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Autore: Andrea Micky    30/01/2020    1 recensioni
[Zagor]
Grazie ad un bravissimo blogger ho riscoperto i fumetti di Zagor, che ho reso protagonista di questa storia.
ZAGOR and relative characters are copyright of BONELLI
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La strega della montagna
by Andrea Micky


PROLOGO
La luce della luna andava e veniva a causa delle nuvole che coprivano l’astro celeste, facendo piombare la cittadina di Pacificville nel buio più completo.
Il fatto però non infastidì Vito Mozzoni ed il suo compagno, che si stavano dirigendo verso una baracca isolata poco fuori città.

Una volta giunti a pochi metri dalla loro destinazione, i 2 uomini si nascosero dietro alcuni alberi.
“Lara é tornata a vivere qui, come si dice in giro” disse Vito, notando la luce accesa all’interno della casa.
“Il piano é sempre quello di agire quando la luna sarà del tutto coperta?” domandò il suo compagno.
“Certamente. E dopo il nostro lavoretto di stasera, nessuno sentirà più parlare di quella strega” confermò Vito, estraendo il coltello che teneva in tasca.
In quel momento, una grossa nuvola coprì la luna, facendo piombare l’intera zona nella totale oscurità.
“Adesso!” esclamò il Mozzoni, correndo verso la casupola con il coltello in mano.

Ma compiuti pochi passi, Vito Mozzoni si fermò di scatto, in quanto, alle sue spalle, echeggiò un verso di dolore, accompagnato dal rumore di ossa che si spezzavano.
Sorpreso, l’uomo si voltò, giusto in tempo per vedere il suo esanime compagno venire gettato ai suoi piedi da una qualche entità perfettamente mimetizzata nelle tenebre.
E prima che il Mozzoni potesse rendersi conto di chi avesse davanti, un violento colpo in faccia pose fine ai suoi piani per sempre.

Un paio di minuti dopo, il chiarore della luna rese visibili i corpi senza vita dei 2 uomini: Vito giaceva supino con il lato destro del viso completamente spellato dal colpo ricevuto, mentre il suo compagno, nella stessa posizione, giaceva a pochi metri di distanza, con la schiena spezzata.
Contemporaneamente, la porta della casa si aprì e sulla soglia si stagliò in controluce la sagoma della proprietaria, che era una giovane ragazza dagli occhi verdi.
Costei si limitò ad osservare freddamente i 2 cadaveri e rivolgendosi ad un misterioso interlocutore, disse “Grazie di avermi protetta anche stavolta”.
E l’unica risposta a quelle parole fu verso animalesco, che pareva emesso da Cerbero in persona.

UN CITTADINO ILLUSTRE
Illuminata dalla luce del sole, la cittadina di Pacificville appariva come un luogo movimentato, nonostante le sue modeste dimensioni; e in mezzo a quel concitato affaccendarsi, ritroviamo Cico, in attesa del suo amico Zagor.
“Puah! Sempre così: Zagor va parlare con gli ufficiali di un forte ed io devo aspettarlo con la pancia e le tasche vuote in qualche sperduta cittadina” pensò scornato il piccolo messicano.
In quel momento, una donna arrivò di corsa, annunciando eccitata “Joseph Hillman é tornato dalla caccia”.
Udendo quella notizia inaspettata, tutti i presenti interruppero le loro attività e corsero verso la piazza della città.
“Hey, che sta succedendo?” domandò sorpreso Cico.
“Il più bravo cacciatore della città é tornato” gli spiegò un passante, che andava di corsa.
“E probabilmente, organizzerà un banchetto con le prede che ha cacciato” aggiunse la donna al suo fianco.
“Molto interessante” disse Cico, sorridendo deliziato.

Quasi tutta la gente di Pacificville si strinse intorno ad un carro, sopra cui la salma di un bisonte giaceva in bella mostra, mentre l’uomo che lo aveva abbattuto sedeva al posto di guida, tenendo in grembo un fucile ultimo modello. 
Costui, che era un uomo alto e magro con una folta barba e baffi neri sul viso, si alzò in piedi e disse “Miei cari concittadini, come vedete sono tornato con questa magnifica preda”.
“Viva Hillman! Viva Hillman!” esultarono i presenti.
In quel momento, si fece avanti un ometto coi baffi grigi, che disse “Bentornato, Joseph. É sempre un piacere rivederti vittorioso dopo una delle tue battute di caccia”.
“Grazie, sindaco Bowles. Il merito é tutto della mia abilità e di questo fucile nuovo” spiegò il cacciatore.
“Che ne dici di papparci questo bestione succulento, mentre ci racconti di come hai fatto ad abbatterlo?” propose il sindaco.
“Molto volentieri” accettò Hillman, ravvivando l’entusiasmo generale.

Poco dopo, Hillman ed il sindaco Bowles sedevano al tavolo centrale dell’unico saloon in città, i cui avventori attendevano impazientemente di ascoltare il racconto del cacciatore.
Con tono enfatico, Hillman raccontò “Stavo attraversando una prateria, quando il terreno si mise a tremare sotto i miei piedi.
Sulle prime pensai che si trattasse di un terremoto, ma poi scorsi in lontananza un’intera mandria di bisonti, che stava galoppando  a gran velocità verso un accampamento indiano”.
“Ooooh!” mormorarono allibiti tutti i presenti.
Hillman annuì e aggiunse “Allora, facendo appello a tutto il mio sangue freddo, ho preso la mira, premuto il grilletto e...BANG! Ho abbattuto il capo mandria con un singolo colpo alla testa ed una mezza dozzina dei suoi simili nello stesso modo. E così, privi della loro guida, i bisonti hanno cambiato direzione di marcia, risparmiando l’accampamento, ai cui abitanti ho donato gli animali abbattuti, visto che avevano bisogno di cibo. Ed in segno di riconoscenza e rispetto nei miei confronti, gli indiani mi lasciarono tenere il capo mandria”.
“Bravissimo, Hillman” si complimentarono i presenti, battendo forte le mani…con la sola eccezione di Cico.

“Mmmm! Questa storia mi sembra piuttosto inverosimile” commentò il piccolo messicano.
“Come hai detto?” domandò Hillman, mentre i presenti sussultarono sorpresi.
“Beh, si da il caso che una volta io ed il mio amico Zagor abbiamo deviato una mandria di bisonti (1) e le cose non sono state affatto così semplici -spiegò Cico- Inoltre, é pressoché impossibile abbattere un di quei bestioni con un colpo solo, data la loro resistenza ai proiettili”.
“Senti, senti. Così, qui abbiamo un esperto cacciatore, che mi da del bugiardo” disse Hillman, alzandosi in piedi.
“Beh, io non intendevo dire questo” obbiettò imbarazzato Cico.
“Quelli che hanno scaricato il mio bufalo avevano notato subito che c’era una sola pallottola in tutto il suo corpo, piazzata proprio nella tempia destra. E ciò conferma la veridicità della mia storia” dichiarò adirato Hillman, alzando il pugno destro.
“Giusto!” concordò il sindaco, raccogliendo il consenso di tutti i presenti.
E agendo di comune accordo, 2 uomini sollevarono di peso Cico dalla sua sedia e lo scagliarono fuori dal locale, proprio in mezzo alla strada.
“E non farti più vedere da queste parti” intimò minacciosamente il più grosso dei due.
Hillman osservò compiaciuto quella scena, anche perché il messicano ci aveva visto giusto, in quanto il bisonte-trofeo era stato abbattuto con un sol colpo alla testa perché Hillman gli aveva sparato a bruciapelo nella tempia, mentre dormiva in una radura, in cui non c’era traccia di altri suoi simili.

“Caramba y carambita! Come sono scortesi da queste parti” brontolò Cico, rialzandosi in piedi.
In quella, l’attenzione del messicano venne attratta da una moneta luccicante, che giaceva abbandonata sul ciglio della strada.
“Ah, un dollaro. La fortuna torna a sorridermi” pensò soddisfatto  Cico, mentre raccoglieva la moneta.
Ma proprio in quel momento, uno sguattero del saloon gettò fuori dalla finestra una secchiata d’acqua sporca, che inzaccherò il messicano da capo a piedi
“Come non detto” sospirò rassegnato Cico.

In quella, nell’aria si diffuse un delizioso odore di carne arrosto e Cico, consapevole della sua esclusione dal banchetto, decise di andarsene.
“Tanto vale andarmene da questo postaccio e aspettare Zagor al confine della città” decise il piccolo messicano, incamminandosi verso la meta.
E ricordando di aver visto un fiume poco distante, Cico decise di fare una piccola deviazione per darsi una ripulita.

Poco dopo, Cico si trovava sulla riva di un fiume, che scorreva attraverso una grande foresta.
“Ecco fatto! Adesso, se trovassi qualcosa da mangiare, sarei a posto” disse il messicano, dopo essersi ripulito.
E per un insperato colpo di fortuna, Cico notò un grosso fagiano che si addentrava nella boscaglia.
“Slurp! Ecco un futuro arrosto pronto a finire sul mio spiedo” pensò il messicano, leccandosi i baffi.

Il fagiano camminava tranquillamente, ignaro del pericolo costituito da Cico, che lo seguiva silenziosamente, a dispetto della propria mole.
Ad un certo punto, quando il volatile si fermò davanti ad una roccia per beccare il terreno, il messicano rifletté “Non sprecherò neppure un proiettile per quell’uccello. Mi basterà afferrarlo con le mani e poi, potrò arrostirlo in tutta calma”.
Ma proprio in quel momento, una freccia saettò nell’aria, per poi conficcarsi nel corpo del fagiano, che crollò a terra, emettendo un verso strozzato.
“Caramba y carambita!” esclamò Cico, sorpreso da quell’improvviso avvenimento.
Ma lo stupore del messicano crebbe ulteriormente quando guardò nella direzione da cui era partito il colpo, vedendo così che l’arco da cui era stata scoccata la freccia apparteneva ad un bisonte che camminava sulle zampe posteriori.
“Che ci fai qui, uomo bianco?” domandò lo strano essere all’incredulo messicano.
Ma quest’ultimo, convinto di essersi imbattuto in uno spirito maligno, anziché rispondere, se la diede a gambe levate, urlando a squarciagola.
E durante la sua fuga, quando si guardò alle spalle per accertarsi di non essere inseguito, Cico andò a sbattere contro un grosso albero, perdendo i sensi a causa del violento impatto.

“Cico! Cico, svegliati!” disse Zagor, scuotendo il suo compagno svenuto.
“Zagor! Grazie al cielo sei qui” disse il messicano, una volta rinvenuto.
“Stavo venendo a Pacificville, quando ti ho trovato svenuto a terra. In che guaio ti sei ficcato stavolta?” domandò lo Spirito con la Scure.
“C’é uno spirito nella foresta Zagor. Ed io l’ho visto bene” spiegò Cico, indicando la direzione da cui era arrivato.
“Cosa?” domandò sorpreso Zagor.
“Proprio così. Stavo cacciando un fagiano, quando un bisonte bipede e parlante armato di arco mi é comparso davanti. Probabilmente, dopo avermi soffiato la preda, voleva dare la caccia anche a me” spiegò il piccolo messicano.
Alzando gli occhi al cielo, Zagor brontolò “Cico, quello che hai visto era probabilmente un indiano che usava la pelle di un animale da lui cacciato per proteggersi dai venti freddi di questa stagione”.
“Ne sei sicuro? Perché a me sembrava proprio un bisonte parlante” insisté Cico.
“L’unica altra ipotesi che mi viene in mente é che tu abbia sognato a causa della botta che hai preso. O magari, di qualche bicchiere di troppo” disse Zagor, con tono accusatorio.
“Ti assicuro che non ho bevuto un goccio. Anche perché, oltre ad essere senza soldi, mi hanno buttato fuori dal saloon per aver criticato il così detto eroe locale” replicò infastidito Cico.
“Ti sei fatto conoscere anche qui, eh? Comunque, visto che Pacificville é l’unico centro abitato per molti chilometri a questa parte, dovremo comunque fare sosta lì per riposarci e fare rifornimento” rifletté lo Spirito con la Scure.
“Va bene, Zagor. Spero solo che quei cittadini non siano così crudeli da lasciare 2 poveri viaggiatori senza provviste” si augurò Cico.
“Oh, tu hai sicuramente abbastanza riserve in corpo per affrontare il viaggio senza problemi” notò Zagor, punzecchiando scherzosamente la pancia del suo compagno.

Poco dopo, Zagor e Cico stavano attraversando la main street di Pacificville, dove regnava un’atmosfera molto diversa da quella di prima, in quanto molta gente, il cui volto denotava una grande preoccupazione, era riunita davanti ad un edificio che sembrava il gabinetto di un medico.
“Hey, che sta succedendo?” domandò Zagor ad uno dei presenti.
“La maledizione lanciata dalla strega che vive qui vicino ha fatto delle nuove vittime” gli rispose cupamente l’uomo.
Sorpresi da quella risposta, Zagor e Cico si avvicinarono all’entrata dell’edifico, da dove videro un medico spalmare dell’unguento su alcuni uomini che aveano il corpo flagellato da numerose bolle rosse.
“Il solo problema di quegli uomini mi pare una brutta irritazione cutanea” commentò Cico, grattandosi il mento.
“Tu sei uno straniero e non puoi conoscere tutta la storia” disse un uomini coi baffi di fianco a lui.
“Quale storia?” volle sapere Zagor.
Ma prima che la risposta potesse essere data, fra lo stupore generale, una freccia si conficcò proprio sopra la porta dell’ambulatorio; e  quando Zagor, insieme a tutti i presenti, guardò nella direzione da cui era partito il colpo, lo Spirito con la scure vide un bisonte che si reggeva sulle zampe posteriori, munito di arco e frecce.

“Zagor! Quello é il bisonte parlante che ho visto nella foresta” disse Cico, indicando il prodigioso animale.
“Calmati, pancione mio. Quello é solo un indiano travestito” replicò perfettamente calmo Zagor.
Infatti, il bisonte si portò le mani alla testa, sollevandola dal corpo, rivelando così il volto di una giovane ragazza bianca con gli occhi verdi e i capelli neri legati in una coda di cavallo.
Fra i presenti c’era anche Hillman, che, dopo essersi fatto largo tra la folla, si rivolse duramente alla nuova venuta.
“Lara! Maledetta strega! Cosa sei venuta a fare qui?” domandò il cacciatore, mentre puntava il suo fucile verso la ragazza.
Parlando con tono severo, la ragazza rispose “Sono venuta qui per mettervi nuovamente in guardia: state lontani dalla Grande Montagna”.
“Noi non rinunceremo mai a ciò che nostro. E non saranno certo le tue magie a spaventarci” replicò il cacciatore.
“Sì, giusto” concordarono i presenti, sebbene il sudore colasse copiosamente sui loro volti.
“Allora, sperate che la collera di Manito non si abbatta su di voi” disse la ragazza, prima di voltarsi ed andarsene.
Furioso, Hillman fece per premere il grilletto, ma Zagor lo fermò,  strappandogli l’arma di mano.
“Hey, che stai facendo straniero?” domandò sorpreso Hillman.
Ma lo Spirito con la Scure ignorò la domanda per rivolgersi direttamente alla ragazza, a cui disse “Io ho sempre aiutato il popolo rosso a cui tu sembri appartenere. Fammi parlare con questa gente e risolverò il problema che ti affligge”.
“Se quello che dici é vero, convinci questa gente a non violare la montagna che si trova nel territorio dei Mushkee (2)” si limitò a rispondere la ragazza, prima di allontanarsi definitivamente dalla piccola città.
“Ci siamo ficcati in nuovo guaio, caramba y carambita!” sospirò tristemente Cico.

IL NEMICO NEL BUIO
Una volta fatte le dovute presentazioni, Hillman in persona condusse Zagor e Cico al municipio, dove il sindaco Bowles concesse loro un colloquio.
Seduto alla sua scrivania, il primo cittadino di Pacificville raccontò “La ragazza che avete conosciuto oggi si chiama Lara ed era la figlia di Henry Hawkstone, un mercante di pelli che viveva in una casetta poco fuori città. Un giorno, padre e figlia furono travolti da una frana: Henry non si salvò, ma Lara venne soccorsa dai Mushkee, che la crebbero come una di loro”.
“Questo spiega il suo strano abbigliamento” commentò Cico.
“E spiega anche come Lara sia diventata una strega: lo sciamano della tribù le ha insegnato la sua magia, che ora usa contro di noi” aggiunse Hillman.
“Già. Cos’é questa storia della magia e del fatto di dover stare lontani da una certa montagna?” volle sapere Zagor.
Sospirando tristemente, il sindaco Bowles spiegò “Come ti sarai certamente accorto, Zagor, la nostra città é molto piccola e non può vantare grandi risorse. Un giorno però, a Pacificville capitò casualmente un esperto in terreni, che ci confermò la presenza di una grossa vena aurifera nella montagna ad alcuni chilometri da qui. E dato che quell’oro costituiva una grande occasione per noi, abbiamo deciso di scavare nella montagna per estrarlo”.
“Ma i Mushkee hanno allestito un tumulo sepolcrale nella montagna e sono convinti che gli scavi che vogliamo fare siano solo una scusa per depredarlo. Perciò, hanno inviato Lara ad ostacolarci con la sua magia” intervenne Hillman.
“E in che modo Lara avrebbe usato la magia indiana per ostacolarvi?” domandò Zagor.
“Da quando abbiamo iniziato gli scavi, tutti coloro che ne hanno preso parte sono stati vittima di una malattia che ha riempito la loro pelle di bubboni in poche ore” rispose Hillman.
“Questo non vuol dire nulla. Magari le irritazioni sono causate da degli insetti che vivono fra le rocce” ipotizzò Zagor.
“E che mi dite di Vito Mozzoni?” domandò Hillman.
“Di chi?” domandò a sua volta Cico.
“Vito Mozzoni era un uomo venuto dall’Europa per fare fortuna qui -spiegò il sindaco- Qualche sera fa, lui ed il suo compagno di viaggio sono stati visti uscire dalla città…e la mattina dopo, abbiamo trovato i loro cadaveri sul confine di Pacificville”.
“E in che stato erano ridotti: Vito aveva il lato destro del viso del tutto spellato, mentre il suo compagno aveva la schiena spezzata a metà” aggiunse con tono serio Hillman.
“Magari li avrà aggrediti un qualche animale, i vostri amici” suggerì Cico.
“Già. Tutta questa storia della magia mi sembra solo una sciocca superstizione” commentò Zagor, incrociando le braccia sul petto.
Ma proprio in quel momento, dalla strana adiacente provenne un gran rumore di passi concitati, accompagnati da grida isteriche.
“C’é un mostro nella montagna! C’é un mostro nella montagna!” gridava qualcuno.
“Ora vedremo se é solo superstizione, straniero” disse Hillman.

Quando Zagor e gli altri raggiunsero lo studio medico, intorno a cui la folla si era nuovamente radunata, videro il dottore medicare degli uomini feriti da numerosi graffi.
“Ma che vi é successo?” domandò il sindaco.
“Eravamo entrati nella grotta da cui partivano i nostri scavi quando le nostre lampade si sono spente da sole. Subito dopo, qualcosa ci ha aggrediti, riducendoci in questo stato” raccontò uno dei feriti.
“Un qualcosa vi ha aggrediti?” domandò Zagor.
“Si, a causa del buio non abbiamo visto niente, ma il nostro aggressore non era certo un umano” rispose un secondo ferito.
“Già: nessuno potrebbe fare versi mostruosi come quelli che abbiamo udito o colpire con una forza uguale a quella che ci ha attaccati” concordò un terzo ferito.
Rivolgendosi alla folla, Hillman disse “Ascoltate: non possiamo lasciarci fermare da Lara. Per quanto sia forte la sua magia, dobbiamo farci coraggio”.
“Esatto. E come gesto dimostrativo, Hillman in persona andrà a snidare il mostro” aggiunse il sindaco.
“Ma certo. Una volta che avrò risolto questa faccenda, ci occuperemo anche di Lara, che si é rintanata nella sua vecchia casa. E poi, nulla ostacolerà più il nostro scavo” promise il cacciatore, imbrancando il suo fucile.
“Sì! Bruciamo la strega come si faceva una volta” concordò all’unanimità la folla.
“Un momento: questa storia della strega vi sta facendo perdere la testa” intervenne Zagor.
“Cosa vuoi dire, straniero?” domandò Hillman.
“Voglio dire che i fatti da voi bollati come magie hanno una spiegazione razionale. Inoltre, fare del male ad una ragazza solo per via di qualche sciocca superstizione é contrario alla legge, a cui tutti noi dobbiamo sottostare” spiegò Zagor.
“E cosa dovremmo fare, allora?” domandò il sindaco Bowles.
“Innanzitutto, io e Cico andremo con Hillman alla montagna. E solo dopo aver chiarito questa faccenda del mostro decideremo cosa fare” stabilì Zagor.
“Sono d’accordo con te. Anche se l’idea di affrontare un mostro non mi attira per niente” disse Cico, sudando leggermente.
“D’accordo. Prima di partire però, voglio fermarmi a casa mia per fare scorta di proiettili” decise Hillman.
“Va bene” accettò Zagor.

Poco dopo, Zagor e Cico attendevano il ritorno di Hillman, entrato in casa sua per prendere dei proiettili.
“Durante la spedizione, sarà bene tenere gli occhi aperti non solo per i mostri” disse sottovoce Zagor.
“Perché parli così piano, Zagor?” domandò con lo stesso tono Cico.
“In questa storia c’é qualcosa che non mi convince. Perciò, sarà bene tenere d’occhio sia Hillman che il sindaco” spiegò sempre sottovoce Zagor.
“Sono pronto!” annunciò Hillman, mentre usciva di casa con 2 cinturoni pieni di pallottole legati in vita.
“Andiamo, allora” incitò Zagor, incamminandosi verso la montagna.

Poco dopo, il trio giunse ai piedi della Grande Montagna, il cui nome era pienamente giustificato dalle enormi dimensioni.
“Eccoci. Il nostro scavo si trova sul lato della montagna costeggiato dal fiume” spiegò Hillman.
“Immagino che per te, dare la caccia ad un mostro sia un’esperienza nuova” notò con aria sorniona Cico.
“Già. Ma ci vuole ben altro per spaventarmi” replicò Hillman, impugnando la sua arma da fuoco.
“Piantatela con questa storia del mostro!” ordinò infastidito Zagor.
“Va bene, Zagor” rispose Cico, intimidito da quella reazione.
“Posso sapere la tua ipotesi razionale in proposito?” domandò accigliato Hillman.
“Certo: penso che vivendo a contatto coi nativi, Lara abbia imparato ad addomesticare gli animali selvatici e ne abbia usato uno per intimidire gli scavatori” disse Zagor.
“E le lampade che si sono spente da sole?” volle sapere Hillman.
“Basta aprire nella roccia qualche piccola fessura da cui far passare il vento ed il gioco é fatto” rispose Zagor.
“Uhm, vedo che sai il fatto tuo” riconobbe Hillman.
Zagor annuì e il gruppo riprese la marcia, ignaro del fatto che qualcuno stesse spiando i suoi movimenti.

Una volta giunti all’ingresso dello scavo, i 3 avventurieri si organizzarono su come affrontare la loro impresa.
Rivolgendosi ad Hillman, Zagor disse “Adesso, io e Cico cercheremo di stanare la creatura, mentre tu resterai fuori. E quando il misterioso aggressore sarà uscito, gli sparerai col fucile”.  “Sarebbe meglio se io venissi con voi. In uno spazio ristretto avrei più possibilità di colpire il bersaglio” obbiettò Hillman.
“Vero. Ma se ci sarà poca luce, la tua mira sarebbe imprecisa, col risultato di avvantaggiare il misterioso aggressore, che ha invece dimostrato una certa dimestichezza nel combattere al buio -notò Zagor- Senza contare che le la durezza delle pareti potrebbe causare dei colpi di rimbalzo”.
“Allora va bene. Resterò fuori” accettò Hillman.
E dopo aver fabbricato una torcia usando il ramo di un albero, Zagor si addentrò nella cava in compagnia del fedele Cico.

Dopo aver camminato per diversi metri, Zagor e Cico trovarono le lampade appartenute ai cittadini di Pacificville.
“Guarda, Zagor. Queste lampade hanno tutte il vetro rotto” notò Cico, dopo un primo esame.
“Rotto da un sasso, probabilmente tirato con una fionda” precisò Zagor, notando che accanto ad ognuna delle lanterne c’era un sasso di piccole dimensioni.
“Ecco spiegata la magia di Lara” disse Cico, che improvvisamente sussultò spaventato.
“E adesso che ti prende?” domandò Zagor.
Tremando come una foglia, Cico indicò qualcosa alle spalle del suo amico, che si voltò, vedendo così una strana massa muoversi a poca distanza da loro.
“Groarr!” ruggì una voce profonda.
“Sembra che abbiamo trovato il così detto mostro” disse Zagor, brandendo la sua scure.
Seppur terrorizzato, Cico cercò di far luce meglio che poteva al suo amico, ma un violento spostamento d’aria spense la torcia, lasciando i nostri eroi al buio.
“Per mille scalpi! Le cose si fanno più difficili del previsto” pensò Zagor.

Ruggendo, il misterioso aggressore si fece avanti, mentre l’eco dei suoi passi rimbombava nell’angusto spazio dello scavo.
“Che facciamo, Zagor?” chiese Cico.
“Tu corri fuori, mentre io cerco di farmi seguire” rispose Zagor.
“Ma é un suicidio” obbiettò Cico.
“Lo so, ma non abbiamo scelta” rispose Zagor.
Seppur a malincuore, Cico eseguì l’ordine ricevuto, mentre Zagor, basandosi sullo spostamento dell’aria, indietreggiava lentamente, nel riuscito tentativo di schivare i colpi del suo misterioso nemico.
“Se vengo colpito anche una sola volta, per me é finita” pensò lo spirito con la scure, avvertendo la potenza dei colpi sferrati.
Ad un certo punto, stanco di stare sulla difensiva, Zagor contrattaccò con un colpo di scure, che si abbatté nel punto da cui il misterioso nemico attaccava.
“Grauur!” ruggì quest’ultimo, mentre il colpo andava a segno.
Approfittando del momentaneo vantaggio, Zagor si lanciò in avanti, andando a sbattere contro qualcosa di robusto e peloso.
E capendo finalmente con che cosa avesse a che fare, lo Spirito con la Scure agì di conseguenza, usando tutti i trucchi che conosceva per attirare il suo nemico all’aperto.

All’esterno, Cico ed Hillman erano in attesa da diverso tempo, quando udirono i versi rabbiosi del “mostro” farsi sempre più vicini.
“Che starà facendo lì dentro il mio povero amico?” si chiese preoccupato Cico.
“Si starà sicuramente facendo massacrare dal mostro” rispose Hillman, sempre col fucile in mano.
Cico fece per obbiettare, ma si ammutolì subito, perché proprio in quel momento, Zagor uscì dalla cava con un gran balzo all’indietro; e subito dopo di lui, ruggendo infuriato, dalla cava uscì un massiccio grizzly dal pelo nero.

“Ecco il vostro mostro, Hillman” disse Zagor, indicando l’orso.
“Caramba y carambita! Quell’orso sarà alto almeno 3 metri” notò Cico.
“Per i grizzly é un’altezza normale. É la muscolatura ad essere più sviluppata del solito” spiegò Hillman, mirando alla testa del bestione.
Ma prima che il cacciatore possa premere il grilletto, una freccia attraversò rapida l’aria, conficcandosi nella sua mano destra.
“Aaaah!” urlò Hillman, mentre la sua arma cadeva a terra.
“Sta’ fermo Hillman, se non vuoi che il prossimo colpo ti trapassi il cuore” intimò Lara, sbucando dalla vegetazione sull’altra riva del fiume.
“Quella ragazza ha una mira eccezionale” riconobbe Cico.
Udendo il verso di dolore di Hillman però, il grizzly cambiò direzione e marciò verso Cico ed il cacciatore ferito.
“Zagor, aiuto!” urlò il piccolo messicano.
“Arrivo, Cico!” rispose Zagor, lanciandosi contro il colossale orso.

“Aaahyaakkk!” urlò Zagor, balzando in groppa al bestione.
Infuriato, il grizzly cercò di disarcionare lo Spirito con la scure, che però mantenne ben salda la presa.
Allora, l’orso si diresse verso la parete rocciosa, intenzionato a schiacciare Zagor contro di essa; ma lo Spirito con la Scure fu più lesto dell’animale e all’ultimo secondo, Zagor si aggrappò ad una sporgenza poco sopra di lui, evitando di fare una brutta fine.
“Bella mossa” si complimentò Cico.
“Meglio mettere qualche altro metro fra me e quell’orso” rifletté Zagor, arrampicandosi più in alto.
Ma il grizzly era determinato a chiudere i conti con l’umano e sfruttando gli appigli offerti dalla parete rocciosa, il bestione iniziò una difficile ma costante scalata.
“Per mille scalpi! Quel bestione é tanto intelligente quanto ostinato” pensò Zagor, mentre accelerava la sua arrampicata.

BANG!
Improvvisamente, nell’aria echeggiò uno sparo e subito dopo, alcune rocce sulla traiettoria di Zagor e del grizzly franarono.
E prima che qualcuno potesse fare qualcosa, uomo ed animale vennero travolti dalla frana, che li fece finire nel fiume sottostante, la cui forte corrente li trascino presto lontano.
“Zagor!” esclamò Cico, correndo in soccorso del suo amico.
“Hillman! Maledetto farabutto! Sei stato tu a sparare!” accusò Lara, mentre incoccava una nuova freccia nell’arco.
“Ah, ah, ah!” rispose il cacciatore, sparando alcuni colpi verso la ragazza, nonostante la mano ferita.
Fortunatamente per lei, Lara si gettò in tempo a terra e strisciando fra alcuni cespugli, la ragazza si sottrasse presto alla vista del cacciatore.
“Dobbiamo andare subito ad aiutare il mio amico” disse Cico, posizionatosi sulla sponda del fiume.
“Ottima idea” concordò Hillman, prima di sparare un nuovo colpo, proprio in mezzo alle gambe del messicano.
Questi, colto di sorpresa, barcollò all’indietro, cadendo così nel fiume e facendo presto la fine del suo amico.
“E anche questa é fatta” pensò soddisfatto Hillman prima di andarsene. 

IL SEGRETO DEI MUSHKEE
Stremato dallo scontro precedente, Zagor venne brutalmente trascinato dalla corrente del fiume verso una destinazione ignota.
“Per mille scalpi! Se non trovo un appiglio, ci lascerò la pelle in questo corso d’acqua” pensò lo Spirito con la Scure, mentre lottava per restare a galla.
In quel momento, dalle turbolente acque del fiume riemerse il grizzly nero, che pareva più infuriato di prima.
“Oh, oh! Quel bestione non ha perso la sua velleità” pensò Zagor.
Ma quali fossero le intenzioni dell’animale non si saprà mai, perché, in quel momento, le acque del fiume confluirono verso una cascata, che doveva essere molto alta, a giudicare dallo scroscio dell’acqua.
Fortunatamente, Zagor notò un grosso ramo sopra la sua testa, che poté afferrare semplicemente allungando le braccia, mentre il grizzly nero si metteva in salvo raggiungendo a nuoto la riva opposta del fiume.
“Uff! Me la sono cavata anche stavolta” sospirò Zagor, mentre riprendeva fiato.

“Aiutooo!” urlò Cico, mentre veniva trascinato dalla corrente.
Sorpreso dall’apparizione del suo compagno in difficoltà, Zagor non poté fare altro che tendere una gamba verso di lui, dicendogli “Afferra la mia gamba, Cico!”.
Annaspando tra i flutti, Cico fece ciò che Zagor gli aveva detto, ma la forza della corrente si rivelò maggiore rispetto a quella del messicano, che perse la presa e precipitò nella cascata.
“Zagoooooorrrrr!” urlò Cico, durante la caduta.
Senza alcuna esitazione, Zagor mollò il ramo e si lanciò di sotto, disposto a tutto pur di salvare il suo amico.

SPLASH!
Una volta tuffatosi di sotto, Zagor individuò subito Cico, mentre affondava privo di sensi.
Nuotando più velocemente che poteva, Zagor raggiunse il suo compagno, lo afferrò saldamente e risalì in superficie, tenendolo ben stretto.
Una volta riemerso, Zagor vide Lara, che lanciava una coda verso di loro, dicendo “Afferra questa, Zagor”.
Fidandosi del suo istinto, Zagor fece ciò che gli era stato detto e in un paio di minuti, lui e l’ancora svenuto Cico raggiunsero la riva.
“Grazie per averci salvato” disse Zagor, ansimando leggermente.
“Ho solo aiutato delle brave persone in difficoltà” rispose la ragazza.
 
In quel momento, dalla vegetazione sbucò fuori il grizzly nero, che, rivedendo il suo nemico umano, si mise a ringhiare.
“Fermo, Grande Totem! Ho stabilito una tregua con loro” gli disse Lara.
“Grooowl!” rispose l’orso, abbassando il capo.
“Grande Totem?” domandò Zagor.
“Sì. É così che l’ho chiamato quando era un cucciolo e a lui non dispiace” spiegò la ragazza.
La discussione venne interrotta da Cico, che si risvegliò sputacchiando acqua come una fontana.
“Sputt! Dopo quest’esperienza voglio stare sulla terraferma il più a lungo possibile” disse il messicano, mettendosi faticosamente a sedere.
“Cico! Ma cosa ci facevi nel fiume?” volle sapere Zagor.
“Mi ci ha fatto finire Hillman, dopo aver cercato d’impallinarmi come se fossi un fagiano” rispose indignato Cico.
“Vedo che quel serpente ha rivelato il suo vero volto” disse Lara, accigliandosi visibilmente.
“Uhm, credo sia ora di sentire la tua versione dei fatti, Lara” disse Zagor.
“Certo. Ma penso che la persona più indicata a raccontarvela sia Vento Canuto, il capo dei Mushkee” rispose la ragazza.
“Va bene. Andiamo da lui, allora” disse Zagor.

Nel frattempo, Hillman era tornato in città e dopo essersi fatto medicare la mano, il cacciatore si recò dal sindaco Bowles, per aggiornarlo sugli ultimi avvenimenti.
“E così, quei 2 stranieri sono caduti nel fiume e la corrente li ha portati chissà dove” disse tristemente il sindaco.
“Sì e purtroppo, sarà molto difficile ritrovarli vivi” aggiunse Hillman, abbassando la testa.
“Ah, ah! Perfetto. Un problema in meno” ghignò il sindaco Bowles.
“Già. Quei 2 impiccioni ci avrebbero causato un sacco di guai, mentre così, possiamo tranquillamente andare avanti coi nostri progetti” si compiacque Hillman.
“Meglio informare i nostri cari concittadini, prima” disse il sindaco, avviandosi verso la finestra del suo ufficio.

Tutta la popolazione di Pacificville era riunita davanti al municipio, quando il sindaco si affacciò alla finestra.
Con tono enfatico, Bowles disse “Miei cari amici, Hillman ha mantenuto la parola data ed ha sterminato il mostro evocato da Lara, al prezzo però della vita dei 2 stranieri”.
“Evviva!” esultò la folla, per nulla toccata dal presunto destino di Zagor e Cico.
“E affinché i suoi sforzi non siano stati vani, stasera completeremo gli scavi con della dinamite che ho appena acquistato. E con l’oro che troveremo all’interno della montagna, renderemo grande la nostra città” aggiunse il sindaco.
“Hurrà!” esultò nuovamente la folla.

Quando l’accampamento dei Mushkee fu in vista, Lara precedette Zagor e Cico in modo che il loro arrivo non scatenasse una reazione violenta da parte dei guerrieri della tribù.
A capo della tribù c’era un vecchio indiano dai lunghi capelli bianchi, che accolse i 2 visitatori con un’espressione benevola sul viso.
“Benvenuti, stranieri. Io mi chiamo Vento Canuto e sono il capo di questa tribù” si presentò il capo indiano, alzando la mano destra in segno di saluto.
“I miei omaggi, grande capo. Io sono Zagor e l’uomo con me é il mio amico Cico. Entrambi abbiamo fornito aiuto al popolo rosso di tutta l’America, qualora fosse necessario” rispose Zagor, facendo lo stesso gesto con la mano sinistra.
“Molto bene. Se la mia figlia adottiva Occhi di Smeraldo vi ha portato qui, significa che ci aiuterete a risolvere il problema relativo al tesoro della Grande Montagna” disse Vento Canuto.
“Occhi di Smeraldo?” domandò Cico.
“Sì. É il nome che mi é stato dato dopo la mia adozione da parte della tribù” spiegò Lara.
“Molto appropriato. Ma adesso, dobbiamo pensare a cosa fare con la gente di Pacificville” notò Zagor.
“Andiamo nella mia tenda. Lì potrò spiegarvi tutto con calma” disse Vento Canuto, facendo cenno di seguirlo.

Non appena i 4 protagonisti si furono accomodati nella tenda del capo tribù, Vento Canuto iniziò il suo racconto.
Facendosi serio, il capo tribù spiegò “Il segreto della Grande Montagna si ricollega ad un avvenimento che vissi in prima persona. Cosa vi hanno detto i visi pallidi di Pacificville?”.
“Che un esperto ha rilevato dell’oro nella montagna e che il sindaco Bowles vorrebbe usarlo come risorsa per i suoi cittadini” rispose Zagor.
“Esperto é un termine inesatto, visto che il segreto della montagna lo hanno carpito da un membro della nostra tribù, dopo averlo imbottito con tanta acqua di fuoco da stendere un branco di bisonti” obbiettò irritata Lara.
“E il tesoro che noi custodiamo non é semplice oro, bensì un dono lasciatoci dal popolo delle stelle, durante la sua unica visita nel nostro mondo” aggiunse Vento Canuto, sempre più serio.
“Il popolo delle stelle?” domandò Zagor.
“Caramba y carambita! Staranno parlando degli Akkroniani (3)” ipotizzò Cico.
“Akkroniani? Anche voi avete conosciuti il popolo delle stelle?” domandò sorpresa Lara.
“Beh, i visitatori da noi conosciuti volevano usare gli umani come cavie per i loro esperimenti e si erano alleati con uno scienziato malvagio” spiegò Zagor, mentre col dito tracciava nel terreno una sorta di identikit del popolo alieno.
Esaminando il disegno, Vento Canuto disse “No, i vostri visitatori fanno parte di un’altra razza. Inoltre, i nostri finirono per caso sul nostro pianeta. Comunque, ciò che avete vissuto renderà la mia storia più credibile ai vostri occhi” disse Vento Canuto.
“Creduto o meno, vi avremmo aiutati in ogni caso. Comunque, raccontaci pure la tua storia, grande capo” rispose Zagor.

“Whoa! L’incontro col popolo delle stelle avvenne una notte di tantissimi anni fa -raccontò Vento Canuto- A quel tempo, ero solo un bambino che aveva da poco impugnato arco e frecce e che veniva istruito nella caccia dal padre. Un giorno, io, lui e alcuni cacciatori della tribù ci allontanammo troppo dall’accampamento e fummo costretti a trovarci un riparo in cui trascorrere la notte.
Per non farci sorprendere da qualche belva, i cacciatori si alternavano il ruolo di sentinella e fu proprio quando toccò a mio padre che avvenne il fatto”.
Cico si lasciò sfuggire un verso di stupore, mentre Zagor rimase in silenzio, nonostante lo stupore stesse rapidamente crescendo dentro di lui.
Il capo indiano fece una piccola pausa e proseguì “Io ero a fianco di mio padre quando una stella cadente solcò il cielo e atterrò a poche miglia dal nostro rifugio, causando una violenta esplosione, che destò tutto il nostro gruppo. Credendo in un segno di Manito, corremmo nel punto in cui la stella era caduta, vedendo così un grande roccia di metallo conficcata nel terreno. 
E prima di riprenderci dal nostro stupore, l’oggetto si aprì e ne uscirono 2 strani esseri dalla pelle blu e dalla testa enorme, che si esprimevano in un linguaggio a noi incomprensibile. Ma bastò un semplice gesto della mano di uno dei 2 esseri per rendere la loro lingua comprensibile a noi. Scoprimmo così che i 2 esseri viaggiavano nello spazio per conoscere altre specie e che il loro veicolo si era guastato. Essendo venuti in pace, la nostra tribù li aiutò fornendo loro le materie prime necessarie alle riparazione del loro veicolo e per ringraziarci del nostro aiuto, al momento della loro partenza, i 2 esseri ci fecero un dono”.
“Che dono?” volle sapere Zagor.
“Un’arma che ci avrebbe protetti in caso di pericolo” rispose con tono solenne il vecchio indiano.

“Caramba y carambita! Un’arma?” domandò sorpreso Cico.
Annuendo, Vento Canuto rispose “Si: un essere meccanico costruito con dei pezzi avanzati dalle riparazioni. A quei tempi, l’uomo bianco si stava rapidamente espandendo in questo territorio e i 2 visitatori pensarono di donarci qualcosa in grado di difenderci, visto il triste destino toccato a numerose altre tribù. Ma la loro arma, che noi battezzammo il Guardiano, non venne mai usata e la tumulammo nel cuore della Grande Montagna”.
“E come mai prendeste questa decisione?” chiese Zagor.
Facendosi serio, Vento Canuto spiegò “Quell’arma era molto potente e ciò avrebbe costituito una terribile tentazione sia per i visi pallidi che per noi uomini rossi. Ognuna delle 2 fazioni avrebbe usato quel grande potere per prevalere sull’altra, mentre Il Guardiano era stato concepito con l’intento di proteggere”.
“Avete fatto bene. L’umanità ha già abbastanza armi di suo per combattere le sue stupide guerre” sentenziò Zagor.
“Le tue parole denotano grande saggezza, Spirito con la Scure. Ad ogni modo, io sono l’ultimo testimone di quell’evento e quando Manito mi chiamerà nella grandi praterie del cielo, il Guardiano non sarà altro che una leggenda per le generazioni future” concluse Vento Canuto.
“Ma questo non fermerà Hillman e i suoi eventuali sostenitori, che saranno sicuramente numerosi” notò Cico.
“Hillman é il braccio destro di Bowles, che nel corso degli anni ha saputo manipolare bene la gente di Pacifville, assoggettandola completamente al suo volere” disse Lara, con tono amareggiato.
“Occhi di Smeraldo sa bene di cosa parla, perché da piccola ha vissuto in mezzo a quella gente” spiegò Vento Canuto.
“A tal proposito…volevo sapere come mai hai messo su la sceneggiata della strega?” volle sapere Zagor.
“Dissuadere i bianchi usando la forza avrebbe causato una guerra con loro e così, mi sono limitata ad usare qualche trucco per suggestionarli” spiegò Lara.
“Capisco -disse Zagor- Quindi, la malattia che ha colpito chi si avvicinava alla montagna…”.
“Una semplice polvere irritante ricavata dalla dentatura dei serpenti, che ho sparso nella zona grazie al vento. E da cui mi sono protetta indossando la mia pelle di bisonte” spiegò Lara.
“E quel tale Vito Mozzoni col suo amico?” domandò Cico.
“Erano 2 banditi che il sindaco aveva pagato per eliminarmi quando ero tornata a vivere nella mia vecchia casa, per seguire meglio l’evolversi della situazione e da cui Grande Totem mi ha protetto” rispose senza esitazione la ragazza.
“Immagino che quell’orso lo abbia addestrato tu” ipotizzò Zagor.
“Non proprio: un giorno, un cucciolo di orso capitò nel nostro accampamento e Lara se lo fece amico. E visto che l’orso é l’animale sacro della tribù, lo battezzò Grande Totem” spiegò Vento Canuto.
“Tutto chiaro. Adesso che so come stanno realmente le cose, mi rivolgerò alle autorità competenti, affinché blocchino gli scavi” decise Zagor, alzandosi in piedi.
“Bene! Mi sembra la decisione giusta” concordò Vento Canuto, facendo altrettanto.
Ma proprio in quel momento, nell’aria si udì il grido allarmato di un indiano, che portava brutte notizie.
“Grande capo! Una nutrita schiera di visi pallidi sta marciando verso la Grande Montagna” avvertì uno dei Mushkee, irrompendo nella tenda.
“Uhm, ho l’impressione che le cose si complichino” disse Cico.

STRENUA RESISTENZA
Una volta uscito dalla tenda insieme ai suoi ospiti, Vento Canuto venne aggiornato dalle sentinelle sui nuovi avvenimenti.
“Hillman e molti abitanti del suo villaggio stanno marciando verso la Grande Montagna. E portano con loro una cassa contenente le candele che esplodono” spiegò una sentinella.
“Dinamite. Se la usano, raggiungeranno presto il Guardiano” disse Lara.
“I visi pallidi non sanno a cosa vanno incontro. Loro pensano di trovare del semplice oro, ma se attivassero accidentalmente il Guardiano, le conseguenze potrebbero essere terribili” sentenziò Vento Canuto.
“So come fermarli: Cico deve raggiungere il forte qui vicino ed avvisare il comandante, affinché intervenga coi suoi uomini. Nel frattempo, io cercherò di ritardare gli scavi” disse Zagor.
“Temo che la dialettica servirà a poco con le zucche dure di Pacificville” notò Cico.
“Tenterò, pancione mio. E se quella gente non ascolterà le mie parole, ascolterà i miei pugni” replicò Zagor.
“Sei coraggioso, Spirito con la Scure. Io verrò con te, a difendere il tesoro della tribù, adempiendo così al compito che mi sono accollata” decise Lara.
“Noi, invece, accompagneremo il tuo amico al forte” si offrirono 2 membri della tribù, facendosi avanti.
Poco dopo, in sella ai cavalli più veloci appartenenti ai Mushkee, Cico e la sua scorta galoppavano a tutta velocità verso il forte, mentre Zagor, Lara e Grande Totem si dirigevano verso la Grande Montagna.

Poco dopo, mentre il sole stava tramontando, Zagor e il suo gruppo si trovavano ai piedi della cascata da cui lo Spirito con la Scure si era tuffato quello stesso giorno per salvare Cico.
“Perché siamo venuti qui?” domandò Zagor.
“Vento Canuto mi ha confidato che dietro quel muro d’acqua c’é un’entrata segreta per la stanza del Guardiano” spiegò Lara.
“Perfetto. Così arriveremo prima di Hillman e potremo allestire una piccola ma convincente messa in scena” rifletté Zagor.
A quel punto, il trio non dovette fare altro che rasentare la parete rocciosa, grazie ad una lunga sporgenza, che permise ai suoi membri di superare indenni la cascata e di trovare così una grande galleria, perfettamente nascosta dal muro d’acqua.
Prima d’incamminarsi, Lara si rivolse al suo amico orso dicendogli “Tu aspettaci qui, Grande Totem. Quegli uomini potrebbero essere armati e non voglio che ti succede qualcosa. Se non dovessimo tornare, riprendi pure la tua vita da animale libero nella foresta”.
“Growll!” rispose mestamente l’orso.
“Non preoccuparti: penserò io alla tua amica” promise Zagor.
“Growwl!” replicò Grande Totem, apparendo confortato da quelle parole.
“Complimenti, Zagor: sei uno dei pochi umani che hanno guadagnato la stima di Grande Totem” disse Lara.
“Mi fa piacere saperlo. Del resto, é più umano lui di tanta gente che ho incontrato  in passato” replicò lo Spirito con la Scure.
E così, dopo essere entrati nella grotta segreta, Zagor e Lara si diressero verso il tumulo in cui il Guardiano era nascosto.

Dopo aver percorso un breve tragitto, Zagor e Lara raggiunsero un avvallamento nel terreno, al cui centro c’era una statua dorata alta quanto un albero, raffigurante un guerriero indiano che stringeva il suo tomahawk nella mano destra.
“Per mille scalpi! Quello sarebbe il Guardiano?” domandò Zagor.
“Sì. Ed é ancora più bello di come lo aveva descritto il mio padre adottivo” riconobbe Lara.
“In effetti, quel rivestimento dorato gli conferisce una certa magnificenza -ammise Zagor- Ma per me, l’oro é un materiale come un altro”.
“Anche io la penso così. Eppure, esiste gente che, pur di averlo, commette le bassezze più infime. Perché?” chiese Lara.
“Non so che dirti. Ho sempre pensato che la cosa più importante nella vita fosse seguire la giustizia e non accumulare dello stupido metallo, giudicato prezioso solo per via del suo colore” rispose Zagor.

BOOOM!
Improvvisamente, nell’aria echeggiò una violenta esplosione simile ad un tuono, a cui ne seguirono molte altre.
“I cittadini di Pacifiville devono essere vicini” disse Zagor, valutando il rumore delle esplosioni.
“Non c’é tempo da perdere, allora” replicò Lara, bruciando alcune erbe che si era portata dietro.

Dopo un’ultima esplosione, nella parete rocciosa si aprì uno squarcio, attraverso cui Hillman ed una dozzina di altri uomini penetrarono nel tumulo.
“Guardate quella statua. Quell’indiano ubriaco ci aveva detto il vero” disse Hillman, indicando il Guardiano.
“É fatta completamente d’oro!” esclamò uno dei presenti.
“Sarà tutta nostra” aggiunse un altro.
“Sì e con il materiale di cui é fatta, diventeremo ricchi” concluse un terzo.
Ma proprio in quel momento, il fumo causato dalle erbe bruciate di Lara cominciò a salire, creando un’atmosfera piuttosto tetra.
“É il momento, Zagor. Cerca di fare in fretta, perché questo fumo non durerà a lungo” avvertì Lara.
“Tranquilla, Lara. Ho una certa esperienza nello spaventare chi ha la coscienza sporca” rispose lo Spirito con la Scure.

“Voi non toccherete questa statua, perché appartiene ai Mushkee” intimò zagor, parlando con voce profonda.
“Chi ha parlato?” domandò Hillman.
“Lo spirito guardiano di questa grotta -rispose Zagor- Andatevene subito, visi pallidi, o subirete la mia collera”.
Terrorizzati, i cittadini di Pacificville cominciarono a tremare, Hillman compreso; se non che, guardando la statua d’oro, il cacciatore ritrovò tutto il suo coraggio. 
“Fandonie. Questo é solo un trucco per privarci del nostro bottino. Avanti, gente. Tutti con me” incitò Hillman.
Spronati dall’uomo, tutti i presenti si fecero coraggio e si diressero verso la statua, col chiaro intento di farla a pezzi con gli attrezzi usati per lo scavo.
“Peggio per voi, allora” disse Zagor, pronto all’azione.

SMACK!
Improvvisamente, uno dei presenti crollò a terra, colpito in pieno viso da una forza misteriosa.
E subito dopo, altri membri del gruppo vennero assaliti da qualcuno che procurò loro diversi lividi e persino Brooke, un uomo robusto col cranio rasato, venne sbattuto a terra come un fuscello.
“Hey, che sta succedendo?” domandò Hillman.
“Lo spirito che dimora in questa caverna ci sta riempiendo di botte” rispose Brooke, prima che uno dei suoi compagni di sventura gli atterrasse pesantemente sulla schiena.
“Andiamocene subito, prima di fare una brutta fine” suggerì uno dei presenti, ottenendo l’approvazione dei suoi compagni.
“Idioti! Gli spiriti non danno botte. Il nostro aggressore deve essere un maledetto muso rosso, che cerca di spaventarci approfittando di questo fumo” fece notare Hillman.
E in quel momento, per una sfortunata coincidenza, il fumo cominciò a diradarsi, rendendo la sagoma di Zagor ben visibile agli occhi degli aggrediti.

“Zagor! Sei ancora vivo!” esclamò Hillman, riconoscendo l’aggressore del suo gruppo.
“Proprio così, canaglia -confermò zagor- E adesso, combatto dalla parte giusta, ossia da quella di una tribù indiana che rischia di essere derubata da uno sciacallo quale sei tu”.
“Tutte storie. Probabilmente, eri d’accordo con Lara fin dall’inizio ed eri venuto in città per spiarci” replicò Hillman.
“Sì, Hillman ha ragione” concordarono i presenti.
“Lo sono solo da quando il suo padre adottivo mi ha raccontato la verità sull’oro di questa montagna” precisò Zagor, impugnando la sua scure.
“Quella statua d’oro appartiene a noi, adesso. E non sarai certo tu a fermarci” disse Hillman, facendo cenno ai suoi di attaccare.
E agendo simultaneamente, tutti i presenti si avventarono su Zagor, che venne presto sommerso dai suoi aggressori.
“Cosa credeva di fare quel pazzo?” si chiese soddisfatto Hillman, ritenendo il suo avversario già sopraffatto.

“Aaahyakkkk!” gridò Zagor, riemergendo dalla massa di corpi che lo ricopriva.
E con uno scatto felino, lo Spirito con la Scure spiccò un balzo verso Hillman, che si spostò in tutta fretta, coprendo una notevole distanza in pochi secondi.
“Per quanto tu sia veloce, non mi sfuggirai, canaglia” assicurò lo Spirito con la Scure, brandendo minacciosamente la sua arma.
 
Vedendo Hillman in difficoltà, 3 uomini si avventarono su Zagor, che li respinse con un singolo colpo della sua scure.
Ma con una presa alle spalle, Brooke bloccò Zagor, offrendo ai suoi compagni l’occasione di attaccare.
Ma usando le gambe, Zagor respinse i suoi opponenti, colpendoli con un violento calcio sul mento, che li abbatté come birilli.
“Maledetti incapaci. Tutto io devo fare” brontolò Hillman, mirando allo Spirito con la Scure, ancora bloccato da Brooke.

“Fermo, Hillman! Anch’io ti ho sotto tiro” disse Lara, mentre tirava una freccia d’avvertimento verso il cacciatore, che la evitò per un pelo.
“Lara! Ancora tu!” esclamò Hillman, mettendosi a sparare verso la ragazza, che si rintanò lestamente dietro una roccia.
“Per mille scalpi! Il tuo capo voleva fare il furbo” notò Zagor, mentre colpiva Brooke sulle ginocchia.
Urlando dal dolore, l’omone mollò la presa e ciò permise a Zagor di afferrarlo a sua volta e di sbatterlo nuovamente a terra. 
E per essere sicuro di metterlo definitivamente al tappeto, Zagor omaggiò Brooke di un colpo di scure in testa, che ottenne l’effetto sperato.
Ma proprio in quel momento, richiamata dai rumori di lotta, sopraggiunse una seconda ondata di assalitori, alcuni dei quali munita di fucili e pistole.
“Sparate a quel traditore!” ordinò Hillman ai nuovi arrivati, indicando Zagor.
Senza esitare, i nuovi arrivati puntarono le loro armi verso Zagor e fecero fuoco.

“Zagor, attento!” avvertì Lara, sporgendosi dal suo riparo.
Fortunatamente, lo Spirito con la Scure si era già accorto del pericolo e così, Zagor non dovette fare altro che balzare verso una roccia, dietro a cui si riparò prima che partisse la letale scarica di proiettili.
“C’é anche Lara con lui. Occupatevene subito” ordinò Hillman agli uomini armati.
Capendo che la sua compagna sarebbe stata presto in pericolo, Zagor abbandonò il suo riparo e corse verso Lara, per darle manforte.
“Zagor é là! Finiamolo una volta per tutte!” disse Hillman, sparando un colpo verso lo Spirito con la scure.
Ma quest’ultimo ebbe la prontezza necessaria per spostarsi in tempo e andarsi a riparare dietro la gamba sinistra del guardiano.
“Forza! Tutti addosso a Zagor!” incitò Hillman, sempre più desideroso di chiudere i conti con quel ficcanaso impiccione.
E per incitare ulteriormente i suoi uomini, Hillman sparò diversi colpi verso la statua, ignaro delle conseguenze che il suo gesto avrebbe avuto.

Non appena i proiettili colpirono il Guardiano, i suoi occhi diventarono rossi, mentre la statua cominciava a muoversi.
“Hey, che succede?” domandò uno dei presenti.
“É solo un altro trucco di quei 2 maledetti” rispose Hillman, sparando alla testa della statua.
Ma il Guardiano non risentì minimamente del colpo e sollevò minacciosamente il suo tomahawk, chiaramente deciso ad usarlo.
“La statua é viva! La statua é viva!” gemettero i presenti.
“Non dite assurdità e sparate” ordinò Hillman, facendo ripetutamente fuoco verso il Guardiano.
Ubbidendo all’ordine ricevuto, tutti i cittadini di Pacificville muniti di un’arma da fuoco si misero a sparare contro il Guardiano, che non venne neppure scalfito dalle continue raffiche di pallottole.
“Le nostre armi non funzionano” gemette uno degli uomini armati.
In quel momento, usando il suo tomahawk, il Guardiano sferrò un colpo di rara precisione, che mozzò la canna di tutti fucili usati contro di lui, compreso quello di Hillman.
Subito dopo, capendo che la battaglia era persa, i cittadini  di Pacificville (Hillman incluso) fuggirono via, veloci come il vento.
Ma il Guardiano, anziché inseguirli, si diresse verso il passaggio segreto usato da Zagor e Lara, che percorse in senso inverso, ritrovandosi così all’esterno della Grande Montagna, su cui era ormai calata la sera.

Zagor e Lara avevano seguito tutta la scena pietrificati dallo stupore e si ripresero solo quando videro il Guardino andarsene via.
“E adesso, cosa vuole fare quella statua?” domandò lui.
“Io non lo so” rispose lei.

IL POTERE DEL GUARDIANO
Una volta fuori, grazie alla sua forza titanica, il Guardiano risalì la cascata in pochi minuti e si arrampicò sulla parete rocciosa della Grande Montagna, scalandola in ancor meno tempo.
E una volta in cima, la statua dorata alzò il suo tomahawk al cielo e cominciò a riflettere i raggi lunari verso Pacificville.

Seduto nel suo ufficio, il sindaco Bowles attendeva impazientemente le novità relative al tesoro della montagna, quando numerosi versi di stupore giunsero alle sue orecchie.
“Guardate là. C’è qualcosa sulla cima della montagna” disse qualcuno all’esterno.
“Sembra un gigantesco indiano” aggiunse qualcun altro.
Sorpreso, il sindaco Bowles si affacciò alla finestra, giusto in tempo per vedere una forte luce risplendere sulla cima della Grande Montagna.
Subito dopo, la suddetta luce sfrecciò come una stella cadente verso il municipio, facendolo saltare in aria, insieme al sindaco Bowles, che finì incenerito all’istante.
E la violenza dell’esplosione fu tale che numerosi detriti infuocati volarono in tutta Pacificville, incendiandola.

***

Dopo aver raggiunto il forte, grazie al suo rapporto di amicizia con Zagor, Cico riuscì ad avere un’udienza col comandante dell’avamposto, al quale il piccolo messicano spiegò la faccenda in cui lui ed il suo amico erano coinvolti, omettendo però la parte sulle origini del Guardiano.
E il comandante, per evitare eventuali conflitti con gli indiani, volle andare a parlare personalmente col sindaco di Pacificville e si recò nella cittadina insieme ad un drappello di soldati.
Ma quando i militari giunsero a destinazione, Pacificville era ormai un mare di fiamme, mentre i suoi abitanti, in preda al panico, fuggivano in tutte le direzioni.
“Ma che cosa é successo qui?” domandò il comandante.
“Temo di non saperlo” mentì Cico, ripensando al racconto del capo dei Mushkee.

Una volta usciti all’esterno, nonostante la distanza, Zagor e Lara videro distintamente Pacificville venire consumata dalle fiamme.
“Per mille scalpi! La città sta bruciando” esclamò Zagor.
“Il guardiano ha compiuto il suo dovere, sbaragliando il nemico che ci minacciava” disse Lara.
In quel momento, sotto lo sguardo dei 2 umani, il Guardiano ridiscese la montagna e s’infilò sotto la cascata, cancellando ogni traccia del suo passaggio.
“Ed ora, torna a riposare, in attesa del suo prossimo risveglio” concluse la ragazza.
“Che speriamo non debba verificarsi mai” si augurò lo Spirito con la Scure, pensando alla distruzione compiuta dalla statua.

EPILOGO
Qualche giorno dopo, Zagor e Cico presero commiato dai Mushkee.
“Com’é andata con le autorità?” domandò Vento Canuto.
“Bene, direi. Il comandante del forte non ha trovato nulla che potesse essere usato contro di voi e i racconti degli abitanti di Pacificville sul Guardiano sono stati bollati come un’allucinazione collettiva” rispose Zagor.
“Allora, il nostro segreto é al sicuro?” chiese Lara, nuovamente affiancata da Grande Totem.
“Sì. Anche perché Pacificville é ormai una città fantasma, visto che i suoi abitanti hanno deciso di abbandonarla, anziché ricostruirla” rispose Zagor.
“Certo però che é strano: Pacificville cercava i mezzi per espandersi e invece, ha trovato la sua distruzione” notò Cico.
“É stata l’avidità dei suoi abitanti a condannarla ineluttabilmente, pancione mio” sentenziò tristemente Zagor.
“Già. E finché l’avidità continuerà ad esistere senza essere contrastata, quello che é successo qui si ripeterà in molte altre parti del mondo” concluse Vento Canuto.
“Augh!” risposero in coro gli altri membri della tribù.
E visto che non c’era altro da dire, Zagor e Cico salutarono i loro nuovi amici e ripresero il loro viaggio verso Darkwood.
E mentre i 2 inseparabili compagni si allontanavano, Grande Totem rese loro omaggio con uno dei suoi versi più potenti.

***

Una carovana di coloni si stava dirigendo verso nord, quando incrociò un uomo lacero e sporco, che procedeva nella loro stessa direzione.
“Ti serve un passaggio, amico?” gli domando gentilmente il conducente di uno dei carri.
“Devo scappare. Il gigante. Il gigante ha distrutto il mio fucile. E la città. L’oro. L’oro porta male. Bisogna buttarlo via. Tutto” disse l’uomo, farneticando come un folle.
Vedendo lo stato il cui quel viaggiatore versava, i coloni proseguirono oltre, lasciando colui che era stato il miglior cacciatore di Pacificville ad un destino di solitario vagabondaggio e folli farneticazioni.

FINE

(1)Corvo Giallo” Zagor 3-4
(2)Il nome di questa tribù é inventato
(3)Magia senza tempo” Zagor 178-182

   
 
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