Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: MrEvilside    04/08/2009    3 recensioni
Il mio principe sarai tu, Sebastianuccio caro, e avremo una favola tutta per noi.
Stasera sei la mia principessa, Grell Sutcliffe.
[.William x Grell x Sebastian.]
[.A ballerinaclassica, perché sì.
E a William, perché ha una pazienza infinita - oh, sì, Madame, è proprio a te che mi riferisco!.]
Genere: Commedia, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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A ballerinaclassica.
Per festeggiare la tanto agognata - da me - sua Conversione.
Perché entrambe troviamo che Grell sia davvero una Principessa.
Perché lei è il mio paio di mutande preferito - non ne avete uno? Quanto siete kitsch.
Perché lei sopporta - supporta? - quando sostengo d'essere Grell sceso in Terra.
Perché le voglio bene, anche se lo dico poche volte.
E perché ho deciso di dedicarle questa FanFiction, nella speranza che possa piacerle.


Di Favole e Principi

Seduto sul davanzale della finestra, contemplava la grande camera, lasciando dondolare una gamba al suo interno: spostava lo sguardo dal letto matrimoniale a baldacchino dalle tende scarlatte e le lenzuola rosse al grosso armadio color vino scuro, all’enorme specchio dalla cornice d’oro rosso e infine alla toeletta con lo sgabello di velluto cremisi.
Portò entrambi i piedi nella stanza e scese con eleganza sul pavimento di pietra color sangue, allungando una mano a sfiorare delicatamente il morbido tessuto simile alla voluta d’un soffio di vento della tenda del baldacchino.
Aveva amato quel luogo dal primo momento in cui l’aveva visto.
Ogni volta che vi entrava, si sentiva come una principessa nella sua splendida reggia.
E, ora che Madame Red non sarebbe mai più tornata a reclamare quel posto come la propria stanza, sarebbe divenuto davvero il suo castello, come quelli presenti nelle fiabe che narravano dell’amore tra principi e principesse, dalle quali era sempre rimasto affascinato per l’entità di quel sentimento che riusciva a trionfare sulla crudeltà dell’antagonista, quasi irreale nella sua dolcezza e perfezione.
Sollevò un dito e si sfiorò le labbra increspate in un sorriso sbocciato nel fantasticare.
Il mio principe sarai tu, Sebastianuccio caro, e avremo una favola tutta per noi.
Si mosse di qualche passo, fermandosi dinanzi l’armadio, ne aprì le ante e lasciò vagare gli occhi fra i costosi abiti delle più varie tonalità del rosso fin quando non trovò quanto cercava. Era sistemato in un angolo, isolato dagli altri indumenti, privo anche della più piccola traccia di polvere nonostante il tempo trascorso dalla morte della sua legittima proprietaria, probabilmente grazie ai domestici, che dovevano aver deciso di tenerlo pulito in sua memoria.
Lo distese gentilmente sul materasso, bene attento che non si formasse nemmeno una piega, e tornò all’armadio per prelevare anche il cappellino da abbinare e deporlo sul letto accanto al vestito.
Sorrise di nuovo, affascinato dalle ombre e dai riflessi argentati che la luce della luna disegnava sulla stoffa pregiata del lungo abito scarlatto che Angelina aveva usato il giorno del matrimonio dei defunti signori Phantomhive.
È meraviglioso.
Un vestito perfetto per una principessa perfetta.
Impaziente d’indossarlo e scoprire come gli sarebbe stato addosso, si sfilò i propri indumenti evitando d’incrociare lo sguardo dell’immagine riflessa nello specchio alto circa due metri che si trovava dall’altra parte della stanza.
Ogni volta che vedeva quel suo corpo sgraziato, privo dell’eleganza che contraddistingueva ogni altra donna – quel corpo troppo maschile –, si sentiva a disagio, un capriccio della natura – perché quel corpo non aveva la perfezione che caratterizzava ogni principessa.
Solo dopo aver sistemato le spalline e la scollatura dell’abito ed aver annodato sotto il mento il velo trasparente del cappellino che poggiava su un lato del capo osò rivolgere gli occhi alla superficie riflettente e studiarsi con attenzione.
Eseguì un giro su se stesso, osservando i lunghi capelli rossi danzare attorno alla sua figura insieme alla gonna, che gli arrivava una decina di centimetri sotto le ginocchia – se l’era aspettato, dopotutto Madame Red era più bassa di lui –, e compiacendosi della grazia dell’abbinamento della veste ai guanti neri che soleva indossare consuetamente.
Sedette sullo sgabello di velluto dinanzi la toeletta e scostò le ciocche cremisi dal viso per mettersi un po’ di trucco sulle guance affinché avessero più colore; tracciò una linea nera attorno agli occhi, evidenziandone l’iride luminosa; e infine, togliendosi per qualche momento il cappellino, spazzolò la chioma di rubino stringendone amorevolmente le ciocche tra le dita affusolate.
Dopo aver sistemato nuovamente il copricapo, esaminò il proprio viso riflesso nello specchio presente sul tavolino della toeletta, ben più piccolo dell’altro, e si concesse un sorriso soddisfatto.
Sono bella come una principessa.
Poi, sollevando con una mano un lembo del vestito, lasciò la stanza e scese le scale che conducevano al piano inferiore, in prudente silenzio nonostante sapesse che i domestici avevano lasciato la casa quella stessa mattina.
Dall’altra parte del vetro d’un’enorme finestra, uno spicchio di luna illuminava la grande sala un tempo usata per le feste, alla quale accedette una volta giunto ai piedi della rampa di scale, donando alle ombre un aspetto surreale, quasi fossero gli spettri dei tanti ospiti che aveva osservato danzare su quel liscio pavimento.
-Grell Sutcliffe, non dovresti essere qui-.
La voce gelida e professionale riempì d’improvviso il vuoto un tempo occupato dalla dolce musica che accompagnava i movimenti delle coppie, riscuotendolo dalla contemplazione della sala dove sarebbe avvenuto il lieto fine della sua favola, il ballo tra le braccia del principe azzurro – anche se per Sebastian suonava molto meglio principe cremisi.
-Ciao, William-. Un ghigno si dipinse sulle sue labbra quando si volse in direzione del nuovo arrivato – un’elegante figura snella dai corti capelli scuri e due occhi freddi protetti dalle lenti degli occhiali –, stringendo fra le mani gli orli della gonna nell’accenno d’un inchino. -Che ne pensi?-. Si mosse di un paio di passi, portandosi sotto la luce perché l’uomo potesse vedere l’abito.
Questi, mantenendo un’espressione neutra, gli scoccò un’occhiata distratta mentre gli si avvicinava e ribatté con asprezza: -Non ho tempo per questi tuoi stupidi giochi-.
Tese la mano per afferrarlo e inaspettatamente Grell la strinse, lasciandosi trascinare contro il suo petto rivestito dal completo nero.
-Un ballo soltanto.- sussurrò, socchiudendo gli occhi verdi che scintillavano alla luce dell’astro alle loro spalle. -Ti prego, William. Poi verrò con te, lo prometto.- proseguì con il tono supplicante d’un bimbo capriccioso.
William gli rivolse uno sguardo indecifrabile, schiudendo le labbra per esalare un impercettibile sospiro. -Non mettiamoci troppo.- si limitò ad assentire, consapevole che rifiutandosi avrebbe solo perso tempo – e, in quel momento, il tempo era la cosa che gli premeva di più tenere stretta, considerando che stava rischiando il posto a causa della fuga del criminale cui era stato assegnato.
Grell sorrise, compiaciuto, arretrò d’un passo e si esibì in un elegante inchino. -Posso avere il piacere di ballare con voi, Lord William?- chiese, una punta d’ironia nella voce.
L’uomo rispose con un’occhiata tagliente e un sopracciglio inarcato, e la principessa si contentò d’esser stata almeno assecondata – pur non avendo ottenuto alcuna collaborazione da parte del compagno di giochi –, si riavvicinò e portò una mano a stringergli la spalla, l’altra a intrecciarsi a quella di lui; lo Shinigami premette il palmo sulla sua schiena, l’attirò a sé e la guidò sulle note d’una melodia immaginaria, spostandosi con grazia sul pavimento, dove i suoi passi cadenzati si posavano senza emettere alcun suono, e scrutando la sua figura graziosamente adornata di quell’abito appena un po’ corto senza apparente interesse – perché, era ovvio, non doveva esserci alcun interesse.
-Permettetemi di dirvi che danzate magnificamente, Lord William.- commentò scherzosamente Grell mentre seguiva i movimenti del compagno e immaginava la sala illuminata dal lampadario d’oro che pendeva sulle loro teste e gremita degli invitati alla sua festa, la festa della principessa. E Sebastian, in piedi a poca distanza, che lo osservava ballare con gli occhi scarlatti pieni di desiderio e gelosia nei confronti del bell’uomo con il quale stava condividendo la musica – l’antagonista della loro romantica fiaba.
William guardava in silenzio il volto dello Shinigami criminale, assorto in chissà quali malate fantasie, e ascoltava il proprio respiro fondersi al suo, tanto erano vicini l’uno all’altro. Vedeva nei suoi occhi che il suo pensiero era rivolto costantemente a Sebastian – il demone che l’aveva quasi ammazzato –, sebbene in quel momento fosse lui il partecipante a quel gioco, e non il maggiordomo.
Stasera sei la mia principessa, Grell Sutcliffe.
D’improvvisò si fermò al centro della sala, ricambiando senza espressione lo sguardo di perplesso disappunto di Grell. -Si può sapere che cosa stai facen…?- fece per sbottare questi, quando l’uomo l’interruppe con veemenza.
-Silenzio.- intimò freddamente, sollevando le mani a stringere i suoi polsi sottili. Poi si chinò su di lui e si appropriò di quella bocca invitante.
Sì, sta’ zitto, Shinigami.
Leccò e morse quelle labbra calde e umide, quelle labbra proibite, quelle labbra che non avrebbe mai dovuto nemmeno pensare di sfiorare – e lo sapeva, lo sapeva dannatamente bene mentre godeva oscenamente di quello sporco bacio che non sarebbe mai dovuto essere.
-William.- ansimò Grell, ritirandosi di pochi centimetri.
L’uomo lo osservò con calma glaciale, quasi non fosse accaduto nulla.
Lo osservò sogghignare.
-Cosa fai, William?- sussurrò la principessa in tono beffardo, soffiandogli il fiato sulla bocca serrata in una linea sottile. -Lo Shinigami e il criminale cui viene assegnato non devono avere alcun tipo di rapporto.- citò a memoria. -Lo hai detto tu stesso, ricordi?-.
William accostò nuovamente le labbra alle sue, sibilando in risposta: -Ho semplicemente pensato di partecipare al tuo gioco infantile, Lady Grell. E, se qualcosa dovesse uscire da queste mura, sappi che di te me ne occuperò personalmente-. Poi, arretrando, si sistemò la cravatta e sentenziò in tono autoritario: -È ora di andare. Va’ a vestirti-.
Lo Shinigami criminale si inchinò elegantemente prima d’incamminarsi verso la soglia della sala, replicando: -È stato un vero piacere poter condividere un ballo con voi questa sera, Lord William-.
Le sue labbra bruciavano ancora laddove il suo carceriere aveva premuto inaspettatamente le proprie – e, in quel momento, non c’era stato nessun altro, nemmeno Sebastian, se non loro.
Eppure, in nessuna fiaba che avesse mai conosciuto la principessa aveva baciato l’antagonista.
Per questo motivo – forse – William doveva essere anch’egli un principe, come Sebastian.
Il principe nero.
-Non abbiamo tutta la notte, Grell Sutcliffe.- gli ricordò questi alle sue spalle, flemmatico.
Un principe freddo, insensibile ed insopportabile, valutò tra sé nell’accelerare il passo, piegando gli angoli della bocca in una smorfia.


Che dire di questa FanFiction? Che mi piace, senz'ombra di dubbio, perché mostra Grell esattamente come lo vedo: un bambino a cui piacciono le favole, una principessa nel suo castello, divisa fra due principi - William e Sebastian [sebbene per me sia più propenso verso quest'ultimo]. E, in fondo, anche una persona molto triste, poiché non ha il corpo che desidererebbe. Io non so che cosa si possa provare, però ho sempre pensato che fosse una profonda tristezza, anche se Grell sorride sempre.
Poi, William... Beh, William si è riscattato dalla scorsa FanFiction - oh, sì, Madame, è sempre a te che mi riferisco! xD
E' un po' pervertito, l'ho sempre pensato, e gli devo molto: è rimasto acquattato ad osservare Grell tentare di sedurre Sebastian - rodendosi dalla gelosia - ed è saltato fuori, salvandolo, solo all'ultimo istante. Gli devo molto, per quel salvataggio, e questo è solo un piccolo ringraziamento.
Ho voluto lasciargli un'aura di professionalità facendogli apostrofare Grell con nome e cognome; gli si addice, secondo me.
Ma ora è meglio che ponga immediatamente fine a questa terrificante logorrea.
A presto.
Yay.

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