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Autore: Lord Kleveland    02/02/2020    1 recensioni
Un anno è passato da quando XANA è stato sconfitto. La vita dei Guerrieri sembra tornata alla normalità, ma Lyoko è una tecnologia incredibilmente avanzata e piena di lati nascosti. Segreti che riguardano il programma, la sua storia, i suoi utilizzi. Tutti elementi che attirano interessi. Interessi... inumani.
[La storia non prende in considerazione gli eventi dei libri e di Evolution]
Genere: Azione, Science-fiction, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aelita, Jeremy, Nuovo personaggio, Ulrich
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lenkerthen Lyoko 5

Terra – Francia – Parigi – Lunedì 19 Settembre 2005 – Ore 4:30


Ho freddo Aelita… Riscaldami…


Sono qui, Avier


Stringimi a te


Oh Avier!


Così… Riscaldami…


Oh!


Stammi vicino…


Aelita si svegliò di colpo, confusa e agitata per il sogno. Perché? Si domandò tra se e sé, non trovando risposta. Cosa poteva aver spinto la sua mente a concepire… Quello. Che si stesse inna… NO! Assolutamente no! Lei era impegnata. Per quanto Avier fosse simpatico, era troppo… troppo… Strano! Già, troppo strano. Insomma, di certo uno come lui non è normalissimo… Ed è un motivo per non inn…? Si! Certo che lo è… O forse…

Aaaah! È solo un sogno. Perché voglio dargli un senso?” sospirò dopo un po’, si mise sul fianco e tornò a dormire per il tempo che le rimaneva. Non si sentì convinta di ciò che si era detta


Ufficio del Preside Delmas – Ore 7:30

Sa perché è qui, Asimov?”

Ehm, in realtà è Anisimov”

Non è il momento” Avier non era solito temere le autorità, ma si sentì profondamente a disagio in quel momento. In quell’ufficio lui era fuori luogo, anche solo come accostamento di immagini. Lì dentro tutto trasmetteva rigore e ordine, come i libri perfettamente sistemati sugli scaffali, i documenti nei cassetti e le scartoffie sulla scrivania. Tutte le cose fuori posto erano addosso ad Avier, con la sua mise da eterno clochard russo e i suoi capelli non pettinati.


Il ragazzo era seduto davanti la scrivania del preside, con quest’ultimo che lo guardava imperturbabile da dietro i suoi occhiali da vista. Le sopracciglia cispose e la barba folta grigia gli davano un’aria ancora più seria.


Direi che non mi sono comportato bene sabato”

Ti sei ubriacato, hai dato di matto, hai quasi iniziato una rissa e, cosa ancor più grave, hai fatto piangere mia figlia”

Però ho pianto anche io”

Non è il momento di scherzare!” urlò dando un pugno sulla scrivania così forte da far rovesciare il portapenne poggiato sopra. Avier lo rimise a posto, utilizzò quegli attimi per pensare bene a come giostrare le sue parole. Nonostante la sua ansia, non era spaventato. Con ciò che aveva vissuto, queste cose non potevano turbarlo. Però, essere eloquente gli richiedeva davvero uno sforzo mentale certe volte.


Lei ha ragione, mi sono comportato di merd…”

Linguaggio!”

Male. Mi sono comportato malissimo, una vera schifezza. E me ne vergogno. Mi dispiace”

Almeno hai la decenza di scusarti” il preside Delmas poggiò la schiena sulla scrivania e mise le mani sui braccioli.

Vattene” disse poi al ragazzo con tono freddo e autoritario. Avier si alzò lentamente guardando fisso il preside, come se temesse potesse estrarre una pistola e sparargli da un momento all’altro.


Nient’altro?” disse una volta in piedi, facendo un sorriso nervoso. Il Preside lo scrutò diritto negli occhi neri, quasi perforandolo con lo sguardo.

Non posso giudicarti a livello scolastico per cose che hai fatto fuori da qui. Inoltre mi sento abbastanza magnanimo…” mise un accento particolare su quell’ultima parola, a voler sottolineare come il suo fosse un vero e proprio atto di pietà

“…Da non prendere altri provvedimenti. L’unica cosa che esigo è che tu non abbia più nessun, e ripeto NESSUN contatto con mia figlia. Capito?”

Da staroye der’mo

Che vuol dire?”

Che ho capito”


Avier uscì dall’ufficio della presidenza e fece un sospiro di sollievo, dopo pochi passi già non sentiva più l’ansia. Si mise a camminare canticchiando come suo solito.

Gli alunni lo guardavano in modo diverso, Sissi era pur sempre una ragazza popolare e aveva detto a molti come si era comportato con lei due giorni prima. La magia che lo avvolgeva si era ancora più affievolita. In molti si adeguarono all’idea che fosse un tipo molto strano, ma non così tanto affascinante. Al ragazzo tutto questo interessava meno di niente.


Mensa – Ore 12:00


La mensa era affollata come sempre, tutti gli studenti chiacchieravano tra loro animatamente riempendo di voci l’aria. C’era un certo ordine però, le file di ragazzi che andavano al bancone reggendo il vassoio rispettavano la successione senza tentare di scavalcare. Il tavolo dei Guerrieri Lyoko era occupato al momento solo da Aelita e Jeremy, i due stavano chiacchierando, ma c’era qualcosa di diverso. Il ragazzo lo fece notare

A cosa pensi?”

Nulla” la ragazza cercò di essere quanto più convincente possibile, sperando che il discorso passasse ad altro. Non funzionò


Stai mentendo. Lo vedo che continui a rimuginare su qualcosa. Anzi, probabilmente, su qualcuno…”

Cosa vuoi insinuare?” il tono di voce della ragazza si era fatto più alto e irruento, attirando l’attenzione di alcuni dei presenti. Jeremy cercò sia di rimanere impassibile, sia di invitarla a non alzare la voce, non volendo però abbandonare la questione


Credi non abbia visto tutte le attenzioni che dai a quel russo?”

Lui ha un nome! E poi, tu pensi davvero che io ti tradisca con lui?”

No. Però lui ti piace, non è vero?”

È solo un mio… Nostro amico” i due avrebbero continuato, la questione era particolarmente accesa. Però videro arrivare i loro amici e, sopratutto, Avier. Non era il caso di farli entrare tutti in quella discussione.


Ehi, indovinate un po’?” incalzò Ulrich mettendosi a sedere e poggiando il suo vassoio sul tavolo, né lui né gli altri avevano visto l’accaduto.

Cosa?” domandò Jeremy sorridendo, un sorriso leggermente forzato. Non lo notò nessuno però, tranne Avier, che iniziò a scrutare tutti con particolare attenzione.


Siamo uno dei gruppi per la presentazione di inglese” rispose indicando se stesso, Odd e Avier.

Non si vedevano alleanze così dalla Triplice Intesa” scherzò Aelita, lo fece d’istinto. Se ci avesse riflettuto, probabilmente sarebbe rimasta in silenzio.


Battuta acculturata, m’lady” Jeremy aggrottò la fronte sentendo questa risposta del russo, non riusciva a nascondere quello che provava. Avier lo notò e iniziò a mangiare a grandi bocconi, molto velocemente e con voracità. Non ci volle molto prima che quel comportamento venisse commentato

Ehi, non strozzarti! Sembra che non mangi da giorni” il ragazzo inghiottì l’ultima parte del suo purè di patate poi rispose ad Ulrich

Lo so. Ma voglio sbrigarmi, sento che mi beccherò una coltellata se rimango”

Come?”

Fidati di me. Qualcuno qui ha capito cosa intendo” e si alzò, per poi dirigersi fuori dalla mensa. Jeremy abbassò lo sguardo per nascondere la sua rabbia, ci mancava solo che il pomo della discordia capisse tutto.


Camera di Avier e Jeremy – 16:10


Odd, Ulrich e Avier erano seduti davanti al computer di Jeremy. Il ragazzo aveva concesso di usarlo nonostante avrebbe preferito che Avier se ne stesse lontano. Lo odiava con tutto il cuore, ma non voleva esternare quei sentimenti. Si sarebbe sentito poi in dovere di parlarne con i suoi amici, non voleva farlo.


D’altro canto, i due avevano capito che qualcosa non andava. Era fin troppo evidente.

Non puoi proprio dirci nulla?” continuò a domandare il ragazzo tedesco, con un’aria più agitata che curiosa

Non voglio. Sento che farei danni”

Posso capire. È solo che non li abbiamo mai visti così, vorremo poter essere d’aiuto”

Fidatevi di me, è meglio che non facciate nulla. Piuttosto, pensiamo a questa presentazione”


Il ragazzo si mise a sedere davanti lo schermo, lo guardò e… Non fece nulla. Rimase lì a fissare prima lo schermo, poi la tastiera, il case e infine i due ragazzi. Replicò questo ciclo di azioni per altre due volte, finché non gli venne rivolta la fatidica domanda


Tu sai usare un computer?”

Certo! Ma tu credi che io non… Ma è ovvio che… Solo… Come si accende?”

Non lo sai usare, vero?”

Okay, forse è così” i due iniziarono a ridere cercando di non farlo troppo sguaiatamente, Avier iniziò ad arrossire, per la prima volta mostrò chiaramente di essere in imbarazzo. Provò a giustificarsi mentre prendeva a gesticolare in modo animoso e diverso dal solito

Ero un barbone! I computer li rubavo, non li usavo”

Dai, non c’è bisogno di giustificarsi. Di certo non sarai l’unico a essere incapace di usarne uno” rispose Ulrich

Si, anche mia nonna non ci riesce” commentò Odd, i due presero di nuovo a ridere. Avier si rassegnò a quella ferita nell’orgoglio, lasciò che i due continuassero a divertirsi un po’ e, quando ebbero finito, si lasciò istruire.


Il ragazzo assunse un’espressione incuriosita per tutta la durata della spiegazione, ricordando ai due le vicende da Renard. Aveva sempre un che di straniante vedere quel ragazzo, più grande di loro e sempre pervaso da un certo cinismo di fondo, assumere un comportamento così fanciullesco. Le sue domande non erano da meno

Quindi, io scrivo qualcosa qui, premo invio e la trovo?”

Beh… Si. È così che funziona internet”

Ma tutto questo è nel computer?”

No, è su internet. Non nel computer”

Quindi… Significa che è… Per aria?”

No… Non proprio. È… Come dire…” Ulrich si sentì in difficoltà, non avrebbe mai pensato che spiegare qualcosa di così comune potesse essere tanto difficile

Non so come dirtelo. Facciamo così, te lo fai spiegare da Jeremy. Va bene?”

Okay. Posso provare?”

Certo”


Il ragazzo iniziò a digitare lentamente premendo i pulsanti con gli indici, sembrava davvero un bambino che aveva a che fare con un giocattolo mai visto. Alla fine scrisse video

Un po’ generico, non trovi?” commentò Odd

Giusto” il ragazzo premette una P, poi una O, una R, una N… Poi Ulrich gli strattonò via le mani


Ma ti pare il momento? E poi è il computer di Jeremy”

Capisco la prima obiezione, ma la seconda?” Ulrich cercò di dare una risposta a quella domanda, rendendosi conto che non ci riusciva facilmente. Avier lo stava facendo sentire ignorante come pochi

In poche parole, le cose che cerchi rimangono salvate per aiutarti. Si possono cancellare, ma non lo so fare. Non vorrai che Jeremy sappia che cerchiamo… Cose sul suo pc?”

Oh! Quindi è così che il governo ci spia…” e con quell’osservazione totalmente fuori luogo del russo, il gruppo capì che era meglio smettere di perdere tempo.


Passò il tempo, non si può dire che il lavoro proseguì spedito, ma proseguì. Creavano una diapositiva dopo l’altra, inserendo immagini e testi nel modo più ordinato e gradevole possibile. Ogni volta che volevano smettere, dopo un po’ tornavano sui loro passi dicendo che qualche argomento in più avrebbe magari permesso loro di ottenere un voto migliore. Poi però finivano irrimediabilmente a cazzeggiare nel frattempo, cercando cose stupide o facendo battute su ciò che leggevano o vedevano. Fu proprio cercando immagini che, con l’incredibile magia dei correlati di Google, l’attenzione di Avier venne attirata da un quadro misteriosamente apparso in un elenco sul fianco destro dello schermo.


Che ritratto è questo?” disse mettendo un dito sopra lo schermo, Ulrich mosse il mouse e ci cliccò sopra, ingrandendolo. Era il quadro di una donna distesa sopra un triclinio, la riconobbe subito

La maja vestida del Goya! A mio madre piace questo quadro. Chissà perché ci è apparsa? Non è del secolo che abbiamo cercato” Avier aveva ascoltato o forse no, non era chiaro siccome aveva preso il suo portafogli e lo aveva aperto mentre il ragazzo parlava. Prese dal suo interno una foto rettangolare e la mise sullo schermo, affianco al quadro. Sulla foto c’era un giovane ragazzo biondo vestito con un vecchio e lungo abito da donna, disteso su un letto in una posa comicamente simile a quella della maja.

Separati alla nascita. Non trovate?”

Chi è quel tipo?” domandò Odd con un misto di confusione e curiosità, stessi sentimenti provati da Ulrich dall’altro lato.

Yuri, il mio amico. Ve ne ho parlato”

Ne avete fatte di cose strane da ubriachi!” subito dopo quel commento, Ulrich avrebbe fatto un risolino. Invece gli apparve un’espressione ancora più confusa di prima sul volto

Non era ubriaco”

Perché si è vestito così allora?”

Perché gli piaceva farlo” ci fu un silenzio che durò un tempo indefinito e indefinibile, almeno per i due Guerrieri Lyoko. Poi Odd fece una domanda.


Yuri era… Come dire… Cioè… Gay?” Avier si portò una mano sul mento e assunse un’aria pensierosa.

Non lo so, sei gay anche quando ti piacciono i maschi ma ti senti la parte femminile della coppia?”

Si”

Oh guarda! Sono gay!” disse estraendo una seconda foto. Vi erano immortalati lui e Yuri stesi su un tappeto in un abbraccio molto molto affettuoso.


Ancora una volta Avier era capace di rendere strano e surreale qualsiasi momento. Le reazioni dei due interlocutori erano le stesse che avrebbero avuto due persone davanti a qualcosa che sfugge dalla loro comprensione ma che è presente davanti a loro, continuando a stordirgli le menti alla spasmodica ricerca di un filo logico e razionale al tutto. Tradotto: rimasero per diversi minuti immobili con un’espressione che ricordava quella di una carpa in procinto di mangiare un pesce più piccolo.


P-p-perché non ce l’hai detto prima, scusa?” domandò Ulrich con un tono di voce che lasciava trasparire tutta la sua confusione.

Dovevo?”

Beh… Credo di si. Credo sia importante quello… Quello che… Ti piace”

Forse. Può darsi. Non c’ho pensato a dire la verità” la naturalezza e la spensieratezza di Avier erano inquietanti, come se non gliene interessasse nulla di ciò che aveva appena detto. Aveva un ordine di importanza delle cose davvero strano


Facciamo che finiamo qui e poi ne parliamo dop… Stas… Un’altra volta, va bene?”

Da


Finirono la presentazione e non riparlarono di quell’argomento. Riferirono però quella rivelazione ad Aelita e Jeremy. In un primo momento quest’ultimo non disse nulla. Non appena fu solo, però, ringraziò tutte le divinità che conosceva, con tutto che non era credente. Si sentì liberato di un peso terrificante dal petto. Aelita la prese diversamente…


Cortile del Kadic – Ore 21:00


Sei qui, come sempre” La ragazza aveva ritrovato il russo seduto sulla stessa panchina, a fare la stessa cosa. Disegnare la stessa porzione di cielo. Come faceva a non annoiarsi lo sapeva solo lui.


Non dovresti venirmi a parlare da sola, di notte, senza che Jeremy lo sap…”

Senti! Non ti ci mettere anche tu. Saresti ipocrita” Avier sollevò una mano dal foglio e se la portò al volto pensieroso, poi iniziò a parlare gesticolando come suo solito.


Posso capire invadente, irritante, idiota… Ma ipocrita? Perché dovrei esserlo?” Aelita ebbe un attimo di esitazione. Quell’esitazione che si prova quando fino ad un secondo prima ci si è immaginati una scena idilliaca in cui si trionfa in un’argomentazione, ma poi la realtà si rivela molto più difficile da gestire.


Le coincidenze… Ci sono troppe coincidenze. Quando ci hai raccontato la tua storia, avevi tutto il tempo di parlare del… Tuo… Orientamento. Non l’hai fatto! Non puoi essertelo dimenticato, quindi significa che non l’hai voluto fare. Però poi fai uscire l’argomento in un modo assurdo, oggi. Lo stesso giorno in cui hai capito che c’erano dei problemi tra me e Jeremy. E che tu eri la causa” la ragazza fece un forte respiro, poi terminò

L’hai fatto di proposito, vero? Perché?” lo disse fissandolo diritto negli occhi

Fatto cosa? Non ho mentito”

Forse no. Ma è un caso che tu lo abbia detto proprio oggi?”

Beh… Si”

La tua mano sta tremando” Avier si girò di scatto verso la mano che stringeva la matita, vide quest’ultima oscillare su e giù a causa del tremore. Spalancò gli occhi e poi si strinse il polso con l’altra mano, facendola calmare. Fece poi una risata, prima trattenuta e nervosa, poi molto più aperta.


Ti ho sottovalutata. Non pensavo che riuscissi a ragionare come me. Ma guarda! Sconfitto al mio stesso gioco” Aelita si mise seduta affianco a lui

Quindi, quella storia di te e Yuri…”

È vera! Come ho detto, non ho mentito. Questa foto non è falsa, dopotutto” Avier l’aveva di nuovo estratta dal suo portafogli

Però, gay, etero, bisessuale… Non riesco a classificarmi in tutto ciò. Ci sono persone per cui provo delle cose, e altre persone per cui provo cose differenti. Non mi sono mai chiesto il perché, perché dovrei farlo? Ciò che voglio, lo ottengo”

Stai tentando di divagare?”

No, no. Non preoccuparti. Perché me lo sono fatto uscire oggi? Forse volevo tenerti lontana da me”

In che senso?” la ragazza istintivamente si avvicinò ancora di più al ragazzo, lui le prese la mano senza preavviso. Ora era lui a guardarla fisso con i suoi occhi scuri.

Nel senso che quando mi guardi negli occhi, anche se lo fai per mettermi soggezione, mi piace. È abbastanza per non volerti veder soffrire”


I due rimasero ad osservarsi per un tempo indeterminabile, troppo distorto dalle loro percezioni. La ragazza avvicinò leggermente il suo volto a quello del ragazzo. Poi, però, lo spinse via. Fece perdere la presa ad Avier tirando via la sua mano e si alzò di scattò

I-io non posso. Non posso. Mi dispiace” disse mentre se ne andava, il suo volto iniziava a rigarsi di lacrime.


Eto zaymet nekotoroye vremya” si disse Avier quando se ne fu andata.


??????????/Jeremy Belpois – Terzo contatto – Ore 23:45



Gli spasmi la colpirono un’altra volta, ancora più violenti. La figure cadde dalla poltrona e rovinò a terra, il suo respiro era ostruito da tutti quei movimenti fuori controllo. Con tutta la forza di volontà in suo possesso, riuscì a tenere sotto controllo un braccio abbastanza a lungo per prendere l’ultima siringa e ad iniettarsela nel collo per calmare gli spasmi. Come si aspettava, l’effetto del farmaco si era indebolito, era diventato sempre più inefficace ad ogni iniezione. Ma tanto, ora che era finito, non sarebbe servito preoccuparsene. Si doveva passare al piano B.


Prese dalla sua sacca una flebo piena di un secondo farmaco trasparente, attivò il repulsore di gravità per farla fluttuare e poi afferrò l’ago collegato alla fine del lungo tubicino. Fece scorrere lentamente un dito lungo le nanofibre della manica sinistra, pian piano iniziarono a separarsi liberando il suo braccio. La pelle bianco latte appariva ancora più orribilmente corrotta da quelle piaghe nerastre, vederle lo fece innervosire più di quanto non fosse già. Prese l’ago e iniziò a infilarlo lentamente in una delle vene del braccio, il farmaco stava già iniziando a fluire gocciolando lentamente.


Si doveva sbrigare, entro un quarto d’ora il muoversi, il parlare e persino il pensare gli sarebbe costato molta più fatica. Il suo lavoro richiedeva una seconda persona, gli serviva…

Jeremy Belpois”


Aprì il programma di chiamata del supercomputer e digitò il numero salvato, poi si infilò le cuffie con il microfono.





Huy! È quasi mezzanotte. Chi cazzo ti chiama a quest’ora?”

Non ne ho idea” Jeremy prese il suo telefono poggiato sulla scrivania e sollevò lo schermo, ebbe un soprassalto. Riconobbe quel numero, era quello che usava per chiamare gli altri Guerrieri Lyoko dalla fabbrica. Non era possibile! Il supercomputer era spento.


Si ricordò della capacità di Avier nel capire le cose dai piccoli dettagli. Assunse un atteggiamento quanto più tranquillo possibile, o almeno ci provò.

Pronto?”

XANA sta tornando. Raggiungimi. Lyoko” la chiamata si chiuse. Come Jeremy riuscì a gestire di rimanere calmo non lo seppe neanche lui, forse Avier gli faceva molta più paura di quanto volesse ammettere. Non poteva permettersi di comportarsi in modo sospetto davanti al russo, sapeva che l’avrebbe seguito. Non doveva scoprire Lyoko.


Chi era?”

Un tuo amico forse. Mi è sembrato parlasse in russo, non ho capito nulla”

Inizia a fuggire. È il KGB che mi cerca” fece una lieve risata, poi chiuse di nuovo gli occhi. Dopo un paio di minuti tornò a russare. Jeremy si mosse quanto più lentamente e delicatamente possibile ed uscì dalla sua stanza, poi iniziò a correre.


La sua mente si riempì di ogni sorta di pensieri. Come poteva XANA star tornando? Lo aveva cancellato con il programma multi-agente, lo ricordava bene. Non c’era più traccia di lui in nessuna parte del supercomputer, o di qualsiasi altro computer del mondo. Inoltre, ammesso che stesse tornando davvero, chi era il tipo che glielo aveva comunicato? Non riusciva a capacitarsene, la sua voce non gli suonava per niente familiare, ma solo molto strana. Quelle poche parole le aveva dette in modo strano, aspirando leggermente alcune vocali ma parlando con durezza e freddezza. Sembrava una sorta di ibrido tra un accento tedesco e uno inglese.

Non ci stava capendo niente, si sentì così confuso che, quando arrivò nella foresta davanti il Kadic, quasi si perse cercando di fare la strada per raggiungere il tombino. Era passato un intero anno dall’ultima volta che si era diretto lì.


Superato quello smarrimento, ben presto tutto il tragitto gli tornò alla memoria. Dentro di sé sentiva un’ansia crescente ogni passò che compiva. Arrivato a metà strada, improvvisamente si fermò. Sentì qualcosa muoversi tra i cespugli e i tronchi degli alberi, in modo così rapido da non sembrare umano. Poi però i suoni cessarono, lui non si sentì al sicuro. Prese a camminare più lentamente cercando di guardare attentamente attorno a sé, la luce della Luna filtrava con difficoltà tra le fronde degli alberi e i suoi occhi non erano ancora abituati al buio. Aveva paura, ma non poteva fermarsi.


Mosse un altro paio di passi. Poi, qualcuno lo afferrò alle spalle. Una mano coperta da uno strano guanto nero, fatto di un materiale simile al cotone, ma dalla trama molto più intricata e complessa, gli tappò la bocca, impedendogli di urlare. Un braccio lo avvolse attorno alla vita e lo strinse, bloccandogli le mani in quella posizione. Si sentì tirare verso il basso e venire trascinato all’indietro con rapidità. Quell’individuo era così forte da rendergli impossibile qualsiasi movimento, come se avesse ferro al posto delle braccia. Istintivamente provò a gridare, ma ne uscì solo un lamento soffocato


Silenziati. Sono alleato” Jeremy non gli credeva, ovviamente. Non stava facendo nulla per metterlo a suo agio. Notò però come la sua voce fosse incredibilmente simile a quella sentita al telefono, anche se non identica. La sua era più fredda e regolare, inoltre quello strano accento era molto meno presente.


Una delle dita della mano sulla sua bocca si sollevò, indicando un punto preciso nella foresta, le altre cinque rimasero serrato attorno alla sua bocca. Si rese conto in quel momento che quelle mani avevano sei dita ciascuna. Questa scoperta lo fece gridare di nuovo, cosa che fece serrare ancora di più la presa al suo rapitore

Silenziati, ho ordinato. Sarà necessario stordirti altrimenti. Guarda lì, piuttosto” Jeremy lo fece e vide una seconda figura camminare lentamente con un passo felpato. Una figura esile, pallida e vestita con un pigiama nero con sopra una pessima stampa di Falco. Era Avier. Lo stava seguendo.


Jeremy non capiva, era sicuro si fosse addormentato, lo aveva sentito russare. Possibile che sapesse fingere di dormire?


Ha i comportamenti di un soldato. Va allontanato” disse sottovoce la figura dietro di lui, poi sembrò come da un’altra parte. Rimase perfettamente immobile, quasi Jeremy non lo sentì respirare. L’unico rumore che si sentì fu quello di qualcuno che si spostava tra le foglie, molto più avanti. Quei suoni attirarono Avier, che prese a seguirli. Dopo un paio di minuti, sentì la presa di quell’individuo allentarsi e liberarlo dalla sua morsa.


Lontano” disse, anche se Jeremy non capì se stesse parlando con lui. Il ragazzo tentò subito di scappare, ma con un movimento quasi impercettibile venne di nuovo afferrato per un braccio e tirato indietro.


Non tentare. Sei prioritario”

Che cosa vuoi da me? Che cosa sta succedendo?” la figura non rispose. Jeremy ebbe modo di osservarla. Il suo corpo era coperto da una sorta di tuta unica dello stesso materiale e colore dei guanti, cosi aderente da sembrare la sua vera pelle. La figura era umanoide, ma gli arti apparivano leggermente più lunghi di quelli di un essere umano, i fianchi erano più larghi di quelli di un normale uomo, inteso come maschio, ma non erano neanche femminili. La testa, coperta da un casco con una grossa visiera oscurata che non lasciava intravedere il volto di chi lo indossava, presentava un cranio più grande e sviluppato di quello umano.

Chi sei?”

I tuoi simili userebbero al definizione alieno” disse prima di toccare un dispositivo sul suo polso, facendo apparire degli ologrammi pieni di scritte. Se quello era un alieno, quello doveva essere il suo alfabeto. Eppure, a Jeremy sembrò familiare, non riusciva a capacitarsi dove lo avesse già visto.

Che cosa vuoi da me?”

Nel momento attuale, voglio te”

Come?”

Devo portarti con me. Tutto sarà spiegato”

Mi stai rapendo?”

La risposta è variabile. Tu vuoi seguirmi?”

No”

Allora, affermativo. Ti sto rapendo” Jeremy tentò di nuovo di allontanarsi, ma venne afferrato nuovamente. Non riusciva a capire come facesse a muoversi così velocemente.

Umano. Il giorno in cui i capricci di un unico distruggeranno l’equilibrio dell’Universo, io sarò morto da tempo”


Gli ologrammi sul braccio della figura scomparvero e dal dispositivo partì un lampo di luce che lì inghiottì. In una frazione di secondo, lì dove vi erano due persone, non vi era più nessuno.

   
 
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