The beginning of the end
Alla fine Danaë aveva optato per il Tennessee: lo aveva scelto perché non era né troppo vicino né troppo lontano da Mystic Falls. In quel modo, nella sua testa, quella vicinanza era alla pari di avere un legame affettivo.
Si allontanò dall’aeroporto di Memphis in fretta: aveva noleggiato un auto e senza neanche guardare una mappa guidò senza una meta ben precisa. Si sarebbe fermata soltanto quando avesse visto solo campagne fuori dal finestrino, niente case o persone a cui poteva fare male.
Il suo piano era quello di trovare un posto dimenticato da Dio ed attivare i suoi poteri, cosicché Ahkmara fosse attirata verso di lei. Sapeva che era un piano alquanto rischioso, con molte controindicazioni, ma doveva tentare prima di tentare una strada diversa.
Erano quasi le due di notte e su per la highway non c’era anima viva, ad eccezione di qualche camion ogni tanto. Ad un certo punto, la ragazza sterzò a destra imboccando la strada sterrata, e continuò per qualche chilometro sino a fermarsi nel mezzo di un campo incolto. Prese un lungo respiro e scese dall’auto: ora o mai più.
I fari dell’auto illuminavano la porzione di terreno davanti Danaë, tagliandole le gambe all’altezza del polpaccio. Quella notte nell’aria sembrava esserci qualcosa di diverso, la sensazione che qualcosa di grosso stia per accadere. Faceva freddo, e oggettivamente chiunque avrebbe iniziato a tremare dopo qualche minuto, ma Danaë aveva talmente tanta adrenalina dentro di sé che non riusciva a stare ferma e non avvertiva minimamente i freddo.
“D’accordo stronza, ora vediamo se abbocchi” disse sfregandosi le mani sulle cosce. Riservò un ultimo pensiero a sua nonna, sperando che la proteggesse in qualunque parte o dimensione si trovasse. Chiuse gli occhi e cercò di canalizzare i suoi pensieri in un punto preciso della sua mente, come se dovesse distillare il suo potere e colpire un punto immaginario. In realtà quest’esercizio le serviva per non sprecare troppe energie, quelle che le sarebbero servite successivamente nel combattimento reale. In quella parte di campo c’erano abbastanza alberi da coprire l’auto e la luce che di lì a poco avrebbe sprigionato, motivo per cui aveva scelto quel posto in particolare. Alzò lentamente i palmi delle mani fino ad avvicinarli uno all’altro all’altezza della vita: si sentiva pronta, da quando gli spiriti delle streghe gli avevano infuso il loro potere e parte della loro sapienza, sentiva di fare cose che sino ad allora le erano sembrate impensabili, di cui aveva soltanto letto nei libri. Sperò di essere abbastanza forte. Aprì i palmi verso l’alto e iniziò a creare un’energia di luce bianca che pian piano cresceva, emettendo calore tutt’intorno. Quando, dopo qualche minuto riaprì gli occhi, quest’ultimi erano diventati completamente bianchi. Lasciò che l’energia fluttuasse davanti a lei, quando mise una mano in tasca e ne estrasse un frammento di uno degli amuleti di Ahkmara, trovati nella camera del motel durante il sopralluogo. Dal momento che non erano più integri, questi non erano più efficaci come in origine, ma quel poco che la ragazza aveva sarebbe bastato per far accorrere la strega. Infatti, una volta invocata, insieme all’energia che aveva appena emesso di proposito, la strega non ci avrebbe messo molto a localizzarla. Ella l’avrebbe trovata in ogni luogo se solo avesse usato i suoi poteri di ibrido, e questo Danaë lo sapeva bene. Fece fluttuare anche il frammento di cristallo davanti a sé, avvolgendo in una nuvola di fuoco bluastro; le ombre di toni freddi si stagliavano sul volto della ragazza, nettamente in contrasto con quelle calde dei fari giallastri dell’auto. Con l’aiuto del fuoco e dell’aria, pronunciò l’incantesimo per chiamare a sé l’antica strega:
“Lectos espiritos” ripetè più volte, fino a che una scossa elettrica le attraversò il corpo in risposta. Era il segnale, Ahkmara l’aveva percepita e sembrava aver accolto il suo richiamo come un ghiotto invito a nozze.
Danaë dipinse un sorriso diabolico sul viso, era pronta.
“Vieni, vieni e facciamola finita Ahkmara”.