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Autore: A_Typing_Heart    19/01/2020    2 recensioni
Ichigo Kurosaki è uno studente di una prestigiosa scuola maschile, ma nutre dei dubbi sulla strada che ha sempre considerato essere quella adatta a lui: diventare medico come il padre. Allontanandosi dalla scuola per riflettere si ritrova in uno squallido locale mandato avanti da un barista dai modi bruschi e dall'aspetto bizzarro; ma più frequenta quel posto e quell'uomo più Ichigo scopre una nuova prospettiva sulla sua vita e sulle sue scelte.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jaggerjack Grimmjow, Kurosaki Ichigo, Sosuke Aizen
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il week end vedeva un afflusso del tutto imparagonabile a quello degli altri giorni. Ichigo faticava a prendersi un momento per rifiatare tanti erano gli ordini al bancone, poi doveva fare un giro per il locale per pulire i tavoli e recuperare bicchieri vuoti, la lavastoviglie prese a girare a ciclo continuo, sicché non appena poteva distrarsi doveva estrarre cestelli ricolmi e sistemare le stoviglie. Neanche Grimmjow ebbe tempo di sfogliare giornali dubbi o giocare una partitella, preso com'era a conversare con qualche cliente, preparare alcuni cocktail e spillare birre quattro o cinque boccali per volta.
Ichigo prese quelle pronte e le mise sul vassoio, pronto a una nuova spedizione al tavolo da biliardo sovraffollato.
«Kurosaki, quando porti quelle tieni d'occhio il bancone.» gli disse Grimmjow. «Devo cambiare il fusto della birra.»
«Nessun problema!»
Senza aggiungere altro fece il giro del bancone, schivò un paio di clienti e servì i giocatori del tavolo, acchiappò rapidamente alcuni boccali vuoti e tornò al bar. Cercava di tenere d'occhio tutto, di tenere a mente tutto, ma non era affatto facile. Doveva ricordare l'ordine delle comande, tenere conto di chi era stato già servito una prima volta, e come se ciò non bastasse si doveva tenere in considerazione il tempo di riposo della birra, bisognava recuperare i bicchieri che non erano molti in quel posto e lavarli per poterli riusare, e non poteva dimenticare di incassare... il cervello di Ichigo rischiava di incepparsi se solo fosse inciampato in un qualche piccolo inconveniente. Non riusciva a credere che Grimmjow, che sembrava così pigro e distratto quando sedeva a sfogliare riviste, riuscisse a sfoggiare tali capacità di multitasking...
«Io prendo un Gin Lemonade doppio!»
Ichigo si bloccò con una ricevuta in mano e un tovagliolino nell'altra, con il cervello che all'improvviso non rimandò più reazioni. Si spense come un misero forno a microonde al momento di un blackout, senza nemmeno emettere un tintinnio. Restò come un idiota a fissare l'uomo che gli aveva chiesto quella cosa sconosciuta senza nemmeno sapere cosa rispondergli, anche se voleva disperatamente riuscire a dire qualcosa di cortese.
In quel momento qualcuno gli toccò il braccio e lo scostò con delicatezza: Grimmjow era tornato dall'angusto spazio riservato ai fusti della birra. Non era diverso da prima, niente in lui poteva essere cambiato in pochi minuti, eppure quando Ichigo lo guardò gli sembrò di vedere un uomo diverso da quello che credeva di conoscere.
«Me ne occupo io... Kurosaki non potrebbe servirvi superalcolici...»
«Il novellino non è capace, eh, Grimm?»
«Beh? Lavora qui da due giorni, è ovvio che non lo sappia fare.» ribatté Grimmjow in tono acido. «Non gliel'ho ancora insegnato. Non abbiamo avuto tempo.»
Grimmjow non degnò di un ulteriore sguardo quel cliente mentre recuperava dalla sinistra del lavabo uno shaker molto bistrattato che Ichigo gli aveva visto usare solo una volta. Sembrava molto irritato mentre versava gli ingredienti e preparava l'ordinazione e non accennò né un sorriso né un parola cortese per l'uomo quando lo servì. Alzò invece gli occhi azzurri su di lui.
«Per favore, porta due birre in bottiglia ai due del tavolo nell'angolo.» gli disse con il tono di voce più morbido che avesse mai usato in sua presenza. «E raccoglimi dei bicchieri se qualcuno ha finito.»
«Ah... sì... certo.»
«Non fa niente se dimentichi qualcosa... se sbagli qualcosa.» gli disse. «Sono errori da niente. Prenditi il tempo per pensare a cosa devi fare.»
«... Sì...»
Ichigo si chinò e prese due bottiglie di birra dal refrigeratore, decisamente stupito: per la verità Grimmjow non aveva fatto altro che fargli fare le cose da solo, all'inizio, o criticargliele in modo ostinato anche sulle più piccole inezie, e per questo non capiva quel suo consiglio molto paziente. Era stato il commento dello sgradevole avventore a spingerlo a parlargli così? Credeva che si sarebbe abbattuto se a criticarlo fosse stato un altro e non lui?
Consegnò l'ordine, poi fece il giro riempiendo il vassoio di boccali e bicchieri vuoti. Era così carico che camminò con circospezione: se avesse fatto cadere quelli Aizen avrebbe anche potuto tenerlo al lavoro ogni giorno libero fino alla fine della scuola, per non parlare di quanto avrebbe urlato Grimmjow se avesse rotto un carico intero degli scarsi, preziosissimi bicchieri. Protesse il vassoio col braccio per paura che un cliente si voltasse di scatto mentre gli passava alle spalle e la sua concentrazione fece sì che si accorgesse di Grimmjow solo quando lo incrociò nel punto di accesso al retro banco.
«Ah, scusa...»
Fece un passo indietro per lasciarlo uscire, ma lui non si avviò da nessuna parte, seppure avesse un altro cocktail in mano. Allungò invece quella libera per sfiorargli il collo, e l'unico motivo per cui non si ritrasse fu il bene superiore rappresentato dalla catasta di bicchieri. Era impazzito, a toccarlo così in mezzo a un bar affollato di clienti?
«Ti sta facendo il livido.» gli disse. «Devo averti fatto proprio male.»
Ichigo, sollevato nel capire che stava soltanto notando la macchia scura sul suo collo, emise un fugace sospiro di sollievo.
«Te ne sei accorto soltanto ora, idiota?»
«Dopo aver messo a lavare questi prenditi una pausa... ormai abbiamo smaltito il grosso.»
Grimmjow lo abbandonò e si inoltrò nella ressa intorno al tavolo da biliardo, lasciandolo decisamente interdetto.
«...Sei tu quello pieno di lividi, sei tu che dovresti riposare!»
Grimmjow non rispose, così portò in salvo le stoviglie, caricò il lavaggio e si sedette ad aspettare che finisse. Nel mentre Grimmjow ritornò due volte con qualche altro bicchiere e bottiglia vuota, ma ignorò completamente il suo consiglio di essere lui a riposarsi. Stette a osservarlo mentre preparava ancora una volta i cocktail con gin e limonata, ma non gli occorse più il suo aiuto perché la folla sembrava finalmente soddisfatta. Accolse con sollievo la conclusione del lavaggio, e finalmente si rialzò per svuotare il cestello e asciugare tutto il contenuto.
Mentre strofinava un boccale consunto notò che Grimmjow era vicino al tavolo da biliardo, ma non stava giocando, bensì puliva il bordo, dove tanti bicchieri avevano lasciato gocce di condensa.
«Certo che sei una macchina, Jay.» disse Ben, che era lì a guardarlo. «Non hai proprio una bella cera, ma sei riuscito a fare tutto da solo lo stesso.»
«Dì un po', Ben, sei cieco?» ribatté lui. «Non ho fatto tutto da solo.»
«Sì, beh, c'è il ragazzo, ma lui...»
«Senza di lui non sarei riuscito a fare un cavolo.» fece Grimmjow. «Forse addirittura trovavi il locale chiuso. È una fortuna che ci sia.»
Ichigo si bloccò con lo straccio in mano senza riuscire a credere alle sue orecchie. Grimmjow, che solo costretto da un violento pestaggio e da una costola incrinata si era fatto aiutare, ora che stava meglio arrivava anche a dire che era stato utile? Anzi, sembrava proprio che avesse inteso dire che era stato indispensabile...
Senza riuscire a trattenersi sorrise, prese un altro bicchiere da asciugare e scorse rapidamente la sala per vedere se ci fosse qualcuno da servire o qualcosa da pulire, e restò di sasso quando notò che Aizen era seduto nel solito tavolo in fondo con l'amico Ichimaru. Lo guardava con l'aria divertita di chi osserva un bambino fare qualcosa di buffo, e Ichigo ebbe la netta sensazione che avesse sentito le parole di Grimmjow e avesse notato la sua reazione. Il boccale bagnato gli sfuggì di mano e per poco non gli cadde a terra, ma riuscì a salvarlo con riflessi felini. Sospirò e guardò ancora una volta verso Aizen, ma lui non lo stava più guardando. Si era immaginato tutto?



Ichigo scostò la tenda che separava il bagno dal resto del discutibile loft di Grimmjow e sospirò, sentendosi molto meglio dopo aver dormito ed essersi fatto una doccia calda. Dalla finestrella sopra la basculante iniziava a penetrare qualche raggio di sole, ma non sapeva dire se ciò rendesse il garage più accogliente o se al contrario ne svelasse impietosamente la spogliezza.
Ichigo si passò l'asciugamano sui capelli bagnati e si sedette al tavolo traballante, chiedendosi come mai Grimmjow avesse scelto di vivere in un garage e non in un piccolo appartamento, o in un monolocale. Non gli aveva mai chiesto, per ovvie ragioni, quanto guadagnasse ma ponderò che forse i suoi risparmi erano finiti tutti in quella macchina che adorava e che occhieggiava ogni volta con una certa fierezza. Ignorando la tentazione del televisore si mise invece a guardare Grimmjow, che dormiva ancora profondamente nel letto. Si era girato più volte quella notte e persino i pantaloni da tuta che indossava presentavano cuciture rese contorte dalla sua inquietudine notturna. Mentre quando Ichigo si era alzato il padrone di casa era ben coperto fino alle orecchie ora era del tutto scoperto, ma non sembrava soffrirne.
Proprio mentre Ichigo accennò ad alzarsi per coprirlo Grimmjow si girò ancora una volta sulla schiena e con la mano si grattò sotto la canottiera, scoprendo così facendo il suo addome. Sopra i suoi addominali invidiabili facevano sinistra mostra di sé dei grossi ematomi ancora violacei.
Ichigo desistette dalla sua intenzione e invece di dirigersi verso il letto deviò alla borsa che aveva portato da scuola. Che la profezia di Ishida si fosse avverata gli pareva incredibile, eppure aveva effettivamente un po' di tempo per studiare qualcosa, così prese libro e appunti e si sistemò nuovamente al tavolo.
Guardò ancora una volta Grimmjow, dato che questi aveva emesso un suono soffocato, ma stava ancora dormendo. Si lasciò distrarre ancora un po' dal suo respiro lento e si accorse di quanto le sue sopracciglia fossero rilassate mentre riposava, quando invece da sveglio era perennemente accigliato. Lasciandosi sedurre dalla tentazione prese il suo telefono cellulare, gli scattò un paio di fotografie e poi l'abbandonò, obbligandosi a immergersi nell'ostico capitolo di fisica.
Riuscì a completarlo e decise di tentare con il capitolo successivo quando avvertì un tocco sul collo e sussultò violentemente. Voltandosi di scatto si accorse che Grimmjow si era svegliato e che la mano che lo toccava era sua.
«GRIMMJOW! Diavolo, che spavento...»
«Si vede tanto.» disse lui.
Ichigo ci mise qualche secondo a capire che parlava dei lividi. Effettivamente guardandosi nello specchio scheggiato del suo bagno aveva notato immediatamente i segni viola che avevano la forma piuttosto netta di dita. Non voleva dirgli che si era chiesto con un certo panico come impedire ai suoi compagni di vederli, ma non poteva certo minimizzare.
«Mh, abbastanza.»
«Non si può fare qualcosa per farli andare via?»
«Sono lividi, andranno via da soli piano piano.»
«Ma a scuola li vedranno... non ti chiederanno che cosa è successo?»
«Sicuramente.» ammise Ichigo, fissando ostinatamente il libro. «Basterà non rispondere.»
«Se non rispondi penseranno ancora peggio.»
«E che dovrei fare? Metterò una sciarpa o qualcosa del genere, va bene così?»
«Una sciarpa in maggio?» ribatté lui scettico. «Attirerai ancora di più l'attenzione su quello che stai nascondendo.»
«Grimmjow... non è un po' presto per rompere in questo modo?» domandò Ichigo strofinandosi gli occhi. «Che altro posso fare? Dovrei comprare un cosmetico per coprirli, secondo te?»
Grimmjow lo fissò, ma non disse niente e raggiunse il bagno. Ichigo sospirò chiudendo il libro e si toccò il collo quasi senza volerlo. Era vero che avrebbero fatto un sacco di domande... ma Ishida e Chado non lo preoccupavano, sapeva che avrebbero capito se gli avesse spiegato a grandi linee che cosa era accaduto, ma tutti gli altri? Non dovevano sapere che usciva dalla scuola, che lavorava in un bar, e soprattutto nessuno doveva sapere che Grimmjow l'aveva preso per il collo con così tanta violenza... non sapeva se il preside avrebbe potuto denunciarlo, e lui era in libertà vigilata, non poteva assolutamente addossarsi una denuncia o avrebbe perso tutto quanto.
Sospirò e si grattò la testa nervosamente. Pareva che dopotutto fosse costretto davvero a procurarsi qualcosa per coprire quel colore violaceo finché non avesse almeno perso l'inequivocabile forma di una mano. Che situazione ridicola, e tutto perché aveva avuto il pessimo tempismo e la sfortuna di capitare in anticipo al pub e trovare Grimmjow a pulire il tavolo da biliardo cantando...
«Mh, che guaio.»
«Uh?»
Grimmjow aveva aperto il frigorifero, ma la desolazione che vi regnava era totale, era più deserto di una tundra siberiana nel cuore dell'inverno. Lo richiuse con visibile irritazione. Ichigo, che non si era mai posto la domanda, pensò che fosse l'occasione buona.
«Grimmjow... tu lavori dalle sette a notte fonda, vero?»
«Beh, lo sai già questo.»
«E fai solo una pausa pranzo, no?»
«Sì... ma sai anche questo.»
«E quand'è che fai la spesa?»
Grimmjow si grattò il mento e si accigliò.
«Non ricordo l'ultima volta che ho fatto la spesa.» disse. «Di solito porto a casa le derrate avanzate del bar... ah, credo di essere andato a fare la spesa una volta durante la pausa, l'anno scorso... sì, ricordo che ho comprato una ciambella al cioccolato, anche.»
«Stai scherzando, vero?» domandò Ichigo, allarmato. «Al bar non c'è niente, di solito c'è solo pane, prosciutto e tonno.»
«Sì, di solito infatti mangio quello.»
«Vuoi dire che tu non mangi mai un... Grimmjow. Quando hai mangiato l'ultima volta un piatto caldo?»
Purtroppo il fatto che Grimmjow ritenesse necessario riflettere sulla risposta rendeva ovvio a Ichigo che la data in questione fosse ben radicata nel passato, e lasciava anche capire perché la sua cucina sembrava non essere mai chiamata in causa. Non poteva credere che un uomo adulto si trascurasse al punto di mangiare come un bambino abbandonato a se stesso senza supervisione, persino lui se avesse vissuto da solo si sarebbe almeno preoccupato di cucinarsi qualcosa di semplice.
«Una volta credo di aver fatto delle uova strapazzate col bacon.» disse alla fine Grimmjow, dopo una meditazione spropositata. «Credo... sì, credo fosse il mio compleanno.»
«Ma sei matto...? Come fai a essere vivo?»
«Che vuoi dire?»
«Non puoi mangiare solo pane e carne, accidenti... capisco che i tuoi ti hanno abbandonato come un randagio, ma non vuol dire che devi vivere come tale.»
Forse aveva calcato la mano battendo proprio nel suo punto più debole, ma se non altro Grimmjow sembrò aver colto il senso che intendeva. Con aria più colpevole che arrabbiata sedette di fronte a lui al tavolo. Lo guardò senza incalzarlo e alla fine gli occhi azzuri gli ricambiarono lo sguardo.
«Hai ragione, ma finché sono solo al lavoro non ho tempo di uscire durante la pausa, la uso per sistemare il bar.» disse. «Non riesco a trovare il tempo per fare qualsiasi altra cosa.»
«Perché Aizen non assume qualcuno per dividere i turni?»
«Ha preso il bar solo perché Barragan, il vecchio che ce l'aveva prima, si è indebitato fino a restare strozzato... non gli poteva restituire il prestito, quindi Aizen si è preso quello che c'era, quel vecchio posto malconcio... lo tiene aperto finché non recupererà i soldi, poi probabilmente venderà tutta la baracca per chiudere il conto aperto...»
Ichigo si rigirò la penna tra le dita, meditabondo. Quindi di fatto Aizen non era interessato a quell'attività; la teneva in piedi per raggranellare abbastanza da coprire il debito dell'ignoto Barragan. Fu folgorato da un'idea così brillante che lo fece sorridere.
«Kurosaki?»
«Ho un'idea.»
«... Cioè?»
«Usciamo.» disse, alzandosi dal tavolo. «Andiamo a fare una colazione come si deve e ti spiego.»
«Usciamo... intendi, fuori?»
«Sì, in quel grande mondo fuori dal tuo garage...»
«Vuoi fare colazione fuori? Intendi in quei bar fighetti dove fanno cappuccino e frappé dietetico?»
«Sì, proprio uno di quelli... tranquillo, offro io.»
«Chi diavolo pensi che io sia?! Non mi trascinerai in quei posti da gente altolocata!»
«Oh, tu ci verrai, Grimmjow.»
«E come pensi di obbligarmi?! La macchina è mia!»
Ichigo fece un sorriso.
«Proporrò ad Aizen di mettere al bar un karaoke, visto che canti così bene.»
Aveva la palese intenzione di provocarlo, ma l'ultima cosa che Ichigo si aspettava era di vederlo arrossire fino alle orecchie. Forse Grimmjow si accorse che il sangue gli saliva alla faccia, o forse aveva solo interpretato bene l'espressione stupita del suo interlocutore, ma si alzò imprecando e si rifugiò nel bagno, borbottando frasi sconnesse tra l'indignazione di frequentare un posto da gente ricca, l'ingratitudine di Ichigo che si permetteva di usare i suoi segreti e varie minacce che avrebbe messo in atto se non si fossero trattenuti poco.
   
 
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