paio di secondi interdetta, poi partì a scheggia:
- Jessica Moretti. Tirocinio alla centrale operativa di Roma, tre mesi alla stazione di Forte Dei Marmi, sezione Controllo Versilia.. e un anno alla centrale operativa provinciale.
- Incompatibilità ambientale? - lui le girò la domanda.
-..Avvicendamento.- lei fece spallucce. Quella parola ebbe il potere di scurirlo, per un istante. Chissà dov'era adesso Laura, cosa faceva..
Tirò il fiato, e sorrise di nuovo, rivolgendosi al prossimo. Non ce n'era uno, senza una storia con qualche cicatrice. Apparivano forti, carichi di vita, uniti. Davanti a loro, il capitano smise del tutto di sentirsi solo.
- Bene, ecco..- un'occhiata al maresciallo, poi di nuovo a loro - le regole del gioco mi vanno; guai a voi se salutate mano alla fronte o battete i tacchi. E mi chiamo Massimiliano, escluso presenza terzi estranei. Che poi chi sono, 'sti terzi estranei?
- Tutti quelli al di fuori del Liguria Sud.- replicò Marco.
- Cioè?
- Vieni, che ti spiego.- lui guidò il nuovo dirigente fino al proprio ufficio, e con un cenno della mano sciolse le righe.
 
Cena tutti insieme; fare tardi, a discutere attorno al tavolo di programmi di lavoro e valutazioni trimestrali. Poi ritirarsi in camera, in un silenzio quasi assoluto che ricordava da vicino quello del suo trilocale di Gubbio. Lunghissimi minuti a fissare il soffitto, poi gli prese voglia di esplorare. Giù al piano terra, si intravvedeva una luce accesa. Avvicinandosi, riuscì a percepire cinque, sei voci diverse. Cosa potevano combinare, i ragazzi, riuniti in cucina alle due di notte?
I discorsi e le risate s'interruppero di colpo, al comparire del nuovo comandante supremo sulla porta.
- Scusate..- lui si fece avanti grattandosi un po' la testa - ho interrotto qualcosa?
- No, no.. vieni.- Marco lo chiamò con un gesto della mano - vieni, capitano. Siediti.
- Che state facendo? - lui si accomodò su una sedia, incontrando gli sguardi perplessi di un paio di persone ancora sconosciute.
- Meeting notturno.- replicò una ragazza, seduta sul tavolo accanto - ci facciamo due chiacchiere..
-..E ci diamo ai bagordi.- un ragazzo mostrò una torta scomparsa quasi per metà.
Massimiliano aggrottò le sopracciglia.
- Fatta in casa.- quella chiamò il piatto, tagliò una fetta e gliel'allungò - da Jess con le buste della Cameo, ma fatta in casa.
Quella si lasciò stropicciare i codini, facendo le fusa.
- Come questo.- il giovane tirò fuori il limoncello.
- Il piantone che distilla i limoni dal giardino della caserma..- Jessica fece un sospirone, guardando in su. Al capitano scappò da ridere.
- Sì, lo so.. ma dove sono finito..- fece Marco - noi non siamo molto normali.
- Questo l'avevo capito.- replicò lui.
- Sei ancora in tempo per dartela a gambe.
- Non ci penso nemmeno.
- Scusa la curiosità, ma.. si dice in giro che tu abbia fatto richiesta, per farti trasferire qui. Lasciando un comando Compagnia.
- So quello che pensate. Molla una posizione ben più importante, per venire a dirigere un'operativa da quattro gatti quassù. Beh.. ho fatto una scelta. E no, non ho litigato con nessun pezzo grosso, facendomi punire..- il capitano frugò in tasca, estrasse il portafoglio col documento militare. Aprì un taschino, mostrando quella foto stropicciata che Cecchini gli aveva allungato prima della partenza - ho chiesto il trasferimento per stare più vicino a lei.
Jessica s'era confortata col dolce, e si distrasse un attimo per andare a ficcare il naso.
- Umphf! Ma questa è Sasha! - bofonchiò, con la bocca semipiena.
- Eh, sì, è decisamente Sasha.- replicò Marco, passando la foto anche agli altri.
- Sasha? Sasha chi? - fece il capitano.
- Laura.. la mia compagna di stanza.- replicò la ragazza, con la tranquillità di una cosa più che ovvia. Il cuore di Massimiliano tornò a pulsargli di poco sotto la gola.
- Ma.. ma come-? - fece, cercando spiegazioni.
- Vedi, noi abbiamo messo su una specie di.. band.- disse Marco - c'è chi canta, chi suona uno strumento.. così, per passione. Qualcuno s'è divertito a darsi un nome d'arte.
-..E lei è Sasha - Jessica rese al capitano la foto stropicciata - lead voice delle Play.
 
Massimiliano guardò loro, poi la foto, poi di nuovo loro: non ci capiva più niente, adesso..
- Te l'ho detto, che non siamo del tutto normali.- fece Marco.
- E.. e lei.. Sasha.. adesso, dov'è?
- In licenza.
Il capitano provò un gran desiderio di picchiare la testa sul tavolo. Ma come..?! Lui partiva.. e lei andava in licenza..? A Gubbio?! Non era possibile.. Che cos'ho fatto, di male? pensò.
- Dai, capo, non ti affliggere; la settimana prossima ritorna alla base.- l'altra ragazza gli diede una pacca sulla spalla, e fu la prima a dare la buonanotte.
 
Una settimana, trascorsa a conoscere il posto e prendere confidenza con la popolazione, e quasi smise di pensarci. 
Fino alla mattina in cui, scendendo in ufficio, trovò Jess che lagnava, implorando i ragazzi di prestarle una macchina, per andare a prendere la propria compagna di stanza alla stazione.
- Dai, smettila..- le raccolse le spalle e la spinse fuori, circondato dai sospiri di sollievo dei ragazzi - ti ci accompagno io..
 
Se ne rese conto solo quando parcheggiò davanti alla stazione, di quello che aveva appena fatto: Sasha tornava dalla licenza. Sasha. Laura. Oddio, Laura.. cosa.. che le avrebbe detto? E lei.. lei come avrebbe reagito? Per un attimo, fu tentato di mandare avanti la piccola Jess, sganciarle le chiavi della macchina e darsi alla fuga.
- Binario 3.- lei indicò il tabellone, e non gli diede il tempo di fare altro che lasciarsi trascinare verso il sottopassaggio. Il treno era già in arrivo, la gente si muoveva verso le porte.
- Tu vai davanti, io vado di qua.- Jessica indicò i vagoni in coda, e lui annuì dirigendosi verso la testa.
Un treno gliel'aveva portata via, un treno gliela riportava, pensò Massimiliano. Arrivò un po' avanti, cercandola fra la gente che gli scivolava accanto. Niente.
 
- Grazie.- Laura scese da uno degli ultimi vagoni, tirandosi dietro il trolley e cercando fra i tanti il viso dell'amica. Poi la vide saltellare e sbracciare. Sorrise, e la raggiunse:
- Ciao!
- Ciao! Fatto buon viaggio? - Jessica scambiò con lei un abbraccio, le raccolse il trolley e le s'incamminò a fianco.
- Sì.- replicò lei.
- Pesantino! - Jessica diede uno strappetto al trolley.
- I miei ci hanno caricato qualsiasi tipo di dolce esista sul pianeta..
Risero.
- Autobus? - Laura fece per avviarsi al sottopassaggio, poi notò che l'amica sembrava cercare qualcosa e si fermò prima d'imboccare la scala.
- Ho l'autista.- fece quella.
- La macchina?
- No, proprio l'autista. Chissà dove s'è perso; gli ho detto: vai in testa, che io vado in coda.. boh..
Laura rimase un attimo a pensare.
- Scusa; chi è che stiamo cercando? - disse.
- Il capo.- replicò Jessica, sbrigativa.
Lei fece spallucce. Il capo. Mah.. quasi sicuramente il brigadiere. O, perché no, il maresciallo.
Cercò uno a caso fra i due, ma niente. Fino a quando non vide Jessica che, oltre il pilastro, sbracciava verso un tipo alto e più o meno biondo:
- Ooh! Capo! Siamo qui!
 
Il tipo si voltò, incrociò il suo sguardo. Laura lo vide sorridere, levare il passo verso di lei, e il cuore le prese il volo. Mollò la borsa in terra, e gli corse fra le braccia con un grido felice da bambina.
- Ciao..- Massimiliano la tenne a lungo per aria, lasciandosi accarezzare il viso da quelle manine piccole e delicate. Poi la lasciò scivolare a terra, senza perdere il contatto col suo corpo.
- Capitano, capitano!! - lei fece due o tre saltelli che doveva aver imparato da Jess - è venuto..- lo vide piuttosto contrariato, e si arricciò con le mani strette a pugno sui lati del viso, correggendosi al volo - sei, venuto.. sei venuto a trovarmi!
- Sì.- lui tornò a sorridere.
- E.. e quanto ti fermi?
- Ma che, vuoi che me ne vada? - lui sgranò un po' gli occhi.
- Ma no.. quanto resti, così ti porto in giro!
- Un po'.- lui alzò appena le spalle, lasciandole aggrottare le sopracciglia - ho chiesto il trasferimento, Laura.- le si fece fronte a fronte, trovando tutte le parole di cui aveva bisogno - ho chiesto il trasferimento per stare con te.
Lei non rispose; lo circondò con le braccia, gli si strinse col viso sul petto.
- Andiamo a casa? - lui acchiappò una ragazza per lato, e le accompagnò alla macchina.
 
- Cattiva..- dopo un paio d'ore, quasi a buio, la vide seduta sulle scale esterne e la raggiunse, scuotendo la testa con un sorriso.
- Eh..? - lui lo lasciò sedere lì accanto.
- Sei cattiva. Ti aspetto da una vita e non mi hai neanche salutato come si deve.
Lei piegò il viso, arrossendo. Poi le venne un'idea, si alzò in piedi e scattò sull'attenti, battendo i tacchi.
- Noo..! - lui si passò le mani sul viso, sconfitto. Ridendo, lei tornò a sederglisi spalla a spalla:
- Mi sei mancato un casino, capitano.
- A me è sembrato il contrario.- lui fece una smorfietta.
- Non è vero, che non ho mai chiesto di te. Ma forse qualcuno non vedeva l'ora che venissi a correre in Liguria, così ti levavi dai piedi..
Lui si morse le labbra, per una manciata di secondi.
- Disgraziato..- mormorò. Poi sollevò l'indice, come a dire: adesso lo sistemo io. Sfoderò il cellulare, e all'apparire di una voce nota, assunse il suo solito tono da cazziatone:
- Cecchini! Come, chi sono?! Che fa, adesso, lo gnorri? Ma è il modo?! Io faccio le valigie, Laura viene giù e lei non mi dice niente? E chi se ne frega, dei treni che ha preso stamattina! Lei la sapeva precisa, la destinazione! Eh, e non me l'ha voluta dire per farmi fare la figura da scemo! - si staccò un attimo dal cornetto, cercando di non ridere e lanciando a lei un'occhiata - certo, Cecchini, e lo sa che le dico? Che adesso è lei, quello che la vede 'na settimana ogni due mesi, e a me toccano le altre sette! Alla faccia sua!
- Buonasera, maresciallo! - Laura gridò nell'apparecchio allungato dal capitano, lasciando poi che lui se lo riappoggiasse all'orecchio:
- Capito? E' mia e me la tengo, Barbie carabiniere! - quello sorrise, e la conversazione tornò ad essere normale - sì, certo che ha fatto buon viaggio. Bellissima ragazza, lo so. Gliela passo, così vi saluta.
Laura parlò col maresciallo, poi con la moglie e con Patrizia. Raccontò di aver dormito per quasi tutto il viaggio, e dei dolci graditissimi dagli amici tanto da essere quasi tutti già spariti. Chiacchierò un po', salutò promettendo di sentirsi prestissimo. Passò indietro il telefono, e mollò un pattone al capitano quando lo sentì sospirare:
- E certo, che la invito al matrimonio! Che, mé scordo?
Lui salutò, mise giù e passò due minuti a massaggiarsi il braccio:
- Ahio! Ma che, sei diventata manesca? Ora per farti perdonare mi porti a cena!
- Sì, ciao.. sono di servizio.- lei si alzò, avviandosi verso gli alloggi.
- Come, sei di servizio.. sei appena arrivata! - lui fece perno sui fianchi, cercando spiegazioni.
- Zero-sei, capitano. Qui tocca anche alle donne.
- Va bè, ma-
- Ci vediamo domani.- un bacio sulle labbra, e lei si allontanò con la stessa leggerezza della prima volta in cui l'aveva vista.
 
Massimiliano si lasciò andare sdraiato viso al cielo. Il vento era cessato, e le nuvole lì sopra non promettevano niente ma niente di buono.
Una goccetta, due. Un gocciolone, un miliardo di goccioloni fitti fitti. Il capitano sorrise, si lasciò bagnare un po' prima di correre a rifugiarsi oltre la porta d'ingresso.
In ufficio la luce era accesa, si sentiva in sottofondo la radio accesa dal piantone. Insieme al suo fischiettare fra un faldone e l'altro.
 
Lotti sorrise di nuovo. Benvenuto a casa, si disse, prima di scomparire oltre la porta del comando stazione.
 
  
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