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Autore: killer_joe    26/01/2020    3 recensioni
Dopo una rissa che costò loro i titoli già guadagnati e un posto nel mondo del pattinaggio artistico su ghiaccio, i pattinatori Freddie Mercury e Roger Taylor pensano che la loro vita di sportivi sia definitivamente conclusa.
Quando però John Deacon, miglior amico di Roger da sempre, e Brian May, ex-assistente personale di Freddie, trovano un cavillo legale che potrebbe rimetterli in pista, i due sono estasiati.
Se non fosse che, per tornare a competere, devono cambiare categoria.
Se non fosse che John e Brian sono convinti che possano competere in coppia.
Freddie e Roger sono rivali, e tra loro non corre buon sangue. Riusciranno nell'impresa di presentarsi come prima coppia esclusivamente maschile nella storia del pattinaggio su ghiaccio?
*
Friendship! Freddie/Roger – Romantic! Maylor, Deacury
Genere: Commedia, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian May, Freddie Mercury, John Deacon, Roger Taylor
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Buongiorno! Mi spiace di averci messo così tanto, purtroppo gli impegni universitari non lasciano molto tempo alla scrittura... comunque, ecco il terzo capitolo! Qui ci sono un po' (un bel po') di accenni Maylor, spero di trovare qualche appassionata alla ship come me tra i lettori xD
Per farmi perdonare l'attesa, il capitolo è più lungo del solito :) Spero di strapparvi una risata e di sentirvi tra i commenti! 

Grazie a chi ha recensito lo scorso capitolo! Ora passo a rispondere a tutti :-*


 

Capitolo terzo

 

NEULEUTASCH, AUSTRIA - 2007

CHALET PRIVATO DI JIM BEACH

 

 

“Qualcuno può spiegarmi, di nuovo, perché ci troviamo nel mezzo del nulla?”

John alzò gli occhi al cielo, deciso a non rispondere più a quella particolare domanda. Roger non sembrava essersi ancora rassegnato al ritiro – sia sportivo che spirituale – che il coach Beach aveva programmato per loro. L'astio di Roger e Mercury era ancora più rude se si pensava al fatto che Beach aveva aperto la sua residenza personale ai due pattinatori e alla loro scorta.
“Per l'ennesima volta, Roger, siete qui per imparare a vivere a stretto contatto l'uno con l'altro” ripeté Beach, paziente. Uno doveva ammirare come il coach riuscisse a mantenere la calma, in una mossa che sembrava quasi Zen. John era stato tentato di aprire la portiera della macchina e scaraventare sia Roger che Mercury fuori dal veicolo in corsa per la maggior parte del viaggio.

“Entrate pure, ragazzi, fate come se foste a casa vostra. Ma, se avete un briciolo di istinto di sopravvivenza, non azzardatevi a passare con le scarpe sul berbero, intesi?” Beach fece un gesto plateale, invitandoli nella stanza principale. L'atmosfera dello chalet era calda ed accogliente, con due divani in tessuto morbido, una comoda poltrona, e il caminetto che scoppiettava allegro.
“Calpestare il cosa?” mormorò Roger, dirigendo la sua domanda verso John.
“Il berbero, ignorante. Parla del tappeto” Freddie rispose alla domanda di Taylor con tono sprezzante.
“Cosa sei, esperto di tappeti ora?” sbuffò Roger, alzando gli occhi al cielo.
“Sono una persona acculturata, a differenza di altri” gongolò Mercury, lanciando uno sguardo eloquente verso Roger.
“Uh, ecco di cosa ti sei occupato fin'ora invece che imparare a pattinare” rimbeccò il biondo, sarcastico quanto bastava. John sentì le mani fremere dalla voglia di prendere a schiaffi qualcuno.
“La smettete? Siete insopportabili” rimproverò Brian, che stava portando sia la sua valigia che le due di Freddie. Il riccio squadrò i due pattinatori con uno sguardo severo, che miracolosamente riuscì a zittirli. John sapeva che il silenzio sarebbe durato massimo due minuti, ma era meglio di niente.

“Le camere sono da questa parte, ragazzi. Roger, Freddie, voi siete qui. John e Brian in fondo al corridoio” indirizzò Beach, aprendo la porta di una camera, piccola ma confortevole, che conteneva un letto a castello.
“EH? No no, coach, io sto con John!” esclamò subito Roger, facendo uno scatto in avanti per agguantare il gomito di Deacon. Il castano non riuscì a trattenere un sorriso.
“Esatto, Beach caro. Io dormo con Brian e nessun altro” sentenziò Freddie, lapidario. Roger fece uno sbuffo derisorio, smorzato dalla spalla di Deaky su cui il biondo aveva spiaccicato la faccia.
“Qualcosa da commentare, biondino?” pretese di sapere Freddie, che assottigliò gli occhi in direzione di Roger.
“Solo la tua lista di avventure di una notte, dolcezza” rispose Roger che, ancora appeso a John, mostrò a Freddie la lingua.

Nel mentre, Brian aveva depositato le valigie di Freddie nella camera assegnata ai due pattinatori, e stava tranquillamente entrando in quella che avrebbe condiviso con John, esprimendo in quel modo la sua opinione sull'argomento.

“Roger, Freddie, per imparare a pattinare insieme dovete imparare a condividere lo spazio. Ricordatevi che la pista non sarà più tutta per voi” cominciò Beach, deciso a spiegare il suo punto di vista. Roger fece una faccia che non faceva prospettare nulla di buono.
“Nuh uh, coach, io con lui” Roger puntò un indice accusatorio verso Mercury “non ci dormo. Non mi fido” argomentò con veemenza. Freddie annuì con convinzione senza accorgersi che, per la prima volta nella vita, aveva ammesso di trovarsi d'accordo con Roger.
“Esatto, tesoro. Chissà quali spaventose angherie avrà preparato per me, quello stronzetto” rincarò la dose Freddie, incrociando le braccia al petto in una mossa che Brian riconobbe come quella del 'Freddie irremovibile'. Beach alzò le braccia al cielo.
“Ascoltatemi bene, voi due: ora siete una squadra. Significa che nel tempo in cui starete qui imparerete a vivere insieme, mangiare insieme, potete anche chiedere la comunione dei beni per quanto mi riguarda. L'allenamento comincia da qui, e fine della discussione!” Con queste parole intrise di sentimento Beach indicò con il pollice la stanza da letto, invitando i due ragazzi ad entrare. Freddie sembrava aver capito che non aveva speranze di evitare questa piega degli eventi perché, con un cipiglio rabbioso, marciò dentro alla stanza. Roger, invece, non sembrava intenzionato a mollare la presa su John.
“Avrai mica paura?” lo canzonò affettuosamente il castano, passando una mano tra i capelli biondi di Roger. Il ragazzo emise uno sbuffo rassegnato.
“Figurati, io non ho paura di nulla. Solo... volevo stare in camera con te” mugugnò Roger, con la stessa aria mogia di uno studente delle scuole medie in gita di classe. La risata di John trillò in tutto il corridoio.
“Dai, ci vediamo domani mattina, non sarà una separazione drastica. E poi ti conviene sbrigarti, altrimenti Mercury si prenderà il posto migliore” lo avvisò Deacon, per dare a Roger una ragione in più per affrettarsi ad accettare le condizioni di Beach. Improvvisamente interessato a quel particolare Roger fece un altro scatto in direzione, questa volta, della sua camera, con una semplice frase di commiato.
“Mercury, io sto sopra! NON OSARE!”

John si limitò a scuotere la testa, suo malgrado divertito.


-.-


“Me lo lasci un po' di spazio?”

Roger aveva deciso che avrebbe cercato di mantenere un contegno il più possibile civile con Mercury, considerando che avrebbero dovuto dormire nella stessa stanza e, di conseguenza, condividere il bagno. Freddie però sembrava non avere la minima nozione di cosa volesse dire la parola 'condividere'. Il bagno aveva un solo bancone e un solo armadietto, e Mercury aveva già riempito tutti gli scaffali disponibili con una sorprendente quantità di prodotti di bellezza. Roger, che dal canto suo non aveva grandi esigenze a parte i fondamentali per l'igiene personale, si era ritrovato comunque a tenere tutti i suoi averi in mano.
“Non è affar mio, tesoro. Tieni la tua roba in valigia” suggerì Freddie, totalmente disinteressato. Il moro era correntemente impegnato a regolarsi quei baffi che, nell'opinione di Roger, erano un orrore di serie A, e si era impiastricciato il volto con un amalgama bianco dall'odore nauseante.

“Ma che ti sei messo sulla faccia?” chiese Roger, incuriosito. “Puzza di marcio” aggiunse poi, per mascherare il fatto che era davvero interessato alle strane abitudini serali di Mercury.
“E' una crema a base di argilla bianca, plebeo. È per la pelle” rispose secco Freddie, con un rollare d'occhi. Roger annuì, fingendo di aver capito di che diavolo l'altro stesse parlando, mentre sistemava i suoi prodotti sul balconcino interno della finestrella sopra la toilette. Freddie non aveva pensato di utilizzare anche quello spazio, e Roger comunque guardava più alla sostanza che alla forma.
“E funziona?” chiese il biondo, agguantando la crema che Freddie aveva lasciato aperta sul bancone per studiarla più da vicino.
“Certo che funziona, tesoro. È per questo che la mia pelle è liscia, lucida e senza pori aperti” comunicò Freddie con una punta d'orgoglio. Poi si girò verso Roger, in piedi accanto a lui.
“Mica come la tua, che invece...” Freddie dovette fermarsi lì perché, con il viso di Roger vicinissimo al suo, il moro poté constatare in prima persona che la pelle del biondo era senza imperfezioni. Niente pori aperti, niente punti neri e con una texture invidiabile. Freddie si limitò a lanciargli un'occhiataccia, senza continuare la frase.
“La mia cosa?” chiese Roger, confuso. Onestamente, si aspettava un insulto. Mercury si limitò a voltarsi di nuovo verso lo specchio, continuando la sua routine di bellezza. Ma tu guarda se lo stronzetto doveva avere anche la pelle perfetta come il resto.
“Ti odio” fu la sdegnosa risposta di Freddie.

 

-.-


John aveva finito di svuotare la sua valigia, appendendo gli abiti nell'armadio e riponendo gli effetti personali nel mobiletto del bagno. Con Brian era sempre stato facile trattare, e i due ragazzi avevano diviso lo spazio a loro disponibile con equità, come nelle migliori delle convivenze. John lanciò una preghiera per Roger, conscio del fatto che l'amico avrebbe avuto vita molto più difficile nel mese successivo. Per ora comunque le cose sembravano andare bene, perché a parte qualche esclamazione più forte delle altre non c'erano state grida o suoni di lotta dalla stanza accanto. Il castano fece un sospiro leggero, sperando che la calma durasse.

“Allora, da quanto tempo state insieme?”
La domanda era stata posta a bruciapelo, e John si prese un secondo per pensare a cosa Brian si stesse riferendo. Deaky lanciò uno sguardo da sopra la spalla verso il ragazzo riccio, che si era già accomodato nel letto. I due ragazzi avevano deciso di non fare parola con Roger e Freddie del fatto che la loro stanza aveva due letti singoli, uno per lato.
“Rog e io?” chiese John, tastando il terreno. Per come era parafrasata la domanda, il riccio sembrava alludere che i due ragazzi fossero fidanzati. Non era così, ovviamente, ma John poteva immaginare che le apparenze ingannassero, almeno nel loro caso; Roger era una persona molto fisica, e non si faceva scrupoli a toccare, abbracciare o anche sedersi direttamente in braccio a John in ogni occasione.

“E chi altri?” rise Brian, ma era una risata forzata. John poteva addirittura notare un sottotono amaro alle parole del riccio, nonostante l'altro ragazzo cercasse di mascherarlo. Deaky sorrise sotto i baffi, questo era interessante.
“Ci conosciamo da quando avevamo dieci anni io e dodici Rog” rispose, facendo di proposito lo gnorri. Sentì Brian esalare uno sbuffo.
“Sì, si vede che avete una certa... intesa” rispose Brian, enfatizzando l'ultima parola. John decise di mettere fine alle sue sofferenze e si girò verso di lui.
“Guarda che non stiamo insieme. È come un fratello per me” precisò il castano, sedendosi finalmente sul suo materasso e infilando i piedi sotto le coperte. I suoi muscoli si rilassarono subito a contatto con la superficie morbida, e John trattenne un gemito di piacere. Era esausto. Azzardò un'occhiata verso Brian, che stava guardando invece verso il piumone blu del suo letto con un sorriso estasiato in faccia. L'espressione durò meno di un secondo, ma John fece due più due e si alzò a sedere di colpo sul letto.
“No, ma dai! Ti piace Rog?” esclamò, piacevolmente sorpreso dalla piega degli eventi. Brian era un ragazzo d'oro, forse l'unico oltre a John capace di gestire il temperamento di Roger. Se c'era anche solo una possibilità, John l'avrebbe incoraggiata con tutto se stesso.
“Cosa? Ma no!” si affrettò a negare Brian, anche se il rossore che gli si era diffuso sulle guance raccontava un'altra storia. John fece un sorriso sornione, e Brian rollò gli occhi.
“Beh, voglio dire... uno deve essere cieco per non apprezzare...” Brian non terminò la frase, ma non ce n'era bisogno perché John era più che consapevole della bellezza di Roger. Tuttavia John era anche sicuro che ci fosse qualcosa di più che Brian ancora non aveva confessato.
“Ma tu non sei cieco, e nemmeno sordo, e per questo ti piace” lo punzecchiò John, divertito. Brian ormai era diventato rosso come un peperone.
“Ma figurati, cioè è bellissimo e su questo non ci piove, ma no. E poi Freddie mi squarterebbe a mani nude” ridacchiò Brian, imbarazzato. Il riccio si morse la lingua tra i denti, ma cosa gli era venuto in mente? Di tutte le persone a cui non avrebbe dovuto parlare della sua infatuazione per il pattinatore biondo, di sicuro John-migliore-amico-di-Roger-Deacon era il primo della lista. Ma perché non aveva tenuto la bocca chiusa?
“Però non neghi che ti piace” ripeté John, deciso a continuare l'interrogatorio fino alla completa confessione. Brian, accortosi che il castano non avrebbe mollato la presa, decise per una dignitosa ritirata in stile inglese.
“BUONANOTTE, John!” esclamò infatti, spegnendo la lampada sul comodino e dando le spalle all'altro ragazzo.

 

-.-


Roger, come prevedibile, finì di prepararsi per la notte almeno mezz'ora prima di Mercury. Il biondo si era limitato a lavarsi i denti, pettinarsi i capelli e aveva abbandonato il bagno, alzando un sopracciglio sospettoso davanti alla quantità di flaconi e boccette aperte davanti a Freddie. Era convinto che il moro si fosse portato dietro un'intera profumeria.

L'essere da solo nella camera però aveva i suoi vantaggi. Nonostante Mercury, entrato per primo, avesse collocato la sua borsa da viaggio sul letto superiore come a marcare il territorio, ora non era lì presente a difendere la posizione raggiunta; e le truppe nemiche – ossia, un baldanzoso Roger – erano pronte ad espugnare la rocca. Oh, dolce profumo di vittoria.
Roger si prese il suo tempo a spostare tutti gli averi di Freddie sul letto inferiore, fischiettando a mezza voce la marcia trionfale. Poi, veloce come un fulmine, si infilò la t-shirt che usava da pigiama e salì la scaletta del letto a castello. Si era appena accoccolato sotto la morbida coperta che sentì Mercury uscire finalmente dal bagno.

“Cielo, questo posto è a dir poco spartano! Non sono riuscito nemmeno a metter... COSA STAI FACENDO?” esclamò Freddie appena posò lo sguardo su Taylor.
“Avevo reclamato io il letto superiore! Scendi subito da lì!” tuonò, avanzando fino alla struttura di legno e fissando Roger con un'espressione furiosa.
“Chi va a Roma perde poltrona” fece spallucce Roger, comodo e caldo sotto la coperta. Il biondo lanciò uno sguardo fugace a Mercury, e gli scappò da ridere. Il moro aveva un'altra, diversa, crema spalmata sul viso, che si stava solidificando a contatto con l'aria frizzante della montagna, ed era avvolto in quello che Roger credeva fosse un autentico kimono giapponese, di seta bianca e rosa, dipinto con figure di uccelli e piante stilizzate. Allo sguardo assassino di Mercury, Roger si morse la lingua per non scoppiargli a ridere in faccia: ridicolo non si avvicinava nemmeno alla scena che gli si era presentata, parola di Taylor.
“Questa me la paghi. Oh, se me la paghi” borbottò Freddie, che stava controllando le sue borse per vedere se il biondo gli aveva sottratto qualcuno dei suoi averi. Non c'era mai da fidarsi, con Taylor.
“Parla, parla... tanto fumo e niente arrosto” rispose Roger di rimando, che quella sera con la saggezza popolare stava andando alla grande. E poi, vedere Mercury fumare di rabbia era un vero spettacolo.

Roger chiuse gli occhi, preparandosi a venire accolto dalle braccia di Morfeo. La giornata era stata parecchio stressante, senza contare che la notte prima non aveva chiuso occhio grazie alla bella idea di John, e Brian, che li avevano lasciati al distretto di Polizia. Ora Roger era pronto a dormire per un anno. Il biondo sentì la struttura di legno cigolare, e Freddie che prendeva posto sotto di lui tra sbuffi e imprecazioni.
“Buonanotte, Mercury” annunciò Roger con tono melenso.
“Va' al diavolo!” sputò Freddie per tutta risposta.

 

 

*


 

Beach tirò fuori dalla tasca una pesante chiave in ferro e aprì il lucchetto. La catena scivolò facilmente dalla maniglia e per il coach fu facile aprire il portone. Questo cigolò sui cardini in maniera preoccupante.

“Qui è dove ci alleneremo” annunciò il coach, spostandosi di lato per far entrare i suoi atleti.

“Che puzza di pesce!” fu il primo commento di Freddie, che arricciò il naso con un'espressione disgustata. Roger si guardò intorno, curioso. C'era una lastra di ghiaccio abbastanza ampia nel centro del salone, circondata su ogni lato da scatoloni e imballaggi.
Mercury fece due passi avanti rispetto al gruppo e, come Roger, osservò lo spazio.
“Il ghiaccio non è levigato a dovere. E dov'è la sala di riscaldamento?” chiese il moro, con le braccia incrociate e l'aria da padrone del mondo. Brian alzò gli occhi al cielo e appoggiò il borsone di Freddie a lato del ghiaccio.
Non abbiamo una sala riscaldamento” rispose Beach, aprendo le braccia nel segno internazionale di esasperazione “abbiamo solo questo capannone che un mio amico mi ha lasciato allagare d'acqua!” terminò, indicando la lastra di ghiaccio. In fondo i due pattinatori non avevano una squadra, né sponsor. Questo per loro sarebbe stato un europeo fai-da-te, almeno fino alle qualificazioni.
“Bel colpo coach!” commentò entusiasta Roger, dando a Beach una pacca sulla spalla. Il biondo sapeva di aver chiesto molto al suo ex-allenatore, ed era già qualcosa avere uno spazio per allenarsi che non doveva essere affittato. Jim annuì tra sé e sé, lo credeva anche lui.

“Cominciamo subito con i fondamentali” partì Beach, mentre i ragazzi si infilavano i pattini ai piedi. L'allenatore si avvicinò alla lavagna – l'unica attrezzatura oltre allo stereo che aveva a disposizione – e ci attaccò sopra un poster.
“Guardate qui: il sollevamento semplice, il sollevamento alto, il sollevamento twist, il salto singolo e lanciato e il passo spinta esterno. Queste sono tutte frecce all'arco del pattinatore”. Per ogni movimento il coach indicò il disegno corrispondente. “Se le saprete usare nel modo giusto, stenderete l'avversario. Altrimenti...” Beach si girò verso la sua coppia. Roger aveva un sopracciglio sollevato, probabilmente in attesa che il coach terminasse la frase. Freddie stava studiando i disegni sul poster, ma non aveva l'aria molto convinta.
“...altrimenti vi romperete qualcosa. Quindi fate attenzione, okay?” sospirò Beach. L'unica vera cosa da fare era incrociare le dita e sperare che quei due collaborassero, almeno per evitare di farsi male. John e Brian si erano seduti a bordo pista, e Deaky aveva tirato fuori la sua telecamera portatile. L'aveva sempre fatto durante gli allenamenti, perché Roger apprezzava avere un feedback per capire come migliorarsi.
“Coraggio, ragazzi. Posizione di valzer!”

I due pattinatori salirono sul ghiaccio, e pattinarono uno attorno all'altro come due tigri in un'arena. Poi Roger, prendendo l'iniziativa, si spostò di fronte a Freddie e gli prese la mano. Il moro fece una smorfia e mise la mano sul fianco di Roger. Poi sbuffò e cambiò la posizione delle mani.
“No, devi mettere la mano sopra” puntualizzò Freddie, sciogliendo la presa di Roger.
“Uh uh, no, così si mettono le ragazze” si lamentò il biondo, cambiando di nuovo la posizione.
“Appunto, tesoro. Vedi?” rimbeccò Freddie, spostando per la terza volta la mano, “ragazza” terminò con finalità, lanciando a Roger uno sguardo eloquente. Roger lo fulminò con un'occhiataccia.

Io non faccio la ragazza!” esclamò il biondo, che aveva già le balle girate dopo nemmeno un minuto.
“Di certo non la farò io, tesoro” rispose Freddie, incrociando le braccia al petto. A bordo pista, Brian affondò la faccia tra le mani. Iniziavano bene...
“Dai, non litigate e mettetevi in posizione. Ci penseremo dopo ai ruoli” cercò di mediare Beach, che stava seriamente valutando di iniziare un corso di yoga in un futuro molto prossimo. Quei due sarebbero stati in grado di prosciugare anche le sue infinite scorte di pazienza.
“No, ci pensiamo adesso!” proclamò Roger, che sentiva già le mani pizzicare dalla voglia di prendere Mercury a pugni in faccia.
“D'accordo, stronzetto. Io sono in grado di sollevarti e ho una figura virile. Tu, invece, sembri una ragazzina e non riusciresti a sollevare un gamberetto, figurati me!” cominciò Freddie, contando sulle dita i pro e contro che stava elencando e omettendo con cautela il fatto che, al contrario di Taylor, Freddie aveva messo su una pancetta da birra e superalcolici che avrebbe dovuto smaltire presto se voleva presentarsi in forma agli europei.
“Ah davvero? Io sono più alto e sono abbastanza forte da tirarti su, nonostante la panza che hai. E tu non sei 'virile', hai soltanto un paio di baffi che posso farmi crescere in una settimana!” sbraitò Roger, piccato.
“Veramente, a te la barba non cresce nemmeno in un mese” commentò da bordo campo John, sempre disponibile. Brian gli tirò una gomitata sul costato, non gli sembrava il caso di buttare legna sul fuoco.

“D'accordo, tesoro, l'hai voluto tu: mettiamola ai voti” propose Freddie con aria di sufficienza. “Io dico che la ragazza la devi fare tu” iniziò, alzando un dito della mano destra.
“Mago. Io dico che la devi fare tu” rispose Roger, e Freddie alzò un dito della mano sinistra. “Coach?” chiese Roger, guardando verso Beach. L'allenatore impallidì visibilmente, e alzò le mani in segno di resa.
“Lasciatemi fuori da questo pasticcio” commentò, girandosi verso la lavagna. Freddie, per nulla scomposto, si girò verso i ragazzi a bordo campo.
“Brian, chi deve fare la ragazza?” chiese, quasi annoiato. Roger alzò gli occhi al cielo.
“Si, certo, chiedilo a Brian! È ovvio che darà ragione a te!” brontolò infastidito. Con il coach che si era tirato fuori, erano due contro due! Non avrebbero risolto nulla.
Brian, dal canto suo, era rimasto interdetto. Certo, dal suo punto di vista Roger era il candidato ideale tra i due per fare la ragazza... però votare contro di lui l'avrebbe fatto sentire insultato, e questa era l'ultima cosa che il riccio avrebbe voluto. Freddie però gli avrebbe tagliato la lingua e cavato gli occhi se avesse osato votare contro di lui. Brian guardò di traverso verso Deacon, che sembrava si stesse divertendo un po' troppo viste le circostanze. John averebbe votato a favore di Roger, sarebbero stati due contro due e i due pattinatori avrebbero dovuto trovare un altro modo per risolvere l'impasse.
“Secondo me, Roger” mormorò Brian, un po' a malincuore. Era la scelta giusta per non mettere né se stesso né John nei casini, e lo sapeva, ma lo sguardo di ghiaccio che gli rivolse Taylor fu come una stilettata dritta al petto. Se anche Brian avesse avuto una possibilità con Roger, sicuramente se l'era giocata con quel commento.
“Due a uno” commentò allegramente Freddie. Roger rollò gli occhi.
“Sì, come no, aspetta a ridere. John, chi deve fare la ragazza?” chiese Roger, senza perdere un colpo. Roger mantenne il contatto visivo con Freddie, in segno di sfida, e allo stesso modo Freddie non distolse lo sguardo.
“Per me, Roger” sentenziò John, lasciando tutti di sasso. La mascella di Brian toccò quasi il pavimento, le labbra di Freddie si aprirono in un ghigno che era quasi malefico e Roger piroettò su se stesso con la velocità di un lampo. L'espressione del biondo era un mix di shock, incredulità e tradimento.
“Ma... ma TU DA CHE PARTE STAI?” sbraitò Roger, confuso e, onestamente, incazzato nero.
“Da quella della verità?” offrì John, prosaico. Brian spostò lo sguardo da Roger a John e poi di nuovo sul biondo, che sembrava sull'orlo di una crisi di nervi. La situazione stava velocemente partendo per una tangente pericolosa.

“Beh, sembra che la questione sia stata risolta, tesoro. Posizione di valzer!” esclamò Freddie, che sprizzava gioia da tutti i pori. Questa volta Roger, ancora in stato di shock, non contestò la posizione delle mani.

 

“Te la farà pagare, non è vero?” mormorò Brian, attento a non farsi sentire dai due pattinatori. John fece spallucce.
“Era l'unico modo per risolvere la situazione. Spero che non la prenda troppo sul serio” rispose il castano, serrando le labbra. John non offrì nulla di più, e Brian guardò verso la coppia sul ghiaccio. Roger sembrava stesse per piangere.
Forse l'intera situazione poteva cadere a favore di Brian, in fondo. Se Roger si sentiva tradito da John... forse avrebbe avuto bisogno di un amico. Il riccio si sedette più comodo sullo scatolone che aveva eletto a sedia e continuò ad osservare l'allenamento, con un sorriso appena accennato sulle labbra.



Beh, ecco qui :) sono piuttosto orgogliosa di come è uscito questo capitolo, voi che ne pensate? 
Un bacio e, spero, a presto!
KJ
   
 
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