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Autore: Tayr Seirei    30/01/2020    2 recensioni
- ... sai - disse Yuugi, dopo un po', senza guardarlo. - Volevo esprimere un desiderio in... grande stile. D'altronde, questo è il primo capodanno che passiamo insieme.
Quel primo inizio vissuto insieme. Perché la loro storia si basa sui nomi, ma sono stati i desideri a metterla in moto. Desideri in perfetta risonanza.
- E niente, presentazione figa per quella che è semplicemente una scena cute-melensa con Yami e Yuugi.
In teoria non è Puzzle. Capisco da sola che sono poco credibile, quindi consideratela come preferite. -
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dark/Yami Yuugi, Yuugi Mouto
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Hopes & Dreams & Overlaps



Un tempio quasi vuoto. Un tramonto delicato che tingeva la città di oro pallido e timide sfumature d'arancio. Il suono di una campana.
Le ragazze giunsero in contemporanea le mani. Una mormorò la sua preghiera a mezza voce - Yuugi era troppo lontano per sentirla, e meglio così; non era certo lì per sbirciare nei... cuori altrui - e, in risposta alla sua preghiera, l'altra scoppiò in una sonora risata.
Pochi secondi ancora, si allontanarono, e Yuugi si avviò con calma alla postazione che loro avevano abbandonato: la campana del tempio. Quando s'incrociarono, intravvide che la ragazza sgamata aveva le guance arrossate.
- Ma così non valeee!
Le sue lamentele scherzose e le risposte serafiche dell'altra svanirono lungo le scale e Yuugi, dato che si sentiva piuttosto felice, si concesse di fare gli ultimi metri a passi leggeri, quasi saltelli.
Gli altri lo aspettavano di sotto, alla base delle scale, dove probabilmente Jonouchi stava ancora illustrando ai suoi amici le incredibili qualità farmaceutiche (?) degli okonomiyaki. Questo perché a pranzo se n'era scofanato cinque, e si era sentito in dovere di giustificarsi di fronte all'occhiata di pura compassione di Anzu e gli strepitii di Honda (indignato, piuttosto, perché non gliene aveva lasciati).
Ma lassù, tutto era silenzio. Solo un leggero vento che faceva frusciare le foglie degli alberi, le voci ovattate che risalivano dalla città, lo scricchiolio delle shimenawa che dondolavano piano nella corrente.
Yuugi era l'ultimo rimasto, ma certo non era da solo.
- Allora... - esordì Mou hitori no boku, con quella sua curiosità quasi scientifica. - Quindi, se ho capito bene, ora dovresti suonare la campana e poi recitare una preghiera, giusto?
- Ah-ha. Oppure un desiderio, come meglio si crede. - Yuugi diede un'occhiata distratta accanto a sé: attraversata dalla luce dorata che gli dava un'aria ancor più surreale del solito, vicino a lui era comparsa la forma trasparente del suo... ehm... coinquilino, poteva definirlo così?
E che coinquilino: se a lui gli abiti tradizionali stavano piuttosto bene - un kimono semplice, nero, con fiori viola e rami contorti che si avviluppavano solo intorno alle maniche -, all'altro lui stavano benone. Era valsa la pena sorbirsi tutta la manfrina storico-patriottica del nonno sulla sartoria dov'era stato acquistato quel kimono, una cinquantina d'anni prima, anche solo per vederlo indosso all'altro.
- E... - All'Altro scappò un sorrisino: - Hai già deciso che desiderio esprimere?
Yuugi scosse il capo, divertito. Nascondere le cose ad un altro se stesso era un po' più complesso - non rischiava solo di farsi scappare le cose di bocca come le ragazze che c'erano prima, per dire. Eppure, per quanto complicato, non tutti i suoi pensieri erano lì in bella mostra.
Non che per l'Altro fosse un problema: laddove non riusciva a leggergli nella mente, glielo chiedeva direttamente. Così, a bruciapelo. Trucco infido, specie se contava sul fatto che ci avrebbe pensato anche solo per sbaglio.
Gli rivolse una linguaccia molto sbarazzina. - Oh, mou hitori no boku. Non lo sai? Non si dovrebbero raccontare i desideri agli altri. E' per scaramanzia!
L'Altro sbuffò appena, ma era divertito anche lui. - D'accordo, d'accordo. Prego, allora. - Indicò con un ampio cenno del braccio il cordone di fronte a loro. - La campana è tutta tua.
Yuugi annuì solo. Prese fra le mani quella corda spessa, deglutì; per una volta, avrebbe voluto davvero andasse semplicemente tutto bene.
- ... sai - disse, dopo un po', senza guardarlo. - Volevo esprimere un desiderio in... grande stile. D'altronde, questo è il primo capodanno che passiamo insieme.
Nessuna risposta ma, in qualche modo, sentiva addosso gli occhi dell'Altro. Che non era neanche lì, ma poco importava, nel loro caso.
- ... all'inizio, pensavo di chiedere che io e te rimanessimo sempre insieme! - Lasciò andare una risatina incerta. - Ma questo sarebbe stato un po'... egoista da parte mia, credo. Senza neanche chiederti un parere, poi!
- Aibou... - Mormorò lui; Yuugi sentì l'affetto che stava provando per lui in quel momento e si rasserenò.
- ... poi - Rialzò la testa, strinse la corda fra le mani con fare deciso. - Ho capito quale sarebbe stato il desiderio perfetto. Per tutti e due. Non te lo dirò, ma... - Gli diede un'occhiata di sbieco. - Mou hitori no boku. Non credo ci sia bisogno di nasconderti nulla. Ti basta ascoltare per capire quello che provo, no?
L'Altro batté le palpebre. Una, due volte.
Lentamente, sorrise.
Poggiò la mano sulla doppione del Puzzle che portava anche lui. - ... sì, ora capisco. Grazie, Aibou.
Un'altra risata. - Ah, aspetta di vedere se funziona, prima di ringraziarmi.
Stava per suonare, ma fu colpito da un'ultima idea.
Fece un cenno di invito: - Vuoi esprimere un desiderio anche tu?
- Ma... non sono le divinità in cui credo... va bene comunque?
Yuugi fece spallucce. - Bah. A volte, credo basti chiedere per favore!
Qualche secondo dopo, delle mani semi-trasparenti si posarono sulle sue.
Era impossibile, certo, le stava soltanto vedendo; eppure, avrebbe giurato che quella pelle fosse calda sulla sua.
Avrebbero potuto farlo, insieme. Anche se, magari, non si sarebbe realizzato esattamente nel modo in cui pensavano o speravano, però...
Un tempio quasi vuoto. Un tramonto delicato che tingeva la città di oro pallido e timide sfumature d'arancio. Una campana che risuonava insieme a due cuori in perfetta sincronia.
Quello era il primo capodanno che passavano insieme, e l'avevano benedetto con un desiderio.

Voglio che Mou hitori no boku sia felice. | Voglio che Aibou sia felice.






Note
- L'occasione a cui stavo pensando in questa fanfic è l'hatsumode, ovvero la prima visita al tempio del nuovo anno. Durante questa visita si possono fare varie altre cose su cui non mi sono dilungata (ad esempio comprare gli omikuji, una sorta di biglietto/oroscopo per l'anno appena iniziato).
Fra le varie cose c'è, appunto, la pratica di suonare la campana e pregare o esprimere un desiderio.
Dato che era una scenetta semplice semplice, non ho fatto ricerche troppo approfondite in merito, giusto qualche controllo per accertarmi di non starmi inventando le cose; dunque perdonatemi se ho scritto delle corbellerie.
- Riguardo l'abito indossato da Yuugi e Yami: personalmente stavo pensando al reisou haori hakama (detto così sembra chissà che cosa, ma mi riferisco semplicemente al completo con pantaloni larghi e pallina (?)). E' il tipo di kimono più formale in assoluto, usato di solito per le grandi festività. Ho come prova il mini-video degli auguri del 2002 per testimoniarvi che è il tipo di kimono indossato anche dai nostri ragazzi a Capodanno. (Nonché un'immagine sull'IG di Kazuki dove anche Yami lo porta.)
Tuttavia ho anche detto che ha le maniche decorate ma, a seguito di altre ricerche ho visto che, essendo molto formale, in questo caso la giacca è semplice e non ha decorazioni (se non degli stemmi).
Dunque lascio a voi la scelta: potete immaginarveli con il completo formale ma decorato e non esattamente tradizionale, oppure con un normale kimono. In entrambi i casi, sono molto carini.
- I fiori viola sulle maniche sono di glicine; l'ho scelto come riferimento al fatto che il cognome di Yuugi, Mutou, si scrive con i kanji di "guerriero" e "glicine". Inoltre, è un bel fiore ^o^!
- Gli shimenawa sono i cordoni sacri giapponesi. Servono per delimitare le aree sacre; è come dire "qui si sta entrando nel territorio divino". (Potrebbero essere usati anche per segnalare gli alberi in cui risiede un spirito, o altro).
- L'okonomiyaki è un piatto tipico giapponese (ed è pure fucking buono; ringrazio i nostri rifornitori di fiducia [???]). Non sono sicura si mangi anche i primi dell'anno in Giappone, ma poi mi sono detta che se Jono ha fame, ha fame.
- Il titolo. Hopes & Dreams è il nome di una delle più celebri OST di Undertale, che ascoltavo durante la stesura e trovo si adatti bene a questo periodo dell'anno; gli Overlaps sono ovviamente riferiti alla quinta e leggendaria opening di Yugioh, Overlap.

Commento
Yohoo!
... eh, sì, alla fine ho ri-aggiornato prima della fine del mondo. Che eventi bizzarri accadono!
Questo mese ero in pieno fervore da E' Iniziato L'Anno Nuovo Voglio Cominciarlo Come Ra Comanda (Capodanno, inteso proprio come nuovo inizio, è una delle festività a cui tengo di più) e mi sono detta che, in effetti, mi sarebbe piaciuto buttar giù una fanfiction nuova. Anche qualcosa di breve, giusto per.
Quindi questa cosa dannatamente smielata è nata dalla fusione nel mio cervello di "Yami e Yuugi" + "Capodanno" + "In effetti, in Yugioh ci sono molto poche cose giapponesi". Dunque perché non scrivere di un momento un po' più... tradizionale, ma pur sempre intimo?
Da qui, anche il titolo: Hopes and Dreams... and Overlaps, ovviamente, perché si parla di loro. Una fanfiction semplice, ma sul... fervore del creare qualcosa di nuovo, e portare con sé le cose buone passate.
Quindi oggi, che è ancora gennaio, vi auguro di passare un bel 2020. Lasciate che i vostri desideri rintocchino insieme alle campane.
Infine: non dico cosa perché ogni volta che faccio nomi, date e luoghi succede una catastrofe, ma sappiate che questa potrebbe NON essere l'unica fanfiction che posterò. Diciamo che sto trafficando con un po' di cose.
Una è breve e quasi conclusa. L'altra... well, quella è più una cosa utopica, ma se ci riesco sarete i primi a saperlo!
Alla prossima.
Bye!

PS: tutto considerato, visto come si è evoluta poi la questione, la cosa che più mi sento di augurarvi per il 2020 è una: sopravvivere. Bye bye!


  
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