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Autore: paoletta76    14/01/2020    0 recensioni
Il capitano ha lasciato Amanda, ed è felice.
Patrizia ha trovato il suo amore, ed è felice.
Sua madre già la vede con l'abito da sposa, e sprizza gioia da tutti i pori.
L'unico che non è felice sono io.
Porto gli ingombranti nomi dei miei nonni, dietro al mio. Marco Severo Antonio. Nessuno mi ha mai chiamato col mio nome.
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Patrizia Cecchini, Sorpresa
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Piccole Storie'
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Il capitano ha lasciato Amanda, ed è felice.
Patrizia ha trovato il suo amore, ed è felice.
Sua madre già la vede con l'abito da sposa, e sprizza gioia da tutti i pori.
L'unico che non è felice sono io.
Porto gli ingombranti nomi dei miei nonni, dietro al mio. Marco Severo Antonio. Nessuno mi ha mai chiamato col mio nome.
Sono quello che viene comunemente definito un 'nerd'; lo sono sempre stato, fin dalle medie.
Di quelli che indossano il maglioncino a scacchi quando gli altri portano la camicia mimetica, o i pantaloni grigi con la riga quando vanno di moda i jeans strappati.
Alle superiori ero la lode dei professori e i miei compagni mi detestavano, lasciandomi isolato quando mi andava di fortuna.
Ho imparato a memoria stecche infinite di Divina Commedia, ma non farò mai innamorare una ragazza. E soprattutto, lei non si innamorerà mai di uno come me. Non mi piangerà nemmeno, quando saprà che sono morto compiendo il mio dovere.
Io la amo. La amo da sempre, da quando scendeva in Sicilia tutte le estati, per le vacanze. Siamo cresciuti insieme, abbiamo giocato insieme. Lei a tredici anni è sbocciata come una rosa e io sono rimasto lì ad ammirarla, vivendo ogni anno nella speranza di poterla rivedere per quelle tre settimane.
La amo. E non glielo potrò mai dire. Non vedrò più il suo sorriso, i suoi riccioli di seta.
Il sangue mi lascia, pian piano. La voce che mi chiama si fa sempre meno distinta, più lontana. Lei non se ne accorgerà nemmeno, che non ci sono più.
 
- Presto! chiamate un'ambulanza! -l'urlo del maresciallo echeggiò attraverso lo spiazzo, ed oltre, verso la boscaglia intorno a quel casale. Qualcuno si mosse, mentre altri erano ancora impegnati nella ricerca del fuggitivo. Lui doveva occuparsi di quel ragazzino.
Non aveva mai visto il sangue di un collega, in trent'anni di servizio. Adesso ne aveva cosparse mani e divisa, e sentiva che, se nessuno l'avesse aiutato in fretta, il panico l'avrebbe stretto in pugno impedendogli di fare un'altra mossa.
- Severino.. Severino!
 
Smettila di chiamarmi col nome di mio nonno..
 
Gli occhi del ragazzo restavano liquidi, vuoti. Le sue braccia abbandonate contro il grigio del terreno. Il suo respiro quasi nullo.
- Lasci, maresciallo. Lasci a me.- quella voce lo scosse dall'intrico dei propri pensieri - dobbiamo portarlo via di qui.
Il capitano insisteva. Si piegò sulle ginocchia, fece scivolare il corpo del giovane contro di sé, poi uno scatto e lo raccolse fra le braccia. Sembrava un gigante, pensò Cecchini. Un gigante con in braccio un bambino.
 
Perché questo era, suo nipote. Poco più che un bambino..
 
- Il proiettile ha perforato lo stomaco; sarà un intervento molto, molto delicato. Pregate per lui.- queste, le parole di uno dei medici in corsia. Aspre, dirette come una pugnalata.
Il maresciallo abbassò il viso, cercando di evitare che gli altri intorno vedessero le lacrime.
- Che dirò a sua madre..?
 
Gliel'avevano affidato col cuore, e lui col cuore l'aveva accolto in casa. Non poteva, non aveva le parole per dire ai suoi cugini che il loro unico figlio non ancora venticinquenne forse non avrebbe passato le ventiquattr'ore..
 
Il telefono squillò in piena notte, percuotendo il sonno già labile delle donne di casa Cecchini.
- O mio Dio.. o mio Dio.. fa’ che non sia successo niente..- Caterina si alzò, e tremante raggiunse il corridoio. Non era la prima volta, per lei: la voce di suo marito che le annunciava un'azione, che non sarebbe rientrato alla solita ora. La lunga notte, la lunga attesa a pregare. Il cuore gonfio di paura e le lacrime agli occhi.
Il tempo era passato, Nino era invecchiato e passato di grado, e gli appuntamenti con quella tensione erano andati pian piano diradando.
Adesso, per la prima volta in tanti anni, alla telefonata che annunciava un'azione seguiva quella che Caterina definiva l'altra.
 
Patrizia si alzò a sedere sul letto e si mise in ascolto. Ecco. Questa volta, era arrivata anche l'altra. Un peso giù dal cuore allo stomaco. Era successo qualcosa a papà.
- Patrizia.. Patrizia..- sua madre comparve nello specchio della porta. Le tremava la voce.
- Mamma.. - lei si sollevò in piedi, di scatto - papà.. papà sta bene?
La donna annuì, appena. Strinse le mani fra loro, prese il respiro:
- Hanno sparato a Severino..
 
  
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