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Autore: Elgul1    24/01/2020    8 recensioni
Nell'epoca Sengoku nei grandi Damyo di Sorachi, Kubo e Takahashi si accusano momenti di grave pericoloi: tradimenti, guerre e sfiducia regnano sovrani in questo momento di fragile equilibrio. Riusciranno gli eroi dei rispettivi regni a portare una pace a lungo persa e che sembra sempre più lontana e irragiungibile?
Genere: Drammatico, Guerra, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gintoki Sakata, Tokugawa Shige Shige, Tsukuyo
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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InuyashaxGintamaxBleachxNaruto



Inuyasha camminava lento col bagaglio in spalla. Erano partiti presto e, ormai, vista la posizione del sole si sarebbero di sicuro fermati per una pausa da qualche parte lungo quel fitto bosco. Ormai erano lontani molte miglia dalla capitale e, fu in quel momento, che tirò un sospiro di sollievo.
- A quanto pare ha funzionato.- Pensò lieto notando, più avanti rispetto a lui, la figura corvina di Miroku ridere e scherzare con un altro membro di quella compagnia come se niente fosse.

 " Tuo fratello riesce a fare amicizia molto facilmente." Sentì dire dal suo fianco destro e voltandosi così di scatto e trovando davanti il volto sorridente di Sakamoto.
" Già..." Rispose Inuyasha annuendo. " Dovunque vada riesce sempre a farsi amici è un tipo fin troppo socievole specie con le donne." Aggiunse alla fine ricordando, quante volte, nel corso degli anni, avesse fatto conquiste e scappatelle tra le donne del loro paese e oltre a suo dire.
 Sakamoto cominciò a ridere a quella frase. " Direi che possiamo metterlo tra i motivi per cui avete deciso di emigrare anche." Suggerì il riccioluto ricevendo un segno d'assendo di Inuyasha.
" Diciamo che c'erano fin troppi mariti che lo stavano cercando." Rispose con una mezza bugia. Da quando era stato promesso a Sango si era dato una grossa calmata visto anche la pericolosità della ragazza ma qualche volta tornava alle vecchie abitudini.
 " Tu invece per cosa sei scappato?" Gli chiese Sakamoto all’improvviso. Inuyasha lo guardò stranito.
 " Bhe, per il lavoro ovviamente." Rispose ricevendo come risposta un segno di diniego.
 " No, il vero motivo..." Sussurrò lui ma sempre con un leggero sorriso sulle labbra. " Anche se vi ho accolti per quello so benissimo che, infondo, c'e altro che voi state cercando." Gli mormorò a bassa voce con fare confidenziale e facendo sudare freddo il giovane nobile per la paura di essere stato beccato. " Quando due giovani come voi se ne vanno da un luogo lo fanno per dimenticare il passato, lo fanno per cercare la propria strada ma, soprattutto, per cercare qualcosa che era loro e che hanno perso..." Continuò a dirgli con un tono sincero e pieno di comprensione lasciandolo di stucco. " Tu per quale di questi motivi hai deciso di andartene?" Gli chiese infine con sincera curiosita.

Inuyasha fissò gli occhi castani del suo interlocutore con vivo interesse per ognuna di quelle parole che aveva usato una parte di lui aveva cominciato a fidarsi di quel tizio all'apparenza strambo.
 " Il motivo è legato a tutte e tre..." Cominciò a dirgli cercando di essere sincero ma, al tempo stesso, di nascondere la verità. " In passato ho commesso un grande errore che, ancora oggi, mi perseguita impedendomi di andare avanti e lo rimpiango ogni singolo giorno..." Continuò spostando lo sguardo verso l amico voltato di spalle che continuava a camminare in avanti. " Ho provato a cercare la mia strada a vivere la mia vita ma non ci riesco. Fuggendo dal mio paese sperò di ritrovare quella cosa che ho perso e di poter tornare a essere di nuovo completo." Concluse sempre cercando di tenere un tono di voce basso. Sentì una mano poggiarsi sopra la sua spalla destra.
 " Direi che, alla fin fine, anche tu hai avuto motivi validi per andartene." Ammise con un sorriso sincero. " Spero che, a Sorachi, tu possa trovare quello che cerchi." Concluse facendo un passo avanti per raggiungere la cima della carovana.
" Lo sperò anche io..." Sussurrò con una voce flebile Inuyasha continuando ad andare avanti pregando di riuscire a ritrovarla.


-


Kenshin si trovava davanti una stanza, al cui confronto, quella che aveva preso in quella locanda sembrava un millesimo. La sua nuova casa dava proprio sul giardino zen del damyo da cui si notava il piccolo laghetto in cui, alcune trote rosse, nuotavano in tutta tranquillità e che, qualche volta, apparivano con piccoli balzi fuori dall’acqua.

" Io dovrei stare qui?" Domandò abbastanza allibito al bianco che stava mangiucchiando da un piccolo vassoio.
 " Esattamente..." Rispose Gintoki annuendo che se ne stava tranquillamente seduto sul tatami e intento a sgranocchiare alcuni biscotti. " So che pensi che sia troppo grande ma, purtroppo, solo questa stanza era disponibile ed, inoltre, è una delle più vicine alla stanza principale di Shigeshige." Lo anticipò ancora il bianco prima che potesse dire qualsiasi altra cosa in riferimento a quanto fosse grande la stanza.
Kenshin sbuffò infastidito. " E cosa dovrei fare di preciso al momento? " Chiese abbastanza incuriosito visto che, Gintoki, aveva insistito così tanto per farlo arrivare a quella posizione.
" Bhe il tuo compito sarà proteggere il Damyo..." Cominciò a dirgli. " A breve è possibile che io debba partire per una missione diplomatica in un paese vicino e vorrei avere una persona fidata e forte che possa prendere il mio posto." Concluse con calma. 
" E non c'e altre persone in grado di farlo al posto mio?" Domandò visibilmente curioso. " Infondo non mi sembra che nemmeno quell Okita fosse granché debole." Ammise ricordando la ferocia con cui aveva lottato contro di lui e pensando anche agli altri samurai che, in quei giorni, aveva trovato per la città nessuno di loro sembrava debole ma anzi sembrano persone con capacità molto superiori alla norma.
 " No, non è affatto debole però gli manca l'esperienza quella che tu hai in abbondanza e che ho percepito sin dal primo momento che ti ho visto per strada." Gli comunicò Gintoki alzandosi in piedi. " Al momento devo andare in un posto se non ti dispiace. Sei libero di girare dovunque tu voglia per la residenza solo cerca di non allontanarti troppo, ok?" Gli disse mentre si dirigeva verso la porta scorrevole chiusa. 
" D'accordo a più tardi." Rispose Kenshin domandosi, dentro di se, dove stesse andando quel tizio fin troppo strambo.


-


Il fuoco, divampato quella notte, ormai era spento del tutto e, l'intera residenza nel mezzo delle montagne, era stata completamente rasa al suolo. A terra, lungo la scalinata in pietrache portava in cima alla costruzione, i cadaveri dei monaci erano sparsi ovunque alcuni ancora che stringevano con le loro mani i bastoni di legno usati, solitamente, per camminare in quei sentieri impervi di montagna in cui cercavano la pace o l'illuminazione.

" Di questo passo Buddha o qualunque altra divinità ci maledirà lo sai non è vero?" Dichiarò un uomo alto e massiccio con addosso una semplice cotta di maglia leggera che lasciava in piena liberta le braccia su cui, si notavano, lunghi tagli ormai vecchi e che, nella mano destra, stringeva una spada gigantesca conficcata nel corpo di un vecchio monaco all'interno della cappella.

" Kisame, non credo che nessuna divinita si preoccuperà di questo..." Rispose un altro uomo molto più giovane e anche più basso dai corti capelli neri e un vestiario simile a quello del più grosso.
" Altrimenti qualcosa avrebbero fatto prima di venir derubati così." Aggiunse mentre, con calma, prendeva le statuette d'oro che erano poste sopra il piccolo altare di pietra.
 " E se qualcuno facesse domande Itachi?" Domando ancora Kisame estraendo con facilità l’enorme spada dalle membra ormai morte del vecchio e facendo gocciolare sangue sopra il tatami.
 " Allora vorrà dire che le nostre taglie saranno ancora più alte molto semplice." Rispose di rimando chiudendo il sacco.
Avrebbero consegnato quella roba come da richiesta e poi sarebbero spariti per qualche altro lavoro. La loro vita, da nunkenin, ormai era quella passare da un incarico illegale all altro senza fare alcuna domanda. Stavano cominciando a scendere le scale quando, un suono di campanellini, attirò la loro attenzione. Dalla foschia mattutina apparve una figura maschile vestita con un kimono bianco con alcune striature nere, nella mano destra teneva un lungo bastone dorato con alcune campanelle in cima simile a quello che i monaci usavano per annunciare la loro venuta. Itachi lasciò cadere il sacco e sollevò il corto kodachi che teneva alla cintola.

 " Chi sei?" Domandò Kisame notando la pelle chiarissima di quello strano tizio.
 " Non importa che sappiate il mio nome..." Cominciò a dire stando sempre attento a tenere il cappello di paglia sopra la testa nascondendo il viso. " Sappiate solo che, il mio maestro, richiederebbe i servigi di voi due e di altri vostri pari." Commentò con un tono calmo e schietto nonostante le due lame alzate e puntate verso di lui.
" E chi sarebbe il tuo maestro? E come fa a sapere dove ci trovavamo in questo momento?" Chiese stavolta Itachi. Pochi erano coloro che li avrebbero potuti trovare e, tra quei pochi, la maggior parte li voleva morti per vendetta oppure per riscuotere la taglia.
" Non intendo rivelare i segreti del sommo corvo..." Rispose lasciando di sasso entrambi i ninja a sentire quel nome fin troppo famoso nell'illegalita. " Se potesse abbassare le vostre armi forse potremmo cominciare a parlare dell'incarico che vorrebbe assegnarvi." Concluse serio.
Itachi guardò Kisame per qualche istante che annuì ed, entrambi, abbassarono le loro armi. " Coraggio parla." Lo incitò il moro facendo scaturire un flebile sorriso sotto quel cappello.


-


Gintoki detestava andare nelle parti periferiche della città di Sorachi. Gli tornava in mente la sua infanzia non proprio serena e pacifica ma  piena di sangue e violenza.
Il suo sguardo, sempre allegro, in quel momento sembrava una maschera di marmo e, a passo lento, entro dentro la bettola che aveva visto giorni migliori. Una volta dentro tutti gli occhi si alzarono dai bicchieri e le chiacchiere si fermarono non appena lui entro. Diede uno sguardo freddo agli avventori che, subito, iniziarono a chinare la testa e a tornare alle loro faccende se lui era li sicuramente era meglio non farsi gli affari suoi.

 " Chissà come mai quando arriva lo Shiroyasha tutto diventa calmo." Bofonchiò una voce da un tavolo accanto a lui. Gintoki si girò trovando, seduto al solito tavolo, un uomo sulla sessantina dalla pelle olivastra e dai corti capelli grigi.
" Dovresti saperlo Jirocho sempre meglio non importunarmi specie se vengo qui per te." Replicò lui avvicinandosi al tavolo e notando, accanto al vecchio una ragazza piuttosto giovane e dai vivaci occhi violacei.
 " Padre perché questo tizio si permette di parlarti così? Lo devo uccidere?" Chiese in maniera schietta la giovane dai corti arancioni e con addosso un kimono bianco con dei motivi floreali rossi.
" Pirako te l'ho detto mille volte di non dire le prime cose che ti vengono in mente..." La ammonì il padre severo mentre il bianco si mise a sedere dinnanzi a lui.
" Cosa ti porta qui nei bassifondi?" Domandò mentre la figlia sbuffava e metteva il broncio per essere stata ripresa.
" Sono qui per informazioni..." Mormorò facendo il vago. " Voglio sapere cose che solo chi bazzica ovunque può sapere." Concluse con fare serio.
Jirocho annuì mentre si portava la pipa alla bocca. " Sai bene che le informazioni, hanno un costo elevato e che non faccio sconti nemmeno per il cagnolino del damyo..." Dichiarò pacato e osservandolo attento. " Cosa mi offrì?"Chiese infine.
Il bianco, dal kimono, estrasse un sacchetto rigonfio e lo buttò sul tavolo.
" Possono bastarti." Replicò senza alcuna esitazione.
 Pirako prese il sacchettino soppesandolo e sorrise al padre. " Si, ti puoi permettere delle informazioni. Cosa ti interessa?" Domandò mentre prendeva il sacchetto dalle piccole mani della figlia e se lo metteva nel suo kimono grigio.
 " Sta capitando qualcosa che ne Shige shige e nemmeno Katsura mi vogliono dire perciò voglio sapere che voci stanno circolando? Cosa succede?" Domandò andando dritto a quei dubbi che, ormai, da qualche giorno gli erano entrati in testa sopprattuto dopo aver origliato una piccola discussione tra i due giovani ninja appena arrivati alla presenza del suo signore.
 Jirocho sorrise quasi compiaciuto di vedere il samurai in difficoltà e così confuso. " Che succede? Il tuo padrone non dice più niente al suo fidato animale domestico?" Lo canzonò ironico ma non ricevendo alcuna replica da parte da lui che rimase zitto. " Comunque, per rispondere alla tua richiesta, c'e qualcosa che potrebbe aver messo in allarme il tuo signore..." Gli annunciò fumando un'attimo prima di continuare. " Suo zio e suo cugino stanno meditando di riprendersi la regione e, a quanto so, si sono recati da vari altri damyo cercando supporto." Gli disse a mo di spiegazione.
" E ne hanno trovato?" Chiese Gintoki piuttosto interessato. Se la cosa era vera a breve forse ci sarebbe stato davvero il caos nonostante Shige fosse amato da gran parte del popolo sapeva che c'era chi rimpiangeva lo zio scacciato.
Jirocho alzò le spalle come risposta. " Questo non lo so. So solo che si sono recati da vari signori ricevendo spesso un no come risposta però può darsi che qualcuno abbia accettato. Perciò ti consiglio di tenere la guardia alta demone bianco." Gli rispose con fare serio.
" Bhe, grazie delle informazioni allora." Mormorò Gintoki facendo per alzarsi e andarsene.
 " Aspetta..." Lo fermò il vecchio alzando la mano. " Coi soldi che mi hai dato ti meriti un piccolo bonus che so ti farà molto piacere sentire..." Cominciò a dire con un flebile sorriso pieno di malignita." Il corvo, che per tanto tempo ha solcato i campi di battaglia di ogni dove per il Giappone, ha deciso di unirsi a Nobu Nobu." Dichiarò infine. A quell'affermazione Gintoki strabuzzò gli occhi e sbianco completamente.
 - No, non è possibile..- Pensò fra sè e sè non sapendo cosa dire o cos altro pensare.
Jirocho si mise a ridere a voce alta facendo voltare gli occhi di molti. " Si, era proprio la faccia che volevo vedere..." Cominciò a dire urlando mentre Gintoki gli dava le spalle. " E ora cosa farai mio giovane amico? Ti preparerai per la sua venuta come un vero guerriero oppure fuggirai?" Gli domando mentre l altro si avvicinava alla porta. " La morte alata arriverà sia per te che per il tuo signore tu non puoi fermarlo!" Concluse con un'ultima esclamazione prima che il bianco uscisse dalla bettola.


-


Ormai erano tre giorni che continuavano a incamminarsi verso Sorachi e, da quel giorno nella foresta, Askin non era più riuscito ad avvicinarsi a Kagome e a scambiare parole con lei visto che, Nobunobu, aveva deciso di isolarsi all'interno della carrozza per non farsi vedere da nessuno insieme allo zio. Via via che si avvicinavano verso la loro metà notò il paesaggio cambiare sempre di più: dalle grandi montagne passò alle pianure verdeggianti e, ogni tanto, sul loro cammino incrociarono qualche piccolo paesino a cui decisero di non fermarsi. Più si avvicinavano verso il confine di Sorachi più Askin era attorniato da un dubbio. Come avrebbero fatto a entrare all'interno del paese senza farsi scoprire oppure a far sembrare di non essere una minaccia? La loro carovana, nonostante fosse composta da meno di duecento uomini, era comunque ben armata e, i colori Kunoyshi e di quei mercenari, sicuramente avrebbero reso sospetti i possibili informatori della corte.

 " Ti vedo dubbioso mio giovane amico." Mormorò una voce al suo fianco sinistro facendolo voltare di scatto.
" Nobile Utsuro-sama." Rispose rapido salutandolo unendo i pugni.
" Che cosa ti riempie la mente?" Gli domando ancora incuriosito.
 " Come faremo a entrare nel paese?" Chiese lui senza alcun pelo sulla lingua. " Nonostante ci sarà qualche guardia alla città di confine ci troviamo comunque a essere un gruppo piuttosto armato. Senza contare che, Nobunobu e Sadasada sono stati esiliati e se qualcuno gli riconosce? Sarà ancora più difficile giungere fino alla capitale senza essere intercettati." Dichiarò sicuro.
Utsuro annuì. " Hai detto un pensiero più che giusto..." Concordo il più vecchio. " Solitamente sarebbe dura per un gruppo come il nostro oltrepassare il confine specie con oltre cinquanta uomini armati del vostro popolo..." Ammise ancora convinto. " Però, a questo, ci penseranno i nostri contatti." Concluse.
Askin lo fissò per qualche istante basito. " Contatti? Qualcuno quindi ci appoggerà davvero?" Chiese tempo fa i due uomini avevano già parlato ma, non credeva, che qualcuno volesse davvero sul trono della regione quei due decaduti.
Lui, di risposta, gli sorrise divertito. " Non posso dirti altro Askin-san infondo è giusto anche che io abbia i miei segreti." Commentò con un tono sereno.
 " Si, certo immagino non dubito certo di lei Utsuro-san." Rispose lui chinando la testa.
 " Comunque dimmi, da quanto lavori per Yawach-sama?" Domandò all'improvviso il grigio sorprendendolo con quella domanda.
" Bhe, mio padre e suo padre prima ancora hanno lavorato sotto la sua corte ormai è da tre generazioni che stiamo sotto la sua ala. Perché questa domanda." Mormorò di rimando.
 " Ti interesserebe cambiare signore?" Chiese con una nochalance che lasciò di sasso il samurai più giovane. " Ti ho osservato in questi giorni Askin i tuoi uomini ti obbediscono ed eseguono i tuoi ordini ma, al tempo stesso, leggo sfiducia verso di te e anche qualcos altro che non so spiegarmi." Gli disse con un tono pacato e calmo.
Lui osservò per qualche istante Utsuro in silenzio con uno sguardo indagatore poi, rispose:" Grazie per l'offerta ma, per il momento, preferisco restare col mio signore Yawach."
Quello annuì. " Ma certo, fammi sapere se intendi cambiare idea." Replicò prima di tirare le redini e spostarsi in avanti lungo la carovana e, mentre se ne andava, Askin lo fissò con un misto di dubbio. - Che lui sappia?- Pensò fra sè e sè colmo di confusione.






ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi con un nuovo aggiornamento per questa long nel vecchio Giappone feudale al roster dei personaggi si inseriscono anche Kisame e Itachi :D infondo mica potevo non inserire due dei membri di akatsuki che preferisco di più.
Grazie a chi legge e a chi recensisce a presto.
   
 
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