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Autore: Zamia    20/01/2020    2 recensioni
Ranma è un perfetto Mr Darcy, scontroso e timido ma coraggioso e capace di grandi gesti d'amore; Akane è un'Elizabeth Bennet vivace e piena di vita ma con una certa propensione a fraintendere ciò che Ranma dice. Siete pronti ad affrontare questo crossover che ci condurrà, attraverso fraintendimenti e personaggi comici, ad uno splendido lieto fine?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 23
 
Per Akane non era mai stato così difficile far apparire i propri sentimenti per ciò che non erano.
Era necessario ridere, quando avrebbe invece voluto piangere. Il padre l'aveva crudelmente mortificata, con quello che aveva detto dell'indifferenza di Ranma Saotome, e lei non poteva fare nulla se non meravigliarsi di una tale mancanza di perspicacia, o temere che forse, invece di essere lui a capire troppo poco, fosse stata lei ad aver fantasticato troppo.

Il dottor Tofu fu in grado di portare Ranma con sé prima che fossero passati alcuni giorni dalla visita di Kodachi. I signori arrivarono di buon’ora, e il dottor Tofu, che voleva restare solo con Kasumi, propose a tutti di fare una passeggiata. Si misero d'accordo. E i cinque ragazzi (le tre sorelle e i due amici) uscirono insieme. Il dottor Tofu e Kasumi, tuttavia, lasciarono che gli altri li superassero. Loro rimasero indietro, mentre Akane, Nabiki e Ranma si facevano compagnia l'un l'altro. Si dissero pochissimo.
Ad un certo punto Nabiki disse di aver dimenticato di dire al padre una cosa importante e tornò indietro verso casa, lasciando Ranma ed Akane da soli.

Quello era il momento di mettere in pratica la decisione che aveva preso in quei momenti di silenzio, e, mentre il coraggio era ancora saldo, Akane disse precipitosamente:
"Ranma, sono una creatura molto egoista; e, allo scopo di dare sollievo ai miei sentimenti, non mi preoccupo di quanto possa ferire i tuoi. Non posso più fare a meno di ringraziarti per la straordinaria generosità verso mia sorella Nabiki. Da quando l'ho saputo, non vedevo l'ora di dirti quanto ti fossi grata. Se lo sapesse anche il resto della mia famiglia, non avrei solo la mia gratitudine da esprimere."
"Mi dispiace, mi dispiace moltissimo", replicò Ranma Saotome, in tono sorpreso ed emozionato, "che tu sia stata informata di ciò che, in una luce sbagliata, può averti turbato. Non credevo che Shinnosuke fosse così poco degno di fiducia."
"Non devi biasimare lui. È stata la sventatezza di Nabiki a rivelarmi per prima che eri coinvolto nella faccenda, e, naturalmente, non ho avuto pace fino a quando non ho saputo i particolari. Lascia che ti ringrazi ancora una volta, a nome di tutta la mia famiglia, per esserti preso così tanto disturbo, e aver sopportato tante mortificazioni, allo scopo di rintracciarli."
"Se vuoi ringraziarmi", replicò lui, "fallo solo a nome tuo. La tua famiglia non mi deve nulla. Per quanto io possa rispettarla, credo di aver pensato solo a te."
Akane era troppo imbarazzata per dire una parola. Dopo una breve pausa, il suo compagno aggiunse, "sei troppo generosa per prenderti gioco di me. Se i tuoi sentimenti sono ancora quelli che erano lo scorso aprile, dimmelo subito. Il mio affetto e i miei desideri sono immutati, ma una tua parola mi farà tacere per sempre su questo argomento."
Akane, rendendosi conto di tutto l'imbarazzo e l'ansia della situazione di Ranma, si sforzò di parlare; e immediatamente, sebbene con non poco imbarazzo, gli fece capire che i propri sentimenti avevano subito un cambiamento così sostanziale, dal periodo a cui lui alludeva, da farle accogliere con gratitudine e gioia le sue dichiarazioni attuali. La felicità prodotta da questa risposta fu tale che probabilmente lui non ne aveva mai provata una simile, e in quel frangente si espresse con la veemenza e l'ardore che ci si può aspettare da un uomo appassionatamente innamorato.
Se Akane fosse stata capace di guardarlo negli occhi, avrebbe potuto vedere quanto gli donasse l'espressione di vera gioia che gli si era diffusa in volto; ma, anche se non poteva guardare, poteva ascoltare, e lui le parlò di sentimenti che, rivelandole quanta importanza lei avesse per lui, le resero il suo affetto ogni istante più prezioso.
Continuarono a camminare, senza sapere in che direzione.

C'erano troppe cose da pensare, da provare, da dire, per prestare attenzione ad altro. Lei apprese presto che la loro intesa attuale era dovuta agli sforzi di Kodachi, che gli aveva fatto visita sulla via del ritorno, e lì lo aveva informato del suo viaggio a Nerima, delle sue ragioni, e della sostanza della conversazione con Akane, indugiando con enfasi su tutte le affermazioni di quest'ultima che, nella mente di lei, denotavano in modo particolare la sua malignità e la sua sfacciataggine, convinta che un tale resoconto avrebbe aiutato i suoi sforzi per ottenere da Ranma quella promessa che lei aveva rifiutato di fare. Ma, sfortunatamente per lei, l'effetto era stato esattamente opposto.
"Mi ha indotto a sperare", disse lui, "come non mi ero mai permesso di fare prima. Conoscevo a sufficienza il tuo carattere per essere certo che, se fossi stata assolutamente e irrevocabilmente decisa contro di me, lo avresti fatto sapere a Kodachi, con franchezza e apertamente."
Akane arrossì e rise, mentre rispondeva, "Sì, conosci a sufficienza la mia franchezza per credermi capace di questo. Dopo averti insultato in modo così abominevole di persona, non potevo certo avere scrupoli nell'insultarti di fronte a tutti i tuoi conoscenti."
"Che cosa hai detto, che io non meritassi? Poiché, anche se le tue accuse erano infondate, basate com'erano su false premesse, il mio comportamento verso di te in quel periodo meritava la più severa delle condanne. È stato imperdonabile. Non posso pensarci senza provare ripugnanza."
"Non dobbiamo metterci a litigare su chi meriti la parte maggiore di biasimo per quella sera", disse Akane. "La condotta di nessuno dei due, se la esaminiamo attentamente, risulterà irreprensibile; ma da allora, entrambi, lo spero, siamo migliorati."
"Non riesco a riconciliarmi con me stesso con tanta facilità. Il ricordo di ciò che dissi allora, della mia condotta, dei miei modi, del modo di esprimermi nel suo complesso, è adesso, ed è stato per molti mesi, indicibilmente penoso per me. Il tuo rimprovero, non lo dimenticherò mai: «se ti fossi comportato più da gentiluomo.» Queste furono le tue parole. Non sai, non puoi neanche immaginare, quanto mi hanno torturato; sebbene sia passato del tempo, lo confesso, prima che diventassi ragionevole a sufficienza per render loro giustizia."
"Ero sicuramente lontanissima dall'aspettarmi di provocare un'impressione così forte. Non avevo la più pallida idea che potessi colpirti in modo simile."
"Non mi è difficile crederlo. Tu allora mi ritenevi privo di ogni sentimento, ne sono certo. Non dimenticherò mai come cambiò espressione il tuo volto, quando mi dicesti che non avrei potuto rivolgermi a te in nessun modo da indurti ad accettarmi."
"Oh! non ripetere quello che ho detto allora. Questi ricordi non servono a nulla. Ti assicuro che è da molto tempo che me ne vergogno di cuore."
Ranma menzionò la sua lettera. "Ti ha fatto", disse, “subito pensare meglio di me? Leggendola, hai dato credito al suo contenuto?"
Akane spiegò quale effetto aveva avuto su di lei, e di come avesse gradualmente cancellato i suoi passati pregiudizi.
"Sapevo", disse lui, "che ciò che avevo scritto ti avrebbe addolorata, ma era necessario. Spero che tu abbia distrutto quella lettera. C'era una parte soprattutto, l'inizio, che mi spaventerebbe vederti rileggere. Riesco a ricordare alcune frasi che potrebbero giustamente farmi odiare da te."
"La lettera sarà sicuramente bruciata, se credi sia essenziale al mantenimento della mia stima; ma anche se abbiamo entrambi ragione di pensare che le mie opinioni non siano totalmente immutabili, spero che non siano così variabili come sembra."
"Quando scrissi quella lettera", rispose Ranma, "mi ritenevo assolutamente calmo e freddo, ma da tempo sono convinto che sia stata scritta in uno stato di terribile amarezza."
"La lettera, forse, iniziava amaramente, ma non finiva così. L'addio è in sé benevolo. Ma non pensiamoci più. I sentimenti della persona che l'ha scritta, e della persona che l'ha ricevuta, adesso sono così totalmente diversi da come erano allora, che ogni spiacevole circostanza che le sia legata dev'essere dimenticata. Devi imparare qualcosa della mia filosofia. Si deve pensare al passato solo quando il ricordo è piacevole."
"Non posso crederti capace di una filosofia del genere. I tuoi ricordi sono probabilmente così privi di possibilità di biasimo, che la soddisfazione che suscitano non deriva dalla filosofia, ma da una cosa molto più apprezzabile, dall'innocenza. Ma per me non è così. Si intromettono ricordi dolorosi, che non possono, che non devono essere respinti. Sono stato egoista per tutta la vita, nella pratica, anche se non nei principi. Da bambino mi è stato insegnato ciò che era giusto, ma non mi è stato insegnato a correggere il mio carattere. Mi sono stati trasmessi principi sani, ma mi è stato permesso di coltivarli nell'orgoglio e nella presunzione. Unico figlio maschio (e per molti anni unico figlio in assoluto), sono stato viziato dai miei genitori, che, anche se di per sé buoni mi hanno permesso, incoraggiato, quasi insegnato a essere egoista e arrogante, a non curarmi di nessuno se non della mia cerchia familiare, a ritenere inferiore tutto il resto del mondo; o almeno, a desiderare di ritenere inferiore il buonsenso e il valore degli altri in confronto ai miei. Tale sono stato e tale potrei ancora essere se non fosse stato per te, mia carissima, amatissima Akane! Che cosa non devo a te? Mi hai dato una lezione, molto dura all'inizio, ma che mi ha procurato enormi vantaggi. Da te, sono stato giustamente umiliato. Venni da te senza alcun dubbio su come sarei stato accolto. Mi hai mostrato quanto fossero inadeguate tutte le mie pretese di piacere a una donna degna di essere amata."
"In quel momento eri convinto che avrei accettato?"
"Certo che lo ero. Che cosa penserai della mia vanità? Mi ero convinto che desideravi, che ti aspettavi la mia dichiarazione."
"I miei modi sono stati sicuramente sbagliati, ma non intenzionalmente, te l'assicuro. Non ho mai avuto intenzione di ingannarti, ma il mio temperamento mi ha spesso portata a sbagliare. Come devi avermi odiata dopo quella sera!"
"Odiarti? Forse all'inizio ero in collera, ma la mia collera ha presto cominciato a prendere la direzione giusta."
"Ho quasi paura di chiedere che cosa hai pensato di me, quando ci siamo incontrati alla tua palestra. Ce l'avevi con me per essere venuta?"
"Assolutamente no; non ho provato altro che sorpresa."
"La tua sorpresa non può essere stata più grande della mia, quando mi sono accorta delle tue attenzioni. La mia coscienza mi diceva che non meritavo quella straordinaria cortesia, e confesso che ho pensato di ricevere più di quanto mi fosse dovuto."
"Il mio scopo allora", rispose Ranma, "era di mostrarti, con tutta la gentilezza di cui ero capace, che non ero così meschino da essere risentito per il passato; e speravo di ottenere il tuo perdono, di attenuare la cattiva opinione che avevi di me, facendoti vedere che i tuoi rimproveri erano stati ascoltati. Quando ha cominciato a farsi strada qualche altro desiderio non posso dirlo con esattezza, ma credo circa mezz’ora o un'ora dopo averti vista."
Poi le raccontò della gioia di Ranko nell'aver fatto conoscenza con lei, e della sua delusione per la brusca partenza, il che, conducendo ovviamente alla causa di quella partenza, le fece apprendere che la sua decisione di partire per cercare la sorella era stata presa prima che egli lasciasse la locanda, e che l'atteggiamento serio e pensieroso in quella circostanza non era dovuto a nient'altro che alle difficoltà che quella decisione avrebbe comportato."
Lei espresse di nuovo la sua gratitudine, ma era un argomento troppo penoso per entrambi per indugiarvi ulteriormente.
Dopo aver camminato senza meta per diverse miglia, troppo occupati per rendersene conto, alla fine scoprirono, guardando gli orologi, che era tempo di tornare a casa.

"Che ne sarà stato del dottor Tofu e di Kasumi?" fu l'interrogativo che introdusse la discussione sulle loro faccende. Ranma era felice del loro fidanzamento; il suo amico lo aveva informato per primo.
"Devo chiederti se ne sei rimasto sorpreso" disse Akane.
"Per niente. Quando me ne sono andato, sentivo che presto sarebbe successo."
"Vale a dire che gli avevi dato il tuo permesso! Lo sospettavo."
E anche se lui si ribellò a quel termine, lei capì che era andata proprio così.
"La sera prima della mia partenza ", disse lui, "gli feci una confessione che credo avrei dovuto fare molto tempo prima. Gli raccontai tutte le circostanze che avevano reso la mia precedente intromissione nei suoi affari assurda e insolente. La sua sorpresa fu grande. Non aveva mai avuto il minimo sospetto. Gli dissi, inoltre, che ritenevo di avere sbagliato nel supporre, come avevo fatto, che tua sorella fosse indifferente nei suoi confronti; e dato che mi resi conto facilmente che il suo affetto verso di lei era inalterato, non nutrii alcun dubbio sulla loro felicità."
Akane non poté fare a meno di sorridere per la facilità con cui manovrava il suo amico.
"Parlavi a seguito alle tue osservazioni", disse lei, "quando gli dicesti che mia sorella lo amava, o semplicemente sulla base delle mie informazioni che ti ho dato io?"
"A seguito delle prime. L'avevo osservata attentamente durante le mie due visite da voi; e mi ero convinto del suo affetto."
"E le tue assicurazioni in proposito, immagino, lo hanno immediatamente convinto."
"Sì. Ono è genuinamente modesto. La sua insicurezza gli impediva di fidarsi del proprio giudizio in un caso così delicato, ma la sua fiducia nel mio ha facilitato il tutto.”
Facendo previsioni sulla felicità del dottor Tofu, che ovviamente era inferiore solo alla sua, Ranma proseguì la conversazione fino a quando non raggiunsero la casa. Nell'atrio si separarono.
"Mia cara Akane, ma dove siete stati?" fu la domanda che Akane si sentì fare da Kasumi non appena entrò nella stanza, e da tutti gli altri quando si sedettero a tavola. Poté rispondere solo che avevano vagabondato senza meta, fino a dove non lo sapeva nemmeno lei. Mentre parlava arrossì, ma né questo, né altro, fece sorgere alcun sospetto sulla verità.
Il pomeriggio passò tranquillamente, senza che succedesse nulla di particolare. Gli innamorati ufficiali chiacchierarono e risero, quelli segreti rimasero in silenzio. Il temperamento di Ranma non era di quelli in cui la felicità sfocia nell'allegria; ed Akane, agitata e confusa, sapeva di essere felice più di quanto sentisse di esserlo, poiché, al di là dell'imbarazzo di quel momento, aveva di fronte altre difficoltà. Prevedeva le reazioni in famiglia una volta a conoscenza della loro situazione; era consapevole che lui non piacesse a nessuno tranne Kasumi; e aveva persino paura che per suo padre sarebbe stata un'antipatia che nemmeno la sua ricchezza e la sua importanza avrebbero cancellato.

Angolo dell’autrice: grazie a tutti i lettori.
   
 
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