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Autore: V4l3    27/01/2020    2 recensioni
Dal testo [...] Alex ripensò a quella conversazione avuta con Francesca e si chiese perché sia lei che la madre fossero così convinte che lui l’avrebbe aiutata, non erano parenti, non avevano niente in comune e lei ora era lì per stravolgergli la vita.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Le lacrime le rigavano il viso, mentre percorreva la strada in auto per tornare a casa.

Si sentiva come se le avessero levato il respiro, come se non sapesse più come fare per incamerare aria, come se le avessero strappato il cuore.

Lo sapeva che prima o poi sarebbe arrivato quel momento.

L'aveva sempre saputo.

Sarebbe dovuta andare così, se lo aspettava, ma faceva male.

Non aveva voluto dare ascolto a quella vocina che le diceva, sin dall'inizio, di non continuare quel gioco che avevano intrapreso anni prima, perché ne sarebbe uscita ferita, ancora.

Un singhiozzo le levò il respiro, cercò di asciugarsi il viso con la mano, ma le lacrime erano troppe.

Lo sospettava da giorni, ormai: Jason non andava più a trovarla e non si faceva sentire.

Aver accettato di uscire con quei due amici la sera di Capodanno, le aveva dato l'illusione di poter passare una serata tranquilla, con persone che le volevano bene, con coloro che conoscevano il suo dolore.

Aveva mandato quel messaggio a Jason solo per avvertirlo, pensando quasi di fargli un favore: se voleva evitarla avrebbe potuto, rimanendo piacevolmente sorpresa, quando lui le aveva risposto che si sarebbe unito a loro.

Ma quando era andato a prenderla, per andare al pub, era arrivata la pugnalata.

Trovarselo davanti alla porta, le aveva fatto capire subito che quella sarebbe stata la loro ultima sera.

Lo aveva compreso leggendo in quegli occhi che con il tempo aveva imparato a capire, a scrutare; il silenzio quando l'aveva guardata, era risuonato come un messaggio d'addio, muto, ma inesorabile.

Un altro disastro che si sommava a quelli che si portava addosso.

Ma chi voleva prendere in giro? Era stata lei a iniziare quella relazione e perché poi?

Quella ferita che si portava nel cuore e che lei con minuzia aveva tentato di ricucire, si aprì come una cascata, si aprì come un argine travolto dalle acque.

Lei aveva perso suo figlio.

Ed era sola. Forse lo era sempre stata solo che non voleva accettarlo.

Un singhiozzo le spezzò di nuovo il respiro.

Non era stata capace di portare avanti né la gravidanza, né la relazione con Mike, tanto meno gli studi.

Lei non riusciva mai a portare a termine nulla.

Questa era verità.

Aveva fatto uno sforzo immane per far finta di nulla, pensando di poter gestire la serata con Jason e andare al pub di Mike, convincendosi che avrebbe avuto tutto il tempo di piangere, dopo.

Illusa, ecco cos'era. Un'illusa che ancora non aveva capito i suoi limiti.

Rivedere Mike al pub era stato straziante, forse perché il suo cuore stava già sanguinando.

Scambiarci quelle due parole dopo tanto, troppo, tempo le era sembrato surreale.

Loro due avevano condiviso qualcosa che non sarebbe mai potuto essere cancellato, anche se questo era quello che avevano tentato di fare.

Anche se quel piccolo battito di ali che le stava crescendo nel corpo, si era fermato troppo presto, loro due erano comunque diventati genitori.

Un altro singhiozzo e altre lacrime.

Quante volte aveva pianto per lui, troppe.

Milioni di volte aveva pensato di cambiare aria, magari di trasferirsi dalla sorella, per poter dimenticare il dolore della perdita di un figlio, la relazione con Mike naufragata subito dopo, poter seppellire quei fallimenti racchiusi nel suo cuore, ma che era riuscita ad accantonare con Jason.

Lui era stato la sua ancora di salvezza, entrambi erano stati feriti dalle persone che amavano e insieme avevano trovato la chiave per andare avanti, per cercare di ritornare a condurre una vita normale e, lei, ci aveva sperato e creduto.

Si era convinta che ci sarebbe stata la parola "lieto fine" anche per lei.

Quanto si era sbagliata.

Si portò una mano al cuore, il dolore era lacerante, le comprimeva il petto, lì dove si alzava e abbassava freneticamente scosso dal pianto, girò lo sguardo verso il peluche che ondeggiava attaccato allo specchietto retrovisore e un altro singhiozzo le risalì alla gola

Chiuse gli occhi e fu un attimo, non percepì altro che il rumore di lamiere accartocciate.

Quel pomeriggio erano andati a prenderla per portarla al Luna Park e festeggiare i suoi 18 anni.

Era una tiepida serata di luglio, Jason era arrivato da un paio di giorni per passare l'estate lì, Mike era felice come una pasqua perché poteva stare con il suo migliore amico che aveva comunicato loro che presto si sarebbe trasferito lì, dai nonni.

Jane li guardava incantata mentre si sfidavano nello sparare ai barattoli. Erano così diversi, eppure così complementari.

Riuscirono a colpire diversi bersagli e alla fine la signora della giostra, divertita, fece scegliere a tutti e tre dei pupazzetti. Jason ne prese uno raffigurante un orso e la cosa l'aveva fatta ridere perché era così che lo chiamava sempre Mike che a sua volta aveva scelto un pupazzetto a forma di elefante rosa che fece scoppiare a ridere sia lei che Jason, ma a lui piaceva proprio per quel colore insolito.

Quando fu lei a dover scegliere il pupazzetto,Mike ne prese uno che non assomigliava a nessun animale, ma raffigurava una caramella

-Ma io volevo il leone- aveva detto storcendo il naso e lui le si era avvicinato ridacchiando

-No, tu sei una caramella- le aveva detto –La mia caramella- e lei, sorpresa, aveva arrossito e aveva accettato di prendere quel piccolo oggetto, amando quel ragazzo ogni giorno sempre di più, in due anni di relazione ancora riusciva a farla arrossire e farle battere il cuore come la prima volta.

Dopo una ventina di giorni da quella sera, aveva scoperto di essere incinta e tutto era iniziato e finito nello stesso momento.

****

-Mike fermati!- Liz si aggrappò letteralmente al braccio del fratello, mentre Alex tremante gli si parò davanti spingendogli le mani sul petto, ma lui sembrava una furia

-Sei un pezzo di merda!- urlò con gli occhi pieni di una rabbia profonda, mentre fissava Jason che aveva sbattuto alla parete per poi cadere a terra con violenza per il colpo preso senza preavviso

-Te ne sei andato lasciandola da sola!- continuò Mike cercando di andargli addosso, fermato solo da uno spiraglio di buon senso che gli fece evitare di sbattere a terra anche Alex e Liz

-Calmati Mike! Basta!- urlò a sua volta la sorella spintonandolo all'indietro di un passo, Alex guardò con terrore il volto di Mike che aveva lasciato ogni segno di cordialità e sorrisi, per trasformarsi in una maschera di odio e rabbia; si voltò sentendo le gambe tremanti nel vedere Jason tirarsi di nuovo in piedi, spaventata ancora di più nel vedergli il labbro spaccato da cui fuoriusciva del sangue; aveva il capo leggermente abbassato, quel tanto da permettere ai suoi capelli di ricoprirgli gli occhi, ma quando finalmente alzò il viso, quel volto immobilizzò Alex, non l'aveva mai visto in quello stato.

Gli occhi di Jason erano un infinito inferno mentre puntava Mike che stava ancora sbraitando, lei era rimasta come una statua, nonostante le gambe le tremassero e sentisse ogni fibra del suo corpo vibrare per la paura; gli si avvicinò ma le sembrò di essere un fantasma ai suoi occhi, sempre fissi su Mike

-Jason- lo chiamò piano, terrorizzata, e dovette impegnarsi per muovere il suo braccio e posare la sua mano sul torace dell'uomo che si abbassava e alzava con frenesia.

Quando la sua mano si posò sulla camicia, avvertì un brivido nel sentire il cuore di Jason battere come un tamburo, lui abbassò quegli occhi su di lei che si sentì come trafitta da una lama, ma non si mosse, stringendo leggermente la stoffa, non voleva che reagisse, non voleva vederli litigare, non doveva andare così.

Gli occhi di Jason dopo qualche attimo mutarono e quell'alone scuro sembrò diminuire di intensità, sospirò guardandola, cercando di calmarsi, poi alzò di nuovo il viso verso Mike

-Liz, Alex, lasciateci soli- disse lapidario gelando le due ragazze per quella richiesta, Mike si zittì continuando ad ansimare dalla rabbia, con tutto il corpo teso come una corda, senza mai togliere lo sguardo dal moro

-Jas, forse sarebbe...- Liz tentò di parlare, ma venne subito zittita da Jason che la fulminò con un'occhiataccia

-Andate.Fuori.- scandì con un tono che trafisse l'aria pesante che si era creata in quella cucina, improvvisamente troppo piccola; Liz abbassò le braccia, lasciando il fratello e fece un passo di lato incerta, guardando prima uno e poi l'altro.

Alex non si era mossa, inchiodata davanti a Jason, con gli occhi catturati su quella ferita che sanguinava, su quel volto contratto e dallo sguardo severo che aveva; lui abbassò nuovamente gli occhi su di lei e una mano si posò sopra la sua, ancora stretta alla camicia, all'altezza del cuore, fece una leggera pressione, stringendole leggermente le dita

-Vai- disse ed Alex tremò a quella richiesta che non ammetteva repliche, aveva paura di quello che sarebbe potuto succedere, ma lui le fece un cenno del capo e lei si convinse ad allentare la presa e a lasciarlo.

Si allontanò prima di un passo, senza mai staccare gli occhi da lui, in una muta richiesta di non continuare; si allontanò di un altro passo, fino a raggiungere Liz, che le prese un braccio ed insieme uscirono dalla cucina.

Il silenzio divenne l'unico protagonista, appena le ragazze si furono allontanate, tutto sembrava lontano anni luci, mentre Mike e Jason si fissavano; poi Jason fece un passo in avanti, portandosi una mano a toccarsi il labbro per guardare il sangue macchiargli la mano; alzò lo sguardo verso Mike che troneggiava al centro della cucina, la cui espressione di odio e rabbia non era mai mutata

-Finalmente hai fatto quello che sognavi da anni- il tono sarcastico fece contrarre la mascella a Mike che assottigliò lo sguardo

-Il rancore che ti portavi dietro ti ha logorato fino a questo- continuò Jason che arricciò le labbra in un sorrisetto derisorio che gli fece uscire ancora un po' di sangue dalla ferita aperta

-Sei un fottutissimo stronzo!- sibilò Mike –Come hai potuto lasciarla da sola?- alzò di nuovo la voce sentendo le budella ritorcersi nel ripensare allo sguardo deluso di Jane, all'amarezza che gli aveva colorato il volto 

–Ti è venuta a cercare!- sbottò ancora – Mentre tu te ne stavi con una ragazzina!- aggiunse con una nota acida nella voce.

Jason gli si avvicinò di un altro passo ancora, continuando a fissarlo negli occhi

-Non ti permettere di parlare di Alex e me in questo modo- disse in un tono che sembrò uscirgli dalle viscere, Mike strinse le mani in due pugni, accecato dalla rabbia

–L'hai portata qui e poi l'hai lasciata!?- insistette, trattenendosi per non colpirlo ancora, Jason gli sorrise malignamente

-Sei così accecato da quello provi, da non venirti in mente che forse non è come sembra- gli disse severo e Mike vacillò a quelle parole

–Lei sarebbe venuta qui, anche senza di me- aggiunse Jason, vedendo il volto del rasato stupirsi a quelle parole –Aveva deciso di venire con quella coppia di amici, io mi sono solo aggiunto- e Mike schiuse le labbra per la sorpresa di quelle parole.

Jason abbassò il capo per toccarsi ancora una volta il labbro avvertendo il sangue uscire con più lentezza, alcune gocce di sangue gli avevano macchiato la camicia, rialzò il volto verso l'uomo che ora sembrava aver assunto un'aria colpevole

-Davvero pensavi che ti potessi fare questo? –gli chiese e Mike per una frazione di secondo girò lo sguardo per poi riportarlo su Jason

-Ciò non toglie che l'hai lasciata qui da sola!- ripetè ritrovando nuovo livore, Jason gli si avvicinò ancora, si potevano quasi sfiorare, i loro occhi erano incatenati

-Ti è venuto in mente che per Alex, questo, non sia un giorno di festa?- quella domanda lasciò completamente di sasso Mike che aprì la bocca sorpreso

–Nessuno si era accorto che non ci fosse fuori, così quando non l'ho vista, sono rientrato, trovandola sul retro a piangere- Mike sgranò lo sguardo sorpreso per quelle parole, Jason sorrise sarcasticamente

–Mi meraviglio di te, Mike, così attento alle reazioni, ai comportamenti delle persone, ti è sfuggito questo piccolo dettaglio- detto questo caricò un pugno e colpì di sorpresa Mike sull'addome che si piegò in avanti senza fiato; Jason lo guardò rantolare dal dolore per quel colpo

–Stai fuori da ciò che riguarda Jane e me, Mike, non te lo ripeterò un'altra volta- disse avvicinandosi al capo del rasato che stava cercando di ritrovare il fiato

–E'un mio problema, nessuno ti da il diritto di comportarti in questo modo- si allontanò da Mike che a fatica si rimise dritto tossendo

-Jason!- Mike si sforzò di chiamarlo e il moro si fermò girandosi a guardarlo con astio

-Lasciala libera, Jas, parla con lei e falle finalmente vivere la sua vita- Jason rimase imperturbabile a guardalo mentre lo vide portarsi una mano sull'addome, lì dove sicuramente si sarebbe formato un livido

-Ti avevo già detto che l'avrei fatto, ma sembra che tu stia perdendo fiducia in me- Mike fu ferito da quella frase, avrebbe voluto rispondergli, ma Jason si era già dileguato oltre la porta. 

-Jason!- Liz, Alex e Mark gli si avvicinarono appena lo videro con sguardi spaventati e apprensivi, Jason notò che il locale era ormai deserto, le ragazze avevano tirato sopra i tavoli le sedie e stavano ripulendo, mentre Mike stava aiutandole a sistemare il bancone, prese un fazzoletto che Mark gli aveva offerto e si tamponò il labbro che finalmente stava finendo di sanguinare, si rivolse a Liz che lo guardava con occhi colmi di paura

-Vai da quell'idiota di tuo fratello- le disse per poi guardare Alex

–Ti aspetto in auto- detto questo uscì da lì, respirando l'aria fredda di quella notte infinita.

Il fuoco era ancora bello alto, la piazza si era quasi del tutto svuotata, tranne per alcuni ragazzi radunati intorno al falò per scaldarsi e magari aspettare l'alba da lì a poco.

Jason girò sulla destra per raggiungere il pick-up dove si sedette poggiando la testa sul sedile sospirando pesantemente; Mike aveva fatto quello che qualsiasi uomo innamorate avrebbe fatto, ma in quel momento lo avrebbe volentieri fatto a pezzi, se non ci fosse stata Alex a fermarlo.

Si tamponò ancora la ferita guardandosi nello specchietto retrovisore, il labbro era spaccato e la guancia stava assumendo un bel color viola, sperava vivamente di avergli restituito il favore con quel colpo al ventre, ma non poteva dargli torto del tutto.

Era stato preso dal momento, dal fatto di aver trovato Alex da sola lì dietro ricoperta di lacrime, ad avergli annebbiato la mente e permettere che dimenticasse Jane, ma Mike aveva esagerato, aveva anche messo in dubbio il fatto che fosse stato lui a portarla lì al pub, sapendo quanto Mike non la volesse vedere

–Idiota- sibilò sbattendo una mano sul volante, anche se in realtà lo erano stati entrambi

Un picchiettio sul vetro gli fece aprire gli occhi che aveva chiuso per ritrovarsi Mike appena fuori il pick-up, sbuffò abbassando il finestrino

-Se pensi che scenda e mi metta a fare a botte, ti sbagli di grosso, ho sonno e non voglio rotture di palle!- sbottò facendo fare un sorriso al rasato che si strinse nelle spalle

-Volevo chiederti scusa- disse – non so cosa mi sia preso- aggiunse in leggero imbarazzo 

–Vederla qui, dopo tutto questo tempo che ci siamo sempre evitati, vederla che ti cercava, trovarla da sola..- sospirò interrompendosi e l'aria si condensò in fumo per disperdersi subito dopo, alzò il volto ad incrociare Jason che lo fissava serio

–Non avrei dovuto reagire in questo modo- ed indicò con il capo la ferita di Jason –in fondo non sono affari miei, ti chiedo scusa- disse abbassando di nuovo il capo; Jason sospirò accendendosi una sigaretta per poi offrire il pacchetto a Mike che ne prese una e se l'accese buttando via una nuvola di fumo denso

-Avrei voluto parlare stasera, quando sono andato a prenderla, ma non me la sono sentita Mike- confessò Jason guardando davanti a sé

–Devo parlarle il prima possibile, ma allo stesso tempo so che sto rimandando perché non voglio farla soffrire- disse –anche se credo che abbia capito che qualcosa non va, Jane non è stupida- Mike sospirò buttando via un'altra nuvola di fumo appoggiandosi all'auto

-Credo che una volta che riuscirai a dirle le cose come stanno, vi libererete entrambi- Jason sperò fosse vero, ma dentro di lui aveva paura per come potesse prenderla Jane, sapeva sarebbe stato un durissimo colpo per lei.

In quel momento arrivò un messaggio sul cellulare di Jason che sbuffò

-I tuoi?- chiese Mike con un sorrisetto derisorio sapendo quanto la cosa lo infastidisse

-A quest'ora penso di no, ma tutto può essere- rispose il moro tirando fuori dalla tasca il cellulare leggendo un numero non memorizzato

-Che c'è?- chiese Mike vedendo l'espressione di Jason che sbiancò di colpo

-Cazzo!- sbottò il moro tirandosi dritto sul sedile con un colpo –Cazzo!- ripetè guardando il cellulare che ora stringeva in mano, Mike si allarmò

-Che succede?- gli chiese buttando la sigaretta a terra

-Sali in macchina! Sbrigati!- sbottò e Mike con due falcate fu dentro; Jason partì a razzo passando davanti a Liz, Alex e Mike appena usciti dal locale che li videro sgommare e sparire in auto

-Che diavolo sta succedendo, Jas?- Mike avvertì la pelle accapponarsi dalla paura

-Dobbiamo andare in ospedale!- rispose Jason fissando la strada –Il messaggio era della sorella di Jane- Mike sentì il sangue diventare di ghiaccio, non riuscendo a distogliere lo sguardo dal moro altrettanto teso e spaventato.

Arrivarono nel giro di dieci minuti e si catapultarono all'interno del pronto soccorso.

Si avviarono verso un'infermiera, ferma dietro un bancone

-Mi scusi?- Jason parlò per primo e la donna, assonnata, con il volto magro e scarno, con gli occhi cerchiati da leggere occhiaie li fissò in attesa

-Stiamo cercando Jane Moore, ha avuto un incidete!- la donna a quella frase si ricompose, guardando sulla cartellina che teneva sul ripiano

-Sì, è arrivata da un'ora, è in sala operatoria- rispose – Siete dei parenti?

-No, amici, la sorella arriverà a breve- rispose Jason con l'ansia alle stelle –Mi può dire che ha avuto?-

La donna scosse la testa –Non sono autorizzata, mi dispiace, possono richiedere informazioni solo i parenti stretti, per ora potete solo aspettare- poi lo fissò più da vicino 

– Vuole che le medichiamo il labbro? – chiese e Jason si ricordò del colpo che Mike gli aveva dato, scosse la testa

-No, grazie- rispose, la donna sospirò

-Ci metta del ghiaccio almeno- detto questo la videro sparire dietro le porte con la scritta

"Accesso consentito solo a personale autorizzato"

Jason sbattè un pugno sul tavolo facendo alzare il capo a un paio di signori e una coppia di anziani all'interno della saletta di attesa, poi si voltò e trovò Mike completamente sconvolto, che guardava a terra

-Avanti sediamoci- gli disse toccandogli una spalla, ma il rasato evitò il suo tocco e si girò uscendo dall'ospedale.

Jason lo raggiunse subito dopo

-Ehi, Mike!- lo chiamò vedendolo camminare a passo di carica senza una meta 

–Ehi! Ti vuoi fermare!- lo richiamò strattonandolo per un braccio, Mike si fermò di colpo per girarsi verso di lui come una furia e lo spintonò violentemente, Jason riuscì a rimanere in piedi solo perché si aspettava una reazione del genere

-Stammi lontano!- gli disse duro –Non ti voglio vedere!- detto questo riprese a camminare e Jason lo lasciò andare sapendo che se avesse continuato, sarebbero finiti per fare a botte.

Si avviò nuovamente dentro l'ospedale e si sedette pesantemente su una delle sedie poste in sala d'attesa

Era sfinito, sentiva i muscoli del corpo tesi e gli iniziava a pulsare la testa, poggiò i gomiti alle ginocchia, guardando il pavimento.

Non era credente, non lo era mai stato, ma in quel momento pregò. Pregò qualsiasi Dio, entità, forza superiore, potesse aiutare Jane; quello che le era accaduto era inimmaginabile e la cosa lo fece sentire maledettamente colpevole. 

Rimase così a fissare il pavimento con i più disparati pensieri, fino a quando non sentì chiamarsi da una voce e alzando il capo, vide Rita, la sorella di Jane avvicinarsi. Erano così simili, da sembrare gemelle, pur avendo sei anni di differenza

-Ciao Jason- lo salutò quando lui si alzò

-Ciao Rita- rispose dandole un leggero bacio su una guancia, il volto di Rita era contratto e gli occhi erano pieni di quella paura che sentiva dentro la carne anche lui

-Sei riuscito a sapere qualcosa?- gli chiese e lui fu costretto a scuotere la testa, non riuscendo a parlare, lei sospirò guardandosi intorno

-Mi hanno telefonato dicendomi solo che mia sorella aveva avuto un incidente e di venire qui, anche a me non hanno detto altro- spiegò e Jason invidiò la compostezza che stava avendo

-Rita, hai saputo nulla?- a raggiungerli fu il marito di Rita, Richard, un uomo sui cinquant'anni, alto quanto Jason, piuttosto longilineo, leggermente stempiato, aveva i capelli chiari molto corti, gli occhi azzurri contornati da occhiali con montatura dorata e una leggera barba, quando si avvicinò loro, Jason lo salutò con una stretta di mano

-Allora?- chiese ancora e Rita gli spiegò che nessuno sapeva ancora nulla

-Vado a vedere se qualcuno mi da retta- disse avviandosi verso la reception poco distante, dove però non c'era nessuno, Rita lo seguì con lo sguardo per poi sedersi sulla sedia e Jason fece lo stesso.

Il silenzio che seguì fu per Jason un'agonia, sembrava che il tempo si fosse fermato e che tutto si fosse cristallizzato dentro quella saletta.

-Jason, posso sapere se avete litigato?- chiese dopo diversi minuti Rita, Jason si girò a guardarla e vide gli occhi della donna puntare al suo labbro e, se non ci fosse stata una situazione così drammatica, forse avrebbe anche riso pensando che sospettasse fosse stata sua sorella a fargli quella ferita.

-No, questo qui è un regalo di un amico- ripose e Rita arricciò le labbra in un leggero sorriso

-Come mai non stavate insieme?- quella domanda spaccò in due il cuore di Jason, che non seppe come rispondere abbassando la testa

-Scusami- riprese Rita –Non sono affari miei, ma volevo capire cosa possa essere accaduto- in quel momento uscì un'infermiera che diede una cartellina ai signori anziani per poi chiedere dei parenti di Jane Moore. Rita e Richard si avvicinarono subito, mentre Jason dovette sforzarsi per riuscire ad articolare le gambe, aveva paura di sentire

-Come sta?- chiese Rita in apprensione, l'infermiera sorrise appena

-E'stabile, l'abbiamo portata in terapia intensiva, venite vi faccio parlare con il medico- Rita e Richard la seguirono dietro la solita porta, ma Jason rimase immobile al centro di quella stanza sentendo lo strazio per ciò che stava succedendo a Jane per causa sua.

***

Note:

Sono stata assente per un pò e non avendolo fatto prima, anche se con qualche giorno di ritardo, volevo fare gli Auguri di un Buon 2020 a tutti e che possiate realizzare ogni vostro desiderio..sempre!
Inoltre, volevo ringraziare ancora una volta tutti coloro che stanno seguendo la mia storia, le recensioni che mi lasciate, vi ringrazio infinitamente!
Volevo approfittare anche per mandare un grandissimo bacio a Gaudia e Lupacchiotta ;)) loro lo sanno;)) ma ci tenevo a farlo anche qui!
A presto!

  
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