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Autore: Pontomedusa    18/01/2020    0 recensioni
“Al chiar di luna
Tremo, la distruzione
È sì bellezza.”
“Il sole brucia
Gli occhi, come gli aghi che
Ora son in lei.”
“Non c'è più sangue
Guidami tu, io sono
Fuori controllo.”
“Succede adesso,
Ma fuori di qui; sono
Il Minotauro.”
Il detective Nathan Adler deve trovare il colpevole dell'omicidio della giovane Baby Grace Blue; ma forse, prima ancora, deve stabilire se sia crimine o arte.
(Liberamente ispirato al concept album 1.Outside di David Bowie)
Genere: Horror, Song-fic, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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13. Thru' this architect's eye

 

“Dov'è Ramona?” chiede Stierman.

Nathan alza la testa dal tavolo su cui sta lavorando.

“L'ho rimandata a casa. Bentornato, Pete. Hai avuto una buona giornata?”

Stierman scoppia a ridere.

“Non so chi sia più improbabile, nel ruolo di mogliettina, se tu o Ramona.”

“Probabilmente, lei. E comunque, non devi prendere quella faccenda della famiglia così alla lettera.”

“Vero,” dice Stierman, con un sorriso. “Cosa stai combinando?”

“Sto lavorando sul nostro prossimo progetto. Vieni a vedere.”

“Molto volentieri,” dice Pete, e si avvicina al tavolo di Nathan.

“Guarda,” dice Nathan, e si alza dalla sedia per fare posto a Stierman.

Quando Pete si siede e china la testa sul tavolo, per esaminare i microamplificatori che ci sono appoggiati sopra, Nathan ne approfitta per colpirlo alla nuca abbastanza forte da fargli perdere i sensi.

 

“Sei sveglio, Stierman?”

“Sono sveglio da un'ora, Adler,” ringhia Pete, legato a una sedia con delle fascette da elettricista. “Sei tu che hai appena ripreso conoscenza.”

“Giusto,” dice Nathan, e si alza dal pavimento. “Meno male che sono riuscito a finire di sistemarti, prima di perdere i sensi. Non credi?”

Nathan recupera dal tavolino un paio di flaconi, e butta giù una manciata di pastiglie per uno.

“Si può sapere cosa cazzo credi di fare, Adler?”

“Chiamami Ciclope. Lavoro al mio nuovo progetto, naturalmente. Ne avevamo parlato, ricordi?”

“Slegami subito, Nathan. È chiaro che sei confuso. Non è colpa tua; dipende da tutta quella merda che ti fai. Lascerò correre, per questa volta, se...”

“Falla finita, Stierman. Sei tu, il mio nuovo progetto. Tu hai fatto di me il Ciclope, e io farò di te il Minotauro.”

“Ah...è per questo, allora. Non devi prenderla così male...Lo abbiamo fatto per il tuo bene. Per farti arrivare al tuo zenit.” Stierman esita un attimo, come se si ricordasse solo ora di un certo dettaglio. “Non hai mandato Ramona a casa, vero? Cosa cazzo ne hai fatto, di lei?”

“Davvero ti importa qualcosa di lei?”

“Mmm...No. Sono solo curioso.”

“Non preoccuparti, per Ramona. Tutto a tempo debito. Occupiamoci di te, adesso, Minotauro.”

Pete comincia ad agitarsi sul serio, quando Nathan prende il trapano e lo mette in funzione.

“Ehi...Ehi! Cosa vuoi fare? Non avvicinarti!”

“Farò di te un vero Minotauro, Stierman. Sai quanto ho dovuto girare, oggi, per trovare delle vere corna di toro?”

“Che tu abbia dei seri problemi, Adler, è chiaro; ma rivoltarti contro di me, contro il tuo maestro...”

“Mettiamola così, allora: l'allievo ti ha superato. E davvero credevi che vi avrei permesso di ammazzare mio figlio e farlo a pezzi?””

“Lasciami! No! Non farlo, Ciclope! Ti prego, Nathan, no...”

Nathan scopre con stupore che un essere umano può vivere ancora parecchi minuti, dopo avergli trapanato il cranio in più punti.

 

Nathan fa un passo indietro, e ammira la sua opera. Ha fissato le corna di toro avvitandole al cranio di Stierman; e, in fondo, l'espressione di terrore che gli è rimasta congelata sul volto, al momento della morte, aggiunge fascino al tutto.

Nathan attiva i chip di memoria, connessi ai microamplificatori che ha nascosto all'interno delle corna. Se i suoni gracchianti e distorti venissero ripuliti nel modo giusto, si potrebbe sentire:

Penso, 'Quelle courage!'

Lei era così fredda,

Nessun ritorno.”

Pugno d'amore,

La stretta della vita,

Io, il Ciclope.”

Farà un figurone, di fronte all'ingresso del dipartimento di polizia, dove ha intenzione di lasciarlo. Peccato che sarà un'installazione temporanea, visto che, preso dalla foga dell'ispirazione, non ha pensato ad imbalsamarlo.

Solo ora, Nathan si rende conto che c'è qualcosa di strano, ma non riesce a dire cosa. Ci impiega un po' a capire di cosa si tratta.

Silenzio.

È il silenzio, a cui non era più abituato. Finalmente, le martellate nella sua testa si sono fermate.

Nathan si scopre a fischiettare, mentre va a recuperare Ramona dalla cassa dove l'ha rinchiusa mentre era ancora addormentata.

“Cristo, Nathan!” sputa fuori lei, appena lui apre il coperchio. “Cosa cazzo stai facendo? E cos'erano quelle urla?”

“Una piccola disputa artistica fra me e il Minotauro,” risponde lui con calma.

Negli occhi di Ramona comincia ad affiorare la paura.

“Cosa gli hai fatto, Nathan?”

“Sono veramente deluso da voi due,” dice Nathan. “Volete essere artisti, ma non volete essere arte.”

“Cosa vuoi farmi, Nathan?”

Ramona cerca di uscire dalla cassa, ma Nathan le blocca i polsi con una mano e le preme l'altra su una spalla, rimettendola seduta. Oltre a essere parecchio più alto di lei, Nathan ha scoperto di avere un'inedita forza di nervi che evidentemente gli arriva dall'ispirazione.

“Ho un paio di idee, Ramona. Non preoccuparti. Sarai bellissima.”

“Lasciami andare, Nathan! Non farmi male! Non farci male...!”

A queste parole, Nathan lascia andare i polsi di Ramona. Lei si poggia una mano sul ventre, in un gesto di protezione materna che non le si addice affatto.

“Non voglio fare male a mio figlio, Ramona. È proprio per lui che lo sto facendo, capisci? Lo devo proteggere.”

Nathan prende Ramona fra le braccia e la tira fuori dalla cassa, sollevandola come una sposa.

“Sì, Nathan,” dice lei, mettendogli le braccia intorno al collo. “So che avrai cura di noi. So che...”

“Non capisci, Ramona. È da te, che lo devo proteggere.”

   
 
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