Purezza

8 Febbraio 2017

Dal blocco di Luka Couffaine: pensieri e sprazzi di canzoni.

Cadere, cadere, cadere,

e non frenare la caduta:

ciò che annienta non è la fine

ma la paura.

Ti ho vista cadere: le gambe sono volate in aria e le tue braccia, cercando di aggrapparsi a qualcosa, hanno incontrato solo il suolo. L'espressione contrita della tua amica, che si scusava per non essere caduta al tuo posto, era buffa, e io mi sono chiesto perché ti piacesse circondarti di marionette. 

Mi sono avvicinato e ti ho teso la mano.

“Ti posso aiutare?”

Tu mi hai ignorato, e io, come uno sciocco innamorato, sono rimasto con la mano aperta, ad aspettarti.

“Ti posso aiutare?”

Avevi la testa inclinata, storta come le pieghe della tua gonna ormai sporca: hai preferito abbassare lo sguardo.

“Chloé?”

Hai puntato gli occhi su di me, ma non hai visto la mia mano.

“Ti posso aiutare?”

Ti sei alzata in piedi, da sola.

“Accidenti, questi vestiti valgono più di quel demente in motorino!”

Mi hai chiesto dove fosse andata Sabrina: io ti ho risposto che non lo sapevo, anche se immaginavo che stesse allertando la tua famiglia.

“Ti sei fatta male?”

Mi hai scrutato, diffidente.

“No.”

Ho pensato che fosse una bugia.

“Posso aiutarti?”

Non hai capito quello che volevo offrirti però: “Tu? E tu chi diavolo saresti? Sparisci dalla mia vista, io non ho bisogno di nessuno!”

Marinette mi ha parlato di te qualche volta. 

Mi ha detto che sei insopportabile, pedante, egocentrica, viziata... insomma, mi ha elencato una marea di difetti. 

Tuttavia, un pregio, forse l'ha sottolineato: “Chloé sa riscattarsi, a volte, quando tocca il fondo”. 

Certo, la mia amica ha anche aggiunto che, nonostante il riscatto, tu continui a cadere miseramente e sempre più in basso.

“Io sono Luka, un amico di Marinette.”

Hai alzato gli occhi al cielo: “Adesso capisco tutto: Marinette Dupain-Cheng contagia tutti con la sua perfezione”, hai riportato lo sguardo su di me, “a me non serve imitarla per essere perfetta. Io la detesto. E di conseguenza detesto anche te.”

Ho pensato fossi invidiosa, poi mi sono accorto che i tuoi occhi non trattenevano solo malevolenza ma sopratutto malessere. Così ho imbracciato la mia chitarra. 

Mi hai chiesto cosa avessi intenzione di fare e io ti ho risposto che avrei seguito il cuore per sentirti cantare.

“Ma io non so cantare, io odio cantare!”

Mi hai confessato che ti vergognavi, perché reputavi la situazione assurda: perché tu non ci stavi capendo niente.

Io ti ho risposto che neanche io ci stavo capendo qualcosa, e ho cominciato a suonare.

Sinceramente mi è venuto spontaneo sorriderti, Chloé.

Alla fine ti ho vista: hai alzato la testa; hai nascosto un'espressione lieta.

“Questo non significa niente, ovviamente. Sei solo uno sfigato con la chitarra!”

Penso che tu abbia ragione: sono solo uno sfigato con la chitarra.

Vale solo il coraggio nel volo:

cambiare direzione e

nel cielo fissare il sole

sorgere, sorgere, sorgere.