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Autore: moira78    02/02/2020    3 recensioni
Questa storia è il sequel di "Dove volano i miei desideri".
Le coppie sono formate ormai, gli anni passano e le cose cambiano per tutti, nel bene e nel male. La nuova generazione di artisti marziali di Nerima si è appena affacciata al mondo e già dovrà affrontare nuove sfide.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le ombre del destino.'
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CAP. 24: RITROVARSI


Ukyo sbuffò per l'ennesima volta mentre si detergeva il sudore dalla fronte. Quella scarpinata sotto al sole cocente di agosto si stava rivelando sfiancante e si chiese, ancora una volta, perché non avessero semplicemente fatto una telefonata alla fattoria di Akari.

Semplice, mia cara, volevano che venissi qua tu.

La cuoca apprezzava davvero le buone intenzioni dei suoi amici, ma rischiava di stramazzare al suolo colta da insolazione, nonostante l'ampio cappello di paglia e la borraccia, ormai quasi vuota, di cui si era dotata. In quel momento voleva trovarsi ovunque tranne che in quella campagna assolata.

Bugiarda.

Aveva giurato a se stessa che avrebbe atteso notizie da Akari pazientemente, senza mai forzare le cose e, soprattutto, senza mai presentarsi a casa sua. Ma ora l'avevano obbligata quasi con la forza a recarsi lì e secondo Ukyo era davvero una pessima idea.

Forse perché non hai il coraggio di rivederlo...

Non sapeva cosa fosse accaduto tra quei due, durante quei lunghi mesi, e forse non voleva neanche scoprirlo. Avrebbe retto al dolore ancora meno che al sole forte e la consapevolezza l'avrebbe bruciata, annientata.

Il cuore accelerò fino a emulare il ritmo pressante di un tamburo quando, finalmente, vide la fattoria in lontananza con delle figure che si muovevano.

Avvertì l'aura potente e distruttiva del Bakusai Tenketsu e fu colta dal terrore. Poi sentì un'esplosione e vide frammenti di roccia volare ovunque.

Fu allora che cominciò a correre, con un misto di paura e di speranza.

***

"Forza, Ryoga, ancora una volta!", lo incitò Katashi come se stesse facendo il tifo.

Lui lo guardò di sbieco, domandandosi di nuovo perché continuasse a dare corda a quel tizio che gli sembrava sempre un po' fuori di testa.

Forse perché è quello che ha rimesso in piedi Akari e ha tirato fuori la maggior parte del vecchio Ryoga?

Vide la sua vecchia amica sorridere, appoggiata a un bastone, con i pugni chiusi e gli occhi brillanti, in un muto incitamento.

"Voi due non me la raccontate giusta. Quel bacio che ho visto ieri, al fienile...".

"Smettila di pensare al fienile e fai come ti dice Kata-kun!", ribatté lei, con il viso improvvisamente color del fuoco. Anche la faccia del ragazzo s'incendiò e ora sembrava davvero urtato.

Ryoga fece un sorrisetto malizioso: "Kata-kun, eh?", insinuò prima di alzare il braccio destro, tremante e poggiare il dito indice sulla roccia.

Inutile cercare di evitarlo, prima o poi devo provarci.

Ripensò alla vecchia Obaba, che gli aveva insegnato il Bakusai Tenketsu qualcosa come secoli prima; ripensò a Ukyo, che piangeva sul suo letto di ospedale quando ancora non riusciva a parlare; e ripensò a quando lo aveva condotto, impotente e mezzo storpio, da Akari e Katashi perché riacquistasse le sue facoltà.

Non era riuscito a protestare, se non emettendo lamenti privi di senso e per giorni si era rifiutato di seguire le indicazioni del ragazzo. Akari lo aveva redarguito, severa e implacabile, ricordandogli quanto lui l'avesse aiutata nel suo recupero e dichiarando che ora toccava a lei sostenerlo perché tornasse quello di una volta. Lo doveva a se stesso e alla sua Ukyo. Ma doveva ascoltare Katashi, fare quello che gli diceva e avere fiducia nelle sue stesse forze.

Ryoga ci aveva messo giorni per uscire dalla sua depressione e l'unica cosa che riusciva a creare erano spaventose ondate di Shishi Hokodan, che prontamente cercava di frenare per non nuocere a chi gli stava attorno. Se solo fosse potuto rimanere da solo e annientarsi!

Poi, inaspettatamente, le parole avevano ricominciato a fluire dalle sue labbra e un giorno aveva udito una conversazione telefonica di Katashi Buta: stava parlando con i medici di Tokyo e riferiva i suoi progressi, dicendosi fiducioso. Un paio di volte aveva portato con sé degli infermieri per le medicazioni al braccio e Ryoga era rimasto stupito dal lavoro fatto dal chirurgo: cicatrici a parte, sembrava quasi come nuovo.

Muoverlo e usarlo, però, era tutta un'altra storia e, una volta riacquisita la parola, Ryoga aveva cominciato a maledire il suo inutile braccio destro. Una sera, Akari lo aveva schiaffeggiato senza preavviso: "Non sento altro che lamenti da parte tua! Non è da te! Ti sei salvato da un crollo che ti ha quasi ucciso, hai salvato anche altre due persone, sei circondato da chi ti ama e ti sta cercando di aiutare! Finalmente puoi parlare e camminare come prima, a differenza mia che ancora mi appoggio a questo dannato bastone e ancora hai di che protestare! Vuoi davvero lasciarti morire? Bene, esci di qui e suicidati pure con il tuo Shishi Hokodan, forza! Stavolta non ti fermerò. Anche io sono crollata, tanti anni fa, ma ero un po' più in svantaggio di te, se ben ricordi. Avanti, fuori di qui, vai a ucciderti, Ryoga Hibiki!". Lo aveva quasi spinto fuori, finché lui non l'aveva abbracciata e si era messo a piangere come un poppante, singhiozzando e tirando fuori tutta l'amarezza che lo stava avvelenando. Aveva sentito la ragazza rilassarsi e accarezzarlo piano, accogliendo la sua sofferenza e qualcosa era finalmente cambiato in lui, anche se non del tutto.

Finalmente, dal suo dito s'irradiò il Bakusai Tenketsu. Dal suo dito destro e lui si sentì così orgoglioso che avrebbe voluto abbracciare sia Akari che Katashi, ma i due sorridevano e guardavano qualcosa alle sue spalle. Ryoga si girò e vide Ukyo, con l'espressione stupita e le lacrime agli occhi.

Senza pensarci due volte, le corse incontro e abbracciò lei.

***

Shampoo stava sistemando i festoni quando udì la voce del piccolo Akio balbettare il nome di Misaki. Si voltò e vide Wei Qi accorrere, come a proteggere la sorella acquisita. Daiki raggiunse il fratello e qualche istante dopo comparvero Tofu e Kasumi.

L'ex amazzone li guardò e sorrise loro: sarebbero stati i primi con cui avrebbe parlato e, soprattutto il dottor Tofu, si meritava la verità dopo averli aiutati così tanto.

"Shampoo, che bello rivederti!", le si fece incontro Kasumi, abbracciandola brevemente: "Come state? E Mousse?".

"Stiamo benone e Mousse non ha quasi più bisogno delle lenti a contatto. Devo ringraziare con tutto il cuore tuo marito per averci mandato dal dottor Ning".

"Ne sono felice, Shampoo", esordì il medico. "E questo giovanotto? Non ce lo presenti?", chiese accarezzando il capo del bambino.

"Lascia stare mia sorella!", stava dicendo a un perplesso Akio nella sua lingua madre.

"Va tutto bene, Wei Qi, Akio è amico di Misaki", lo ammonì lei in cinese. "Scusate, sto cercando di insegnargli il giapponese ma quando è impaurito o arrabbiato se lo dimentica".

Kasumi sorrise e accarezzò a sua volta il piccolo. Nessuno dei due le chiese nulla, nessuno fece riferimento al fatto che lei era tornata con due bambini invece che con la sola Misaki. Anche se avessero capito la frase di Wei che chiamava Misaki 'mia sorella', era certa che non avrebbero fatto commenti. Forse lo avrebbe fatto Ranma, ma non i discreti coniugi Tofu.

"Chi è lui?", chiese invece Akio, evidentemente urtato e ingelosito.

"Tesoro, perché non cercate di fare amicizia?", mediò Kasumi, diplomatica.

"Sì, Akio: siete tutti quasi coetanei, cercate di giocare insieme", intervenne il dottor Tofu.

Shampoo si avvicinò e si abbassò vicino ai bambini. Mise una mano sul capo del bimbo e disse: "Lui è Wei Qi e viene dal villaggio in cui siamo stati con Misaki. Adesso è nostro figlio, il fratellino della tua innamorata", aggiunse facendo l'occhiolino ad Akio, che arrossì.

"Fratellino? E come sarebbe a dire che viene dal villaggio? Non viene dalla tua pancia come Misaki?", s'intromise un curioso Daiki.

"Daiki!", lo redarguì Kasumi, "non fare domande così indiscrete, non è carino".

Shampoo rise di cuore: "Ma no, lui è curioso e diventerà uno studioso come il papà, vero?", domandò direttamente al ragazzino. "Almeno ho l'occasione per parlarne finalmente con qualcuno".

Si tirò in piedi e fece cenno a Kasumi e Tofu di seguirla qualche passo più lontano dai tre bambini, che facevano amicizia a modo loro: "Dottor Tofu, non so come ringraziarla per averci fatto conoscere il dottor Ning. Grazie a lui ora Mousse vede quasi perfettamente e sta pescando le decorazioni in uno sgabuzzino scarsamente illuminato. E io posso finalmente parlare di quello che mi è accaduto con serenità, accettandolo".

"Shampoo, non devi...".

Lei scosse la testa, sorridendo: "Devo, posso. Voglio. Fa parte del modo in cui sto imparando a venire a patti con la realtà. Quella realtà che mi ha quasi fatto perdere la ragione e la mia meravigliosa famiglia. Abbiamo adottato Wei Qi perché era orfano, seppur amato da tutti gli abitanti di quel villaggio e noi volevamo un altro bambino. Ma non avremmo mai potuto averlo, perché io ormai sono sterile. Quando è nata Misaki ho avuto un'emorragia e le complicazioni hanno reso necessaria un'isterectomia".

L'ansito di Kasumi e le sue mani sulla bocca le indicarono che l'aveva sconvolta, ma poi la donna si ricompose e le parve che cercasse le parole adatte da dire, mentre Tofu manteneva un'espressione grave: "Sei stata molto forte, Shampoo. Come una vera amazzone. E hai due bambini stupendi".

Lei avvertì nel petto una gratitudine enorme, per quelle parole sincere: "Grazie per non avermi detto che ti dispiace o altre stupidaggini simili. Ormai posso sopportare tutto, anche le frasi fatte, ma apprezzo molto più che mi si facciano notare le cose belle che ho, piuttosto che quelle che ho perso. Il dottor Ning mi ha insegnato questa grande lezione, ma ho dovuto impararla io per prima".

"Il suo talento è davvero sconfinato, e sono veramente felice che abbia supportato entrambi come mi aspettavo", disse Tofu.

"Adesso sono pronta a dirlo a tutti quelli che mi chiederanno di Wei Qi e senza uscire fuori di testa. Voglio parlarne con le persone che mi sono accanto, perché più ne parlo e più mi sarà facile accettare questa realtà. I figli sono quelli che si crescono, non necessariamente quelli che si procreano".

Kasumi aveva le lacrime agli occhi e l'abbracciò discretamente: "Hai ragione, Shampoo, e i tuoi bambini sono fortunati ad averti".

Commossa, l'amazzone strinse brevemente la maggiore delle Tendo prima di esclamare: "Bene, ora abbiamo da preparare la festa per una nascita, o sbaglio?".

Akane e gli altri sarebbero arrivati a momenti.

***

"È allacciata bene?", chiese Akane girando la testa per guardare la fascia che Ranma le stava sistemando sulla schiena.

"Così bene che sarà difficile liberarti, più tardi", rispose lui ridacchiando.

Lei alzò gli occhi al soffitto alla battuta del marito, e si affrettò a offrire il seno ad Asuka che stava muovendo la testolina in modo inequivocabile.

"Il profumo del domani", le sussurrò Akane, riferendosi al significato del nome che avevano scelto. Inspirò i suoi radi capelli e sentì odore di latte.

"Le prossime dovranno avere nomi altrettanto belli", mormorò Ranma accostandosi per guardarla mentre allattava.

"Le prossime?!", trasalì lei.

"Certo. Sono sicuro che, come tuo padre, io avrò solo bellissime figlie femmine", dichiarò impettito.

Akane scoppiò a ridere: "E se nascesse un maschio?".

"Sarà bello come il papà", rispose senza scomporsi.

"Ma quanto siamo modesti! Intanto per ora abbiamo da recuperare parecchie ore di sonno con questa piccola peste e da festeggiare come si deve il suo arrivo. Prendi la borsa con il cambio, per favore?".

"Agli ordini!".

Akane guardò suo marito caricare sulla spalla il borsone color glicine e si concesse una panoramica di quella casa che presto sarebbe stata troppo piccola per loro tre: un minuscolo nido felice che a breve li avrebbe visti traslocare in una più grande, a poca distanza. Le dispiaceva lasciarla, ma se volevano allargare la famiglia mentre una bambina cominciava a gattonare avrebbero dovuto adeguarsi.

Camminarono lentamente, fianco a fianco, mentre Asuka sonnecchiava e poppava attaccata al suo corpo: Akane si godette quel contatto, pensando che presto sarebbe diventata più pesante e avrebbe dovuto passare alla culla.

Quando passarono davanti al dojo vide uscire Soun, Genma e Happosai seguiti da Kuno e Nabiki, che spingeva una carrozzina affiancata da Sasuke, carico come un mulo. Akane pensò che dovevano esserci pannolini, vestiti e giocattoli per un reggimento intero di bambini nelle scatole e nelle borse che quasi lo nascondevano alla vista.

"Figliola, ma guarda un po' che coincidenza!".

Furono circondati in pochi secondi e lei lanciò un'occhiataccia al vecchio maestro quando, "per vedere questa meraviglia", non mancò di adocchiare il suo seno nudo.

"Sappi che per me una donna che allatta è sacra e rappresenta un mero interesse spirituale", esordì seriamente, mentre Kuno annuiva come se fosse d'accordo.

"Quindi vuol dire che anche un essere libidinoso come te riesce a guardare il seno di una donna senza pensare a cose spinte?", gli chiese Ranma senza preamboli.

"Ma per chi mi hai preso, razza di maleducato?", blaterò lui inalberandosi.

"Su, su, ora non litigate per questo", tentò di calmarli Genma.

Akane si fece un po' da parte e si mise a parlare con Nabiki. Dallo sguardo assonnato e dalle occhiaie pronunciate capì che non era messa meglio di lei: "Kuno dice che i primi mesi è normale. Beh, forse anche i primi anni".

Lei alzò un sopracciglio: "Mi pare che sia più ferrato di te in fatto di sonno dei bambini".

"Oh, è una specie di biblioteca infantile. Sto imparando più in fretta da lui che dai libri che mi obbliga a leggere ogni sera". Il tono voleva essere polemico, ma ad Akane parve solo una madre felice, seppur stanca. Proprio come lei.

"Beh, sorellina, pare proprio che alla fine abbiamo avuto tutto quello che chiedevamo, non credi?", le domandò.

"E anche se non l'abbiamo chiesto è arrivato per migliorarci", concluse lei guardando Haru che dormiva nella culla.

Camminarono qualche passo indietro rispetto agli uomini, che parlavano tra loro animatamente di arti marziali, bambini e vecchi pervertiti.

"Più le cose cambiano, più rimangono le stesse", commentò Nabiki spingendo piano la carrozzina e sistemando la cappottina per riparare il piccolo dal sole.

"Hai proprio ragione", ribatté Akane calzando delicatamente una cuffietta rosa sulla testolina di Asuka.

***

Shampoo si stava divertendo davvero. Nabiki e Akane, con la sua piccola festeggiata, erano arrivate da poco e mancava solo l'ultima coppia, che tutti attendevano con ansia.

I rinfreschi erano su un tavolo in bella mostra e i tavoli decorati di rosa. I bambini più grandicelli giocavano in un piccolo angolo attrezzato con giocattoli e palloncini e i neonati sembravano talvolta guardarsi attorno stupiti.

Eppure l'avvertiva, nel profondo del suo petto. Il dottor Ning l'aveva avvisata, e le aveva detto che sarebbe stato del tutto normale.

Il dolore e il desiderio irrealizzato sarebbero rimasti dentro di lei per tutta la vita, emergendo in alcuni momenti e restando silenti in altri. Ma non l'avrebbero ferita troppo se si fosse concentrata su ciò che aveva.

Mousse, Misaki. I suoi amici.

"Ehi, Shampoo, devi aver avuto una gravidanza lampo laggiù, in Cina! Questo giovanotto è persino più grande di Misakli!". La frase di Ranma ebbe l'effetto di congelare sul posto ogni singolo partecipante alla festa, bambini compresi.

Mousse, Tofu e Kasumi si volsero simultaneamente a guardarla e per un attimo restò in silenzio. Poi, dalle viscere più profonde del suo essere scaturì qualcosa che mai si sarebbe aspettata: una risata.

Cominciò prima piano, poi notò le occhiate perplesse dei suoi amici e quella piena di rimprovero di Akane verso suo marito e le risa cominciarono a farle lacrimare gli occhi. Forse pensavano che fosse impazzita, ma la realtà era che quello che aveva appena detto Ranma le risultava davvero comico e che lei era di nuovo pronta a raccontare la sua storia.

Ecco il suo miracolo: le persone amate e la frase sconclusionata di un vecchio amore avevano trasformato il dolore in ilarità.

Quando finì di spiegare gli eventi, tra facce sconvolte e piene di comprensione, la porta si aprì di nuovo e comparvero Akari, incredibilmente in piedi e sorretta da un bastone, Ryoga e Ukyo teneramente abbracciati.

"Bene, questi sì che sono dei miracoli!", commentò battendo le mani. "Ora siamo davvero pronti a festeggiare!", concluse invitandoli ad entrare con un grosso sorriso.
   
 
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