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Autore: mellybelly123    26/01/2020    1 recensioni
Una ragazza con un grande sogno, che percorre con tenacia la sua strada per realizzarlo. E su quella strada incontrerà lui, un dio chirurgo dagli occhi verde prato che travolgerà la sua vita. Ma chi sa che alla fine non sarà proprio la vita di certezze di MDBrown a essere stravolta dalla dolcezza di Margaret.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Ciaoooo!! Sono sparita per una miriade di tempo presa dai mille impegni della vita. Ma oggi, ho deciso di continuare la storia di Margaret! buona lettura!

Capitolo 8

“Levati immediatamente quel tendone da circo di dosso, grazie.”
Sbuffo,  sto davvero iniziando a perdere la pazienza.
Siamo riuniti nella mia camera da letto, dove una montagna di vestiti si è accumulata sulla sedia. E’ venerdì sera e tra 40 minuti Andrew passerà a prendermi per trascorrere la serata insieme. E no, evidentemente qualsiasi outfit io provo non va bene ad Enzo Miccio e Carla Gozzi che mi sono scelta come amici.
“Scoprile queste cosce amore, falle vedere! Ti vede già tutti i giorni con quel pigiama verde orribile addosso, vogliamo sorprenderlo un attimo questo ragazzo, si?”
“Appunto che mi vede con quel pigiama verde orribile e ha comunque deciso di invitarmi stasera, forse vuol dire che non devo per forza vestirmi da troia per piacergli, no?”
“Basta! Basta! Mi avete scocciato. Vai a cambiarti e prova con qualcos’altro. E per favore, Meg, a questo giro vestiti decentemente”.
Torno al mio armadio con l’umore sotto i piedi. Io li amo, davvero, sono degli amici straordinari, però in questo momento mi sto davvero pentendo di averli interpellati stasera. Insomma, in fin dei conti non so nemmeno cosa faremo stasera, Andrew mi ha semplicemente detto che sarebbe passato a prendermi alle 21 in punto, che avremmo mangiato qualcosa e quindi di non cenare prima e niente di più.
Steeve continua ad insistere che devo osare con il mio abbigliamento ma la verità è che io non voglio. Insomma dai, magari mi infichetto e mi tiro a lucido e lui arriva a prendermi con la felpa, chi può saperlo? Okay, dentro di me so già che non arriverà mai con una felpa ma che sarà bellisimo con quei capelli biondi e morbidi (non li ho ancora toccati, ma io lo so che lo sono) e quel sorriso Total White da urlo. Però non voglio esagerare, non voglio dare l’impressione di una io che non sono… Voglio essere me stessa, nella mia semplicità e provare ad impressionarlo in maniera spontanea, semplicemente conoscendoci.
Apro l’anta dell’armadio e trovo quella camicetta che una volta mettevo spessissimo, di raso con lo scollo a V, cade liscia sul mio fisico esile, lascia intravedere appena la linea tra i miei seni, piccoli ma che si difendono bene. Le maniche cadono leggere a ¾ e le spalline rinforzate danno un aspetto bohemien. Prendo quel paio di jeans stretti a vita alta che comprai ai saldi a gennaio e che mi piacciono un sacco, e che, ammetto con un picco di superbia, mi fanno un culo di tutto rispetto. Dopo un tiro alla fune infinito, cedo e lascio che i miei amici mi obblighino ad indossare il tacco piuttosto che le mie amate sneakers. Finisco di truccarmi e pettinarmi e alla fine, sono anche quasi soddisfatta del risultato.
Sono le 21 in punto e un Whatsapp arriva sul mio cellulare
Ti sto aspettando in strada. Andrew
Il mio cuore inizia a battere a una frequenza accelerata, mi sento emozionata. Ricontrollo che il trucco sia ok allo specchio ed esco di corsa. Mi sento agitata e un po’ nervosa, penso che è tanto che non mi sento così, con quella sensazione di eccitazione ed aspettative per qualcosa che sa di nuovo.
Scendo le scale cercando di non ammazzarmi con questi tacchi (li odio) e arrivo in strada.
Lui è li, mi aspetta fuori dal piccolo cancello in ferro battuto. E’ intento a controllare qualcosa sul cellulare, lo si capisce dalla concentrazione del suo sguardo e del modo in cui corruccia la fronte. Si passa una mano tra i capelli e gira appena la testa verso la mia direzione. Si blocca di colpo, un sorriso si spalanca in faccia, anche gli occhi gli sorridono, in realtà. Immediatamente spegne il cellulare e lo mette via, tutto quello che lo assorbiva fino a 5 secondi prima ha perso ogni importanza.
  • Ciao..
  • Ciao..
Mi guarda, posso vedere il suo sguardo posarsi su tutta la mia figura e tornare a guardarmi negli occhi. Si morde appena il labbro mentre sorride, impercettibile, sembra quasi imbarazzato.
  • Sei.. sei davvero molto bella stasera
Sento che sto arrossendo davvero molto, ringrazio di aver messo crema, fondotinta, cipra e tutto quello che in minima parte potrebbe nascondere la mia faccia viola.
  • Grazie, anche tu lo sei
E lo è davvero.. indossa una camicia azzurro oxford, finemente messa dentro il pantalone blu con la cintura marrone. Ha una giacca di pelle marrone che rende giustizia alle sue spalle larghe. Chissà forse nella sua vita ha fatto il nuotatore.
Penso che di lui non so niente. Penso che di lui ho tutto da scoprire. Penso che ho voglia di farlo.
  • Allora.. dove mi porti?
  • Dunque.. per questa sera signorina pensavo di portarla a cena in un posto veramente molto bello e che io adoro, molto chic non troppo distante da qui. Che ne dice?
  • Uhh.. sembra estremamente allettante questa proposta.
Iniziamo a camminare verso il ristorante, mi sento veramente nervosa, devo ammetterlo ma l’emozione è a mille.
  • Allora… finalmente possiamo passare del tempo insieme senza che nessuno strutturato mi richiami all’appello
Sorride, le guancie gli si gonfiano appena e gli occhi gli si illuminano.
  • Già! O che io venga schiavizzata dal Dott. Brown!
  • Per carità! Soprattutto questo! Devo ammetterlo… sono veramente felice che stasera non dovremo preoccuparci di lui
  • Niente drenaggi da controllare stasera, no Signore!
  • Bhè insomma.. raccontami qualcosa di te, Signorina McMurry..
  • Wow.. da dove iniziare..
  • Ah! Non vale iniziare dal fatto che vuoi fare la chirurga.. questo già lo so!
  • Ahahaha non ti preoccupare! Mi rendo conto di essere moolto monotematica alle volte, ma non voglio certo annoiarti con questo..
  • Tranquilla.. ti capisco così bene.. purtroppo succede anche a me.. sto parlando di tutt’altro e poi improvvisamente mi rendo conto che sto divagando dell’urologia, della sala operatoria, di quel che succede in reparto.. è più forte di me
  • Bhè.. a volte penso che in realtà i medici non siano proprio del tutto normali.. si insomma.. si vive un po troppo in questo mondo e a volte forse si perde contatto con la realtà di tutti i giorni..
  • Si, sono assolutamente d’accordo.. ma sai cosa?
  • Cosa?
  • Il problema è che per quanto a volti odi questa vita, che non mi permette di dormire la mattina, che non mi permette di andare in vacanza quando mi pare o passare del tempo con i miei amici spesso e volentieri.. si insomma.. nonostante tutto io amo quello che faccio.
Mi fermo un momento ad osservarlo.. sta parlando guardando avanti a se.. mentre camminiamo per questa strada di New York piena di rumori, di gente, di insegne.. eppure lui sembra completamente assorto nei suoi pensieri, nel suo mondo… nella sua passione più grande, di cui ha deciso di farne la sua vita.
Penso che sia così bello. Penso che mi sta trasmettendo tutta quella passione, quella forza che sente dentro.. mi sembra di poter sentire la sua emozione.
Si gira e mi guarda, ride imbarazzato.
  • Ecco fatto.. ci sono ricascato! Scusami Margaret ahaha
  • Non preoccuparti.. davvero… trovo che sia bellissimo.
  • Io trovo che tu sia bellissima
Ok, credo che il multistrato di roba che ho sulla pelle non basterà mai a nascondere le mie gote in questo momento.
Ha detto che sono bellissima. E l’ha detto in quel modo.. così sentito.. così .. pieno.
  • Ehm.. grazie .
  • Eccoci. Siamo arrivati!
Ci troviamo daventi alla porta di un ristorante che non avevo mai notato prima. È un edificio a mattoncici rossi, con la porta blu. L’insegna con tutti i ghirigori legge “Chez Robin”.
Entriamo, un’atmosfera calda ci accoglie. Il ristorante è bellissimo, tavoli tondi di diverse dimensioni disseminati in due stanze comunicanti, poltroncine in velluto accomodano i commensali. Delle luci soffuse e una musica flebile accompagna la loro cena. Un uomo baffuto ci saluta all’ingresso.
  • Buonasera signori, avete una prenotazione?
  • Buonasera. Si, ho prenotato un tavolo per due a nome Calligan.
  • Controllo subito, Monsieur.
  • Ehm.. Calligan ha detto?
  • Si Calligan. Due persone per le 21.30
  • Mi dispiace, Monsieur, non ho alcuna prenotazione a quel nome e … sono costernato ma.. il locale è assolutamente al completo stasera.
  • Ma come scusi? Ho chiamato 3 giorni fa proprio per essere sicuro di avere un posto!
  • Non saprei spiegarmi come sia possibile.. mi faccia controllare una cosa..
  • Oh! La sua prenotazione è segnata a dopodomani! Deve aver fatto confusione la ragazza che prende le prenotazioni!! Non so davvero come scusarmi per questo intoppo!
  • Oh accidenti! Oltretutto dopodomani notte lavoro..
Andrew si gira verso di me.. riesco a capire dal suo sguardo che si sente un po’ perso in questo momento.. probabilmente sta cercando un modo per rimediare.
  • Monsieur, la prego di accettare le più sentite scuse a nome mio e di tutto lo staff. E’ ovvio dirle che spero deciderà di riprenotare presso il nostro ristorante una prossima volta e che in tal caso, la cena vi verrà offerta da noi!
  • Oh.. beh… ok…
Usciamo dal ristorante ed improvvisamente la brezza serale di settembre ci pervade, risvegliandoci dal torpore dell’ambiente di Chez Robin.
  • Mi dispiace Margaret.. non so proprio che dire! Avevo programmato questa cena in quel posto e ora… siamo qua .. quasi alle 10 di sera e dobbiamo ancora cenare e tu stai morendo di fame e penserai che non so nemmeno portarti fuori a cena! Ti giuro davvero, non so che dire se non mi dispiace e scusami e se adesso vorrai andare a casa io ti..
  • Ehi!! Andrew! Frena!! E’ tutto ok, sai? Hanno sbagliato nel prendere la tua prenotazione e si, ok, siamo abbastanza sfigati ma… non è certo un dramma.. troveremo un posto dove mangiare.. io voglio solo passare una serata con te…
Andrew si è fermato.. mi sta guardando in modo indecifrabile.. sembra quasi sorpreso, forse anche un po’ triste o forse è emozionato…
  • Tu sei incredibile Margaret… e sono proprio felice che tu voglia passare la serata con me.. perché io morivo dalla voglia di vederti
Iniziamo a camminare, un po’ così… quasi senza meta, con la sensazione che i nostri passi ci porteranno prima o poi davanti a del cibo ma con la consapevolezza che in realtà non importa… essere li, uno vicino all’altra, mentre camminiamo per queste vie della Big Apple, è tutto quello che in realtà vogliamo.
  • Oh guarda! Ecco la nostra cena!
Poco avanti a noi compare un chioschetto di panini.
  • Niente di meglio!
Ci ordiniamo due panini pieni di ogni cosa e decidiamo di passeggiare in un parco poco distante. E’ una serata bellissima, il cielo è limpidissimo e pieno di stelle. Nell’aria c’è quell’atmosfera che solo la fine dell’estate sa regalare. Le famiglie si godono le ultime serate all’aperto prima del ritorno a scuola dei bambini. Qualcuno si gusta ancora un gelato notturno.
E poi ci siamo noi.. che camminiamo gustandoci i nostri panini e parliamo, parliamo… ci raccontiamo.
Mi racconta che la sua famiglia è originaria dell’Inghilterra. Suo padre e sua madre si sono trasferiti qui poco prima che lui nascesse per un’importante offerta di lavoro di suo padre, ingegnere edile. Mi dice che ha una sorella di 14 anni, che è difficile la vita adolescenziale oggi ma che la ama più di ogni altra cosa.
Lui vive da solo, in un appartamento in un quartiere eccentrico, pieno di gente di qualsiasi etnia e mi dice che ama vivere li, ama quelle strade affollate e quei cortili rumorosi.
Ha un sacco di hobbies.. suona la chitarra da quando è piccolo e adora comporre canzoni. Gli dico che qualche volta dovrà farmi sentire qualcosa.
Nel tempo libero nuota (e si, Margaret, avevi proprio ragione), da ragazzino faceva anche le gare. Era bravino ma poi l’università gli ha portato via troppo tempo e così il nuoto è diventato solo un passatempo.
Ama gli animali, ha un cane e ne parla come se fosse suo figlio. È un Golden Retriever e sono inseparabili. Mi dice che i suoi nonni e zii in Inghilterra hanno un maneggio e che lui ama cavalcare. Ogni anno trascorre qualche tempo oltreoceano e passa intere giornate a cavallo nella campagna nei dintorni di Leeds.
Lui mi parla e io non riesco a non pensare al fatto che è un ragazzo pieno di sorprese, che è tutto da scorpire. Non riesco a non pensare al fatto che è bellissimo il modo in cui quando si imbarazza strofina il naso con l’indice e gli occhi si stringono. Non riesco a non pensare al fatto che sto bene, qui, con lui, in questo parco.
  • E tu invece Margaret? Che facevi nella tua vita precedente?
  • Oh beh… nella mia vita precedente.. vediamo.. sono nata in California.. ebbene si, sono una ragazza della West Coast. Sono nata poco lontano da San Francisco.. ci siamo trasferiti a New York quando avevo 12 anni..
  • Wow! Siamo due figli adottivi di New York eh!
  • Beh si… inizialmente odiavo questa città.. mi mancava moltissimo la California.. mi mancava davvero tutto di quel posto.. di quegli anni..
  • Cosa vi ha portato qui?
  • La voglia di staccare da tutto. Di cambiare vita. Di cercare di chiudere il passato alle spalle..
  • E ci siete riusciti?
  • Ma sai… io credo che il passato per quanto tu lo voglia rinchiudere .. resta sempre il tuo passato e  non puoi far finta che non esista.. quello che è successo è successo. Quello che hai vissuto.. l’hai vissuto per davvero e ti ha dato emozioni, ti ha dato sensazioni…e insomma.. le sensazioni restano ..non le puoi cancellare. E poi.. io non voglio e non ho mai voluto cancellarle. Per quanto male potesse fare.
  • Incredibile..
  • Cosa?
  • Tu.
I nostri occhi si prendono. Non si vogliono mollare più. I suoi sono così penetranti che ti danno la sensazione di essere nuda. So che riescono a leggermi dentro. So che sanno decifrarmi.
Un brivido mi scuote e mi percorre tutto il corpo. Non so se è il freddo della brezza settembrina e il fatto che io ho solo una camicia di seta o se è l’emozione che mi sta divorando le viscere.
  • Hai freddo margaret?
Non so che rispondere. La sua voce era così profonda nel pronunciare questa frase.. era un sussurro alle mie labbra..
  • Aspetta…
Si toglie la giacca e me la adagia sulle spalle.. si avvicina a me per sistemarmela bene.
Non riesco a smettere di fissarlo. Voglio baciarlo. Voglio farlo ora.
Lui alza lo sguardo sul mio volto, sulle mie labbra schiuse.. indugia appena un attimo.
E poi succede.
 

 
   
 
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