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Quel giorno sembrava che Tamama si fosse svegliato con la luna storta.
Con la musica ad alto volume nelle orecchie e lo sguardo completamente assorto nel nulla, si era rifiutato di mangiare una deliziosa fetta di torta alla crema, di fare colazione insieme a Momoka, che, perplessa, si era domandata cosa avesse provocato in lui quel drastico cambiamento, come mai si fosse comportato in modo così distaccato, a tratti sgarbato: le era parso troppo diverso dal solito.
La stessa sensazione di intorpidimento e confusione si era intrufolata nell'animo di Natsumi: si era stupita dell'assenza di appetito del girino - del fatto che avesse respinto i pasticcini che gli aveva gentilmente offerto, quasi con fastidio.
Era improbabile che avesse perso il suo tocco, l'abilità nell'arte culinaria, perché quei piccoli concentrati di zucchero e cioccolato che aveva preparato con premura emanavano un profumo invitante - perché tutti coloro a cui aveva chiesto di assaggiarli erano rimasti incantati dalla dolcezza del loro sapore, leggero e soave.
Anche Giroro e Fuyuki avevano supposto che gli fosse successo qualcosa che lo avesse turbato a livello emotivo o irritato - oppure che avesse quantomeno esercitato su di lui un certo impatto psicologico: non aveva indirizzato loro nemmeno un distratto cenno di saluto e, senza smettere di ruminare rumorosamente una gomma da masticare, aveva continuato a camminare, svogliato, privo di vitalità.
Ad Angol Mois non aveva regalato le solite occhiate truci, intrise di fiele, né alla sua vista era stato assalito da un'improvvisa e violenta scarica di rancore: l'aveva ignorata, si era vestito di un'aria di indifferenza, di superiorità, come se quell'oca dai capelli biondi non significasse nulla, come se non l'avesse mai conosciuta.
Aveva esibito la medesima mancanza di rispetto che aveva ostentato agli altri persino in presenza di Keroro; il ranocchio verde si era spazientito non poco nel momento in cui, malgrado Tamama qualche giorno prima avesse promesso che gli avrebbe concesso la rivincita al gioco di carte virtuali in cui era stato sconfitto miseramente, il soldato semplice era venuto meno all'accordo, rinfacciandogli un'eccessiva debolezza e carenza di astuzia e di logica.
Il sergente si era poi adirato, quando si era accorto che nelle iridi nere del girino si fosse infiltrato un guizzo di noia, un lampo di apatia, che non rientrasse minimamente nei suoi interessi il fatto che le sue graffianti critiche gli avessero calpestato la dignità e trafitto il cuore.
Si era chiesto per quale ragione avesse scelto di suonare saccente e irraggiungibile, di trasgredire agli ordini e di commettere insubordinazione: aveva forse pensato che laddove avesse stravolto la sua condotta sarebbe stato adulato e rispettato e avrebbe ottenuto onore?
Erano forse state le stelle a variarne l'umore, spinte dal desiderio di tendere uno scherzo?
Perché, di colpo, era mutata la sua visione delle cose e si era per così dire capovolta la sua sfera sentimentale?

È vero, quel giorno sembrava che Tamama si fosse svegliato con la luna storta.
Probabilmente, però, aveva solo superato l'età della giovinezza e si era affacciato a quella dell'adolescenza.