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Autore: Roberto Turati    19/01/2020    0 recensioni
Storia ideata e iniziata dal mio amico Jack02forever, autore su Wattpad, scritta in collaborazione tra lui e me.
 
[Monster Hunter World + Monster Hunter Stories]
 
Ambientata tra Monster Hunter World e MHW Iceborne. Quattro mesi dopo la sconfitta dello Xeno'Jiiva, la Commissione di Ricerca continua ad operare serenamente nel Nuovo Mondo. Ma una minaccia colpisce l'ecosistema: l'Orrore Nero, una malattia nata in un'estensione recondita del Vecchio Mondo, che affligge i mostri e li rende estremamente pericolosi. Per rimediare a ciò, la Gilda manda un Rider dal villaggio di Hakum, affinché aiuti la Commissione a debellare la malattia. Ma per Xavia Rudria, una cacciatrice della Quinta Flotta, la giovane Rider che si è offerta per l'incarico si rivelerà molto di più di quello che sembra...
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La Commissione di Ricerca'
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Al confine occidentale degli Altipiani Corallini, Irene e Hono si stavano avvicinando alla zona rocciosa in cui si sarebbe svolto il conflitto. La Rider aveva avuto modo di ammirare il meraviglioso panorama delle foreste di coralli e le adorabili bestiole endemiche che ci vivevano, ma non incontrò nemmeno un mostro. Non aveva trovato anima viva, da quando aveva lasciato l'aeronave della Terza, il che le faceva venire un'ansia opprimente. Dopo qualche ora di cavalcata, il terreno cambiò composizione e Irene strinse con forza le redini del Midogaron, agitata: erano arrivati ad un'enorme parete rocciosa piena di incavi e rilievi. Irene guardò a terra e notò che c'era una netta separazione tra i tipi di suolo, tanto che pareva uno spartiacque: il terreno grigio degli Altipiani Corallini si interrompeva improvvisamente, lasciando posto ad uno strato di argilla bruna. Non c'era una singola pianta, quella poca erba che spuntava dalla creta era gialla e secca. Irene scese da Hono per osservarla da vicino; afferrò degli steli, ma si polverizzarono appena li strinse fra le dita.

"L'Orrore Nero dev'essere vicino" pensò Irene.

Infatti, ricordava bene le piante che appassivano al passaggio del Nargacuga infetto che aveva attaccato Hakum, tanti anni prima. 

«Ci stiamo avvicinando. Cerca di stare attento» sussurrò a Hono.

La vegetazione secca sembrava quasi indicarle la direzione da seguire: come una freccia, puntava verso una gigantesca spaccatura nella parete rocciosa che era l'imboccatura di una galleria. Hono si accucciò per invitarla a tornare in sella, ma Irene scosse la testa.

«Mi sembra troppo facile. Non possiamo entrare dalla porta principale: potrebbe essere una trappola. Scaliamo la parete! Sarà più sicuro. Sarà una trentina di metri e non è molto ripida... suvvia, Hono, non guardarmi così!» disse offesa, quando il Midogaron la fissò scosso.

Lui non era la scelta migliore per le scalate. In velocità non lo batteva nessun mostro dei loro contingenti, ma soffriva di vertigini a causa di un vecchio trauma di quando era un cucciolo: era caduto da un dirupo sulle montagne di Pokke dopo una valanga causata da un Blangonga e un Lagombi che combattevano. 
Irene sbuffò e gli accarezzò la criniera: 

«E va bene, passiamo da qui. Però stai pronto a scappare, intesi? Mi fido del tuo gene di Nargacuga, ma è meglio non rischiare»

Hono abbaiò contento e le leccò le mani. 
La ragazza trattenne una risatina e se le asciugò sul suo pelo.

«Allora facciamo in fretta. Lucille non vuole che tardiamo troppo e io non ci tengo a farmi imprigionare»


Rimontò in sella e il Midogaron imboccò la galleria al galoppo. Era molto più corta del previsto e tornarono alla luce dopo appena una manciata di secondi. All'improvviso, Irene sobbalzò e tirò le redini del mostro. Hono sbarrò gli occhi e inchiodò di colpo, frenando con una derapata. Irene faticava a credere al paesaggio che si era trovata di fronte: sembrava letteralmente un'enorme arena naturale. Dopo l'uscita della galleria partiva un sentiero in discesa che proseguiva in una serie di tornanti. Se non si fossero fermati, sarebbero rotolati giù a causa della ripidità scoscesa. In fondo al pendio, il terreno tornava regolare, pianeggiante e duro, scavato tra due pareti rocciose come un enorme fiordo asciutto. Sul lato opposto, le pareti non si incontravano, ma si distanziavano ancora di più.

"Dunque sarà questo il campo di battaglia" pensò Irene, scendendo da Hono.

Si avvicinò alla sporgenza e si inginocchiò sul bordo. Prese il binocolo e cominciò a scandagliare tutta la zona: vide delle tende, l'accampamento secondario dei Rider corrotti. La loro base era Astera, quello era solo il posto in cui stavano radunando i mostri per la battaglia. In mezzo al campo spiccava una tenda più grande e sfarzosa, chiaramente quella di Xander. Accanto ad essa vide tre mostri: un Brachydios, un Barioth e un drago spinoso che non aveva mai visto nel Vecchio Mondo, a cui mancava la coda. Il Brachydios stava rannicchiato lontano dagli altri due mostri e li guardava con disagio e fastidio, mentre le due creature stavano insieme ed erano infette. Irene accese
 il focus al suo orecchio e cominciò la scansione dell'avamposto. Tutti gli umani lì presenti furono evidenziati in giallo e lei poté vederli anche attraverso le tende. Tutti i mostri della base, eccetto il Brachydios, furono rilevati in viola. 

"Strano, non è mai successo" pensò Irene. 

Una volta tornata a casa dall'ultima avventura, aveva chiesto ad un esperto in materia dalla dimensione delle Macchine se poteva potenziare il focus per permetterle di identificare anche i mostri del mondo dei cacciatori. Lui ci era riuscito dopo vari tentativi e molto tempo, sia per le prove che per inserire correttamente i dati sui mostri. Quello, però, era stato facile: era bastato fare la scansione delle pagine della Mostropedia per registrare le specie del Vecchio Mondo nel focus. Ora che ci pensava, doveva chiedere agli eruditi di Astera se poteva scansionare anche le loro enciclopedie sul Nuovo Mondo... ma si stava distraendo troppo, quindi tornò a spiare il campo nemico. 
Identificò subito il Barioth e il Brachydios, evidenziando i loro punti deboli, ma il drago con le spine e le corna era completamente sconosciuto anche al focus. Di solito, però, i mostri apparivano in rosso, non in viola.

"Forse rileva l'Orrore Nero" ipotizzò l'albina.

Grazie alle scansioni del focus, poté appuntarsi sul libretto delle note di caccia il numero dei Rider corrotti e le specie di mostri che tenevano con loro, anche se si mangiava ancora le mani per non saper riconoscere i mostri nativi del Nuovo Mondo. 
Hono, dopo qualche secondo, prese a ringhiare e puntò lo sguardo sulla cima della parete orientale della vallata. Irene si interruppe, alzò il capo e lo vide. La sua vista la fece rabbrividire, nonostante non lo vedesse ancora nei dettagli a causa del focus ancora acceso: scorse un ammasso nero a forma di enorme drago sulla cima del costone. Spense il congegno e si riparò al fianco di Hono, sfoderando il falcione insetto d'istinto. Il drago era sdraiato a sfinge, teneva le zampe incrociate e le ali rilassate lungo i fianchi. Era diverso da come si era incarnato alle rovine di Zalam: era diventato molto più grande e possedeva diversi dettagli differenti, come le corna e le placche gialle, ma non c'erano dubbi.

«Il Makili Nova» mormorò Irene. 

Si portò una mano alla bocca a pronunciare quel nome. Il mostro che era la causa di tutti quei guai, il parassita che aveva portato lei e ai suoi amici le più grandi sventure delle loro vite: Cheval e sua madre, Yuri e la sua esecuzione sventata per poco, Avinia e la distruzione del suo villaggio, tutto il caos generato alla sua rinascita e le innumerevoli vittime, tra umani e mostri, e la pandemia nel Vecchio Mondo. 
In cuor suo, Irene voleva combatterlo. Voleva far saltare tutto per aria, avrebbe voluto attaccarlo; ma, nonostante la distanza, riusciva a percepire lo sguardo del Flagello Nero posato su di lei. Si sentì mancare: in quegli occhi rossi percepiva arroganza, altezzosità: la stava provocando. Irene rinfoderò l'arma e sibilò:

«Non ci casco, bastardo. Non più. Andiamo, Hono! Abbiamo fatto abbastanza. Ormai siamo stati scoperti. Non ha ancora dato l'allarme, ma non voglio essere qui quando lo farà» 

Il Midogaron ringhiò, ma era d'accordo. Il Makili Nova li stava osservando in silenzio come un ravvoltoio. 
La ragazza saltò sul dorso di Hono e lui si voltò, pronto ad allontanarsi. Irene si sistemò ma, prima di dare l'ordine, si voltò un'ultima volta per guardare il Makili Nova. Non capiva perché non allertasse i mostri, ma non era il caso di aspettare e scoprirlo. Hono uggiolò, terrorizzato: era nato dopo la seconda venuta del Makili Nova, quindi non aveva idea di quanto quel parassita avesse marchiato la vita dei Rider. Si voltò lentamente, per poi darsi lo slancio e cominciare a percorrere la strada da cui erano arrivati al contrario. La missione era stata un successo, nonostante fossero stati visti dal Makili Nova, quindi Irene non era preoccupata. Non sapeva nemmeno se quel mostro presuntuoso e distruttore si ricordasse di lei. 

Il Makili Nova ringhiò quando vide quella bestia zannuta allontanarsi con la piccola umana. La ricordava benissimo: lei e il suo Glavenus avevano tagliato la sua coda e falciato le sue ali decine di volte. Era cresciuta, come l'erede di Redan. Xander gli aveva riferito che erano passati due anni dalla sua seconda morte; ma il suo rancore, la sua furia e la sua sete di vendetta nei confronti di quegli umani e i loro mostri ardevano ancora. Avrebbe sicuramente dato l'allarme appena l'avesse vista, se solo non fosse preoccupato per qualcos'altro. I Rider erano delle nullità e i cacciatori erano ancora più scarsi, eppure tra loro aveva percepito qualcosa di molto più pericoloso del Miracolo Bianco.

Gli alleati di Redan non mi spaventano, questa volta sono molto più forte. Quei piccoli umani e i loro mostri moriranno, non avrò nessuna pietà!

Asta era appena atterrato alla Landa dei Cristalli, direttamente di fronte all'entrata delle gallerie che erano state la casa di Mikayla per mesi. Scesero entrambe dal dorso del wyvern-libellula e Xavia si sgranchì mentre la sorella di Xander accarezzava gentilmente la testa del suo mostro.

«Resta qui a fare la guardia, capito?» gli disse.

L'Astalos gracchiò e fece vibrare le ali per far vedere che era pronto ad affrontare qualsivoglia minaccia. 
Mikayla gli sorrise gentilmente:

«Grazie, Asta. Sei sempre il migliore»

Lo lasciò e raggiunse Xavia, che stava osservando l'ingresso delle gallerie con le mani sui fianchi.


«Scusa se ti ho chiesto di accompagnarmi. Dovevo sapere che a rivedere questo posto ti...» 

«No, fa niente, sul serio. Ho deciso io di venire. Gradirei solo che ci sbrigassimo» la interruppe Xavia.

«Va bene» 

Mikayla entrò per prima. Xavia la seguì dopo aver dato una rapida occhiata all'Astalos, che la guardò con aria apparentemente mortificata.

«Sai, ieri ho dormito molto meglio che in qualsiasi notte passata qui negli ultimi nove mesi» disse Mikayla, in un goffo tentativo di conversare.

Xavia sollevò un sopracciglio, perplessa:

«Nove mesi? Siete arrivati insieme alla Quinta? Penso che me ne sarei accorta, se ti avessi vista prima d'ora»


«Io, Ben e Felix abbiamo usato dei documenti falsi per imbarcarci, poi abbiamo approfittato dell'attacco dello Zorah Magdaros per allontanarci. Xander si è fatto portare dai suoi Plesioth, invece. E poi tu eri troppo impegnata con le tue cacce per accorgerti di me. Ti dirò, in realtà sono stata ad Astera un sacco di volte: provavo ad accettare più taglie possibile per la ricerca sui Draghi Anziani. Una volta ci siamo quasi parlate: mi ricordo che stavi tornando da una caccia al Kirin con quel ragazzo, il fidanzato di Occhi di Sangue»

«Scusa, ma non me lo ricordo. Sulla nave non mi ero ancora ripresa del tutto dalla storia con Xander. Ricordo di aver passato tanto tempo da sola o in compagnia di Hana e Watter»

«Chi è Watter?»

«È il mio compagno Felyne, l'ho conosciuto nel Vecchio Mondo. Aveva visto che ero sempre triste e ha deciso di aiutarmi, quindi col tempo siamo diventati soci. Però è da parecchio che non caccia con me, ha deciso di unirsi ai cacciaprede ed è sempre all'aeronave della Terza»


«Capito. Comunque, non mi dispiace che non ci siamo mai incontrate. Anzi, non immagino cosa sarebbe successo se mi avessi scoperta. Forse sarei stata proprio io a distruggere la nave, non lo Zorah Magdaros»

«Saresti arrivata a tanto?» 

«La missione era tutto, per l'altra me. Avrebbe fatto un genocidio, se Xander l'avesse voluto»

«Oh! Ehi, guarda chi c'è!» disse all'improvviso una voce sconosciuta. 

Senza accorgersene, erano arrivate alla camera principale e vi incontrarono l'Esploratrice della Prima. Aveva messo lo zaino sul tavolo e stava leggendo le note e i progetti di Xander. Xavia si sarebbe aspettata tutto, meno che quello:
 

«Che ci fa lei qui?» chiese, con un sorriso. 

L'Esploratrice ridacchiò e fece spallucce:

«Ho visto uno strano viavai di mostri uscire da queste gallerie per parecchio tempo, mentre svolgevo alcune ricerche. Adesso mi sembrava una buona occasione per ispezionare questo luogo! Ho trovato qualche documento, ma nulla di eccezionale. Chi è lei?» chiese, notando Mikayla.


«Le presento Mikayla» 

Mikayla, un po' in imbarazzo, tentennò un po' e farfugliò: 

«Salve, piacere di conoscerla, ehm...»

«Sono l'Esploratrice della Prima Flotta. Rilassati! Non mordo mica!»

«Mi scusi. Be', vado a prendere la mia armatura»

Mikayla sospirò e imboccò una galleria, senza aggiungere altro.


«Sta bene? Mi sembra un po' tesa» chiese l'Esploratrice.

«Siamo tutti in una brutta situazione: abbiamo perduto Astera» sospirò Xavia.

«Cosa?»

Xavia riassunse come meglio poté tutti gli avvenimenti che erano successi dall'inizio dell'epidemia di Orrore Nero. L'Esploratrice era sempre in viaggio, era normale che si perdesse dei grossi pezzi. A
scoltò in silenzio, mentre Xavia raccontava tutto. La cacciatrice dai capelli viola tralasciò giusto qualche dettaglio superfluo, ma l'espressione sopresa che l'Eploratrice assunse quando sentì che Xander aveva fatto esperimenti su degli umani per conferirgli abilità dei mostri fu indescrivibile. Il suo lato curioso stava emergendo, quando finalmente Mikayla tornò da quel cunicolo. La sorella di Xander tirò un sospiro di sollievo, ora che indossava la sua armatura di Zinogre.

«Molto meglio!» sorrise.


«Mikayla, giusto?»

«Sì» 

«Potresti farmi vedere i tuoi poteri da Zinogre? Xavia mi ha...» 

«Xavia! Devi per forza dirlo a chiunque?» protestò.

Non le piaceva stare al centro dell'attenzione e lo sguardo curioso con cui l'Esploratrice la stava fissando la innervosiva.


«Certo che devo: più persone sanno delle tue abilità meglio è. Non si creeranno fraintendimenti o cose simili, quando ti vedranno fulminare mostri a mani nude» si giustificò lei

«Hai ragione, scusami. Lo sa, signora, credo che andrebbe d'accordo con quel bracconiere: mi ha fatto la sua stessa domanda appena ne ha avuto l'occasione» 

«Parli di Carson? Lo conosco! Xavia, come sta quel gran galantuomo?» chiese alla cacciatrice, con sguardo appassionato.

Xavia trattenne a stento una risata:

«È molto allegro, da quando avete avuto quell'appuntamento galante»

«Lo immaginavo, lo sono anch'io!»

«Oh, non mi aspettavo che vi conosceste» mormorò Mikayla, arrossendo.

«Anche tu potresti farci amicizia, sai? Quell'armatura di Zinogre attirerà di sicuro la sua attenzione. Ora mi mostri le tue capacità?»


«Va bene» sospirò Mikayla.

Si allontanò da loro di qualche passo, camminando all'indietro.

«Non statemi troppo vicine, non voglio colpirvi per sbaglio o che si propaghi e finisse per toccarvi: non ho l'esperienza dell'altra me»

Prima che l'Esploratrice, confusa, potesse domandarle cosa intendesse, Mikayla socchiuse gli occhi e sollevò le braccia. Dopo qualche secondo, poterono tutte udire un crepitio. Il rumore crebbe e crebbe fino a diventare molto intenso: appena qualche secondo dopo, sulle braccia di Mikayla si formarono delle scariche elettriche azzurre che attraversavano avanti e indietro i suoi parabraccia. L'Esploratrice era molto emozionata, lo si capiva dal suo sguardo. Alla fine della dimostrazione, quando la donna-Zinogre disperse la corrente, si mise le mani sui fianchi e la guardò con un'espressione ammirata.

«Non vi tratterrò oltre, ragazze. Tuttavia, mi piacerebbe proprio vederti in azione! Dici che prima o poi me lo concederai?»

Mikayla arrossì, prima di annuire con un ampio sorriso:

«Ma certo! Sarei felice di mostrarglielo! Deve solo dirmelo con un po' di anticipo, così avrò la possibilità di prepararmi e scegliere una taglia adatta»

«Allora ci conto. Alla prossima!»

Verso sera, Asta raggiunse finalmente l'aeronave della Terza. Mikayla era stata contentissima per tutto il viaggio di ritorno. Ogni volta che Xavia la guardava, vedeva sul suo volto quel sorriso colmo di gioia. E, per qualche motivo, anche lei si sentiva sollevata dal fatto che sua cognata stesse bene. In passato avrebbe voluto solo vederla soffrire e morire, ma si sentiva quasi pronta a perdonarla, a garantirle che aveva smesso di odiarla. Stava ancora pensando al modo migliore per dirglielo, ma non fece in tempo: stavano ormai sorvolando i nuovi accampamenti nei dintorni dell'aeronave, quindi pensò che avrebbe solo atteso un altro giorno. Sceso a terra, Asta attese che le due scendessero dalla sua schiena, prima di sgranchirsi e scuotersi tutto, emettendo un versetto stanco.

«Ho capito, ho capito - gli sorrise Mikayla - Ti porto a dormire. Ci vediamo, Xavia!»

«Notte, Mikayla»

Anche lei stava per prendere la sua strada per cercare Yuri, quando Lucille corse da lei.

«Signora Aros!» la chiamò, ansimando.

Aveva il fiatone, tanto che, raggiunta la donna (scossa per essere stata chiamata "signora Aros", che era tremendo), si poggiò le mani sulle ginocchia, tentando di ripredersi.


«L'ho cercata dappertutto!»

«Cos'è successo?»

La Rider pareva molto preoccupata. Xavia poggiò la mano sulla spalla della ragazza, ma lei le afferrò il braccio e la strattonò:

«Si tratta di Yuri! Ha detto di venire a cercarla perché è l'unica a poterla aiutare!» disse Lucille, in fretta e furia.

La donna trasalì, sconvolta, ma decise di non chiedere altro. 

«Muoviamoci, allora! Dov'è?!» 

«Vicino all'aeronave! Hanno allestito là l'infermeria. La accompagno!»


Xavia annuì velocemente, per poi iniziare a seguire l'amica di Yuri. Cosa era successo a sua figlia, in quelle poche ore in cui era stata assente?

   
 
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