Serie TV > Prison Break
Segui la storia  |       
Autore: MackenziePhoenix94    23/01/2020    0 recensioni
TERZO LIBRO.
“Sara inspira una seconda volta, vedo i suoi occhi scuri diventare lucidi ed una lacrima, ribelle, le scivola lungo la guancia destra.
“E se fosse cambiato? E se davanti ai miei occhi dovessi ritrovarmi un uomo completamente diverso da quello che ho conosciuto e di cui mi sono innamorata? Ho paura, Theodore” mi confessa con voce tremante “ho paura che Michael Scofield non esista più”.”
Dopo altri sette anni trascorsi a marciare in una cella a Fox River, Theodore Bagwell si trova finalmente faccia a faccia con ciò che lui ed i membri dell’ex squadra di detenuti hanno anelato per lungo tempo: la libertà.
La libertà di essere un normale cittadino.
La libertà di crearsi una nuova vita.
La libertà di lasciarsi il passato alle spalle per sempre.
Sono questi i piani della Serpe di Fox River, almeno finché il passato non torna a bussare con prepotenza nella sua vita tramite un oggetto apparentemente insignificante: una busta gialla e rettangolare, spedita dallo Yemen.
Genere: Azione, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: T-Bag
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Non sono mai stata brava ai fornelli, ma fortunatamente, in un sito per principianti, riesco a trovare una ricetta semplice e rapida per preparare degli ottimi biscotti al cioccolato.

 O almeno questo è ciò che penso finché il bancone a penisola della cucina non si trasforma in un vero campo di battaglia su cui regnano ciotole, vassoi, cucchiai di legno ed una poltiglia informe che assomiglia a tutto tranne ad un impasto per biscotti.

“Gracey, il tuo telefono sta squillando!”

“Non ora, Ashley, non è un buon momento”

“Faresti meglio a rispondere, è tua madre”.

Sbuffo, seccata, e senza staccare gli occhi dai biscotti che stanno cuocendo in forno mi faccio passare il cellulare dalla mia coinquilina; quando guardo lo schermo sollevo automaticamente gli occhi al soffitto: non si tratta di una semplice chiamata, ma bensì di una videochiamata, e difatti non appena rispondo appare il volto di mia madre, con la sua solita espressione preoccupata che ormai conosco fin troppo bene.

Ed anche le sue prime parole esprimono solo preoccupazione.

“Gracey! Finalmente riesco a parlare con te! Sono giorni che non ho tue notizie!”

“Sto bene, mamma, non ho potuto chiamarti perché ero impegnata con il lavoro”

“E quel provino di cui mi parlavi? Come è andato?”

“Bene e male allo stesso tempo” mormoro, mordendomi il labbro inferiore, continuando a lanciare occhiate in direzione dei biscotti “non sono riuscita a partecipare perché sono arrivata in ritardo… Però ho incontrato una delle organizzatrici e sono riuscita ad ottenere un provino privato con lei. Mi ha dato un biglietto da visita con il suo numero e mi ha detto di chiamarla non appena avrei avuto il mio book fotografico. È una specie di curriculum per le aspiranti modelle, mamma, devo prendere appuntamento con un fotografo, posare per un servizio fotografico e scegliere le foto migliori da inserire nell’album”

“Gracey, lo sai benissimo che tutto questo non piace né a me né a tuo fratello. Il mondo dello spettacolo non è così patinato come lo mostrano in TV e sulle riviste. E se fossi in te non crederei ciecamente a tutto quello che ti dicono. Sono sicura che quella donna ha detto quelle stesse parole a chissà quante ragazze, e scommetto che quando chiamerai quel numero non risponderà nessuno e sarai costretta ad affrontare l’ennesima delusione”

“Dici questo solo perché vuoi farmi tornare a Tribune”

“Non dico questo solo perché voglio che torni a casa. Dico questo perché, oltre ad essere tua madre, sono una persona adulta e so come funzionano questi provini. Servono solo ad illudere e non portano a nulla di concreto. Gracey, ti prego, sei ancora in tempo per tornare a Tribune e per riprendere a studiare! Ricordi quello che mi dicevi quando eri una bambina? Il tuo sogno era di lavorare in una clinica veterinaria e…”

“Mamma, scusa ma non posso continuare a parlare con te. Rischio di bruciare i biscotti”.

Interrompo il suo monologo infinito, infilo il cellulare in una tasca dei jeans e mi concentro sulla teglia rovente, che riesco ad estrarre dal forno senza far rotolare i dolcetti sul pavimento; l’appoggio sopra al bancone a penisola ed osservo il risultato finale, soddisfatta: anche se non sono perfettamente tondi, i biscotti che ho preparato hanno un profumo invitante, e lo confermano anche le parole della mia coinquilina.

“Che profumino delizioso, dovresti prepararli più spesso per colazione!” esclama Ashley, ma quando allunga la mano destra per afferrarne uno la blocco prontamente “ehi! Perché non posso mangiarli?”

“Perché questi biscotti non sono per te” rispondo, dandole le spalle per cercare un piatto; mi pento subito di quello che ho detto perché Ashley inizia a tempestarmi di domande.

“Non sono per noi? E per chi sono? Aspetta, lasciami indovinare… Scommetto che questi biscotti hanno a che fare con la tua fuga improvvisa durante il nostro turno al ristorante e con le incursioni misteriose degli ultimi giorni. Non hai ancora raccontato che cosa hai visto e dove sei stata, e sai benissimo che tra coinquiline non ci devono essere segreti. Se avessi avuto un appuntamento con un ragazzo, te lo avrei raccontato subito”

“E cosa ti fa credere che si tratta di un appuntamento con un ragazzo?”

“Gracey, credi che io sia così stupida? Mi è bastato vedere lo sguardo che avevi quel giorno ed il modo in cui sei uscita dal ristorante per capire che c’è di mezzo un ragazzo”

“Hai frainteso tutto” rispondo, con un sorriso, mentre dispongo i biscotti con cura sopra ad un piatto di ceramica, per poi coprirli con un panno “non si tratta di un ragazzo… Ricordi il giorno del provino? Sono arrivata in ritardo perché ho incontrato una persona che non vedo da moltissimo tempo ed a cui sono legata fin da quando ero bambina. Purtroppo in quell’occasione non abbiamo avuto la possibilità di scambiarci il numero di cellulare e così, appena l’ho rivisto passare davanti alla vetrina, mi sono precipitata in strada”

“Quindi si tratta di un ragazzo, e questo significa che ho ragione io”

“No, non è un ragazzo. È un uomo. È l’ex compagno di mia mamma”.

Sfortunatamente le mie parole non riescono a soddisfare la curiosità di Ashley, anzi: sul suo volto appare un’espressione che è un misto di sorpresa ed incredulità, e vengo travolta da una nuova ondata di domande, alla quale non riesco a sottrarmi.

“L’ex compagno di tua madre? E perché lo vuoi rivedere?”

“Te l’ho già spiegato: non lo vedo da tempo e sono molto legata a lui. Ashley, i biscotti si stanno raffreddando, prometto che ti racconterò tutto al mio ritorno, d’accordo?”

“D’accordo” borbotta la mia coinquilina, per nulla entusiasta alla prospettiva di non poter proseguire con il mio interrogatorio.

Esco dal nostro appartamento tirando un sospiro di sollievo, scendo velocemente le scale, e percorro la strada che mi separa dalla casa di Theodore con il piatto stretto saldamente tra le mie mani, come se fosse una reliquia preziosa; ed è proprio l’ex compagno di mia madre ad aprire la porta d’ingresso, dopo che ho suonato più volte il campanello.

Mi basta dare un’occhiata alla sua espressione assonnata ed ai suoi capelli scompigliati per capire che stava ancora dormendo.

“Gracey… Ma… Sono le sette… Che cosa ci fai qui alle sette?” mi domanda, con voce impastata dal sonno, reprimendo a stento uno sbadiglio.

“Volevo farti una sorpresa. E ho portato questi!” esclamo, mostrandogli il piatto coperto con un panno.

Lui mi fa entrare in casa e mi dice di accomodarmi sul divano in pelle mentre sale le scale che portano al piano superiore della villetta; quando resto da sola ne approfitto per guardarmi attorno, e per curiosare nel salotto, e la prima cosa che noto sono i mobili del tutto sprovvisti di fotografie incorniciate.

Lo stesso vale anche per le pareti.

Non ci sono fotografie che ritraggono Theodore in compagnia di Benjamin o di una probabile ex moglie.

Mi trovo in un’abitazione accogliente, arredata con cura, ma del tutto spoglia dei ricordi di una vita, e questo particolare crea altre domande che vanno ad aggiungersi a quelle, nella mia mente, ancora sprovviste di una risposta.

“Faresti meglio a posarlo”.

La voce di Theodore mi sorprende alle spalle e mi volto, di scatto, in direzione delle scale: si è cambiato, ed ora indossa una camicia ed un paio di jeans chiari; i capelli, invece, sono pettinati con cura all’indietro e non c’è più alcuna traccia del pizzetto che aveva fino a qualche giorno prima.

Abbasso lo sguardo sul cacciavite che ho preso da una mensola e poi sorrido, tornando a fissare il padrone di casa.

“Ti riferisci a questo?”

“Sì, faresti meglio a posarlo prima di ferirti”

“Ma stiamo parlando di un cacciavite! Un oggetto così piccolo non può fare male ad una persona”

“Resteresti sorpresa di sapere quante persone può uccidere un oggetto così piccolo… Ovviamente se si trova nelle mani sbagliate” mormora lui, in risposta, togliendomelo dalle mani e rimettendolo al suo posto sulla mensola “allora… Che cosa si nasconde sotto quel panno?”

“Volevo farmi perdonare per averti seguito di nascosto e per averti disturbato mentre stavi costruendo la casetta sull’albero. È stato Benjamin a consigliarmi di portare questi, ha detto che sono i tuoi preferiti” rispondo, con un sorriso; mi avvicino al piatto, che ho posato sopra ad un tavolino, e tolgo il panno rivelando, così, i biscotti al cioccolato che ho faticosamente preparato dopo diversi e disastrosi tentativi.

Theodore li guarda e poi scoppia a ridere, trasformando il mio sorriso in un’espressione confusa, perché non era questa la reazione che mi aspettavo.

“Credo che tu sia stata raggirata, Gracey, perché i biscotti al cioccolato non sono i miei preferiti. Sono i preferiti di Ben, puoi chiederlo tu stessa al colpevole” dice poi, rivolgendosi al ragazzino che ci ha appena raggiunti dalla camera da letto, come testimonia il pigiama che indossa; ed è proprio quest’ultimo a fornirmi la prova della sua colpevolezza sollevando l’angolo sinistro della bocca, e prendendo in mano uno dei dolcetti per assaggiarlo.

“Non è male” commenta poi, dopo avergli dato un morso “ma quelli che prepara la mamma di Mike sono i migliori”.



 
“Ben ha ragione” dico, dopo aver assaggiato un biscotto al cioccolato “non sono male, ma non sono neppure speciali. Nel complesso sono abbastanza soddisfatta visto che si tratta del mio primo tentativo… Avresti dovuto vedere che disastro era la cucina”

“Se questo può farti sentire meglio, neppure io sono bravo ai fornelli”

“Questo non è vero! Ricordo ancora molto bene che a volte eri tu a preparare il pranzo o la cena, e tutto era sempre squisito. Lo diceva anche mamma”

“Benjamin, prendi le medicine e poi vai a giocare un po’ in camera, d’accordo?” m’interrompe Theodore, rivolgendosi al ragazzino, che obbedisce senza ribattere, ma prima di sparire nel salotto mi rivolge lo stesso sorriso furbetto di poco prima, insieme ad alcune parole, che suonano come un tentativo di scusarsi per la piccola marachella che ha commesso.

“Comunque sei stata brava come primo tentativo, ma puoi migliorare” mormora prima di dileguarsi in cima alle scale.

“Quel ragazzino mi sorprende sempre di più ad ogni giorno che passa” commenta Theodore, scuotendo la testa “ci sono momenti in cui si comporta come un normale bambino di sette anni, altri in cui sembra un adulto in miniatura”

“È molto intelligente… E ti somiglia” decido di tastare il terreno in modo cauto, per non irritarlo nuovamente “Benjamin… Benjamin è tuo figlio, giusto?”

“Si tratta di una situazione molto particolare e delicata, Gracey. Non offenderti, ma non me la sento di parlarne con te in questo momento”

“Ho capito benissimo, non serve che aggiungi altro” mormoro, e sbatto più volte le palpebre per riprendermi dal duro colpo inaspettato che ho appena ricevuto “sei stato molto chiaro: ti sei ricreato una nuova vita ed hai lasciato alle spalle quella precedente, e dal momento che io appartengo alla tua vecchia vita sono solo un intralcio. Hai perfettamente ragione. Scusami, mi sono comportata proprio come una sciocca ragazzina, credevo che saresti stato contento di vedermi, ma a quanto pare ho sbagliato i miei calcoli. Adesso tolgo il disturbo. Tu e Ben non sentirete mai più parlare di me”

“No, Gracey, aspetta! Hai frainteso le mie parole!”.

Non perdo tempo ad ascoltare le sue scuse: raccolgo il piatto, il panno, ed esco dall’abitazione a passo veloce, continuando a darmi mentalmente della stupida per non aver capito prima come stanno veramente le cose: dopotutto durante la breve conversazione che abbiamo avuto dentro la casetta sull’albero lui è stato molto chiaro, sono stata io l’ingenua incapace di cogliere i segni; ormai appartengo ad un passato scomodo per Theodore, anche se mi sfugge il perché, e come tale vuole tenermi a debita distanza.

Per sempre.

Appena apro la porta d’ingresso dell’appartamento, Ashley nota subito i miei occhi lucidi ed il mio malumore, e così mi chiede spiegazioni.

“Tesoro, che cosa è successo?”

“Nulla, ho semplicemente fatto la figura della ragazzina stupida ed ingenua” rispondo, con amarezza, lasciando cadere il piatto in ceramica dentro il lavandino; mi appoggio al mobile alle mie spalle ed incrocio le braccia all’altezza del petto prima di sfogarmi con la mia coinquilina e, ormai, migliore amica “credevo che anche lui sarebbe stato contento di vedermi… Sai, quando era il compagno di mia madre abbiamo trascorso molto tempo insieme. Era lui ad aiutarmi con i compiti ed a rimboccarmi le coperte, ed era sempre lui che, alla mattina, mi svegliava con un bicchiere di latte al cioccolato e dei biscotti, anche se mamma non voleva per timore che sporcassi le coperte. Capisci quello che sto cercando di dirti, Ashley? Io e lui eravamo molto legati, perché adesso mi tratta come una sconosciuta? Solo perché si è ricostruito una nuova vita?”

“Forse… O forse ha a che fare con la fine della relazione con tua madre… Per quale motivo si sono lasciati?”

“Non lo so, mamma non me lo ha mai raccontato. In realtà, me lo sono sempre chiesta anch’io… Non li ho mai visti litigare… Lui è semplicemente sparito da un giorno all’altro, ed è tornato per trascorrere un pranzo insieme dopo cinque anni”

“È sparito all’improvviso ed è tornato dopo cinque anni? E per tutto quel tempo non avete mai ricevuto una sua chiamata o una sua lettera? Neppure una cartolina?”

“Era andato a lavorare su una piattaforma petrolifera in mezzo all’oceano” spiego “forse non aveva a disposizione un cellulare per contattarci. O i turni di lavoro erano così massacranti che non aveva neppure il tempo di fare una breve telefonata”

“Sì, ma… Gracey…” ribatte la mia coinquilina con una smorfia “scusami se te lo chiedo… Ma non ti sembra strana tutta questa faccenda?”

“Che vuoi dire?” domando, e sollevo il viso di scatto dalle mie unghie, socchiudendo gli occhi “perché questa faccenda dovrebbe sembrarmi strana?”.

Ashley si lascia cadere sul divano e poi inizia ad elencarmi i motivi per cui tutta questa storia strida alle sue orecchie.

“Hai detto che non hai mai assistito ad un litigio tra tua madre ed il suo ex compagno, giusto? Allora perché un uomo dovrebbe sparire in questo modo da giorno all’altro? D’accordo, c’è sempre la possibilità che abbiano avuto qualche discussione in privato per non turbare te e tuo fratello, ma se c’era qualcosa che non andava non sarebbe comunque sfuggito ai vostri occhi”

“Questo è impossibile: non ho mai visto mia madre così felice e sorridente come nel periodo in cui loro due sono stati insieme. Se ci fosse stato qualche litigio o qualche malumore, io e Zack ce ne saremmo accorti immediatamente. Invece lei era sempre allegra e spensierata”

“E questo ci riconduce alla prima stranezza: perché un uomo innamorato della propria compagna dovrebbe abbandonare lei ed i suoi figli all’improvviso per andare a lavorare su una piattaforma in mezzo all’oceano? Avrebbe potuto cercare un lavoro molto più vicino a voi, scommetto che le occasioni non sono mancate”

“In realtà, lui aveva già un posto fisso: lavorava nella biblioteca di Tribune. Ricordo che un giorno mi ha detto che erano arrivati dei nuovi libri con le illustrazioni in rilievo ed aveva pensato subito a me” mormoro con un sorriso, a causa del ricordo che è appena affiorato nella mia mente; sorriso che, però, si spegne rapidamente non appena ripenso alle ultime parole, ed allo sguardo, che Theodore mi ha rivolto.

“E che ricordo hai dell’ultima volta in cui vi siete visti, prima che scomparisse?”

“Era una serata come tante altre” dico, scrollando semplicemente le spalle “una serata che non aveva nulla di speciale. Mi ha aiutata a fare i compiti e poi io e Zack siamo andati a letto. Il giorno seguente non c’era più e mamma ci ha spiegato che era stato costretto a partire in fretta, a causa del nuovo lavoro che aveva trovato”

“Gracey, come fa a non sembrarti strano tutto questo? Anche un bambino capirebbe che c’è qualcosa che non quadra”

“Non lo so, Ashley, sinceramente non ho voglia di parlare di questo. E ora, se non ti dispiace, vorrei rimanere un po’ da sola”.

E con quest’ultima frase pongo fine alla discussione e mi rifugio nella mia camera da letto, chiudendo accuratamente la porta a chiave.
 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Prison Break / Vai alla pagina dell'autore: MackenziePhoenix94