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Autore: rocchi68    02/02/2020    1 recensioni
Dawn era convinta, anche a distanza di anni e con una situazione non proprio rosea, che la sua fosse stata una scelta ben ponderata.
Aveva riflettuto a lungo prima di scegliere la sua futura meta scolastica. Aveva girato almeno una dozzina di licei se per questo e con un po’ di fatica i suoi desideri e le sue speranze si raccolsero tutte nello stesso liceo.
Il facile era stato cancellare quegli ambienti, classico e linguistico, che non rientravano nelle sue corde e di cui aveva un’immagine piuttosto negativa. D’artistico o tecnico non aveva nulla tra le mani e pertanto, affascinata dalle sue materie e dalle immense possibilità future, aveva virato sullo scientifico.
Come se la scelta della scuola fosse così importante, vero?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Mike, Scott, Zoey
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Era uscita silenziosamente dalla camera che condivideva con Zoey e Jo solo per vedere il suo ragazzo.
Sapeva che le occasioni erano assai scarse, ma non capiva perché dovesse essere sempre lei a percorrere tutte quelle miglia.
Di solito non erano gli uomini a muoversi per conquistare e vedere le donne?
Beverly in quei pochi giorni non si era mosso nemmeno di un millimetro. Mai le era andato incontro e il massimo delle concessioni era un qualche fugace bacio e qualche toast offerto nel bar poco distante.
Sarebbe stato molto meglio, e ora se ne pentiva amaramente, accettare l’iniziale proposta di Scott.
Lui era cambiato in quei mesi, non sembrava più disposto a lasciare nulla al caso e il chiaro esempio era in Carrie e Samey che lo descrivevano come un bravo ragazzo.
Più tentava di passare come un cattivo, più si comportava nel modo opposto, quasi cercasse di confonderli.
Non era più il cinico che distruggeva i legami degli altri.
Non era più quello che rovinava i suoi ricordi e che la faceva piangere.
E sicuramente non era più capace di muoversi con tanta cattiveria.
Ma a guardare il suo passato, era davvero così?
Per un istante si bloccò, si guardò alle spalle, pensando a quelle miglia che aveva percorso e si chiese se era saggio proseguire.
Davanti a sé avrebbe trovato Beverly, un ragazzo che faticava ad amare e a capire, mentre ritornando indietro, avrebbe rivisto lo sguardo di Scott. Scegliere a questo punto le pareva impossibile.
Non aveva l’animo della crocerossina, ma le sembrava orribile abbandonare un ragazzo che tanto aveva lottato per conquistarla e che faticava a integrarsi per via di quella voce robotica. Quel difetto secondario, unito alla sua timidezza, ai ricordi spiacevoli di quando era ancora agli inizi, l’aveva spinta a credere che fosse fin troppo superficiale.
D’altro canto non poteva accettare quel suo comportamento: troppo lontano da quello che aveva esibito durante i confronti in chat. Non era lui quello che le consigliava di parlare con le sue amiche o di integrare quegli elementi che cercavano di allontanarsi.
Lui sembrava ben disposto a quel nuovo isolamento, cozzando contro le sue intenzioni iniziali.
Com’era che quel carattere misterioso e quei consigli velati sembravano provenire da Scott?
E se fosse stato lui quel soggetto misterioso?
Ma allora perché non si era fatto avanti quando ne aveva avuto l’occasione? O forse era solo Beverly che nel virtuale si mostrava come un angelo, salvo nella realtà indossare la sua classica maschera da sfiduciato e timoroso?
Faticava a trovare una risposta degna e sperava che qualcuno potesse dissolvere quei dubbi che continuavano a tormentarla. Dopo quello che aveva passato, credeva che qualche periodo di pace fosse quanto di più giusto, ma a quanto le pareva di capire, stava correndo davvero troppo.
Aveva da imparare ancora qualche lezione prima di essere realmente contenta.
Fermatasi per un istante, si voltò alla sua destra e si avvicinò alla vetrina che mostrava con splendore alcuni libri.
Al freddo, da sola e senza le idee ben chiare rimase affascinata da tutti quei volumi perfettamente allineati e dal costo assai contenuto.
Le sarebbe piaciuto entrare, dare una sbirciata ai nuovi titoli e comprarne alcuni con cui arricchire la sua scrivania. Magari per il suo compleanno avrebbe potuto chiedere qualcosa ai suoi genitori, ma per il momento era molto meglio se si avviava verso il suo appuntamento.
Staccatasi dal vetro, si guardò ancora intorno e avvertì alla sua destra una presenza che la fece sussultare e che preferì allontanare di qualche passo.
Ma più si staccava, più quel tizio incappucciato le andava dietro, fino a quando, stanca di essere pedinata, si fermò di colpo e si girò a fissarlo.
“Che cosa vuoi?” Chiese scorbuticamente, mentre l’altro le rivolgeva un ghigno ben poco rassicurante.
“Mi sembra che ti sia persa ragazzina.” Affermò divertito, mentre Dawn confermava la prima ipotesi di delinquente della peggior specie.
Non ci voleva un genio per capirlo: sguardo da duro, piercing sul labbro, una sigaretta che gli pendeva sulle labbra e degli atteggiamenti davvero riprovevoli.
Doveva avere quasi 30 anni, una vita segnata ormai e una voce profonda e cavernosa che l’avevano costretta a retrocedere.
I suoi occhi grigi, i capelli dello stesso colore e altri piccoli dettagli le avevano fatto capire che non era un tipo convenzionale e da prendere alla leggera. Da sotto la canottiera celeste si poteva notare la presenza di un tatuaggio che lo rendeva ancora più minaccioso.
Non bastava il suo sguardo, quel suo vestiario da teppista estivo o quella sua mano che, stretta in un pugno, sembrava minacciarla di accettare ogni sua proposta: aveva paura d’essersi cacciata nei guai.
“No…niente affatto.” Mormorò con scarsa convinzione.
“Conosco bene questa città e le serate qui sono davvero uno spasso.”
“Non m’interessa.”
“Ho sentito che qui vicino c’è un concerto e poi non tornerai molto tardi.” Continuò, sorvolando sul suo iniziale rifiuto.
“Mi spiace, ma ho un impegno.”
“Nessuno rifiuta un invito del grande Zanna.” Replicò furioso, stringendo con forza il braccio della giovane e conducendola in un vicolo alla sua sinistra, senza che nessuno notasse quella mossa repentina.
“Io…”
“Ti consiglio di non urlare, se non vuoi ritrovarti con l’intestino sull’asfalto.”
“Aiut...” Tentò, ritrovandosi sospinta ancora più in profondità e con una mano a tapparle la bocca.
“Beh…se ti comporti bene, forse potrei anche risparmiarti.”
“Hmm…”
“Non tornerai indietro integra e le tue denunce ti si ritorceranno contro. In questa città la polizia non si preoccupa di qualche violenza saltuaria: tanto non ho mai lasciato tracce.” Seguitò, avvertendo un fruscio alle sue spalle.
“A volte mi chiedo perché le persone abbiano la certezza che esista qualcuno che può salvarle dall’oblio, quando in realtà nessuno è così preoccupato da impegnarsi fino in fondo.”
“Chi sei tu?” Ringhiò Zanna, girandosi verso la seccatura che osava disturbarlo dalla sua attività preferita.
Davanti a lui comparve uno strano individuo, coperto da un pesante giubbotto invernale, da un cappello di lana nera e da una sciarpa che gli copriva naso e bocca. L’unica parte del volto che traspariva da quella specie di fagotto su due gambe erano i suoi occhi grigi e minacciosi.
“Sono solo uno che è troppo annoiato per farsi gli affari propri e che, allo stesso tempo, non ha più nulla da perdere.” Mugugnò, scrollando le spalle.
“Come?”
“Niente di eccezionale: è come quando catturi una mosca e la uccidi lentamente. Solo così la noia si allontana e tu puoi sentirti un po’ libero.”
“Guarda che l’ospedale non è qui vicino.” Borbottò l’uomo, scommettendo sul fatto che quello fosse uno scappato da chissà quale centro mentale di correzione.
“Quella che hai catturato è una mosca graziosa che manca alla mia collezione.”
“Dovevi muoverti un po’ prima allora.”
“Ammettiamo che sia così interessato alla tua preda da fare una qualche pazzia, quanti soldi saresti disposto ad accettare pur di lasciarla libera, di non farle alcun male e di non voltarti mai indietro?” Chiese, facendo scendere leggermente la sciarpa e scoprendo naso e bocca.
“Di che parli?”
“Te l’ho detto: la ragazza che hai catturato m’interessa molto e sono disposto a ricompensarti per i tuoi sforzi.” Borbottò divertito, mentre Dawn cercava di capire chi fosse quell’individuo che, con voce roca, stava contrattando con il delinquente.
“Davvero?”
“La mia famiglia è schifosamente ricca e non si preoccupa minimamente di come e dove spendo i miei soldi.” Ammise, estraendo il suo portafoglio.
“Interessante.” Ghignò Zanna, allontanando la giovane e sfregandosi le mani.
“Ti conviene sapere, però, giusto per avviso, che fuori da questo vicolo c’è un mio dipendente che conosce le arti marziali e che non sarebbe poi così disinteressato a darti una lezione, qualora tu decidessi di farmi del male.”
“Sembra che non mi resti altra scelta.” Ammise il delinquente, elaborando le poche informazioni ricevute e reputandole tutte veritiere.
“E anche se non sembra dal mio aspetto, conosco qualche tecnica di autodifesa che potrebbe cavarmi dagli impicci.”
“Ma davvero?”
“Tuttavia sono troppo annoiato per sferrare qualche colpo e non m’interessa sporcarmi le mani e i vestiti, quando posso uscirne pulito. Tu che dici?”
“Voi ricconi siete proprio senza spina dorsale.” Borbottò Zanna, non preoccupandosi troppo di lasciare libera quell’innocente ragazza che, a dirla tutta, non rientrava proprio nei suoi interessi. Lui l’aveva catturata solo perché non c’era niente di meglio, ma se avesse potuto scegliere, si sarebbe pigliato una qualche sventola un po’ più alta, meno capricciosa e sicuramente più prosperosa.
“Vedila in questo modo: se rifiuti la mia offerta, mi basta un fischio e ti ritrovi ridotto in cenere, mentre se accetti e poi mi attacchi alle spalle, ci sarà qualche infermiere pronto a ricucirti con ago e filo tutte le ferite che ti causerò.”
“Che tono insolente.”
“Diciamo che per i rischi da te corsi in un’azione tanto coraggiosa e per il tuo buongusto in fatto di donne sono disposto a darti quest’assegno.” Mormorò lo sconosciuto, porgendo a Zanna un foglietto che lui lesse con attenzione e che lo spinse a gonfiarsi d’orgoglio.
“Se tutte le volte è così, potrei prenderlo come un lavoro a tempo pieno e potrei aprire un qualche ufficio per fissare appuntamenti.” Ridacchiò, dando le spalle al suo committente e avviandosi, fischiettando, verso l’uscita.
Un altro fruscio e un tubo d’acciaio furono sufficienti per farlo crollare al suolo e permisero al giovane di recuperare il suo assegno scoperto.
“Sei fin troppo sicuro di te.”
“Chi sei tu?” Gli chiese Dawn, retrocedendo di qualche passo.
“Un amico.” Borbottò, allungando una mano e aiutando la ragazza a uscire da quel vicolo oscuro.
 
Ritornata sotto la luce rassicurante dei lampioni, Dawn si voltò immediatamente verso la sua salvezza.
Dovette aspettare che si abbassasse la sciarpa e si levasse parzialmente il capello, per ringraziare il cielo di quella fortuna imprevista.
Non credeva che qualcuno l’avesse notata e si fosse intrufolato per sistemare la faccenda.
“Sei stata un po’ sprovveduta, Dawn.” La rimproverò il compagno di classe, facendola annuire e non aspettandosi che lei si avvicinasse per abbracciarlo e per far sprofondare la sua testa sul suo corpo massiccio, sentendola poi singhiozzare sommessamente.
“Io…”
“Ringrazia che mi annoiavo e che Zoey ha iniziato gli altri con uno dei suoi soliti giochi di società, altrimenti a quest’ora saresti diventata il suo bocconcino. Quando sono uscito, credevo di starmene tranquillo e di non compiere sforzi.” Mugugnò, inspirando profondamente.
“Grazie.” Soffiò, staccandosi da quel contatto che l’aveva fatta arrossire.
“E poi dicono che essere asociali sia solo un problema: se quegli idioti non avessero cominciato a giocare, io non mi sarei scassato di sentirli urlare e non avrei predisposto la mia fuga.”
“Dove stavi andando?”
“Zoey mi aveva detto che stavi per andare da Beverly e volevo raggiungerti.” Borbottò, cercando accendino e sigaretta.
“Perché Scott?”
“Perché non voglio vederti con lui e non voglio nemmeno saperti in giro per la città con tutta questa gentaglia.” Rispose, mentre lei prendeva il cellulare dalla borsetta e lo rigettava con stizza dentro la prima tasca libera.
“Io…”
“Dovrei riportarti in albergo e poi uscire nuovamente per una passeggiata.” Soffiò, grattandosi imbarazzato la nuca.
“E se uscissimo insieme?” Gli propose, facendolo sussultare.
“Rischieresti di finire in punizione.” Borbottò divertito.
“I miei amici ne farebbero una tragedia, i miei genitori potrebbero puntare alla tua testa e avresti da risolvere un sacco di noie.” Elencò lei, percependo una risata soave in risposta.
“Perché allora?”
“Perché mi diverto quando sono con te.” Ammise onestamente.
“Non sarebbe poi così noioso fare il babysitter, offrirti la cena e tenere lontani tutti quelli che potrebbero infastidirti.”
“Non mi dispiacerebbe, infatti.”
“E con Beverly?”
“È stato costretto ad andare al cinema con i suoi compagni di classe e con i prof, nonostante mi avesse ripetuto per oltre dieci giorni che sarebbe stato la mia ombra.” Replicò secca, facendogli intuire di aver sbagliato domanda.
“Ti ha dato buca?” Domandò il rosso, facendole abbassare la testa e rigirando, senza volerlo, il coltello nella piaga.
“Sì.”
“Quello non ti merita.”
“Io…”
“Quale stupido farebbe uscire la sua ragazza in una città così grande in piena notte e con tutti i delinquenti che ci sono in giro? Sarebbe così facile fingere un malessere o sgattaiolare fuori dal cinema senza che nessuno possa vederti. Io davvero non capisco come possa essere così ottuso.” Ringhiò, avvicinandosi e stringendola in un nuovo abbraccio.
“Scott…”
“Vorrei tanto che tu fossi felice Dawn.”
“Lo sono.”
“Sei una pessima bugiarda.” Soffiò, baciandola sulla guancia e facendola avvampare.
“Io…”
“A quanto pare non mi merito più nessuno schiaffo.” Ridacchiò divertito, mentre lei si staccava nuovamente.
“Non voglio più farti soffrire.”
“Eh?”
“Ho paura che tu possa ritornare come una volta e per questo mi piacerebbe sapere quel segreto che ti ostini a nascondere.”
“Avevi detto che volevi aspettare il rientro a scuola.”
“Non ce la faccio più…sono così stanca.” Ammise, facendolo sospirare.
“Ho bisogno di un consiglio.” Sviò, cercando di cambiare discorso.
“Per cosa?”
“Tra poco è il compleanno di mia sorella e non so mai cosa regalarle. Voi due siete abbastanza simili e magari potresti indicarmi qualcosa di speciale.”
“E subito dopo, di ritorno in albergo, mi racconterai ogni cosa.”
“Altrimenti?”
“Altrimenti potrei telefonare a tua sorella e spifferarle il regalo che le hai comprato.”
“Piccola adorabile ricattatrice…con te non riuscirò mai ad avere l’ultima parola.” Soffiò, rivolgendole un sorriso e prendendola per mano.
“Ormai sei spacciato.”
“E la cosa mi piace molto.” Ghignò, avviandosi verso il centro, con la speranza che quel suo desiderio non ricevesse un duro colpo.
 
Girare per negozi, almeno per Scott, non era mai stato un qualcosa di così divertente.
Forse aveva bisogno di un’ottima compagnia per convincersi del contrario e con Dawn al proprio fianco non gli sembrava così difficile.
Aveva guardato diversi vestiti, aveva tentato di immaginarsi la sorella su un tacco 12 esorbitante, aveva perfino indossato alcune magliette decisamente insolite e anche l’amica si era lasciata andare, provando una serie di abiti che servivano soltanto per farli ridere come disperati.
Ovviamente si sarebbero guadagnati le maledizioni delle commesse, costrette a risistemare il casino da loro provocato, ma a nessuno dei due importava particolarmente.
Era stato un lungo cercare, almeno due ore erano andate via così, e Scott alla fine aveva trovato qualcosa che potesse essere di suo gradimento e che potesse fargli guadagnare un abbraccio dall’appiccicosa sorella maggiore.
Lui stesso si era comprato una maglietta scura e aveva approvato anche un’altra idea che era finita in mezzo ai suoi innumerevoli acquisti.
Aveva nascosto bene quel pensiero innocente che Dawn aveva continuato a fissare per una mezzora ininterrotta, consapevole che era doloroso lasciare lì quella giacchetta rossa per il costo non proprio in linea con le sue finanze. Suo padre non avrebbe di sicuro mai accettato di vedere quei 50 dollari spesi così male e magari per un qualcosa che avrebbe visto indossato solo per due volte in tutto.
Ma Scott aveva guardato nel suo portafoglio e con la scusa di essersi dimenticato il cellulare nel camerino di prova, era rientrato, comprando anche quella sciocchezzuola e lasciando una piccola mancia alla cassiera per via del disturbo arrecato.
Uscito, aveva subito infilato la minuscola borsetta, in mezzo a quelle più grandi destinate al suo armadio e aveva invitato Dawn per una cena veloce.
Era chiaro che si fossero divertiti come matti e se qualcuno della loro classe li avesse incrociati, avrebbe azzardato un complimento per quella bella coppietta.
Lui che camminava tranquillo, lei che era al suo fianco e che si fermava a guardare le varie vetrine, con il giovane che faceva dondolare leggermente le sue borse e osservava con attenzione ciò che l’aveva catturata.
Poi entrambi riprendevano la passeggiata, lasciandosi andare a qualche osservazione e continuando a ridere e scherzare come se niente fosse.
La paura dell’assalitore, quello che avevano passato in precedenza e il timore del segreto erano lontanissimi, anche se l’albergo era quasi dietro l’angolo.
“Siamo quasi arrivati.” Borbottò Dawn, facendo annuire il compagno.
“Credo di non essermi divertito così tanto come questa sera.”
“Lo stesso vale per me.”
“È un vero peccato che domani dovremo rientrare in città.” Soffiò deluso il rosso.
“Non ci pensare: possiamo costruire dei bei ricordi anche a scuola.”
“Sarebbe bello.” Abbozzò il rosso, sorridendo appena.
“Mi piace quando sei così, Scott.” Ammise Dawn, facendolo arrossire lievemente.
“E a me piace, renderti felice.” Seguitò, estraendo dalla borsa il regalo per l’amica.
“Non dovevi.” Soffiò, guardando la giacchetta che avrebbe tanto voluto comprare, prima di accorgersi del suo costo esorbitante.
“Che razza di uomo non comprerebbe una cosa simile a una bella ragazza come te?”
“Non me l’aspettavo.”
“Sono un ragazzo pieno di sorprese, sempre che tu voglia indagare a fondo.” Si vantò, facendola ridacchiare.
“Voglio indagare, voglio conoscere il tuo segreto.”
“Rischio di rovinarti la serata, lo sai?” La mise in guardia, facendole scrollare le spalle.
“Non è possibile.” Replicò lei, fermandosi vicino a una muretta e costringendo l’amico a fare altrettanto.
“Prima, però, vorrei farti una domanda, Dawn.”
“Che cosa vuoi sapere?”
“Come hai conosciuto Beverly?”
“E lui cosa centra con il tuo segreto?” Domandò, facendolo tentennare.
“È solo una mia curiosità.” Minimizzò, sperando che lei si bevesse quell’innocente bugia.
“A scuola.” Mentì, facendolo incupire.
“Sei sicura?”
“Io…”
“Guarda che non ho intenzione di giudicarti, ma per sapere il mio segreto, desidero la verità.” Mormorò convinto.
“È così imbarazzante.”
“Ti prego.”
“Per fartela breve, ho conosciuto Beverly grazie a una chat online. Lui era uno dei moderatori e grazie ai suoi consigli sono riuscita a diventare amica dei nostri compagni.”
“Staresti insieme a lui solo per questo?”
“Lui mi ha aiutato molto.”
“E se lui non fosse quello che dice di essere?” Chiese Scott, preparando il terreno per la sua confessione e appoggiandosi alla muretta.
“Non saprei.”
“Ma tu…lo ami o no?”
“Io…”
“Stare insieme a qualcuno solo per riconoscenza non è vero amore.”
“Come fai a dirlo?”
“Vedi Dawn, quello che ti dirò, farà più male a te che a me.”
“Mi stai facendo preoccupare.”
“Lo vuoi sempre sapere? Sei sicura che non ti pentirai di avermelo chiesto?”
“Ma perché continui a chiedermelo? Io voglio sapere cosa nascondi.” Rispose, accarezzandone il volto contratto.
“Ero io, Dawn.”
“Cosa?”
“Non ti sei mai chiesta come mai il moderatore e il tuo ragazzo siano così diversi?”
“A volte.”
“Beverly non è mai stato il moderatore, anche perché è così ottuso che non saprebbe risolvere nessun problema, senza prima ricercare un possibile guadagno.” Abbozzò, mentre lei ritraeva la mano.
“Come fai a dirlo? Hai qualche prova? O parli solo per gelosia?” Replicò, riempiendolo di domande con una tale foga da farlo riflettere.
“Sì…è vero che sono geloso e non mi vergogno a dirlo.”
“E dove sono le prove?” Seguitò, continuando con quell’aggressione verbale che aveva lasciato sgomento il rosso per alcuni istanti.
“La prova è che il moderatore di quella chat ero io.”
“Cosa?” Chiese, spostandosi e fissandolo intensamente negli occhi, quasi volesse stabilire dal suo sguardo se stava raccontando il vero o si stava arrampicando su un’ennesima bugia.
“Credo che Beverly mi abbia fregato il posto, prima che riuscissi a trovare il coraggio per raccontarti la verità.”
“Scott…”
“Era ormai tardi quando lui ti portò via. Dovevo fare qualcosa piuttosto di rimanere senza far niente. Poi, però, mi sono accorto che eri felice e la paura di farti un torto, così come quando eravamo bambini, ha preso nuovamente il sopravvento.”
“Che ti prende Scott?” Chiese con delicatezza.
“Mi prende che non riesco ad accettare questa tua sciocca decisione.”
“Non riesco a capire.”
“Smettila di cercare di capire e lasciati andare.” Replicò, facendo cadere a terra le borse che avevano comprato e prendendone il volto tra le mani gelide.
Per un istante aveva pensato di seguire la ragione, ovvero quella parte che gli consigliava di coccolarla o di baciarla sulla fronte, ma poi aveva deciso di lasciare al cuore l’incombenza di quei prossimi secondi. Infatti appoggiò la sua fronte su quella della giovane e si abbassò leggermente per baciarla con passione.
Era questo ciò che provava e che faticava a nascondere.
A pensarci quella era la prima volta che baciava con tanto trasporto qualcuno. Era finalmente felice di quella pace, di quelle labbra delicate che gli stavano restituendo quello che si era tolto in passato.
Avrebbe tanto voluto stringerla per sempre, ma dopo i primi istanti in qui lei si era lasciata andare, aveva poi sentito i suoi tentativi di sottrarsi e a guardarla attentamente, si era accorto del suo volto bagnato dalle lacrime. Spaventato da quella visione, si era allontanato di qualche passo e lei si era portata le mani agli occhi, per asciugarli.
“Dawn…”
“Non farlo più.” Singhiozzò, facendolo tremare.
“Scusa…mi spiace.”
“Tu dici sempre che sei dispiaciuto, ma non è così, vero?”
“Questa volta è vero.” Replicò con sicurezza.
“Tu mi hai sempre ingannato.”
“Ti scongiuro, Dawn.”
“Tu mi fai solo soffrire.”
“Dammi una possibilità di dimostrarti che sono cambiato.” La esortò, mentre tirava su con il naso e cercava di trattenersi.
“Che cosa dovrei fare?”
“Fidarti di me.”
“Mi fiderei di te, solo se dimostrassi di essere il moderatore.”
“E come?”
“Questo dovresti dirmelo tu.” Sbottò con rabbia.
“Ma come faccio a fornirti una prova?”
“Se non ci riesci, significa che sei un bugiardo.” Lo aggredì nuovamente, costringendolo a riflettere.
“Non posso stampare la chat e non posso nemmeno dirti chi è stato il primo ad aver ricevuto il tuo aiuto: non mi crederesti mai.”
“A quanto pare il tuo segreto era un’altra menzogna.” Sbuffò rassegnata, cercando di superarlo, ma ritrovandosi trattenuta per un braccio.
“Farei qualsiasi cosa per te, Dawn.”
“Smettila o comincio a urlare!” Lo minacciò furiosa, facendogli abbassare la testa.
“Io non voglio più farti del male.”
“Come quando eravamo bambini? Oppure come quando eravamo nella limousine e hai cercato di sfruttare la situazione? O vuoi farmi credere che non hai fatto nulla come quando eravamo chiusi nella tua camera, eh?”
“Tanto sarebbe inutile continuare: dimentica ciò che ti ho detto e continua ad amare Beverly.” Mormorò deluso.
“Ma…”
“Anche se ti dicessi di porre a me e Beverly la stessa domanda, ci rideresti su.”
“Un’altra persona l’avrebbe fatto, ma questa per quanto stupida sembra l’unica possibilità sensata. Potrei chiedervi una cosa che solo il vero moderatore può sapere e che non mi lascerà il minimo dubbio.” Borbottò soddisfatta.
“Considera ciò come un’arma a doppio taglio. Se ti stessi ingannando, così come credi attualmente, avresti la riprova che sono un bugiardo e che non merito la tua amicizia.”
“Al contrario sarebbe Beverly il falso ed io ti avrei sempre giudicato male.” Soffiò impercettibilmente, riprendendo la sua borsetta e avviandosi verso l’albergo, lasciando indietro Scott che si accese una sigaretta per distendere i nervi.
“Spero che sia una domanda in cui sono preparato.” Pregò, guardando verso la Luna e augurandosi che quelle tanto odiate 48 ore passassero in fretta per riconsegnargli il lunedì scolastico e l’amore di Dawn.








Angolo autore:

Missione compiuta anche per questa settimana.

Ryuk: Compiuta e con pessimi risultati.

Conta ancora qualcosa per questo sito moribondo?

Ryuk: Touchè.

Alla prossima!
 
   
 
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