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Autore: MilesRedwing    10/02/2020    1 recensioni
"Si, ho scritto io la storia.
E si è in terza persona, preferivate altro?"
Genere: Avventura, Commedia, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Knock Out, Megatron, Nuovo personaggio, Starscream
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Transformers: Prime
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"Devi parlare chiaro con me, Julian, si?"
Gli puntò un temperino alla gola e sapeva quanto lui da assassino e psicopatico di un certo livello, fosse prettamente in grado di smascherarla, era impossibile trovare un crimine dalle identiche modalità in toto non per mano dello stesso traditore.
A Kornelia non importava, quello che stava cercando era cruciale.
Tra loro in specie i decepticon facevano un vanto di lavorare in maniera diversa e lo avevano già impalato, solo più in basso sulla stessa linea immaginaria, dal collo alla vita.
Sorrise beffardo, sentendo razzi familiari giungergli in soccorso, forse era vero che a quei giorni perduti erano le donne a salvare gli uomini, oppure a condannarli eternamente, povero Damus.
Kaon pensò quello come nome perché Ebenezer essere citato non se lo meritava.
"E tu invece? Con la tua messinscena sulla nave, i simulacri del nemico " gesticolò, folle in una tale posizione, spinse la schiena contro la finestra e sfiorò un lembo di tenda con la destra, gettandolo sulla spalla opposta, alluse con le nuove "ottiche" che gli erano spettate in quella veste all'ennesima ultima ferita di guerra.
"Già" approfittò solo di qualche sillaba la seeker, sapeva che Slipstream stava arrivando e non le avrebbe tolto la gloria di sentirsi partecipe.
Decideva sempre tutto lei in realtà o in gran parte, anche per Redwing valeva in un certo senso, per Tarn senza dubbio ed era valso il joor dello scambio quando si era quasi fatta uccidere per far uccidere lui.

"Nessun membro della DJD è stupido, io potrei sembrarlo, te ne do atto, tuttavia avevo capito dal trucco del killswitch che cosa avevi in mente." Le scostò una ciocca rossa dal taglio sul viso, rubò le sue iridi madide di liquidi trattenuti e tentò mero di immaginare come ci si potesse sentire a darle un bacio vero, sinceramente scevro di piacere o sapore, vendetta e politica, come quelli che si raccontavano nei data di guerra in disuso.
Pensò ad alta voce che Tarn Breaker doveva essere o un vero idiota o un vero genio a rifiutare una cosa simile.
"Continua, sei bravo, te l'ho detto. Che cosa ho fatto?"
"Beh ... per prima cosa c'è un trucco a Kalis che si chiama canjer: in punto di spegnimento puoi sostituire via connessione esterna un compatibile al tuo mainframe e far si che si spenga al tuo posto, ma serve mescolare i fluidi portanti delle vittime prima e una di loro deve considerarsi organica in parte" le prese il braccio destro, senza preavviso, fece scorrere due dita sulla cicatrice da bisturi laser estesa a tutta la muscolatura.
"Quale occasione migliore farmi frustare, perché tu sei pluriaggiornata quindi il tuo ... sangue è più del mio, ergo ahimé te ne serviva un bel po', lasciare ... il tuo fazzoletto sporco per terra nella sala principale perché io potessi usarlo e poi tu avere entrambi i fluidi, oh e non credere che non sapessi nulla, è che conoscendoti era meglio assecondarti, non fraintendermi tu sei cattiva eh, e molto, in una scala da uno a diecimila quasi ... quanto Tarn. O Megatron." Rise sfrontato, le toccò i capelli di nuovo e Stormrider spinse la punta contro la pelle del suo collo in un taglietto superficiale.
"Per non divagare lo so benissimo che hai praticato questo sortilegio e usato le tue fiale per riportarmi in vita quando ti sei accorta, come io avevo previsto, che Tarn ti aveva risparmiato prima del tempo e che tu non volevi più farmi morire al tuo posto per portarlo dalla tua perché l'alternativa era Windblade e ... ops. Avete litigato? Perché non era un brutto accordo ... Ho detto qualcosa di male?"
La punta dell'arma giunse allo strato scuro di illusione che copriva uno dei suoi cavi di flusso principali, non le sarebbe stato arduo dissanguarlo, deteneva sempre energon dentro e questo era tre volte più veloce del sangue umano a fuoriuscire, inoltre Kaon era piuttosto esile senza corrente o tesla, dentro quel patetico simulacro umano.
"Se Lui lo viene a sapere ..."
"Se non lo sa già io me ne rammaricherei. È stato notevole, potrebbe innamorarsi ... aahi!"
"Windblade non è mai stata il problema, idiota. È sempre e solo lo Sterminatore."
"E ... il nostro mondo? Cybertron? Pfffahhaha, scusa, ma è davvero uno spasso, credimi dopo quasi quattro Guerre e Velocitron annienta ..."
"Si tratta di me, idiota. Se ti ho vagamente concesso di vivere è perché mi serve vincere su Ebenezer prima di Lei." Abbassò un attimo gli occhi, il pugnale restò dov'era, l'ex sedia smise di ridere, Kornelia strinse la presa.
"Se fossi morto non si sarebbe fidato di me e da voi non potete nulla contro le Nefaste e i Target."
"Uho, scusaci. Signora. Dea! Eddai, hai solo problemi di megalomania, è molto comune tra gli Ingannatori, anzi al 99 percento..."
"Io sono stata a Darkmount, Kaon! Ho visto la gemma! Senza di me siete spacciati. E ... Ascoltami bene. Non voglio morire ancora come una traditrice aiutando il nemico, reo, dopo quello che per tutta la vita ho dato via per la mia patria. Dopo quello che ho dato via del mio cuore...
Preferirei che fosse Tarn a condannarmi a morte ed eseguire la sentenza, almeno lo farebbe per la stessa giustizia per la quale ho combattuto dal principio."

Prese lui l'arma a quel punto, gliela torse contro e la gettò a terra, alle spalle i razzi ticchettanti a incombere feroci per strapparlo alle sue grinfie.
Si rese conto che non era nella tagliola di qualcuno, semmai l'unico inganno erano i suoi servo su quell'ostaggio sapientemente orchestrato davanti alla  balaustra, così decise di lasciarla fare.

"Non ci casco di nuovo, lo sai. Però posso aiutarti, Korny. Se tu ... prometti che qualunque cosa troverai a Darkmount, una volta accaparrata la dividerai con il sottoscritto e con la Divisione, io manterrò il tuo minuscolo segreto e avrò il merito per una volta; se il capo lo sa già tantomeglio non stuzzicarlo e lasciarlo crogiolare nelle sue idee di essere tuo sparkmate, ma sappiamo entrambi che se prenderà lui la gemma saremo al suo volere ambedue. Perciò"
Le ottiche della ex seeker smisero un imperturbabile attimo di scrutare l'acqua per vagare sulle sue.
"Brutto scarto di predacon che non sei altro. È così, vuoi solo la gloria, l'ombra del tuo Generale."
"Ferisce più l'elettricità ma si, sono cresciuto per strada. E tu no?"
"Tarn? Con me?"
"Oh, sapessi. Allora ci stai?"
"Te lo ha detto lui?"
"Me lo ha fatto capire. Ma baby, il macello che hai imbastito qualcosa vale, tu devi fidarti, al resto ci pensa Amp, no? E un'altra cosa"
disse ancora, stringendole le grinfie e chiudendone le unghie rosse verso i polsi.
"Niente di personale ma l'arancio sulle ali ... non ti dona affatto con questa illuminazione e ..."
Probabilmente lo schiaffo talmente forte e inaspettato lo avrebbe fatto rovinare nel canale sottostante la balconata dell'albergo se la seeker "francese" non fosse accorsa in quel momento.

Tuttavia, quella fu la reale sequenza della notte precedente al tornatempo, ciò che Kaon aveva osato e che Stormrider aveva confessato di aver fatto, aver vissuto, aver perseverato, combattuto, finto.
Essere stata, perché il suo upgrade era in Nefasta, metà del suo frame originale organico e il suo bel volto di porcellana, simile agli esseri umani, escluse le ottiche verdi, i capelli fulvi e il cipiglio da mocciosa, una maschera pari se non maggiore ad Ebenezer Breaker.

Conosceva il passato, il presente, il futuro, perché gli antenati delle ere spente avevano compiuto certe azioni, perché le avrebbero ripetute i discendenti e i prescelti come Redwing, perché nessuno dei due poteva anche solo percepirle mentre avvenivano.
Lo era per metà e per metà mortale, un mostro, la condanna maggiore in cui un cynertroniano potesse incappare. La pena incompleta per una bugia che aveva intriso Vos di veleno prima dei suoi storici Comandanti e Lord, aveva consegnato il pianeta a Megatron prima di chiunque, persino del Senato. Colei che toccando chi di dovere discerneva la sua memoria e vi condivideva le paturnie e i rimorsi atroci, colei che aveva il privilegio si, poteva anche dirlo, ma tanto chi avrebbe mai azzardato fermarle? O comprenderla?

Vista una chance vi si era aggrappata con ogni circuito e tagliente ingrannaggio, con ogni ruota e turbina e innesto a pistoni duplicati s'era affrettata a trovare il Generale quando aveva sentito che la più giovane degli Svardem era stata condannata a morte per alto tradimento da sua madre.
Sunstorm era una divinità all'atto pratico, ma teoricamente le Creatrici erano superiori al cosmo intero, anteriori per meglio affermare e l'avrebbero relegata nella città dimenticata a piacimento, lei e sua figlia e Starscream, neanché a parlarne, perché la regina era insicura, tremenda, servile, buona, per essere decezionevole oltre che idiota e Kornelia sapeva che per sconfiggerle in definitiva le sarebbe occorso un male enorme al concetto stesso di inferno e di oltretomba.

Lo Sterminatore e la Strega, dicevano?
Una Casta di rosso sangue che apre una somma architrave?
Sarebbe stato perfetto in un piano di battaglia.
Per quanto facesse male ammetterlo, Lei non era Tarn di Messatine, non era uno stratega, né un uomo d'onore, né un gretto psicopatico dipendente di nucleon e t-cog che spegneva per divertimento con una banda di squinternati al seguito.

Il suo sangue aveva aperto infinite porte dalla prima volta che si era sacrificata per un pianeta inutile. La prima precipitazione aveva distrutto il lato nord est della sua finitura, metà processore era stato rimpiazzato su nuovi microcip, una sua spalla, una sua ala, grazie a Primus e a Solus senza sfiorare la sua memoria centrale o le sue emozioni, perlomeno così si era sempre raccontata.
La seconda era giunta quando altri avevano provveduto ad abbatterla, staccarle e dissezionarle un braccio, in un luogo fittizio e astioso a cui avrebbe preferito finanche dissolversi senza lasciare traccia.

Il suo spark si era infiammato d'una luce vivida, aveva illuminato le sue tenebre e i suoi incubi, scoppiettando, crepitando sulle fattezze ormai congelate di una donna deforme che nessun'altro avrebbe ascoltato, una fisionomia senza sorriso in cui le ottiche erano solo vagamente percepibili, altro che disprezzare, sedurre o ammirare.
Dopo che Anopheles aveva finito, la luce si era oscurata e si era spenta, fino ad allora.
Fino a quando non aveva imparato sulla sua ... pelle, ormai, la lezione.




"Sono ancora me stessa. Grazie, per questo regalo, Signora."
"Non ringraziarmi. Questo velo che porti non è un regalo e nemmeno il tuo essere. È il continuare a vivere. Ma se ci fosse una misera opzione di sconfitta delle mie sorelle, tu ne saresti l'artefice. So quanto tutte e due siamo stanche di nasconderci."
"Si, ma io non ..."
"Vai, Kornelia. Io oggi impedisco al fato la tua anima e tu accetti di salvare la mia. Sia il tuo."









Sudata, malaticcia e infreddolita, Redwing Skyfire si svegliò da un incubo atroce nel letto a baldacchino dell'hotel di Venezia, rendendosi conto solo qualche attimo in ritardo di essere ancora in una sottile vestaglia di seta lilla e un simulacro umano di quasi 24 anni, nonostante il corpo acerbamente da bambina.
Le lunghe ciocche argentate delineavano duri spigoli su curve che un tempo aprivano un sorriso sgargiante e sfacciato, sopracciglia sottili, folte e decise, arruffate, trucemente scrutavano la finestra, in iridi vitree di cinque colori, in ere remote tanto lucenti da essere paragonabili all'allspark.
Stormrider distolse le belle occhiaie dalle tende che aveva appena chiuso al rumoroso sospiro singhiozzato della giovinastra, risolta a tentare di scolarsi il bicchiere di gin di cortesia posto dagli umani sul comodino, finendo inesorabile per scaraventarlo sulla parete, a qualche centimetro.
"Redwing, calmati!" Accorse rapida, sollevò i cocci da terra, li posò sul mobiletto e con un gesto di rossa del braccio destro li riassemblò, nascondendo poi con un lembo del tappeto il liquore sprecato a terra.
Avvolse la piccola in un abbraccio sconsiderato, mentre questa si traeva indietro, spaventata, in attesa di un colpo o una punizione.
Una mercenaria come lei non avrebbe dovuto azzardarsi, neanche a dirsi stupita da quella visione, l'attaccamento le era proibito in molte delle identità a cui faceva ricorso, anche dalla Lista in cui era presente, eppure da qualche nanoclick le stava sembrando così vuota di propositi quella sostanza di vita che si era ostinata a protrarre.
Forse voleva una figlia, forse voleva vendetta o forse voleva uccidere il mecha che ancora amava, Kornelia non ne era convinta.
Guardava quegli occhi e quelle labbra carnose all'ingiù e scorgeva qualcuno che nessuno specchio e nessun aggiornamento magico di dee false e bugiarde era in grado di restituirle.


"Se fosse accaduto quando ero con la mamma mi avrebbe picchiata e rinchiusa nelle segrete. Mio fratello no invece perché... perché. Io-Io penso di odiare ... quel posto" balbettò la vocetta, di solito in riverbero di tante note da far male, forte e sicura, piccata, insolente, presuntuosa, tornata invece nasale e basta.
E la strega pensò fosse quantomeno bizzarro che un'intonazione simile fosse riuscita a soggiogarla in precedenza, tanto quella presente a commuoverla.
"A te è mai capitato di non voler mai più tornare da qualche parte perché avevi paura di certi ricordi e cert ... per sentirti troppo inutile, non ti è capitato?! Dimmelo!"
Neanche Redwing seppe perché si mise a piangere mentre le raccontava informazioni crude e inutili e di routine nella cifratura di una seeker e di una decepticon; la storia della sua infanzia, il rapporto con suo zio, con i suoi zii, con il palazzo, la nobiltà forzata, le alte pratiche, la Corruzione, l'omicidio che l'aveva strappata a sua madre.
Quanto le mancasse un accidenti di padre o patrigno o sire o dannazione si chiamasse quell'affare che sempre Sunstorm diceva che non aveva.
Forse sua madre si era strappata a lei da molto tempo, aveva smesso di guardarla o considerarla per il suo fallire in ogni cosa, da prima della morte di Rambo.
Non glielo aveva detto perché era una seeker e aveva la magia, non un dono bucato e una predestinazione sfigata da cinque shanix.

"Tua madre ti picchiava? O ti insultava?" Le pettinò i capelli Stormrider, fece scorrere due dita sulle scapole esili, discoprendole piene di segni antichi e recenti, la strinse di nuovo e la coprì col suo scialle. Le prese una mano, la stessa che aveva rubato mentre Redwing dormiva, costringendola per errore ad assistere ai suoi ricordi e segreti in quella connessione sventurata, la avvolse e ne giunse le dita alle proprie.
"Sono due cose diverse, dipende da come le senti, di solito. Che io sappia sei impavida. Queste segrete erano tanto pericolose e orrende? Come ... quelle che hai visto nelle mie cifre?"
La ex Secondina non riusciva ad arrendersi al reale, sperava di svegliarsi ulteriormente, magari sulla poltrona di suo zio o vicino a lui e terminare quella notte ad ascoltare una deliziosa storia del Terzo Conflitto su Arcee e Miko e il Predacon e gli stupidi umani mentre la fiera croce Nemesis si dirigeva verso Iacon o verso casa.
Avrebbe avuto cose da dire e fare a tornare indietro ma non avrebbe potuto, non era concesso a chi aveva di fronte, figurarsi a una benevole ereditiera di Cercatori con zii pilota e madri streghe, predestinata da uno dei folli disegni scaduti del maggiore signore della guerra che si ricordasse a raccattare un sasso scordato in un tempio.

"Redwing. Se ti senti irrisolta pensare ulteriormente di essere inutile o che Sunstorm ti odi e stia venendo a prenderti non sarà altro che peggio. E ti chiedo scusa per ciò a cui hai dovuto assistere, che purtroppo è stato vero per la sottoscritta, ma guardati! Non sei me, questo mi pare evidente, non sei una che si lascia spaventare. O una che ami in eccesso, una debole. Insomma al tuo posto ... paventerei l'idea di spegnermi in caso di perdita ben oltre una mera insicurezza familiare passata."
"No" sbuffò la bionda torturando un ciuffo sul lato destro dello zigomo.
"Non ho paura di morire. Non voglio, se te lo stai chiedendo, ma è complicato il mio rapporto con la fine, ecco."
Sorrise, stonata.
"È come quando volo. Come se volessi sempre toccare il bordo senza cadere da quando sono piccola, ma non mi importa di Overlord o di Tarn, Lei mi terrorizza un milione oltre loro."

Le rimboccò le coperte, porgendole del latte, che le avevano portato su richiesta ma che aveva deciso di non bere.

"Hai pensato che potrebbe raggiungerci e aiutarci invece? Alla fine ieri ha cambiato strada dopo averti visto. Magari ci sta rimuginando anche lei e ... forse vorrebbe perdonarti, chiedere a te perdono, è comunque tua ma"
"Oh no, non lei di certo. Basta vedere Blackout per capire che la genetica non conta un cazzo, voglio dire prendi me, che dovrei essere sua figlia, tu chiedi di Sunstorm allo zio Starscream, chiedi allo Sterminatore e a Megatron pure, vedi l'avvenire se hai o meno una sfera, ti diranno tutti che è malvagia, imprevedibile, falsa, bigotta e non le piace che io combatta o che io uccida, che io non le sia identica, non le piace che io diventi regina e restituisca il cosmo a Vos.
Non sono diplomatica e regale, diceva.
S-Starscream mi ha rapita marmocchia e tenuta con sé per questo motivo, perché lui la pensa uguale a me, solo ..."
Pianse di nuovo, stringendo i denti, alzò al cielo le pupille e le fece cenno di smettere.
Stormrider non prendeva ordini, non ne eseguiva neanche da Tarn o dal diavolo, di norma non cedeva a ragazzine ingenue con cifra d'avvio scadente, però aveva una camera e una scintilla e aveva dato loro troppo retta da che fosse stata protoformata.
"E da quand'è che non la vedi, Reduvja?"
"Dal mio decimo vorn di upgrade. Un neonato vedi, non può essere condannato a morte e di conseguenza neanche una di pochi cicli. Così, quando uccisi il figlio di Dreadwing, Sunstorm mi impedì di lasciare il palazzo e i suoi dintorni, certo, non è che la ascoltai alla lettera, ma quelle poche volte che interagivo con lei era come rivolgersi a una statua di acciaio kalise. Era fredda, zia Nelia ... mi diceva che non ero normale, che ero folle e mi sbatteva nelle prigioni, uno spazio buio e angusto in cui non si poteva volare. Anche per cinque notti di fila se necessario.
Era anche più doloroso quando Bitty era lì e si comportava da genitore solo con lui.
Quando la Guerra è finita tre anni fa, io ... tu sai come funzionano i modelli nuovi, io avevo dieci vorn in pratica."

La più alta annuì, le sfiorò la testa e la tenne stretta, sdraiandosi sul letto e sui cuscini, cercando di conciliarsi un minimo di riposo.

"Mio zio tornò dalla terra con Megatron, Knockout e la nave, avevano perso, andò da mia madre a reclamare il suo titolo di conte e duca, insomma lo conosci, non è tipo da sputare sugli avanzi. Aveva cambiato frame e ... io lo sapevo che doveva aver avuto parecchi incidenti di percorso, decisi di non fargli domande. Mi disse che ero diventata più brava a volare di lui che aveva affrontato Optimus Prime con i minicon e una notte mi chiese se volevo ancora salire sulla Nemesis. Venni ingannata dai ricordi, ero piccola, mi sembrava un gioco e lui è molto abile ad assoggettare e ingannare la gente."
"Lo è. Più di quanto non appaia."
"Esatto."

Guardarono il soffitto in due e si accorsero di quanta vita sprecata mancasse loro in equa misura e che se l'una stava avvisando l'altra di non demordere lasciandosi annegare, a certi cancelli arrugginiti era stata la prima a farlo.

"Venni a sapere quattordici aggiornamenti dopo, qualche settimana fa che mi aveva rapita per vendicarsi, certo mi aveva evitato l'esecuzione, quantomeno l'essere diseredata. Forse Lei n-non lo farebbe come dici tu, ma Bitstream è figlio unico, Stormrider."
"No, Josephina, perché dici così?"
"Si! Secondo te finita la missione, che diamine sarebbe Sunstorm per me?! Zia Slip sta con Kaon ... mio zio è matto e Knockout deve tornare con gli autobot."
"Pf, discutibile."
"Io ... io sarò da sola.
Ok, non è mai stato un problema, ma ... a volte mi chiedo che sarebbe successo se avessi voluto scegliere diversamente, sai, dirle ciao prima di partire, provare ad accontentare tutti. Non reagire, fruendo dei miei doveri, come una Lady che si rispetti. Una principessa fottuta, con un triliardo di memici.
Se quando volo non faccio finta è una prova."
"Fare finta è il primo passo per fare qualcosa, tesoro. Se fai finta vuol dire che ce l'hai in mente, che vuoi. E male che vada sei una Decepticon. È nella tua natura. Sei meravigliosa e non è retorica inutile, credimi."

Chiuse le ex ottiche di nuovo, si girò e si posò sospirando sulla sua spalla nuda, sul corsetto che l'altra slacciava.
Il profumo di una donna l'aveva catturata da quando Cassandra si era mostrata dubbiosa verso il suo minuscolo cuore, da quando l'aveva toccata e le aveva strappato l'unica onestà rimastale, ben oltre il rivestimento. La pelle della vermiglia aveva un odore forte e dolce, piccole lentiggini si diramavano sullo sterno e sui seni, diverse righe rosse disegnavano una tela sotto i suoi fili argento, sparsi tra le lenzuola.
Sapeva di ritorno, Kornelia, di sicurezza e di fata, non di strega.
"Io ho diverse cicatrici davanti ogni volta che mi metto il pigiama. Se stessi a ricordarmi sempre di tutte sarei in analisi, non ti pare?"
Rise e l'altra trattenne lacrime e sghignazzate nella più caparbia delle espressioni, si girò dall'altra parte del cuscino e se lo mise su un orecchio.
"In questi casi" giocò la carta vincente Kornelia "sono convintissima che tu sia una dei tanti digit che io e Tarn abbiamo lasciato per il cosmo, finiti nella famiglia sbagliata. " La scrutò, poi imitando vosniani d'altre ere e con un sopracciglio e la voce all'ingiù, mettendosi un ciuffo ciliegia sul labbro a mo' di baffi, le disse:
"Sei identica a tuo padre."
Cattivella non si frenò, esplose fragorosa in sferzate e gutturali esternazioni, sputacchiando e abbracciando a sua volta l'improbabile madrina di quell'illusione che magari stava colpendo lei dopo Nickel o le stava solo sembrando più lunga di altre già vissute.
Prese a fissarla geniale.
"E tu allora ... saresti una valida opzione a mia madre. Non mi ignoreresti almeno"
"Non mi conosci come credi."
"Zia Nelia, hai mai ucciso qualcuno che non volevi?"
"Si, hai voglia. A cominciare da quando ho sbattuto tuo zio sulla torre di controllo est del Senato di Iacon nel 1997.beta. Mi piaceva quella struttura, maledizione, andò completamente in pezzi. Non ne fanno più ormai o toh, la Peaceful Tiranny. Aveva un motore da cilindrata 98, in termini di spinta di Nova Cronum."
"No!"
"Si. E io l'ho fatta esplodere. Penso che sia la sola cosa che veramente Tarn non mi perdonerà mai."
Redwing rise di nuovo, si accoccolò vicino ai morbidi ricci della più grande e comoda sui due cuscini la stette ad ascoltare, mentre la notte passava, quieta, senza sentire il bisogno di chiamare altri in suo soccorso o di dubitare di sé ancora.
Non seppe in che maniera, sembrava le lacrime fossero finite alla sua organica corrispondente, a sentire parlare quella Fantina mercenaria o quello che fosse, si sentiva momentaneamente sicura, da quando le aveva detto che mentire era un primo passo e che le cicatrici non erano male.
Dopotutto in qualche modo le proprie le aveva tenute nascoste sotto le serpi.
Si toccò le spalle sotto lo scialle e trovò quella dell'ala a sonagli, più una seconda vecchia e ritirata quasi del tutto, che aveva dimenticato, a forma di scarabeo.
"Qui è dove Rambo ti ha pugnalata mentre ti difendevi prima di ucciderlo. Ed è la sua forma, non un tatuaggio. Lo vedi che era legittima difesa?"
Redwing si voltò di scatto.
Perché le aveva letto nel pensiero o perché le sue mani erano orribilmente fredde per una viva?
Oppure perché la stava avvertendo di non cancellare niente?
Non lo seppe mai.

"Te l'ho detto che lo so."
"Facciamo un gioco?"
"Dimmi. Non sono brava in tutti ma batto Ebenezer a scopa, se vuoi. Le carte"
"Ah.ah. Facciamo che sei mia madre finché non vinciamo. E ... che io sono la Nefasta che ti preannuncia che rimarrai dalla nostra parte, fino alla fine."
"Uhm davvero? E cosa te lo fa credere, mocciosa?" Si finse crudele la ex seeker, come alla violacea era noto le piacesse.
Fino a quando la piccolina aveva chiuso gli occhi in riverbero, Stormrider era stata certa di avere fatto la cosa giusta, avere la vittoria in pugno, nessuno avrebbe potuto reclamare, specie così giovane e inesperto, di farla a Lei sotto i baffi, era il caso di dire.
Sarebbe andata dallo Sterminatore, avrebbe giocato Kaon sbattendolo fuori dai giochi e avrebbe portato a termine il suo piano, anche se a malincuore, anche se disperata.
Era il suo, dopotutto, era arrivata per prima da infiniti cicli stellari.

Se solo Redwing non avesse spifferato addormentandosi:
"È il futuro e solo io posso saperlo."
Sgranò le grandi pupille, mentre la copriva e vegliava su di lei.
In che modo aveva scoperto quella frase, lei non gliela aveva mai rivelata.
Solo Tarn la sapeva, Tarn e qualcun'altro.
Avvertì un cricchio di pochi secondi lungo ogni asse delle pareti della suite, neanche stessero per crollare, la testa le girò visibilmente, mise mano alle armi e alle fiale, istintiva e gelida, in tutto ciò Reduvja continuò invece a dormire, imperterrita, senza crucci, in pace, assorta quasi, avrebbe detto.

Kornelia sbuffò contrariata e la svegliò sgrullandole le spalle.
"Redwing! Un'altra illusione, Redwing!" Chiamò.
La bambina si destò, si avviò alla porta dopo aver infilato la vestaglia lilla e la avvisò raggiante:
"Ci stanno aspettando, andiamo."
Stormrider inorridì ancora, non per l'aura aranciata che la stava circondando di luce propria, no, né per la voce cambiata o per il fatto che la ragazzina stesse fluttuando sul pavimento.
"Reduvja ... tu" si azzardò ad accorciare la distanza e sfidare il medesimo sorriso di 27 vorn prima.
"Andiamo 33666."

Un lampo viola diramandosi dagli spigoli, gli intonaci e le porte le avvinse scaraventandole sul pavimento, per poi svanire immediato.

"Kornelia" spifferò la bionda tossendo e cercando di arrancare sui gomiti graffiati.
"È successo stanotte"
Porse a Redwing la mano dalle grinfie rosse e acuminate, lei si fidò, bevve anche la fiala per sicurezza, se davvero se lo erano giurate valeva la pena e disponeva di una difesa considerevole contro colei che le appariva come il Demonio.
"Tua madre o Blackarachnia?" La seguì la seeker più alta per i corridoi.
"Entrambe." Svoltò due angoli, affrettando il passo sui tacchi rumorosi.
"Finché ci nascondiamo come umani possono manipolarci. Lo so. L'ho visto.
È un miracolo che sia riuscita a sbarazzarmene, neanche io so come ci sono riuscita. Non so ... che cosa ti ho detto due minuti fa, ma Sunstorm è simile a una Nefasta, può possederti e può vedere l'avvenire, nella sua personalissima maniera, quello che conta adesso è trovare gli altri." Scansò i capelli, tolse una forcina e forzò nevrotica e con iridi irrequiete la serratura della camera di Tarn e il resto degli Ingannatori, la spalancò, con la Fantina in cerca del benché minimo segno al seguito.

La violetta entrò e le indicò i simulacri di ciascuno, da 67 a Helex, da Knockout a suo zio, a Tesarus, da Eiden, Vos, Cass e Isabeau a Slipstream e Predaking, passando per il flerken e terminando sulla Divisione e sul Generale e il Capitano di questa, assopiti, come in una favola.
Kornelia rovistò fulminea sulla scrivania e sul comodino di Tarn, in cerca dell'orologio da taschino di cybermateria, non lo trovò e controllò ai piedi della poltrona su cui stava russando.
"Solus troia" stizzì scorgendo le lancette contrarie ai suoi meccanismi.
"Redwing la nostra chiacchierata di una notte è durata due giorni"
"Lo so" stridé seria la piccola, accendendo la luce.
La perfida vermiglia serpeggiò verso di lei iraconda, mentre i decepticon dormienti si muovevano appena, alzò la destra per darle uno schiaffo, la piccola fece per schivare, chiudendo gli occhi.
"Lo so che lo sai. Smettila di fare così."
"Non ho iniziato io, è stata la mamma!" Ribatté disperata, in cerca del primo oggetto utile o del primo chiasso per ridestarli.
"Scusami. Questo non ci è granché. Sospetto ancora che con la sua alchimia potrebbe volerti aiutare"
"Si, costringendomi al suo sporco volere, giammai! Non mi vede da tredici vorn e decide di possedermi per salutarmi!"
"Si, ma se Blackarachnia ci ha messe contro, Sunstorm potrebbe solo voler farti cadere per dimostrare di avere ragione" rimuginava Kornelia, percorrendo il parquet in ogni direzione.
"E perché isolarci? Sperano ci eliminiamo a vicenda?"
Anche la violacea aveva preso a scalpitare, rovistando ovunque pur di racimolare anche un ninnolo da scagliare in aria.

"Forse è il senso del loro sonno, non riusciresti a svegliarli. È già stato deciso." Colse la strega, osservando le iridi di Redwing, la sua postura, l'aura finalmente scomparsa e qualunque luce non fosse Corruzione.
"Non ti capisco, che ho addosso?"
"Niente. Probabilmente Elita vuole annientare gli Ingannatori dall'interno. Sa che il nostro punto debole sono i tradimenti, così li sta evidenziando, uno per uno, per non farci mai arrivare a Darkmount. Prima Nickel e Tarn e adesso noi due."
La ex Secondina si accasciò sul letto del Generale e si tenne la testa, dolorante.
"E mia madre che cazzo vuole invece?! Sento che sto per esplodere! Pure a voler essere come dici tu, perché non viene di persona?!"

Kornelia le porse una mano e la fece alzare, ancora, nonostante come con la compassione, sapeva non avrebbe mai dovuto.

"Magari è la sola maniera che ha. Sai, neanche una Nefasta può mostrarsi in due posti contemporaneamente."
Si tenne l'elmo, che riprese a luccicarle in testa vago, quasi in modalità vosniana. Il riverbero in neon della porcellana del suo viso stava tornando e la testa girò pesantemente, prostrandola sul letto accanto alla ragazzina.
"Inizio di nuovo a percepire il futuro anch'io."
"Allora è viva ma non potrò parlarle comunque. Se ne è andata, Kornelia. Non è vero?"
"Il mio elmo ..."
Qualche secondo dopo tornò umana.
"Quindi ora cambiamo forma ulteriormente?"
"No. Ho capito, Cattivella. A parte tua madre Blackarachnia ci ha mandate avanti di un giorno."
"Si." Redwing s'avvicinò a Kaon e Breaker che dormivano uno sull'altro e provò a toccarli, per verificare l'intuizione della strega e ovviamente li constatò immateriali.
"Hai ragione, sono da un'altra parte in realtà!"
"Bingo." Esclamò Kornelia.
Era stranamente calma, gioiva, infilò il cappotto dello Sterminatore di quattro taglie più su della propria e si spinse  verso la finestra, terrificante.
"Adesso che cosa dovremmo fare, trapiantate nel futuro e pure suicide?!"
"Quello che avevamo deciso al principio. Scoviamo tua madre e giochiamo la strega."
Alla Secondina non restò molto da decidere quando Stormrider aprì le ante e salì sul davanzale, trascinandola per la sinistra a seguirla.
"E perché cazzo Sunstorm dovrebbe essere là sotto, siamo al quinto piano, Kornelia!" Stridé Skyfire opponendosi con tutte le forze che aveva alle ante di legno.
"Rilassati. Non ti chiederei mai di saltare nel vuoto"
Due artigli sfacciati le scivolarono, perse un guanto, uno stivale e cadde insieme alla traditrice.

"Se non avessi la sicura di un ponte spaziale al seguito"
"Ti odio quando fai così! Sei una pessima figura genitoriale!"
"Mai quanto tuo zio."
Tra le grida disperate della violetta e la disarmante risolutezza di Kornelia che si tirava su dal pavimento della Nemesis con la grazia di una reale di Francia d'altre epoche pulendo il suo moschetto fresco di polvere da sparo, le due impavide si trovarono a percorrere i corridoi della fiera croce, in apparenza deserta, ormeggiata nei cieli terrestri.

"La nave è nel presente almeno?"
"Non credo, ma sono sicura che qui troveremo la vera ragione che ha spinto Elita One a volerti eliminare o quantomeno intralciarti, insomma se ho capito bene è l'unica fino ad ora a cui non interessa la tua Corruzione."
"E cosa vorrebbe?"
"Ad esempio una cosa che sto per farti vedere"
Mentre proseguivano, le mostrò quelle che sembravano le ombre di due autobot che parlavano, forzando la scorrimento del luogo che riteneva più adatto ad essere sancta sanctorum di Megatronus di Kaon e senz'altro anche di una non Nefasta dai toni solari a Redwing ben nota che nel medesimo istante grazie ai suoi poteri rimuginava illesa su una navetta tra le costellazioni nei pressi del pianeta dei digit, in asse completamente opposto, ma su piani gretti identici a quelli della disgraziatissima prole.


"Ti fosse cristallino, mi interessa la tua incolumità, sorellina. Io e James stiamo bene per ora, ma sai che non potrai continuare a mentirle in eterno. È tua figl ..."
"Silenzio, Thucker!"
L'intonazione di Sunstorm Skyfire era capace di essere squillante oltre le note delle sue protoforme e nel contempo roca e cattiva quanto quelle dei suoi fratelli gemelli di assassini pluriqualificati di meccanismi.
Comunque il tutto non era neanche lontanamente resemblante il suo essere.
A suo tempo era stata una decisione orrida e azzardata lasciare Thundercracker e Skywarp alla mercé di Overlord e Windblade per tenerli occupati, mentre lei tornava a Darkmount, precedendo chiunque, concedendo forse a Redwing una vaga parvenza di ipnosi o possessione.
"Se Josephina è in pericolo mortale, oltre il 98 per cento della responsabilità è attribuibile a Lei e a quell'idiota di Starscream" schivò due asteroidi a pronunciare quel nome, perdendo per poco contatto con il commlink del primo comandante.
"Ho tentato di trovare una maniera per starle vicina abbastanza, ma non c'è. Blackarachnia è in gioco e io e te sappiamo che almeno tre Nefaste sono vive e vegete e li stanno aspettando. La mia principessa è intelligente, ha le carte in regola per trovare la strada e ripensare il fato, se vuole."
Interruppe il fratello ancora, smorzando qualunque risposta valida.
"Ho dato a lei e Kornelia degli indizi enormi. Starà ad ambedue osare seguirli, sperando che la strega non esageri."
"Ma Starscream e la Divisio ..."
"Noi ci vediamo alla Fortezza, non fatevi uccidere. Passo e chiudo."





Nella prua dell'incrociatore, due frame intrusi senza simulacro infettavano scaltri e armati le informazioni del database principale, credendo di passare vagamente inosservati.
"Lo sai, ora come ora avrei preferito mille volte seguire i predacon e tornare all'hotel sotto vesti umane"
Arcee Overlord - un altro nominativo non le sarebbe calzato tanto bene - storse il becco a una tale esternazione, a suo dire il suo piano era impeccabile, si sarebbero appropriati del mainframe della Nemesis con annessa rotta e intenzioni dei Decepticon e avrebbero ottenuto senza colpo ferire o rimorso applicabile su mocciose terze le schiaccianti prove che le occorrevano sui possedimenti di mezzo cosmo intestati a Redwing Skyfire, per schiacciare tutti gli oppositori, a cominciare da suo padre.
"Quello che non capirai mai, fratello" esclamò la ex ducati stampando due datapad e conservandoli nel subspazio
"È quanto i nemici siano vulnerabili esattamente quando mai penseresti di colpire."
"Quindi se Reduvja non lo sa non ti sfiora il senso di colpa se non si tratta di terminarla?"
La rinnovata seeker scagliò un pugno sulla console al minimo cenno di spegnimento della stessa, confermando al ricognitore qualunque dubbio o speranza che sua sorella da qualche parte fosse ancora online.
"Non fraintendermi, non potrei essere più felice di saperti scevra da remore, ma queste "carte", Arcee, garantiscono la nipote di Starscream e il suo parentato come eredi di Metroplex, Vos, Vos Iacon, Tarn, Trypticon, Crystal e Helix City. Mezza Cybertron e potrebbero riformattarla a piacimento se ..."
Ebbe un aleatorio sentore di supplizi passati quando la Generalessa gli puntò il blaster alla gola, in corrispondenza dell'alloggio della scatola vocale.
"Apprezzo la tua voce del presente, se non vuoi che torni indietro, Bee, assecondami. "
Esitò un nanociclo, due e tre, poi percorse a ritroso il laboratorio di Knockout, con il partner alle spalle ancora sotto shock, i polsi istintivamente alzati, prese un cilindro di informazioni, custodito in un ripiano dietro la falsa copertina di un libro meccanico in rilegatura tradizionale.
"Che cosa sarebbe?" Chiese Bumblebee scorrendo le ottiche sulle cifre, non sapendo di non essere il solo a storcere le labbra in un cipiglio di biasimo man mano che scendeva verso la risma inferiore del file.
"È ... sua figlia?!" Si lasciò sfuggire incredulo.
Non era la verità e ognuno riteneva mai lo sarebbe stata, per quanto possibile, come svariate questioni reali o di realtà alternative.
"Starscream ha messo i servosistemi avanti da molto prima di noi. Capisci perché devi fidarti anche se ti sembro oscena? Lo so cosa pensi, Bee. Non che ti biasimi. Ma devi credermi quando ti dico che agire alla maniera di mio padre è la sola chance di sopravvivere." Chiuse il file nel cilindro, una volta copiato nei propri microcip, lo ripose.
"Redwing è una constructed cold di 23 vorn e mezzo, il cui cna è stato manipolato esternamente da Corruzione e Perfidia a un breem di datazione, praticamente alla fuoriuscita dal pozzo dell'allspark. I Decepticon stanno imbrogliando da quando è nata!"
"Starscream " capì il tenente, alla fine.
"Ha inserito il suo codice cybernucleico in quello della nipote non solo per tagliare fuori la città stato di Tarn e il Capitano Blackout, ma per avere una linea pura d'eredità da prima che l'ultima guerra cominciasse. Primus, è un miracolo che non abbia mentito sul suo nome!"
Arcee annuì tremenda, stringendogli il polso e imboccando una scorrimento d'uscita.
"E sono sicura che non siamo gli unici a costernarci davanti a qualcosa del genere."

Sarebbero usciti. Avrebbero anche messo in atto la possibilità di tornare alla linea prestabilita, avessero calcolato come Decepticon, fossero stati brutali e ineluttabili come gli esecutori e Sterminatori di questi ultimi.
Purtroppo erano solo due autobot.

"Andate da qualche parte sulla mia nave, non sapevo."
La gola roca, tagliente e abominevole, magnifica a tanti ammiratori come Breaker era stato, il ghigno acuminato dei denta limati, le sopracciglia d'acciaio  a incorniciarne l'oscurità intrinseca oltre qualunque forma assumesse,
Megatron li aveva appena catturati.
"Sai cosa ho sempre rilevato sul tuo conto, Arcee."
"Oh, davvero? Credevo che la Guerra fosse terminata da un pezzo."
Rise. Fece il gesto secco di porgerle un servo enorme, mentre Nickel alle sue spalle li arrestava puntanto loro un doppio cannone a fusione addosso.
"Per molti idioti è così, ed infatti non ti sto obbligando a seguire il mio operato e neanche la mia stretta minaccia." A uno storcere di bocca della minicon le ordinò di abbassare l'arma.
"Dicevi sul serio?" Lo rimproverò.
"A quanto pare cosa ci resta? Vieni avanti, Arcee. E tu, Bumblebee di Iacon. Personalmente non credo di riuscire a immaginare quanto agire vi abbia tolto e ne vado fiero, eravamo nemici. Ma qui ed oggi l'unica è affrontare Overlord e le Creatrici.
Insieme"
La dottoressa a quel punto li scortò al timone e mostrò loro inequivocabili coordinate per quel che interessava i compagni lasciati a terra, di ambo le fazioni.
"Due giorni fa Blackarachnia ha intrappolato me, la vice di Tarn e Redwing e Stormrider, delle quali purtroppo ho perso le tracce, avanti nelle linee temporali. Vuole annientarci dall'interno, a cominciare dai tradimenti delle nostre fila."
La seeker blu lo guardò soddisfatta e determinata, sollevando l'ottica destra ad azzannargli l'armatura.
"E la cosa dovrebbe dispiacerci?"
"Mhm. " rise l'Oscuro Signore.
"Se scegli di accettare la mia offerta io veramente stavo pensando a vincere.
Dopotutto la resa non è un'opzione"
"Molto bene" scattò quasi ad arrestarla Bee quando sua sorella disse quelle due sillabe fatidiche.
"Però quando Redwing Skyfire scoprirà cosa gli stiamo nascondendo, non vorrei essere nei vostri panni."



Mentre lei e Kornelia parlavano, a Reduvja non era rimasto altro che tremare, annaspando di odio recondito oltre che paura strabordante da ogni cavo di flusso di energon per una e una sola persona.
"Tesoro, calmati adesso, non abbiamo idea se sia o meno "
"Certo che è vero, Kornelia e come potrebbe non esserlo! A questo punto ha senso anche che Elita abbia voluto mostrarcelo! Che Sunstorm sia sparita, che ... io ... grrrrrr!!"
Ringhiò furibonda gettando data e oggetti ovunque, dilaniando spigoli e pareti spesse quanto il proprio corpo ad artigli nudi, pur essendo ancora in simulacro umano.
"Red, tu n ..."
"Quando gli metto le mani addosso io giuro che gli serviranno un ricostruttore di antimateria, un gps, un rilevatore di energia oscura e appellarsi a Primus per rifarsi! Altro che DJD, altro che Megatron!
Urlò contro suo zio tanto forte che persino su Garrus-9 l'avrebbero sentita.
"Redwing, ascoltami bene ora, guardami, è un ordine: tu non sei la tua famiglia sgangherata, né tu madre, tuo zio o Blackout. E ti posso garantire, perché lo sai che lo so che non sei la figlia di Starscream. "
"Ma allora chi Unicron sono?! Un fantasma? Un clone d-di qualcosa? Se mi zio era scienziato che diamine ha fatto?"
"Bravissima, esatto. Ha clonato una parte del suo cna nel tuo per garantire la discendenza su qualsiasi trattato. Siccome già c'era per genetica è evidente al punto da essere disarmante, ma non sei la sua sparkling. Te lo potrei giurare su Tarn Breaker. E sulla Corruzione che mi tiene in vita e per colpa della quale siamo in questo pasticcio."
"Cosa?!"
La Fantina premurosa e saggia, sorrise, colpevole, la strinse di nuovo, cercando di quietarla per conservare la loro incolumità a bordo e l'ultimo oscuro segreto che le aveva confessato. La scortò al ponte spaziale dal quale erano entrate per tornare a Venezia, ma stranamente lo trovò aperto e impostato.


Quando Ebenezer Breaker aveva riaperto gli occhi stanchi e ancora impuramente madidi di umanità a suo dire, dalla caratteristica colorazione castana in iridescenza rosso carminio, non aveva realmente creduto di trovarsi in una camerata dalle pareti bianco gesso, circondato da nulla in ogni dove eccetto la stessa poltrona su cui nell'altra realtà era crollato.
Neanche aveva sonno quando tutto era cominciato, magari si sarebbe detto genericamente inacerbito, snervato, stizzito, per la risoluzione immotivata di una strega di fargli quasi lasciare quella galassia per puro piacere personale con una ferita di striscio, leggermente furioso con la sua Divisione malaugurata perché stavano lentamente tramutandosi in incopetenti, tuttavia null'altro che sensazioni abitudinarie, giammai si sarebbe messo a dormire nel mezzo di una missione cruciale come quella.
Non mancò di notare l'assenza furba e programmata del suo odiato mentore di ere spente, Megatron e pure della sua fidata Nickel.
Fece per alzarsi e spegnere la prima unità responsabile si fosse trovato davanti e dovette rinunciarvi, visto che Kaon la sedia elettrica, nonché suo cretino d'un vicecomandante gli stava in standby a pancia in giù sulla fusoliera, stringendo i cannoni in mano neanche fossero stati pupazzi di gomma per protoforme.

"Si, Agatha ... finché morte non ci separi" sbadigliava farfugliando "lo voglio anch'io!"
"Io davvero, mi ritengo di troppa maturità per imprecare o bestemmiare o l'Unicron me ne scampi, ma esigo sapere qui e ora dove dannazione sono finito!"
E in effetti non gli occorse tirar giù divinità in modo metaforico, le pareti dell'improbabile luogo caddero in autonomia al mero tocco della sua voce roca ed armata, risolvendo pure di rimettere alquanto bruscamente Amp online e sull'attenti.

"Signore! Emergenza, Comandante, la nave è sotto bombardamento, chiedo il permesso di rispondere al fuoco!"
"Funziona sempre." Ghignò lo Sterminatore.
"Amp, ti ho svegliato perché dormivi, è quella ... prostituta d'una poco di buono, ci ha gettati nell'ennesima illusione."
Il mech più esile ripose l'elettricità che aveva sguainato a mani nude, girò in tondo un paio di volte e si accorse di avere ancora sembianze umane, anzi anche Tarn ce le aveva.
"E gli altri?"
"Avrei paura a chiederlo."
L'intuizione del Generale non fu errata, i due si voltarono verso l'unico muro senza tono rimasto in piedi e scorsero spiccarvi al di sopra una proiezione olografica, come le comunicazioni utilizzate dalle navicelle come la loro ex Peaceful Tiranny; la questione prorompente e insensata era più che altro il frame di Breaker in acciaio e bulloni a ripetere una minaccia storica in loop, in un incubo senza termine alcuno.

"Io ho letto i file di Banzai-Tron riguardo tutti i decepticon esistenti, tutti quanti, dai più prestigiosi membri fino ai ranghi più bassi. E li ho valutati, sai? In ordine di importanza. In cima c'è Megatron, in fondo... beh... Non so come hai fatto, Starscream, ma sei finito con i sei peggiori fallimenti che ci siano"

"Io ho letto i file di Banzai-Tron riguardo tutti i decepticon ..."

"Vedi, Kaon, quando dico che il mio ego è felicemente spropositato intendo che troverei situazioni come questa esilaranti e spassose, non fosse che i rei siamo noi e la mia parte la fa quella strega" ringhiò l'uomo mettendo mano alle armi alla cintura, che riscontrò atrocemente spoglia.
"Redwing!!"
Sentirono un'odiosa raucedine, non fosse bastato altro, chiamare in lontananza.
"Redwing!! Cattivella, sei qui anche tu? Redwing!"
Non ebbero dubbi di chi si trattasse quando la proiezione divenne incandescente e una spia illuminò Starscream Skyfire in mezzo alla stanza, l'assassino della storia.
"E ti pareva che dovevo ritrovarmi voi due! Mah. Quando vi siete svegliati, avanti, ieri o oggi?"
Il leader della Decepticon Justice Division girò lo sguardo e sbuffò annoiato, se la burattinaia glielo avesse concesso avrebbe anche ascoltato - sempre a torto - le lamentele di quella feccia e avrebbe scoperto, oltre al fatto che Reduvja e la Fantina stessero per liberarli, avendo vinto Blackarachnia insieme a Megatron e a Nickel, che il soggetto era stato intrappolato in loop il joor precedente, essendosi lui e Knockout ritirati per primi, però non accadde, non gli spettò, quando Stormrider, o per meglio dire una 33666 che sembrava appena uscita dal suo incontro con Anopheles del vorn 1.999beta, li raggiunse armata e minacciosa, pur limitandosi a sconfiggerli a parole.


"Kornelia. Io e te sappiamo che c'è una ragione per la quale sei qui. E non altrove." Fece fuoco Breaker.
"Ah davvero? E quale sarebbe?"
"Hai salvato Kaon subito dopo averlo ucciso! So dello scambio e del tuo sortilegio. Bugiarda, infida, meschina, gretta, miserabile che ..."
La sedia elettrica sorrise sghembo a quelle parole, dandole appena il tempo di scorgere la vaga promessa che si erano fatti di nascosto ancora in piedi.
Non era in forma umana, curiosamente detenevano tutti le stesse dimensioni in quella blindata fuori dai secondi e dalle ore. Raggiunse Tarn curiosa e riprovevole, puntandogli una pistola alla tempia sinistra.
"Mhm, che brutture da dire a una ragazza al primo appuntamento dopo tanti secola seculorum ... anch'io porto una maschera, no? Cosa è successo con la Creatrice."
Mostrò le fauci belle e bianche, i canini acuminati, di Perfida origine, passò dietro di lui e scorse due artigli sulla sua nuca.
"Ovviamente. Ma dovrei saperti dalla nostra parte ed in modo certo ... non per me. Per chi se lo merita, Kornelia."
Ripeté, ben conscio di adirarla.
"Tipo la ragazzina o i tuoi soldati? Sempre che ancora lo siano, a me sembrate più un'adozione allargata, Ebenezer, poi rinfacci a me di volere protoforme. Senti ahm ... senza che ti provochi ulteriormente i nervi e che tu reagisca male mandandomi offline prima che lo desideri, posso immaginare come vi sentiate, ma Windblade l'ho scelto e basta di tradirla perché... forse tu Kaon lo avresti salvato, lei no. E io non voglio che Cybertron cada su un'altra daga inutile tramite una delle mie star saber."

Rimuginò ancora su crimini che in altri luoghi non avrebbe rivangato, al ridondare delle sillabe scadute di Lei.
La sua voce era comunque splendida e corrompente come 27 vorn e mezzo prima. La fisionomia, il processore e trilioni di dati insostituibili con qualunque programma non inerente la camera spark, andavano divampando alla sua portata.

"Tarn." Lo chiamò Kaon, invano.
"Tarn, dobbiamo andarcene da qui. Non è reale." Tentò il suo, Starscream.

"Pervinca." Sussurrarono le labbra d'ombra.

Le avrebbe detto "chiunque tu sia" o che voleva, anzi che doveva, che avrebbe dovuto ucciderla, le avrebbe detto la verità, ma neanche lui, che spegneva i mecha con un colpo di tosse o un alito di nota appena accennato, aveva mai visto un'illusione orchestrata in una sinfonia tanto palpabile e velenosa.




 
 
 
  
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