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Autore: Itsamess    10/02/2020    3 recensioni
“Avete tolto il vostro ritratto” fece presente Tessa con voce incolore, tenendo gli occhi fissi su Dorian.
“Una questione di modestia" rispose lui senza battere ciglio. "Mi sono reso conto che appendere la propria stessa immagine in salotto è di cattivo gusto quanto ridere delle proprie battute.”
Abbassò lievemente il capo e si chinò per fare il baciamano a Tessa.
“Lady Herondale,” mormorò con voce suadente “non siete invecchiata di un giorno.”
“Potrei dire lo stesso di voi, Dorian.”
Il ragazzo sorrise.
“Oh, così mi lusingate.”
“Che sciocca, in realtà intendevo compatirvi.” replicò lei in tono gelido. “A differenza vostra, non ho mai considerato l’immortalità un privilegio”.
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Tessa Gray incontra Dorian Gray, perché Londra non è poi così grande, e tanto gli immortali fra loro si conoscono tutti.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Theresa Gray, William Herondale
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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 TWO SHADES OF GRAY




Dorian Gray è lieto di invitare il signore e la signora Herondale al suo ricevimento serale. Venerdì, ore ventuno e trenta. È gradito l’abito scuro” lesse ad alta voce Will, rigirandosi l’invito fra le dita. Era di carta color avorio, spessa. Costosa. Il retro era ornato da un piccolo motivo floreale, che sbocciava simmetricamente ai lati del monogramma DG. Will pensò che sarebbe stato un buon segnalibro - anche perché gli piaceva vedere scritto il proprio nome accanto a quello di Tessa, qui pomposamente definita la signora Herondale. Girò nuovamente l’invito: nulla. Restò in silenzio un momento, confuso: “Non c’è scritto l’indirizzo, però”.
 
“Perché tutti sanno dove abita,” replicò Tessa, senza alzare gli occhi dal proprio libro “Dorian è un uomo molto in vista nella società londinese. A quanto mi dice Magnus, le sue feste sono leggendarie, anche se io non ci sono mai stata.”
 
Dorian Gray…” ripeté lui lentamente, facendo scivolare quel nome sulle sue labbra come per soppesarlo “sì, forse ho letto qualcosa di lui sui giornali, forse nella sezione di cronaca mondana. Quello che mi chiedo è come mai abbia pensato di invitare proprio noi al suo ricevimento… È amico tuo, Tess?”
 
Lei arrossì, ma abbassò in fretta lo sguardo.
“Collega, in un certo senso. Ma non posso dire di conoscerlo bene.”
Tessa ripensò ad una notte di molti anni prima, all’espressione di orrore sul viso di Magnus quando le aveva finalmente rivelato la verità sul misterioso Dorian Gray. “Anzi, a volte credo di non conoscerlo affatto.”
 
Lui si accorse della sua espressione e si accigliò. Era sempre stato bravo a comprendere come si sentiva Tessa, quasi che le sue emozioni non fossero altro che piccole note a piè di pagina.
“Hey, se non ti va non dobbiamo andarci per forza. Mandiamo un telegramma e decliniamo l’invito” mormorò Will, prendendole dolcemente la mano. Fece scorrere il pollice sul dorso. “Questa non è l’unica festa di tutta Londra… Ci saranno altre occasioni. Altri ricevimenti, altri balli.”
 
“No” rispose lei, un po’ troppo in fretta. Odiava sentirlo parlare del futuro in quel tono noncurante, come se si trattasse di una scorta illimitata di tempo dal quale attingere e attingere e attingere per sempre. “No, dovremmo accettare. Sarà divertente”.
 
 
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Tessa era già stata nel salotto di Dorian Gray solo un paio di volte, molti anni prima, quando la sua reputazione era ancora un frontespizio bianco e tutte le voci sul suo conto non erano altro che sussurri.
 
A quei tempi frequentare Dorian non era considerato sconveniente o potenzialmente pericoloso, ma era anzi l'ultima moda della societè londinese, che avrebbe dato qualsiasi cosa per ricevere l'invito ad una delle sue esclusive e ricercatissime feste. In seguito, le cose erano cambiate. Brutte faccende, a dire la verità: si diceva che il signor Gray avesse disonorato molte fanciulle fino ad allora del tutto rispettabili, finendo per gettarle nel discredito e spingendo più di una di loro a togliersi la vita; si raccontava delle sue avventure nelle peggiori bettole della città, della sua dissolutezza nel bere, della sua smodatezza nel fare uso di sostanze stupefacenti e della sua mancanza di scrupoli nell'acquistare tessuti e pietre preziose da loschi contrabbandieri. Di fronte ad un tale crollo della sua reputazione, perfino Magnus aveva ritenuto opportuno smettere di accettare gli inviti di Dorian Gray, e Tessa non aveva avuto più modo di incontrare il misterioso padrone di casa che più di una volta le aveva aperto le porte della sua straordinaria magione.
 
Quando vi rimise piede con Will quella sera notò che la disposizione dei mobili era del tutto cambiata: il pesante cassettone con intarsi in mogano e ciliegio - che un tempo la faceva da padrone all’interno del salotto - era stato sostituito da una credenza in stile art Nouveau dalle linee fluide e armoniose; il tappeto persiano era stato buttato via o spostato, forse per dare risalto ai meravigliosi pavimenti di marmo screziato da venature viola. Non che queste modifiche fossero strane: Dorian era sempre stato attento a seguire le mode in fatto di arredamento, arte e musica.
 
Ma c’era qualcos’altro di diverso, nella stanza. Un’assenza che poche persone avrebbero notato, ma che in qualche modo cambiava tutto.
 
“Avete tolto il vostro ritratto” fece presente Tessa con voce incolore, tenendo gli occhi fissi su Dorian.
 
“Una questione di modestia" rispose lui senza battere ciglio. "Mi sono reso conto che appendere la propria stessa immagine in salotto è di cattivo gusto quanto ridere delle proprie battute.”
 
Abbassò lievemente il capo e si chinò per fare il baciamano a Tessa.
“Lady Herondale,” mormorò con voce suadente “non siete invecchiata di un giorno.”
 
“Potrei dire lo stesso di voi, Dorian.”
 
Il ragazzo sorrise.
“Oh, così mi lusingate.”
 
 “Che sciocca, in realtà intendevo compatirvi.” replicò lei in tono gelido. “A differenza vostra, non ho mai considerato l’immortalità un privilegio”.
Erano discorsi pericolosi, che Tessa non si sarebbe mai sognata di fare in pubblico, ma il brusio di fondo della sala era tanto rumoroso da coprire quasi del tutto le sue parole, per cui nessun estraneo avrebbe potuto origliare la loro conversazione. A quale scopo, poi? Le persone che erano invitate alle feste di Dorian Gray conoscevano perfettamente la sua reputazione. Accenni casuali alla magia nera e alla scelta di rinunciare ad avere un’anima non li avrebbero turbati più di tanto.
“Onestamente, mi è sempre sembrata più simile ad una condanna.”
 
Dorian non parve sorpreso della risposta.
“Se mi disprezzate così tanto, come mai avete accettato il mio invito?”
 
La domanda, tanto semplice quanto onesta, la colse di sorpresa. Non era del tutto certa dei motivi che l’avevano spinta a volerlo rivedere dopo così tanto tempo. Non aveva nulla a che spartire con quell’uomo. Non erano amici e non si piacevano particolarmente. Ma allora perché era venuta? Dorian aveva tutto il diritto di chiederlo. Tessa si sentì arrossire: possibile che si fosse trattato di semplice curiosità, che una malata forma di Schadenfraude che le aveva fatto desiderare di assistere con i propri occhi alla rovina del tanto discusso Dorian Gray? Aveva sperato di essere un po’ migliore di così.
“Io non vi disprezzo” rispose quindi in fretta. “Credetevi, non nutro alcun risentimento contro di voi e non mi avete mai fatto torto personalmente.”
Incrociò il suo sguardo e si sorprese di notare quanto fosse normale e ordinario e umano. Aveva sempre pensato che gli occhi fossero un riflesso dell’anima, e che – di conseguenza – quelli di Dorian Gray fossero vuoti come uno specchio davanti al quale non passa nessuno.
“Semplicemente non vi capisco” ammise, stringendosi nelle spalle. “A quanto mi è stato raccontato, avete scelto l’immortalità e l’eterna giovinezza con la stessa nonchalance con la quale avreste scelto una carta da parati.”
 
“Credetemi, ho dedicato molto più tempo alla scelta della carta da parati. Quella acquistata dal precedente proprietario era un vero e proprio crimine contro il buon gusto”.
 
Lei lo ignorò.
“Sapete bene cosa voglio dire. Altri di noi non sono stati così fortunati. Altri di noi non hanno avuto la possibilità di scegliere.
 
 “Ognuno si sceglie il proprio veleno, è vero” le concesse Dorian “ma resta veleno in ogni caso. Non credo di essere più – com’è che avete detto? – fortunato di voi. Ho solo scelto di assumere un’altra prospettiva. Di vedere i vantaggi della nostra comune situazione.”
 
Essere immortale. Sapere con certezza che ci sarebbe sempre presente per la propria famiglia. Stringere fra le braccia i propri nipoti, e i nipoti dei nipoti, e i nipoti dei nipoti dei nipoti. Poter essere utile, per tutta la vita. Restare giovane e carina, proprio com’era la notte del ballo in maschera in cui aveva capito di essere innamorata di Will. Non invecchiare mai, e passare la serata in biblioteca invece che davanti al tavolo da toeletta come Charlotte e Sophie e Cecily, che ogni sera si mettevano della margarina sulle labbra per mantenerle morbide e si scambiavano ricette su come nascondere le prime rughe dell’età. Visitare il Labirinto a Spirale e poter trascorrere tutto il tempo del mondo a fare ricerche. Reincontrare Jem, magari, in futuro. Trascorrere una seconda vita con lui. Vedere Magnus essere finalmente felice con qualcuno. Leggere migliaia e migliaia e migliaia di libri, in eterno, per sempre.
 
“Non ci sono vantaggi” mentì Tessa. “Non so di cosa stiate parlando”.
 
Dorian sorrise, come se quella bugia lo avesse deliziato.
Si sporse verso di lei e le sussurrò all’orecchio: “Io credo di sì, invece”.
 
“Oh eccoti, Tessa!”
 
Lei si voltò subito verso di lui, rossa in viso.
“Will!”
 
“Dov'eri finita? Questa festa era un mortorio senza di te” sospirò lui, pur senza smettere di sorridere. “Come tutta la mia vita, del resto.”
 
“Stavo chiacchierando con il padrone di casa. Will, hai già conosciuto Dorian?”
 
“Non credo di aver mai avuto il piacere, no...” mormorò, facendo un lieve inchino. “Will Herondale, al vostro servizio, signor Gray.”
 
“Oh, chiamatemi pure Dorian, non mi piacciono le formalità! E così voi siete il marito di Tessa. Un uomo fortunato, se posso permettermi”.
 
“Il più fortunato di tutti” concordò lui, stringendola a sé. “Ragion per cui, signor Gray, vi ringrazio per lo splendido ricevimento, ma ora vi prego di scusarmi se requisisco temporaneamente mia moglie.”
Si voltò verso di lei e le chiese: “Che dici, Tess? Ti va un ballo, come ai vecchi tempi?”
 
La ragazza scoppiò a ridere.
“Parli come se fossero passati anni dall'ultima volta che abbiamo ballato insieme!”
 
“Be’, in realtà è così” rispose lui. “Non balliamo insieme dalla festa per la nascita del secondo figlio di Charlotte ed Henry.”
 
Tessa lanciò un’occhiata nervosa a Dorian.
“Davvero? Il tempo vola.”
 
“Capita sempre quando si è felici” rispose Will, dandole un bacio sulla guancia. “Allora, questo ballo?”
 
Tessa annuì energeticamente e si strinse a lui, cercando di ricacciare indietro le lacrime. L’incantesimo, quella bolla fuori dal tempo nella quale aveva galleggiato fino a quel momento, si era spezzato. A Tessa parve di notare un nuovo capello bianco, sopra l’orecchio sinistro del marito, ma si sforzò di non farci caso e di godersi solo quel momento, stretta a Will, il quartetto d’archi che diffondeva Schumann in tutto il salotto.
 
Non avrebbero mai più potuto ballare come la sera del ballo in maschera, perché con l’età i movimenti di Will si erano fatti diventati più lenti e faticosi. Aveva avuto un brutto scontro con un drevak, qualche anno prima, e da allora zoppicava leggermente. I suoi occhi – un tempo del blu più intenso che Tessa avesse mai visto – si erano ingrigiti. A causa di una lieve cataratta non riusciva a leggere alla sola luce del caminetto, doveva accendere una lampada ad olio. Delle piccole rughe gli solcavano le guance, ma si vedevano di meno quando sorrideva e Will sorrideva spesso perché era felice ed era questo che contava ed era questo che Tessa doveva tenere a mente.
 
Stava invecchiando – stava morendo – ma stava invecchiando con lei.
Tessa se ne rendeva conto solo in quel momento: se si vuole il lieto fine si deve essere pronti anche ad accettare l’idea che la storia, ad un certo punto, finisca.
 
Will la stava ancora guardando, in attesa di una risposta.
Lei annuì e gli prese la mano.
“Sarebbe un piacere, Will”



 
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Stavo rileggendo la saga delle Origini in attesa di Chain of gold e mi è venuto in mente questo crossover -  che onestamente sono sorpresa che non sia già stato scritto, perchè Tessa e Dorian sarebbero praticamente potuti essere vicini di casa a livello di timeline e setting.
Spero possa esservi piaciuta come idea, io di sicuro mi sono divertita a metterla per iscritto (perchè  quanto pare i miei passatempi consistono nel deprimermi pensando ai pregi e ai difetti dell'immortalità).


Come di consueto, grazie a chi è arrivato fin qui. 
Beatrice
  
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