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Autore: DonutGladiator    10/02/2020    2 recensioni
Raccolta di oneshot ambientate nei vari film Disney.
1. L'ambientazione è tratta dal Gobbo di Notre Dame. Un gitano dagli occhi ametista fa la sua prima apparizione davanti a un capitano che, per la prima volta in tutta la sua vita, rimane senza parole.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kogane Keith, McClain Lance
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Missione 1 - fandom!AU


 

Da dove vieni straniero?

 


Lo guardava danzare al ritmo della musica, girare e alzare le vesti intorno a sé, facendo movimenti energici e sensuali, ammaliando tutti coloro che lo osservavano danzare.

C’era qualcosa di stranamente marziale nella sua danza, come se il tamburello che stringeva tra le mani potesse sostituirsi con una lama e far compiere all’altro una serie di movimenti letali verso un invisibile avversario.

Una cosa era certa, non c’era donna o uomo nel pubblico che non avesse gli occhi puntati sulla figura aggraziata dai capelli corvini e gli occhi color ametista che continuava a compiere volteggi sul palco della piazza.

- Disgustoso, non trovate, capitano? – domandò il giudice seduto sullo scranno, la voce piena di disprezzo verso quello che i suoi occhi carichi di desiderio osservavano.

Il soldato non rispose, le parole che non sarebbero uscite nemmeno se avesse voluto, perse in quel mare di emozioni che la figura danzante stava scatenando in lui.

No, non c’era nulla in quella figura che avrebbe mai potuto fargli anche solo pensare una simile parola. Di disgustoso quello zingaro non aveva niente.

- Maledetti insetti, dovremmo sterminare tutti quelli come lui, Parigi starebbe meglio. - aggiunse, non distogliendo lo sguardo dalla figura che continuava a ballare.

No, Lance non poteva essere più in disaccordo di così. Non era diventato un soldato per uccidere indiscriminatamente persone che cercavano di vivere impegnandosi e lavorando per sopravvivere in quel mondo di ingiustizie.

Lui aveva abbracciato le armi perché voleva cambiare, forse utopisticamente, il loro mondo.

La giustizia doveva essere tale per entrambe le facce della medaglia.

Sì per i ricchi, ma allo stesso tempo anche per i poveri.

Notando l’espressione sul volto del suo nuovo comandante delle guardie, il giudice Kuron aggrottò le sopracciglia, infastidito che gli fosse stato inviato una persona del genere.

Poteva già immaginare che gli avrebbe causato notevoli problemi.

- Vedrà, stando qui si renderà anche lei conto che tutti i problemi di Parigi sono causati dagli zingari. – aggiunse il giudice con un ghigno che non lo rendeva agli occhi del soldato più amabile. Lance sapeva che le prime impressioni potevano tradire, ma quell’uomo non gli ispirava un briciolo di fiducia, sapere che avrebbe lavorato sotto di lui lo preoccupava ma allo stesso tempo la fiducia nei suoi principi rimaneva salda.

Sapeva che non avrebbe acconsentito a tradirli nemmeno per tutto l’oro del mondo.

La performance finì e il gitano fece un profondo inchino mentre le prime monete venivano lanciate sul palco.

Lance guardò il sorriso spuntare su quel volto stranamente pallido e bianco, come porcellana e gli occhi viola incontrarono i suoi, azzurri come il mare. Si fissarono per un istante che gli sembrò durare un’eternità.

Il suo cuore mancò un battito per poi cominciare a correre all’impazzata mentre la figura finiva di raccogliere il denaro che gli era stato lanciato e scompariva dietro le quinte del palco, all’interno di una tenda degli attori.

Che incantesimo gli era stato mai lanciato contro?

Chi era quel gitano e che cosa gli aveva fatto?

Cercando di riprendere il controllo si guardò intorno.

- Faccio un giro per vedere se è tutto regolare. – disse, smontando da cavallo.

- Controlli che nessuno di quei sudici saltimbanchi abbia rubato qualcosa alla brava gente di Parigi.- aggiunse il giudice con una smorfia di disgusto ben stampata sul volto.

Ora che il danzatore aveva lasciato il palco, anche lui sembrava aver perso interesse nell’osservare l’esibizione per la festa dei folli.

Lance si spostò davanti la tenda dove avrebbe dovuto trovarsi lo zingaro e si fermò prima di entrare. C’era una capretta che non sembrava molto amichevole a fare la guardia.

La creatura aveva uno strano colorito marrone tendente al ramato, quelli che sembravano due enormi baffi e un orecchino che le pendeva da una delle orecchie.

- Ehi bella caprettina, mi permetti di entrare, sì?- domandò, leggermente intimorito dallo strano sguardo che l’animale gli stava rivolgendo.

La capra fece uno sbuffo che non sembrava nemmeno lontanamente paragonabile a un sì e poi, mentre Lance scostava la tenda per entrare, si preparò a caricare contro di lui, partendo prima che potesse anche pensare di riuscire a spostarsi dalla sua traiettoria, colpendolo e togliendogli il respiro e strappandogli un gemito di dolore.

- Immagino che il tuo padrone non voglia essere disturbato. – biascicò il soldato mentre si portava una mano allo stomaco.

- Djoran, che succede?- domandò il giovane apparendo dalla tenda, con ancora indosso i vestiti che indossava durante lo spettacolo: - Oh, abbiamo compagnia a quanto pare. – disse con una voce tutt’altro che amichevole, gli occhi che lampeggiavano sfida.

Lance rimase per qualche istante imbambolato quando lo vide uscire, splendente nei vestiti porpora, luccicante di gioielli dorati e con un’espressione completamente diversa da quella che gli aveva rivolto dal palco.

Non sembrava di certo apprezzare la sua uniforme, di questo ne era più che sicuro.

Il gitano alzò un sopracciglio mentre lo scrutava con interesse: - Sei forse muto? Cosa vuoi?- domandò con un sibilo poco amichevole.

“Sembra una persona del tutto diversa da quella che era sul palco.” pensò, chiudendo le labbra e cercando di articolare un discorso che potesse avere un senso e preferibilmente che ne avesse non solo per se stesso ma anche per l’altro di fronte a lui. Perché si trovava lì?

- Controllavo che fosse tutto in ordine. - non seppe nemmeno lui come fecero le sue parole a suonare così tranquille nonostante il panico crescente che provava.

Il cuore sembrava che sarebbe uscito dal suo petto da un momento all’altro.

- Beh… direi che è tutto in ordine. Puoi andartene guardia.-

- Capitano - corresse Lance senza pensarci due volte.

Il gitano fece un sorriso di scherno e Lance fu più che sicuro che si stesse domandando chi avesse corrotto per diventare capitano delle guardie.

- Puoi chiamarmi…-

Il rumore di schiamazzi e di grida lo interruppero prima che potesse presentarsi al gitano, spingendolo a tornare in piazza e rimandando le presentazioni per un momento che sapeva, sarebbe certamente giunto.

- Allora alla prossima, capitano.- sussurrò il gitano facendo un piccolo inchino che l’altro non ebbe modo di vedere.

   
 
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