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Autore: Yuki Delleran    20/01/2020    2 recensioni
Keith è il principe di Marmora, ha perso la sua famiglia, la sua casa e la sua patria in un modo inaspettato, violento e tragico.
Lance è un cecchino della resistenza, non ha mai avuto davvero una patria e ha rinuciato alla sua famiglia per scelta obbligata.
La Resistenza è in lotta con l'Impero da secoli per liberare l'universo dal giogo dell'oppressione e la profezia che designa colei che metterà fine al dominio galra è l'unica luce a illuminare un cammino oscuro.
Ma non tutto ciò che è stato rivelato dalle stelle è eterno e immutabile. A volte può essere riscritto.
Genere: Drammatico, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Kogane Keith, McClain Lance
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 9

 

Rientrare alla base su Altea fu più semplice del previsto: nessuna flotta galra si mise sulla loro strada e, con grande stupore e sconcerto di Lance, nemmeno nessuna scorta della Resistenza. Quella in particolare era un’assenza molto strana considerando che, per quello che ne sapevano, le sorti dello scontro erano state propizie per le navi di Allura.
Il piccolo caccia con a bordo Shiro, Lance, Keith e il resto della squadra, ma anche la regina Krolia, alcuni dignitari e le sue guardie personali Thace e Ulaz, atterrò nell’hangar nascosto senza difficoltà. Pidge aveva aperto il wormhole con un tempismo perfetto e, a prima vista, sembrava che l’intera operazione fosse stata un successo, eppure Lance aveva l’impressione che qualcosa non andasse. Il suo istinto lo metteva in guardia, anche se non avrebbe saputo dire da cosa.
Al loro ingresso nella base vennero accolti da Coran, la cui espressione contrita mise in allarme anche Shiro e Keith.
« È successo qualcosa? » chiese immediatamente il capitano, ancora prima che l’altro proferisse parola.
Coran chinò appena il capo.
« La principessa si scusa per l’impossibilità di accogliere sua altezza la regina Krolia e mi ha pregato di comunicarle che il comandante Kolivan la raggiungerà immediatamente. » disse, scambiando un cenno d’intesa con Thace e Ulaz per confermare che la loro presenza era consentita.
Quelle parole, però, non furono sufficienti per nessun altro dei membri della squadra, che si scambiarono occhiate nervose.
« Coran, dov’è Allura? Ho bisogno di parlare con lei di alcune questioni, oltre a fare rapporto. » insistè Shiro.
Il buon consigliere scosse la testa.
« Mi dispiace ma il rapporto dovrà attendere, la principessa si scusa infinitamente ma al momento è indisposta e non può vedere nessuno. »
« Indisposta? Cosa… »
« Non è necessario insistere, Shiro. » lo interruppe Krolia in tono fermo, facendosi avanti. « Posso ben comprendere che la principessa Allura non sia nelle condizioni di affrontare un incontro ufficiale dopo le fatiche di uno scontro come quello di quest’oggi. » Si rivolse quindi a Coran con un sorriso gentile. « Vi prego di portarle i miei saluti e ringraziamenti dal profondo del cuore per aver liberato il mio pianeta e per aver accolto mio figlio nel momento più buio, oltre che auguri di pronta guarigione. »
« Sarà fatto, vostra altezza. » annuì Coran, defilandosi poi velocemente al sopraggiungere degli inviati di Kolivan, che fecero strada alla sovrana e alla sua scorta.
Rimasti indietro e liberi da impegni imminenti, i membri della squadra di salvataggio si scambiarono occhiate l’un l’altro, incerti sul da farsi finchè Shiro non congedò tutti, invitandoli a godersi il meritato riposo finchè ne avevano l’occasione.
« Non andate con vostra madre, altezza? » chiese, notando che Keith non si muoveva, ma il principe scosse la testa.
« Non credo che mia madre abbia bisogno di me per tenere a bada Kolivan, o viceversa. Piuttosto sono preoccupato per Allura. Non è da lei non farsi vedere dopo una vittoria così importante. »
« Lo penso anch’io. » gli diede manforte Lance. « Ho timore che sia rimasta ferita e non voglia che la cosa sia di dominio pubblico. Se non è qui è chiaro che c’è qualcosa che non va e, qualsiasi cosa sia, non ho la minima intenzione di lasciarla soffrire da sola. »
Era vero che Allura era il capo e una persona di rango superiore, se si fossero presentati nelle sue stanze sarebbe stata una violazione del protocollo oltre che della sua privacy. Allo stesso tempo però non poteva accettare di abbandonare in una situazione dolorosa chi gli aveva praticamente salvato la vita.
« Stando al protocollo dovrebbe farle visita uno di voi due. » disse quindi. « Siete di rango più elevato, soprattutto Keith. Anche se Shiro è un suo capitano. Io sono solo un subordinato. »
« Ma tu sei quello che le è più vicino personalmente. » obiettò Keith. « Se è ferita o sta male sono certo che le farebbe piacere e sarebbe più a suo agio con una faccia amica. »
Tutto sommato Keith aveva ragione, quindi Lance acconsentì.
Il tragitto dall’hangar alla zona degli appartamenti dei superiori avvenne in uno strano silenzio. Sembrava quasi che la base fosse deserta, a differenza del continuo brulicare di attività a cui erano abituati. Non vi erano né tecnici che si affaccendavano nella riparazione di qualcosa, né soldati che si affrettavano a uscire per una missione di emergenza. Niente allarmi che suonavano ma nemmeno l’allegro cicaleccio dei momenti tranquilli. Nessun festeggiamento per la riuscita della missione.
Quando girarono l’angolo del corridoio che conduceva alle sale trasmissioni, s’imbatterono, quasi scontrandosi, in Pidge e Hunk che uscivano da una di esse. Avevano espressioni stanche e profonde occhiaie, probabilmente dovute alle lunghe ore davanti agli schermi, ma anche un’aria estremamente preoccupata.
« Bentornati! » esclamò Hunk non appena la riconobbe. « Congratulazioni per la riuscita della missione! State tutti bene? Altezza, sono felice che siate riuscito a portare in salvo vostra madre. »
Parole all’apparenza gioviali e sincere, ma che nascondevano uno strano disagio. Disagio che Pidge non si sforzò nemmeno di dissimulare, fissando Shiro con le sopracciglia aggrottate e un’espressione tesa. Tutto, dalla sua postura e al suo silenzio, era più eloquente di qualunque spiegazione.
« Io mi fermo un attimo a scambiare due chiacchiere con Pidge. » disse infatti il capitano. « Lance, tu vai pure avanti. Ci aggiorniamo a breve. »
Il giovane cecchino annuì e proseguì nel corridoio insieme a Keith e Hunk, che si era accodato a loro dopo un’occhiata rivolta all’amica.
« Se state andando dalla principessa, non è una buona idea. » disse quest’ultimo, non appena Pidge e Shiro furono comparsi dietro una porta. « Non credo che sia nello stato di ricevere qualcuno. »
Quelle parole furono la goccia che fece traboccare il vaso e Lance gli si rivolse con tono esasperato.
« Noi non sappiamo come sta Allura! Sappiamo solo che nessuno vuole farcela incontrare e, più passa il tempo, più mi sto convincendo che sia successo qualcosa di grave. Quindi o tu mi racconti tutto per filo e per segno adesso, o giuro che vado dritto da Allura e me lo faccio dire da lei! »
Hunk sembrò intimorito da quell’atteggiamento aggressivo e si agitò guardandosi attorno, come se temesse che qualcuno lo sentisse fare commenti poco consoni. Poi, forse rassegnato dall’espressione risoluta di Lance, fece loro segno di seguirlo e li condusse alla propria stanza nella zona degli alloggi dei tecnici.
Li fece accomodare entrambi e si assicurò che la porta fosse ben chiusa, prima di crollare su una sedia con un pesante sospiro, sotto lo sguardo impaziente degli altri due.
« Ecco come stanno le cose. » iniziò. « Voi credete che quella di oggi sia stata una vittoria, ma non è così. È vero, avete salvato la regina Krolia e probabilmente, ribadisco, probabilmente, liberato Marmora, ma il timore generale è che sia stato tutto orchestrato dai Galra, forse Lotor, o forse direttamente Zarkon. Voi credevate che la nostra flotta, durante l’azione diversiva, stesse vincendo, ma è andata diversamente. »
Sotto lo sguardo attonito di Lance e quello sempre più allarmato di Keith, Hunk raccontò che le comunicazioni che erano giunte alla base erano state a dir poco sconvolgenti. Nel mezzo dell’offensiva, alle truppe galra di stanza su Marmora, era giunta in supporto nientemeno che l’ammiraglia spaziale comandata dall’imperatore Zarkon in persona. Davanti ai soldati della Resistenza che stavano per cedere al panico, Allura aveva immediatamente deciso di sfruttare l’occasione per affrontarlo. Era pronta, era forte ed era la prescelta. Avrebbe sconfitto l’imperatore e riportato la pace nell’universo. In molti avevano tentato di dissuaderla, timorosi dell’enorme rischio che avrebbe corso, ma altrettanti l’avevano acclamata come salvatrice di tutti i popoli liberi. Allura era testarda e sicura di sé, ma era anche certa di fare la cosa giusta per il bene di tutti.
Era stata una disfatta totale.
La principessa aveva sfidato l’imperatore a uno scontro uno contro uno, sulla sua nave, ma ne era uscita ferita e sconfitta, salvata all’ultimo istante dalla lama mortale di Zarkon che si stava abbattendo su di lei dalla guardia che l’aveva accompagnata, una giovane guerriera di nome Romelle. La flotta era finita allo sbando, mantenere la formazione sotto il fuoco nemico era stato impossibile ed era praticamente certo che lo scontro si sarebbe concluso con la sua totale distruzione se l’appello di Lotor non l’avesse interrotto. Si erano letteralmente gettati tutti nel wormhole per Altea quando era successo, vedendolo come l’unico modo per mettersi in salvo.
Hunk aveva visto Allura solo di sfuggita al suo rientro alla base, ma Coran lo aveva informato delle sue condizioni. La ferita, per quanto grave, non avrebbe lasciato danni permanenti grazie alla cryo-pod, ma il trauma era stato enorme. Era psicologicamente a pezzi e avrebbe avuto bisogno di tempo per riprendersi.
Lance era letteralmente shockato. Avrebbe voluto dire che il motivo era che una persona a lui cara fosse stata ferita durante lo scontro con il loro peggior nemico, ma la situazione non era così semplice e il solo pensarci gli causava un miscuglio tale di emozioni che non aveva idea di come gestire. Era preoccupato per Allura, ovviamente, ma era anche spiazzato, confuso, spaventato. Più prendeva coscienza del reale significato di quella sconfitta, più sentiva il mondo e le certezze che aveva costruito attorno a sè in quegli anni crollare pezzo dopo pezzo. Si sentiva tradito e, se lui stava così, di certo Allura doveva essere distrutta.
« Che cosa… significa? » mormorò Keith, al suo fianco, chiaramente scosso. « Vuoi dire che il figlio del nostro acerrimo nemico ha consapevolmente scelto di lasciarci andare? Come… Perchè?! Che senso ha? E la vostra profezia? La stirpe di Alfor che distrugge l’Impero e tutto il resto? Erano tutte favole? »
Rivolse verso Lance uno sguardo smarrito, deluso e accusatore, che centrava perfettamente il punto.
Keith aveva tutte le ragioni di sentirsi in quel modo, chiunque l’avrebbe fatto nella sua situazione, ma nessuno aveva delle risposte da dargli, probabilmente nemmeno Allura stessa.
« Mi dispiace. » iniziò Lance, desolato, che tutto voleva tranne vederlo soffrire di nuovo. « Non so cosa dire, non avevo idea… »
« Nessuno di noi l’aveva. » sottolineò Hunk. « Eravamo tutti certi che la profezia fosse vera. Keith, tutto questo è più destabilizzante per noi che per te, credimi. »
Per un attimo Lance temette che il principe avrebbe reagito male e quello scambio sarebbe finito in una lite furibonda in cui ci si accusava a vicenda. Una lite in cui non avrebbe saputo con chi schierarsi, perché tutti erano vittime e nessuno era il carnefice.
Tuttavia Keith ribatté a quelle parole tese con un semplice sospiro.
« Ti credo. Il concetto stesso di Resistenza era basato su questa profezia e sulla certezza matematica che l’Impero sarebbe stato sconfitto. Ora questa certezza è svanita di colpo e vi sentite… ci sentiamo persi. » disse. « Però questo non vanifica nulla di quello che è stato fatto. Sono stati liberati interi pianeti, salvata tanta gente. Abbiamo portato la speranza nell’universo e possiamo continuare a farlo. Con o senza la prescelta, il nostro lavoro non cambia. »
Era un discorso razionale e sensato, da leader, e Lance lo ammirò per questo. Se Keith avesse detto di avere una soluzione, lo avrebbe seguito senza esitare, ma purtroppo non era così semplice. Non si poteva cambiare il pensiero delle persone, il loro sentito. Se avessero tolto ai ribelli quello che Allura rappresentava, sarebbe stata la fine.
« Se togliamo a questa gente la speranza, o anche solo l’illusione di essa, la Resistenza andrà in pezzi. »

Quando Keith venne mandato a chiamare da Krolia un paio d’ore dopo, era certo che si sarebbe trattato di trascorrere insieme quel tempo madre-figlio che era stato loro negato per tanto tempo. Nello stato emotivo in cui si trovava era certo che un po’ di intimità con lei lo avrebbe aiutato a ridimensionare la situazione e magari a trovare una soluzione che fosse ottimale per tutti. Con Lance e Hunk avevano deciso di non parlare con nessuno di quello che era successo, per evitare di scatenare il panico o alimentare voci che, di certo, si stavano già diffondendo. Pidge l’aveva sicuramente raccontato a Shiro e, con le alte sfere che ne erano a conoscenza, il numero di persone era già al di sopra della soglia di sicurezza. Sua madre però era un’altra cosa: era sempre stata un’eccellente stratega, quindi era possibile che vedesse degli spiragli che a loro erano sfuggiti. Parlare con lei gli avrebbe fatto bene.
Tuttavia, appena varcata la soglia della sala in cui era stato indirizzato, gli bastò un’occhiata per capire che non sarebbe stato un colloquio confidenziale. Sua madre sedeva su una sedia dallo schienale alto e rigido, Shiro era in piedi accanto a lei. Alle sue spalle, appoggiato alla parete, si trovava Kolivan e, dal lato opposto del tavolo era accomodata Allura in persona con Coran al suo fianco.
Keith le si rivolse immediatamente.
« Principessa, state bene? »
Lei annuì con espressione impassibile.
« Un paio d’ore nella cryo-pod hanno aggiustato tutto ciò che poteva essere aggiustato. Ora sta a noi fare il resto. » disse.
A dispetto dell’apparenza, dalla quale non traspariva nulla, la sua voce suonava vagamente meno risoluta del solito e questo fece suonare un campanello d’allarme nella mente di Keith. Allura era come lui: anche se dentro di sé era a pezzi non voleva che gli altri vedessero questa sua debolezza. Poteva capirla, ma quello non era il  momento della testardaggine.
« Immagino siate stato messo al corrente della situazione, altezza. » esordì Shiro, mantenendo un tono formale a cui Keith non era più abituato.
« Lo sono. » rispose. « Immagino che ci siamo riuniti qui per trovare una soluzione, ma secondo me non ce ne serve affatto una. La Resistenza può benissimo continuare sulla strada che stava percorrendo, possiamo trovare un modo per sconfiggere l’Impero con le nostre forze. Non abbiamo bisogno di un prescelto né di una falsa profezia! »
« Parlate già come il leader che presto diventerete, giovane principe. » commentò Kolivan in tono serio. « La fiducia che avete in noi ci fa onore, ma le guerre non si vincono con l’idealismo. »
« Forse no, ma la profezia si è rivelata falsa e ingannare i vostri soldati nascondendo la verità non fa onore a voi. »
« La profezia non è affatto falsa, figliolo. »
Con quelle semplici parole, Krolia attirò su di sé l’attenzione di tutta la sala. Aveva un’espressione tormentata sul volto stanco e stringeva le mani in grembo tanto forte da sbiancare le nocche.
« Vorremmo tutti che non lo fosse, ma purtroppo abbiamo avuto la dimostrazione che è così. E la stirpe di Alfor è estinta, quindi non può esistere nessun’altra alternativa. »
« La stirpe di Alfor non è affatto estinta. »
Quelle fecero precipitare un silenzio incredulo nella stanza.
Allura fissava la regina con gli occhi spalancati, sconvolta. Coran, in piedi accanto a lei, si era irrigidito.
« Non è possibile… » mormorò la principessa.
« In pochi sanno che re Alfor di Altea aveva un fratello. » spiegò Krolia, tenendo gli occhi fissi su un punto imprecisato al centro della tavola. « Un fratellastro, in realtà, che non era mai stato riconosciuto a corte. Si trattava di un uomo amante dell’avventura e della propria libertà, che viaggiava nell’universo alla ricerca di nuove conoscenze e che, un giorno, giunse su Marmora. »
Come se non fosse necessario aggiungere altro, gli sguardi di tutti si puntarono inequivocabilmente su Keith che, per istinto, mosse un passo indietro. Non gli piaceva affatto quello che vi leggeva, in particolare Allura aveva un’espressione che gridava tradimento. Qualunque cosa intendesse sua madre, non poteva essere quella che tutti sembravano aver interpretato. Era impossibile.
Ma bastò l’aggiunta di poche parole per rendere quell’incertezza una granitica realtà.
« Sì, Keith, tuo padre era il principe Ryolan di Altea. O per me semplicemente Ryo. »
Per Keith fu come se il tempo si fosse congelato in quell’istante, di fronte a una realtà troppo assurda per poter essere accettata. Sapeva di dover dire qualcosa, reagire in un qualunque modo, ma la sua mente era completamente vuota, incapace di elaborare tutte le implicazioni di quella rivelazione.
A sbloccare la situazione fu Allura, che si alzò in modo tanto repentino da rovesciare la sedia con un fracasso che fece sobbalzare tutti.
« Ho dedicato la mia intera vita a questa causa. » sibilò, furente. « Ho dato tutto. I miei genitori, la mia patria, la mia infanzia. Ma ne ero felice perché ero certa che ogni sacrificio sarebbe stato ripagato, che ne sarebbe valsa la pena, che fosse la cosa giusta. Il significato della mia intera esistenza si riconduceva a quello di guida, liberatrice di popoli, prescelta. E ora vorreste farmi credere che si trattava solo di uno errore? Di un cavillo di parentela? Che verrò rimpiazzata e non solo, che un mezzo galra pretende di essere parte della mia famiglia?!»
Pronunciò quell’epiteto con un tale disprezzo che Keith rabbrividì.
« Posso accettare degli assassini come alleati ma non come parenti! »
Tremando di rabbia, la principessa voltò le spalle e ignorò i tentativi di Coran di richiamarla. Il pannello automatico si chiuse alle sue spalle con un sibilo, ma Keith potè avvertire il fracasso di una porta sbattuta come se fosse avvenuto veramente.
Nella sala regnò un silenzio gelido per i minuti successivi, finchè Shiro non si decise a spezzarlo.
« Direi che per questa riunione possiamo concludere qui. Siamo tutti troppo scossi per ragionare lucidamente e abbiamo bisogno di riposo. Possiamo riaggiornarci quando ci saranno nuove. »
Cioè quando Allura sbollirà lo smacco e deciderà se mettere da parte il suo orgoglio o portare l’intera Resistenza alla rovina, interpretò Keith. Nessuna delle due opzioni gli appariva allettante. In realtà l’unica cosa che gli appariva allettante al momento era la possibilità di smettere di pensare.
C’erano troppe domande che premevano nella sua mente e si accavallavano l’una sull’altra.
Perché sua madre non gli aveva mai parlato di questo principe Ryolan? Perché aveva tenuta segreta la sua identità a chiunque per così lungo tempo? Era a conoscenza della profezia e di quello che comportava? Se sì aveva permesso consapevolmente che qualcun altro sacrificasse la sua intera vita alla causa al posto suo? Cosa significava essere il prescelto? Avrebbe guidato la Resistenza? Avrebbe sconfitto Zarkon? Annientato l’Impero? Come?
La testa gli girava. Tutto quello che voleva era sdraiarsi, dormire e non sentire più nulla.

 

 

Yuki - Fairy Circles

   
 
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