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Autore: Angel TR    01/02/2020    1 recensioni
Lili e Asuka (più compagnia bella) in giro per l'Europa e Alternate Universe.
[Raccolta disomogenea scritta per varie Challenge]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Asuka Kazama, Emily Rochefort
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Belle Époque'
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Parte I: Viaggio per l'Europa


Bon Voyage Challenge

Tabella: Europa
Prompt: Roma
Nickname: Angel Texas Ranger
Titolo: Tra Gladiatori e figuracce
Genere: Commedia
Personaggi: Lili Rochefort, Asuka Kazama
Rating: Verde


Il Gladiatore sorrideva, l'armatura scintillante sotto il caldissimo sole romano, una mano attorno alla spalla della splendida bionda, un'altra sul manubrio della Vespa rossa.

Alle loro spalle, il Colosseo, immortale, osservava tutti dall'alto dei suoi tantissimi anni ( Lili non aveva voluto comprare una guida quindi né lei né la sua accompagnatrice o miglior nemica Asuka Kazama sapevano effettivamente quando fosse stato costruito) e della sua magnificenza.

«Voglio fare come Audrey Hepburn in "Vacanze Romane"!» aveva insistito Lili di fronte allo scetticismo di Asuka.

«E devi proprio comprare una Vespa rossa.» aveva ripetuto.

«Sì, cara Asuka. Assomiglio o no ad Audrey?»

Asuka avrebbe voluto dirle che sarebbe dovuta nascere di nuovo ma meglio evitare...

Lili Rochefort sbatteva le palpebre, alzando la gamba con fare frou frou tanto per dare fastidio ad Asuka Kazama, macchina fotografica alla mano, già imbronciata e sudata.

«Smorfiosa.» le urlò Asuka in giapponese, in modo tale da essere compresa solo da lei.

L'altro giorno aveva avuto la splendida idea di insultarla in francese su un autobus -tanto per dimostrarle che qualche parolina l'aveva appresa- e qualche studente romano si era girato a fissarla, sbalordito.
O forse era un turista francese.
Insomma, tra le vie di Roma, in estate, si aggiravano più turisti che italiani e Asuka non era certo così brava da distinguere gli uni dagli altri – esclusi i giapponesi, ça va sans dire.

«Non sono smorfiosa. È che gli italiani hanno fascino, non trovi?» ribatté Lili, maliziosa, stringendosi più forte al gladiatore.
Quello parve apprezzare e scoccò un occhiolino al collega che bazzicava in attesa di farsi scattare qualche foto.

Asuka era consapevole del fatto che quella sciocca di Lili lo faceva appositamente per farla innervosire ma le reazioni del tipo la stavano mettendo a dura prova.

Improvvisamente le venne un'idea.
Avrebbe ottenuto l'odio di Lili e il suo broncio per almeno i resto del viaggio ma ne sarebbe valsa la pena.

«Lili, dici al Gladiatore, in italiano, perché sei venuta a Roma!» le propose, fingendosi entusiasta, Asuka.

Sapeva che Lili aveva studiato duramente durante le quasi due ore di volo Montecarlo-Roma per apprendere quella frase in italiano.

Sapeva che non vedeva l'ora di strepitarlo al mondo intero per far vedere quanto fosse brava a parlare italiano – oltre che bella e affascinante con quel suo accento francese.

E difatti...

«Olimpiadi a Roma! Forza Italia!» trillò lei, allegra, saltellando, in un italiano variegato dall'accento francese.

Alzò gli occhioni azzurri sul gladiatore, alla ricerca della sua approvazione. Si raggelò quando notò che lui si era irrigidito e che gli occhioni scuri e liquidi mandavano scintille.

Eppure era certa di aver detto esattamente 'Olimpiadi a Roma'. Non l'aveva certamente insultato, no?

Si voltò verso Asuka, confusa, e inarcò un sopracciglio sottile quando la vide ridacchiare.

«Signorina, niente Olimpiadi.» rispose il gladiatore, voltandole le spalle e disperdendosi tra la folla colorata.

Lili restò a fissarlo immobile.

Alle sue spalle, l'enorme Colosseo pareva volerla prendere in giro – o caderle addosso per quell'eresia.

Poi capì. Scoccò un'occhiataccia verso Asuka.

«Kazama!» urlò.

E, in quel momento, con gli occhi ardenti e in posizione da assalto, avrebbe fatto parere quei gladiatori dei micini da allattare.


Si trovano a Roma vestigia di una magnificenza e di uno sfacelo tali, che superano l’una e l’altro, la nostra immaginazione.
(Goethe)

  
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