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Autore: Helmwige    04/02/2020    3 recensioni
SPOILER TROS
Storia ambientata alla fine di Episodio IX, subito dopo la morte dell'Imperatore. Rey torna su Ajan Kloss dai suoi amici, cercando di raccogliere le fila della sua vecchia vita. Ma non è così semplice, ora che ha perso quasi tutto. Dovrà affrontare verità amare, solitudine e disillusioni, con la speranza che prima o poi ciò che è morto torni a vivere.
Una Reylo un po' diversa dal solito.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Finn, Poe Dameron, Rey
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Don’t you know?
That I’m still here next to you
Grab our dream of being one”
The Kolors
 
Ben non si fece attendere molto.
Comparve in mezzo alla stanza, poco lontano dalla ragazza. Rey, rannicchiata sul letto con le ginocchia al petto, fissava ostinatamente il pavimento, troppo imbarazzata per alzare lo sguardo. Stralci di frasi le vorticavano in testa senza capo né coda, ingarbugliandosi e annodandosi come tanti piccoli serpenti.
“Ciao,” riuscì a sussurrare banalmente alla fine, dopo interminabili secondi di silenzio.
La voce di Ben risuonò ovattata, terribilmente lontana. “Ciao”
“Io…” cominciò lei, fermandosi subito dopo. Ironico. Nonostante l’avesse chiamato lei, facendo appello a tutte le sue conoscenze sulla Forza, ora che ce l’aveva davanti non sapeva più cosa dirgli.  Le ci volle davvero molto tempo prima di riuscire ad estrarre un pensiero di senso compiuto dalla confusione che aveva in testa. “Non so perché ho reagito così male,” mormorò, senza smettere di fissare il pavimento.
Il silenzio che seguì fu tale da costringerla a smettere di respirare, tanto le risultava rumorosa l’attività dei suoi polmoni. Ben non si era mosso di un millimetro, né aveva parlato.
Alla fine, presa in contropiede da quell’apparente ostilità, decise di alzare lo sguardo, puntandolo sugli occhi cupi del fantasma. Ben la fissava senza battere ciglio. Al contrario di quanto si aspettasse, non trovò astio in lui. Tuttavia, era chiaro stesse aspettando un gesto o una frase. Qualcosa a cui avesse senso rispondere.
Rey fece un respiro profondo. “È solo che ho implorato con tutta me stessa di vederti, ti ho cercato così tante volte… e invece non ti sei mostrato. Perché? Perché non hai mai risposto?”
Per quella che sembrò un’eternità, l’unica reazione che la ragazza ottenne fu il movimento delle iridi scure di Ben, le quali si posarono sul letto, sulla finestra, sulle mani delle ragazze strette a pugno. Poi, quando finalmente tornarono a guardare il viso della giovane, l’ex Leader Supremo si decise a parlare.
“Non volevo che ti rifugiassi a vivere nel passato. Ero sicuro che, dopo i primi giorni di sconforto ti saresti rialzata e avresti continuato a vivere più o meno come prima.”
“E invece ho polverizzato una foresta,” rispose Rey con pungente sarcasmo. Si maledì subito dopo. Non conosceva mezzi termini: o rimuginava ore intere o parlava senza soppesare minimamente le parole.
“A dir la verità, non volevo apparire neanche in quel momento.”
La sincerità di Ben la colpì come uno schiaffo.“Perché?” chiese, abbassando gli occhi sulle sue mani che si dimenavano convulsamente.
“Perché il dolore va sfogato in qualche modo, prima che diventi troppo grande. Ma Leia e Luke non erano della stessa opinione. Prenditi le tue responsabilità, mi ripetevano. E così mi sono deciso.”
“Mi sono chiesta infatti perché nemmeno loro si fossero mostrati a me.”
“Non era compito loro, riportare l’equilibrio.”
 “Perché?” domandò Rey confusa.
Il fantasma strinse le labbra, mettendo fine alla sua irritante immobilità. “Lo sai, il perché.”
La ragazza si sentì profondamente a disagio. L’animosità che aveva guidato i suoi gesti il giorno prima l’aveva lasciata. Si sentiva come un droide dai circuiti bruciati, con la testa piena di informazioni ma incapace di metterle in fila. Le uniche frasi che riusciva ad emettere erano sarcastiche e pungenti, e di certo non venivano rielaborate dalla parte razionale del suo cervello. Aveva veramente tanto da dirgli, e quell’incapacità di trovare le parole giuste rischiava di farla impazzire.
Rialzò lo sguardo su di lui. Gli occhi di Ben erano profondi, enormi, pieni di sofferenza. Ma era una sofferenza ben diversa da quella che dominava Kylo Ren. Era pura, limpida, pulita. Non vi era tormento, solo rimpianto.
Rey allungò la mano, come su Ahch-To. Lo fece comunque, guidata dall’istinto, pur sapendo di non poterlo toccare.
Ben non disse nulla, limitandosi a fissare le dita della ragazza. Fece un passo verso di lei, colmando parzialmente la distanza che li separava e allungò la mano. Era così diversa da come l’aveva vista su Ahch-To. Ora la pelle di Ben era pallida, sottile. Rey inspirò, immaginando quanto potesse essere gelido un fantasma, e si preparò a passargli attraverso. 
Ma ciò non avvenne.
I suoi polpastrelli toccarono quelli di lui, le falangi combaciarono alla perfezione. Rey percepì il freddo risalirle lungo le dita. Un’energia pura e intensa la invase, facendole battere il cuore furiosamente.
Si sentì sprofondare nelle pupille di lui. La sua stanza diventò sempre più indistinta fino a sparire del tutto.
Si aspettava di vedere il futuro, così com’era accaduto la prima volta. Invece vide se stessa, mentre le sue braccia - le braccia di Ben – la tenevano stretta. Sentì l’impazienza, l’angoscia e soprattutto la paura. Vide la mano appoggiata al suo fianco e avvertì distintamente lo scorrere dell’energia vitale da un corpo all’altro. Poi il bacio, il tocco dolce e deciso delle sue labbra, il sollievo, la pace. E il vuoto.
La realtà tornò a circondarla concreta come prima. Si accorse di avere il respiro affannoso e le guance bagnate, ma non le importò. I suoi occhi erano ancora fissi su Ben. L’espressione di lui era la stessa che aveva avuto la prima volta che si erano sfiorati. Intensa, turbata, quasi implorante.
Rey abbassò lo sguardo. Guardò le loro mani che ancora si toccavano, senza capire.
“Com’è possibile?” sussurrò.
“La Diade,” mormorò lui di rimando. La sua voce profonda e seria tradiva la presenza di un timido sorriso. “Due corpi separati, ma uniti nella Forza.”
La comprensione si fece strada nella mente di Rey. “Due che sono uno.”
Percepì il sorriso di Ben come se fosse il proprio. Non era lo stesso che era apparso dopo che l’aveva baciato, era meno intenso e più timido. Ma era comunque un sorriso, e sul volto di Ben Solo aveva un che di miracoloso.
“Non me ne sono mai andato, Rey.”
 
***
 
La due lune di Ajan Kloss erano già quasi alla fine del loro volo notturno. La base della Resistenza era immersa nel silenzio. Gli unici rumori provenivano dai radi passi delle guardie e dal russare sommesso di Chewie, il quale aveva preso l’amara decisione di dormire sempre vicino al Falcon dalla morte di Han. A parte le sentinelle che vegliavano silenziose, tutti i soldati ribelli dormivano. Tutti tranne uno.
“Ricordo quella notte come se fosse stata ieri.”
La voce di Rey era un debole sussurro, come se avesse paura delle sue stesse parole. La ragazza continuava a guardarsi le mani con insistenza, torcendosele. Le dita si annodavano, si scioglievano e si annodavano di nuovo, senza sosta. Non riusciva proprio a stare ferma. Era frastornata, agitata e irrequieta. Perfino imbarazzata. Eppure più parlava e più le sue idee trovavano il loro posto, incastonandosi le une alle altre. La confusione che l’aveva tenuta stretta tra le sue spire la stava lasciando finalmente libera di respirare. Ben, invece, sembrava leggermente più disinvolto, come se la rigidità della morte gli stesse dando una breve tregua.
Ma forse questo non faceva che complicare le cose, perché lui era lì, sempre più concreto e sempre più reale. E più Rey lo guardava, meno capiva cosa provava nei suoi confronti. Su Exegol era accaduto tutto troppo in fretta per poter comprendere i suoi sentimenti. Prima Palpatine l’aveva incastrata senza lasciarle una via di fuga, le aveva mostrato le scene terrificanti della battaglia e l’aveva indotta a cedere.
E poi all’improvviso era arrivato Ben. La Forza li aveva messi in contatto dal nulla, come al solito, lasciandoli confusi ma pieni di speranza. Avevano combattuto fianco a fianco ed erano caduti insieme. E lei era morta, se lo ricordava bene, così come ricordava il tonfo che avevano prodotto le spade di Luke e Leia quando erano cadute al suolo. Tutto era diventato nero, vuoto, semplice. Non c’era dolore né sofferenza. Non c’era più alcuna battaglia, un senso alienante di pace aveva inglobato tutto. Non rammentava quanto tempo era rimasta in quel limbo, ma qualcosa l’aveva strappata da lì troppo presto. Si era risvegliata tra le braccia di Ben e una felicità immensa l’aveva invasa. Per un attimo, un misero e brevissimo attimo, tutto era tornato al suo posto. Ma Ben era morto qualche secondo dopo e il mondo si era accartocciato su se stesso.  
Non aveva avuto alcun modo di analizzare i suoi sentimenti per lui, né aveva voluto pensarci successivamente. Il dolore l’aveva fatta crollare come un castello di carte, assorbendo ogni sentimento e ogni capacità di ragionare lucidamente. Tutto ciò che era seguito era confuso, ovattato e sconnesso. All’inizio aveva pregato con tutta se stessa che Ben si rifacesse vivo, anche solo per salutarla. Eppure con il passare del tempo, non vedendolo comparire, si era imposta di pensarci il meno possibile. Perché tanto era morto, giusto? Che differenza potevano fare i suoi sentimenti in quel momento? Cambiava qualcosa se quell’unico bacio che si erano scambiati era dettato dall’amore o solo dal loro legame nella Forza? Così aveva deciso di non rimuginare più su quell’ultimo abbraccio su Exegol, tanto era frustrante e apparentemente inutile.
Ma ora… ora cominciava a pentirsi della sua scelta, ed era troppo tardi per pensarci. Il destino l’aveva messa di fronte a una situazione davvero delicata, chiedendole delle risposte chiare e immediate. Risposte che non aveva e che, forse, neanche voleva avere.
Così Rey continuava  a parlare, tentando – in modo alquanto patetico – di tenere il suo cervello e quello di Ben occupati.
“Ero rimasta ossessionata da quello che mi avevi detto,” riprese la ragazza. “Sai, su Han e sulla ricerca di una famiglia. Mi avevi fatta sentire debole e sciocca.”
Ben si passò una mano tra i capelli con aria pensierosa. Appoggiato al vecchio baule di Luke, con un’espressione tranquilla sul viso e le spalle rilassate, sembrava un adolescente. “Pensavo fosse l’unico modo per farti avvicinare a me. Farti sentire rifiutata da tutti, darti un’idea del senso di abbandono che provavo io… Avremmo sconfitto la solitudine insieme.”
Un vecchio scambio di battute tornò a farle visita attraverso la memoria.
Non mi sono mai sentita così sola.
Non sei sola.
Neanche tu.
Rey continuò a fissarsi le mani, sopraffatta dai ricordi.
“Ero convinto di quello che ti dicevo, riguardo a lasciar morire il passato.”
“Ad un certo punto ne ero convinta anch’io,” mormorò lei. “Per questo sono andata nella grotta. O meglio, ci sono caduta dentro.”
Finalmente sollevò lo sguardo su di lui. “Sai, avevo perfino pensato di essere un clone del vecchio Impero, un individuo senza passato, nato dal niente. L’avevi detto anche tu, che ero niente.”
Ben sussultò, trafitto da sensi di colpa improvvisi. Era incredibile come la sua vecchia natura umana premesse per uscire. Come se fosse ancora lì da qualche parte, in attesa.
“Comunque sia,” continuò Rey, “sono contenta di averti teso la mano quella notte. È stato l’unico modo per sapere la verità su te e Luke. Per vedere il tuo futuro e avere la speranza di una tua redenzione. Non credo che senza quella visione avrei mai avuto il coraggio di atterrare sulla Supremacy.”
“Non credevo l’avresti fatto.”
“Ripensandoci, è stato stupido. Alla fine eravamo in una situazione di stallo, ognuno convinto di poter cambiare l’altro. E invece non è cambiato assolutamente niente.”
“Ti sbagli,” mormorò Ben.
La ragazza inclinò la testa di lato, guardandolo con aria interrogativa. La voce del fantasma era così bassa che Rey temeva di averla solo immaginata.
Gli occhi di Ben sembravano persi nel passato. “Per me è cambiato tutto quando hai affrontato Snoke.”
L’espressione interrogativa di Rey divenne ancor più accentuata.
Ben sospirò con amarezza. Avrebbe preferito non doverglielo spiegare. “Il tuo coraggio nell’affrontarlo mi ha fatto decidere cosa fare. L’ho ucciso non solo per salvare te, ma soprattutto per liberarmi di lui.”
Scosse la testa, ancora vittima del rimpianto per quello che era successo sulla nave di Snoke. “Che stupido. Quel gesto non ha fatto altro che accrescere la mia rabbia. I Sith uccidono i loro maestri per prendere il loro posto… e senza rendermene conto ho fatto la stessa cosa.”
Rey sorrise mestamente. “Sai, per un attimo ho pensato che fosse finita. Pensavo di aver vinto, di aver salvato Ben.”
 “Non era compito tuo,” ribatté lui.
Rey lo guardò senza capire. Gli occhi neri di Ben sembravano inghiottire tutto come due buchi neri. La sua voce divenne ancor più profonda del solito, come se venisse da un’altra dimensione. “Chi cade nel Lato Oscuro non lo fa per pura malvagità, ma per la disperazione, l’inganno, il lavaggio del cervello. Per questo sentivi il conflitto in me, un conflitto che tentavo costantemente di soffocare perché mi vergognavo di ciò che ero diventato. Ma alla fine il Lato Oscuro soffoca anche il rimorso. Per questo non sarebbero mai bastate le tue preghiere o le tue suppliche. Dovevo uccidere io Kylo Ren. Io, nessun altro.”
Il petto del ragazzo si alzava e si abbassava velocemente. Aveva il respiro affannoso, come se quelle parole lo avessero terribilmente affaticato, come se… fosse stato ancora vivo.
Il silenzio si insinuò tra di loro, lasciandoli entrambi storditi: Rey incapace di rispondere a quella confessione e Ben confuso da quel sintomo di mortalità che, di tanto in tanto, lo sopraffaceva.
Le parole continuarono ad aleggiare nell’aria, riempiendo lo spazio tra i loro corpi immobili. Rimasero zitti per minuti interminabili, il tempo sembrò fermarsi. I loro sguardi, tremanti e insicuri, rimasero allacciati l’un l’altro.
Fu proprio aggrappandosi alle iridi scure del fantasma che Rey comprese: Ben aveva bisogno di fiducia, nient’altro. Improvvisa e incondizionata fiducia. Doveva sapere che lei credeva in lui, nel vecchio Ben Solo, nel figlio di Han tornato dalle tenebre. Doveva capire che lei aveva sempre confidato nel suo lato buono, anche quando tutto era sembrato perduto. E l’unico modo per farglielo comprendere si palesò attraverso la memoria.
 “Ricordi cosa mi dissi sulla base Starkiller, mentre ci affrontavamo?”
Ben rimase spiazzato dalla domanda. I suoi occhi si spostarono sulla finestra, in direzione del cielo nero che s’intravvedeva attraverso gli alberi.
“Mi sono offerto di addestrarti,” rispose infine. Tornò a guardare il viso della ragazza, che riluceva di una luce nuova. “Perché me lo chiedi?”
“È ancora valida come offerta?” chiese lei, mordendosi il labbro inferiore.
“Hai già avuto un Maestro. Anzi, due.”
Rey annuì. “Ed entrambi dissero che il mio addestramento era incompleto.”
Ben abbassò lo sguardo, come se il pavimento fosse diventato incredibilmente interessante. “Non credo di essere la persona più adatta,” rispose mestamente.
Rey si allungò timidamente verso di lui, cercando di scovare le iridi nere nascoste dalle palpebre. “Ti prego.”
Un sospiro sconfitto. La testa del fantasma si raddrizzò e i suoi occhi si allacciarono a quelli di lei. Poi un leggero movimento del mento appena percettibile, ma per Rey fu abbastanza: aveva accettato.
Avrebbe voluto sigillare quel patto con una stretta di mano, un contratto siglato col sangue o qualsiasi altra cosa. Ma l’unica reazione che il suo corpo accettò di darle fu un lungo sbadiglio di stanchezza.
Le labbra di Ben si stiracchiarono in un debole sorriso. “È meglio se dormi, manca pochissimo all’alba.”
“Ma ho così tante cose da chiederti,” protestò lei.
Troppo tardi.
Ben era già svanito.
 
***
 
Rey si svegliò poche dopo, infastidita dalla luce del sole.
Aveva dormito solo qualche ora e la testa le doleva come se avesse dato una testata contro il muro. Si mise a sedere e si massaggiò le tempie, cercando un minimo di sollievo. Le palpebre si schiudevano a fatica, come se fossero state magneticamente attratte le une alle altre. Non aveva bisogno di guardarsi allo specchio per sapere che aveva gli occhi gonfi e lucidi, striati di rosso ai lati.
Si alzò, appoggiando i piedi sul pavimento gelido. Il freddo la fece rabbrividire, risvegliandole i sensi. Allungò la schiena, stiracchiò le braccia verso l’alto e sciolse i muscoli intorpiditi. Solo allora il ricordo della notte prima riaffiorò nella sua testa, facendole spalancare gli occhi. L’angoscia, l’imbarazzo, l’incertezza… tutti i sentimenti che aveva provato il giorno prima s’infransero su di lei come un’onda per poi ritirarsi immediatamente, lasciandola spaesata. Complice la stanchezza, il suo cervello rivedeva i ricordi con estrema lentezza, focalizzandosi su dettagli sconnessi: il sorriso mesto di Ben, la sua espressione intensa e immobile allo stesso tempo, le loro mani incredibilmente a contatto, la consistenza quasi elettrica del corpo di lui. Era incredibile come la Diade gli concedesse ancora di essere reale in sua presenza. Il loro legame continuava ad esistere… lui stesso continuava a vivere. Il suo corpo era morto e svanito nel nulla, ma parte della sua Forza risiedeva ancora in Rey, consentendole di toccarlo come qualsiasi altro essere vivente.
Mise da parte i suoi ragionamenti e si decise a prepararsi. Dopotutto aveva fatto esplicitamente richiesta per avere un Maestro, doveva quantomeno dimostrare di prendere quell’impegno seriamente.
Ed era già tardi.
Si lavò velocemente con l’acqua fredda del catino, si vestì di corsa e si agganciò le spade laser di Luke e Leia dietro la schiena. Poi attraversò la stanza, spalancò la porta e… andò a sbattere dritta contro il petto di Finn.
“Hei, hei… calma, dove vai così di corsa? Stai scappando da un Wampa?” le chiese, allungando la testa dentro la stanza, come se si aspettasse davvero di vedere una creatura simile negli alloggi di Rey.
La ragazza aggrottò la fronte. “Che diamine è un Wampa?”
Finn si raddrizzò e stirò le labbra in un sorriso saccente. “Un animale che vive su Hoth. Leia diceva che suo fratello era stato catturato da uno di loro, prima della famosa battaglia contro l’Impero. Se lo voleva mangiare per cena.”
L’espressione di Rey non cambiò di una virgola durante quella spiegazione. Non le era chiaro come fosse questo famigerato Wampa, ma era abbastanza sicura di non averli visti in camera sua. “Spiacente di deluderti,” rispose. “Non ne ho visti.”
Detto ciò, si appiattì contro lo stipite della porta e superò il corpo dell’amico. Riuscì tuttavia a fare solo qualche passo prima che la voce di Finn la fermasse di nuovo. “Aspetta, non mi hai risposto! Dove vai così di corsa?”
Rey percepì una nota di sfida nella voce dell’amico, ma decise di ingoiare quel presentimento. “Vado… ad allenarmi,” rispose, girandosi esitante verso di lui. “Perché?”
Finn infilò le mani nelle tasche dei pantaloni. Nonostante la posa sicura, il tono di voce tradì la sua esitazione. “Ci chiedevamo se avessi voglia di aiutarci. Sai, c’è parecchio lavoro da fare.”
Se lo scopo di Finn era quello di metterla profondamente a disagio e di infonderle dei sensi di colpa, c’era riuscito in pieno.
“In realtà,” cominciò lei, visibilmente in difficoltà, “la mattina preferisco allenarmi. Sai, sono più riposata, soprattutto mentalmente.”
Sperò con tutta se stessa che lui non notasse quanto i suoi occhi fossero gonfi e arrossati.
Le labbra di Finn si appiattirono. “Guarda che non è più mattina. Abbiamo già fatto pranzo.”
Rey avrebbe voluto sprofondare nello stomaco di un Sarlacc. Il tempo sembrò dilatarsi all’infinito mentre le palpebre le si chiudevano da sole, in preda alla vergogna. Poi la necessità di trovare qualcosa di intelligente da dire – o quantomeno delle scuse – le fece battere il cuore all’impazzata. Eppure, l’unico prodotto dei suoi emisferi fu: “Avevo delle ore di sonno in arretrato.”
Finn fu talmente sorpreso dalla stupidità di quella risposta che non riuscì a dire nulla. Rey si sbrigò ad aggiungere delle scuse generiche, girò sui tacchi e corse via prima che Finn avesse il tempo di fermarla di nuovo e di protrarre quella tortura. Una vocina interiore le diede ripetutamente della vigliacca, ma la zittì immediatamente.
Attraversò la base di corsa, passando sotto le Ala-X e sbattendo ripetutamente contro i soldati che, a differenza sua, si davano da fare per organizzare al meglio la struttura ospedaliera. Una volta rimesso in piedi tutti i feriti, la base su Ajan Kloss sarebbe stata probabilmente smantellata. Ogni ribelle sarebbe tornato a casa, o si sarebbe sistemato su un nuovo pianeta. Col passare degli anni sarebbe nata una nuova Repubblica e un nuovo ordine della Galassia. E sarebbe stato definitivo, lo credevano tutti.
Tutti tranne uno.





Angolino oscuro dell'autrice:

Salve a tutti! 
Mi scuso per il ritardo, ma la sessione e il tirocinio mi stanno prosciugando. Vi chiedo di avere pazienza per il prossimo capitolo, vi assicuro arriverà appena potrò! Vi ringrazio per la pazienza e, soprattutto, per il supporto ricevuto finora! 
Che la Forza sia sempre con voi,
Helmwige

 
  
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