Libri > Eragon
Segui la storia  |       
Autore: PrincessintheNorth    12/02/2020    1 recensioni
Nuova edizione della mia precedente fanfic "Family", migliorata ed ampliata!
Sono passati tre anni dalla caduta di Galbatorix.
Murtagh é andato via, a Nord, dove ha messo su famiglia.
Ma una chiamata da Eragon, suo fratello, lo farà tornare indietro ...
"- Cosa c’è?
Deglutì nervosamente. – Ho … ho bisogno di un favore. Cioè, in realtà non proprio, ma …
-O sai cosa dire o me ne vado.
- Devi tornare a Ilirea."
Se vi ho incuriositi passate a leggere!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Morzan, Murtagh, Nuovo Personaggio, Selena | Coppie: Selena/Morzan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
KATHERINE
 
Sei sicura che sia la scelta giusta?, domandò Antares preoccupata.
 Assolutamente, replicai cacciando a forza le scarpe nel bagaglio. I bambini sono rimasti da soli anche troppo. Questa stupida missione non ha certo bisogno di me, ma i miei figli invece sì.
Sì, ma hai dei doveri istituzionali. A tuo padre non piacerà.
 Non m’interessa. Nemmeno le banane gli piacciono, perché dovrebbe importarmi qualcosa? Lo sapeva benissimo che ero incinta quando mi ha spedita in questa stupida foresta, e lo sapeva che tra me e gli elfi non corre buon sangue, così come era ben consapevole del fatto che un viaggio a ritmi serrati come quello a cui mi ha costretta mi avrebbe esposta a seri rischi di aborto …
 Che non è avvenuto, osservò.
Certo, perché gli elfi mi hanno curata.
 Quindi non ha più senso dire che c’è così tanto astio tra te e loro, replicò.
 Sì, certo, perché secondo te sentirmi dare ogni giorno dello scherzo della natura vuol dire andare d’amore e d’accordo con questi orecchie-a-punta, sibilai. Quando mi sveglio al mattino non vedo l’ora di scoprire in quale nuovo modo avranno deciso d’insultarmi.
 Adesso sei molto arrabbiata, e non pensi davvero ciò che dici.
 Al contrario. Venire finalmente a conoscenza dei pensieri di Murtagh, nuovo migliore amico degli elfi, mi ha reso ben chiare le mie priorità, sbottai. I bambini sono le uniche persone per cui sia utile senza essere un problema, ergo è da loro che devo andare.
 Sai benissimo che non è vero. Murtagh ha bisogno di te …
Murtagh è perfettamente in grado di pulirsi il sedere da solo, Killian no.
 Non stiamo parlando di pulizia!, insistette. Potevo sentire la sua rabbia e la sua frustrazione, ma sinceramente non m’interessava. I tuoi cuccioli-umani stanno bene e sono al sicuro. Murtagh, Eragon e il regno hanno bisogno che tu stia nella foresta per far firmare il trattato, quindi è lì che devi stare.
 Come ho già detto, Murtagh ed Eragon sono adulti e perfettamente in grado di badare a loro stessi. Se mio padre ci tiene così tanto ad allearsi con questi effemminati che alzi lui il regal deretano e venga qui. Io con questa storia ho chiuso, sentenziai. Ad ogni modo lo so benissimo che riguardo ai bambini mi stai nascondendo qualcosa, lo posso percepire. Non so cosa sia, se qualche lite che hanno avuto con altri o se i miei o Morzan e Selena abbiano violato qualcuna delle regole che gli avevo dato, ma sappi che una cosa così da te non me l’aspettavo.
Questa volta non rispose: potevo sentire che le mie parole l’avevano ferita, e che le dispiaceva tenermi quel segreto, ma in quel momento non m’importava niente di nessuno.
Almeno rimanda la partenza a domani mattina, mi suggerì poi. Non è sicuro viaggiare di notte.
 La notte porta consiglio.
E malviventi. Sei incinta e nemmeno al massimo delle tue condizioni.
«Katie, se non apri questa porta giuro che la sfondo!» Murtagh urlò dall’altro lato della porta. Erano ore, probabilmente, che ormai avevo chiuso a chiave la porta d’ingresso alle nostre stanze, rinforzando la serratura con qualche incantesimo, ed erano ore che cercava di entrare, ma di gestire anche i suoi capricci, in quel momento, non avevo voglia.
«Attento, tesoro, non sia mai che ti uccida, essendo instabile» commentai senza nemmeno sforzarmi di trattenere l’acidità nella mia voce.
Ebbi la conferma che aveva sentito quando lo sentii sferrare un calcio alla porta: quella tremò sotto la forza del colpo, ma resistette.
Credi che si calmerà se continui su questa linea?, sbuffò Antares.
 Te l’ho già detto, non m’importa. Speravo che almeno lui non mi considerasse alla stregua di un cavallo con tre corna, e invece … invece …
Fu difficile impedire alle lacrime di uscire, ma in qualche modo le ricacciai indietro, anche se mi gonfiarono il cuore di rabbia e dolore: in tutta la Du Weldenvarden era stato l’unico su cui avevo sperato di poter contare, l’unico appoggio che avevo ritenuto di poter avere. Speravo che almeno lui mi avrebbe aiutata a fronteggiare le malelingue che già sapevo si sarebbero scatenate molto più selvaggiamente che a casa, non essendoci mio padre a minacciare i malpensanti con la sua sola presenza, e invece … invece la pensava esattamente come loro.
Per lui altro non ero che una pazza incapace di controllare il proprio potere.
«Katie, senti, lasciami entrare … » aveva cambiato tono, notai, passando dalla rabbia ad una tranquillità quasi accondiscendente. «Parliamone un attimo. Non intendevo dirlo».
Se possibile, quel suo tono mi irritò solamente di più: ero così instabile da non meritare nemmeno la sua rabbia? Dovevo essere trattata con i guanti come un’isterica?
«Ci sono altre stanze in cui puoi entrare» dissi, proseguendo il tragitto dall’armadio al letto, su cui avevo messo il baule aperto. Sbattei dentro gli ultimi vestiti, poi però ci ripensai: in fondo era la mia tenuta da caccia, sarebbe stato meglio mettere quella per andarmene. Viaggiare a cavallo di un ronzino con indosso lunghi abiti di broccato ed organza, per quanto poetico potesse sembrare, non sembrava né una buona idea né una soluzione particolarmente comoda, specialmente nel mio stato.
«Apri, per favore».
Iniziai ad ignorarlo: forse così mi avrebbe lasciata finalmente in pace. Ne avevo abbastanza di sentire continuamente la sua voce dirmi di aprire la porta. Per la verità, ne avevo abbastanza di sentirlo parlare, parlare, parlare. Erano solo parole vuote, che per lui non significavano nulla: erano solo un pretesto per entrare, imbonirmi e convincermi a stare lì, a fare la figura della dolce e perfetta moglie incinta, dedita solo e solamente a lui e ad Eragon, i grandi Cavalieri. Ormai tutto era perfettamente chiaro: non avevo alcuna reale utilità lì, se non quella di essere un espediente per farlo apparire come il marito, padre e Cavaliere perfetto. Guardatelo, lei non sta bene e lui fa di tutto perché si riprenda: non è troppo bello per essere vero?
Ma certo che lo è.
Forse i perfetti e moralisti elfi non lo sapevano, ma io ricordavo perfettamente le occhiataccie che scoccava ai bambini, quando era perennemente ubriaco, dopo essere tornato a casa dalla prigionia. Ricordavo perfettamente il livido che avevo coperto con il trucco per giorni.
Murtagh l’eroe. Murtagh il grande. Murtagh il magnifico. Sempre, sempre, sempre solamente Murtagh. Mai Katherine, quella che si è cresciuta una neonata da sola, incinta, e poi due bambini. Molto probabilmente ho fatto solo il mio dovere, no?
Certo che l’avevo fatto: non potevo né volevo negarlo, crescere Belle e Killian, i miei figli, era un mio dovere ed era una gioia. Sarebbe stato bello, però, vedermi riconoscere gli sforzi e i sacrifici che avevo fatto nel farlo, perché, indovina un po’!, tirar su due infanti contemporaneamente, senza nessuno accanto, non è proprio l’esperienza più rigenerante che esista.
Quanto mi sembravano lontane ed irrealistiche le parole di conforto che avevo rivolto ad Eragon solamente poche ore addietro: ormai mi rendevo conto che appartenevano ad un sogno.
Non è così! Stai sragionando, ringhiò Antares. Quante volte Murtagh ti ha ringraziato per i tuoi sforzi nel crescere i bambini?! Quante volte ti è stato accanto e ti ha aiutata?! QUANTE, KATHERINE?!
 Per quante volte possa averlo detto, o fatto, dubito che ce ne fossero molte sincere.
Mi è chiaro che non hai intenzione di ascoltare, sibilò. Fa come credi.
«Amore, per piacere …» ormai il suo tono di voce era stanco, quasi supplicante.
«Di certo non faccio piaceri a te!»
Non rispondergli. Non se lo merita, mi dissi.
«Senti, io non mi muoverò da qui finchè non aprirai» disse. «Non te la darò vinta. Non ti permetterò di credere che non m’importi niente di te, o che ti ritenga una pazza squilibrata, perché non è così. Quindi puoi andare avanti a fare questa scenata isterica finché vuoi, perché tanto io resterò qui».
Sembrano le parole di un principe di una ballata, queste.
Evidentemente mi sarebbe toccato uscire dalla finestra, con tanto di baule: mi chiesi come avrebbe reagito, scoprendo dopo ore che nella stanza in cui aveva cercato di entrare, ormai, non c’era più nessuno.
«Argetlam, la regina desidera informarvi che il Gran Consiglio richiede la vostra presenza» sentii una voce dire, rivolta a Murtagh. «Immediatamente».
Per qualche secondo, ci fu solo silenzio, tranne che in me: a parlare era quel piccolo filamento di speranza che ancora pregava perché Murtagh preferisse me al trattato.
«Sono occupato, adesso» replicò. Nel sentire quella risposta, il mio cuore fece un piccolo salto: allora forse valevo di più di un’alleanza.
Subito dopo, però, mi ricredetti: certo che Murtagh voleva risolvere la lite. Non gli sarebbe servita a nulla una moglie arrabbiata e indisponente, specialmente in pubblico.
«Ma signore …»
«Avvisa mio fratello, farà le veci mie e della principessa» fece rapidamente. «Parlando proprio di lei, credo che non si senta bene, ma ha chiuso la porta della stanza».
Vedi che ti ama? Ha scelto te al trattato, mi rassicurò Antares. Non sei solo un soprammobile per lui, e lo sai benissimo.
Io … non sono sicura …
Ormai nella mia mente si agitavano pensieri contrastanti: la rabbia, che mi imponeva di ricordare perché Murtagh si stesse comportando così, e la speranza, che mi chiedeva solamente di ripensarci.
Io …
Kate!
Improvvisamente la rabbia e la speranza si rimpicciolirono fino a sparire, schiacciate dal violento senso di nausea che mi strinse lo stomaco: la stanza iniziò a girare tutta, sempre più vorticosamente, finché mi fu impossibile distinguere mobili ed oggetti. Una sola cosa vidi chiaramente, così nitidamente che la nausea non fu più di malessere, ma di terrore: un’ombra umana, senza volto, quasi solida nella consistenza, che cercava di entrare dalla finestra.
Dei, no …
«KATIE!»
 
 
 
 
 
 
Non doveva essere passato molto tempo quando rinvenni, perché l’aria era fresca e la stanza era allagata dalla luce della luna e delle stelle, che sembrava liquida.
«Amore?»
Murtagh era seduto sul bordo del letto, con un libro di incantesimi di guarigione in una mano e la mia mano nell’altra. Non appena vide che ero sveglia mi rivolse un caldo sorriso e si sporse ad accarezzarmi i capelli: ogni dettaglio del suo viso parlava della stanchezza che provava.
«Va un po’ meglio?» domandò accigliato. «Ti fa male la testa?»
«Cosa dovrebbe andare meglio?»
Strinse le labbra, preoccupato. «Qual è l’ultima cosa che ricordi?»
Lascia che ti aiuti, la familiare voce di Antares risuonò nella mia mente, venata d’affetto e preoccupazione.
Pochi momenti dopo, tanti ricordi si affollarono tutti insieme, inizialmente senza un ordine preciso, solo una fiumana di eventi, immagini e rabbia: lentamente, si sistemarono da soli in una sequenza logica che potei decifrare semplicemente.
«Perché mi hai dato della pazza instabile?»
Lui sospirò. «Come cercavo di spiegarti prima che decidessi, in maniera logica e razionale, di chiudermi fuori dalla porta, hai travisato il discorso. Non ti ho dato della pazza, ho solo detto che hai difficoltà a controllarti, delle volte. Mi sbaglio, forse?»
Ora che ero in grado di riflettere a mente lucida mi trovavo costretta ad ammettere che no, non si sbagliava.
«Ma perché vi siete riferiti a me come quella che potrebbe tradire?!» insistetti.
«Nulla di cui preoccuparsi» fece. «è che cercavamo di capire su chi, tra tutti i membri della famiglia, Galbatorix potesse ipoteticamente fare più leva … insomma, chi potesse considerare come una preda più succulenta. E di nuovo, sei spuntata fuori tu. Una strega potente, che spesso non sa gestire questo potere e che di questo ha paura, una mamma molto giovane con quasi quattro figli molto piccoli … sfortunatamente sei un pasto molto appetibile. Quasi quanto quel filetto che sai fare» un sorriso ironico gli rischiarò un po’ il viso, che si era incupito nel rendicontarmi quella situazione. «L’unica cosa che sai cucinare».
«Oh, scusa, chi ha preparato ogni singolo pasto durante il viaggio?» replicai, fingendomi piccata. «Tu ed Eragon vi siete sempre divorati tutto senza lasciare avanzi, per quanto mi ricordo».
«Mmh» ridacchiò. «Questo è vero. Ad ogni modo, come ti senti?»
«Vomito» la parola mi uscì dalle labbra senza che neanche avessi bisogno di pensarci.
«Per favore, no» Murtagh commentò divertito, simulando un’espressione schifata. «Almeno non addosso a me».
«No, è che … ho un po’ di nausea. E mi fa male la testa. Il bambino?»
«Sta bene» sorrise sporgendosi ad accarezzare la pancia. «Sano come un pesce, ha detto Arya. Ti ha controllata lei, insieme ad una buona decina di orecchie-a-punta».
«Uno non bastava?»
«Più si è meglio è» liquidò la questione e chiuse il libro di incantesimi, per poi dirigersi verso la scrivania e versare qualcosa in una tazza. «Questo ti farà passare la nausea» disse porgendomi l’infuso. «Ma sappi che ha un saporaccio».
Meraviglioso.
«Quante ore ho dormito?» domandai per distrarmi dal gusto della bevanda, che era davvero terribile. Non dovevano essere più di cinque o sei, a giudicare dalla posizione della luna quando avevo perso i sensi a quella in cui si era spostata.
«Ore?» Murtagh scosse la testa. «Sei rimasta priva di sensi per un giorno intero, amore. Hai preso una bella botta. Non preoccuparti, ho già sentito i bambini, gli ho detto che stavi dormendo … che sostanzialmente è la verità».
«Non è possibile. Murtagh, era appena sorta la costellazione del Serpente quando …»
Quando l’ombra aveva cercato di entrare nella mia camera, ricordai. Come mai quel dettaglio, il più preoccupante e spaventoso di tutti, era rimasto nascosto nella mia memoria fino a quel momento?
«Quando sei svenuta. Sono passate …» Murtagh iniziò a dire, ma lo interruppi.
«C’era un ombra» ansimai, senza riuscire a gestire l’ansia. «Prima che svenissi … mi è venuta la nausea e girava tutto e c’era un ombra che cercava di entrare dalla finestra … un’ombra umana … come se fossi tu o qualcun altro ma … non tu, un’ombra …»
Lui rimase in silenzio per un po’, guardandomi con un’espressione indecifrabile in volto: poi sorrise leggermente e mi strinse la mano. Non appena lo fece, sentii il cuore sprofondare.
Non mi crede.
«Katie, quello che mi stai descrivendo è un incantesimo oscuro molto, molto potente» disse lentamente, e più piano parlava più crescevano la mia tristezza, il mio senso di tradimento, di solitudine. Non ero pazza, quell’ombra era stata lì, proprio sul davanzale della finestra dove crescevano spontaneamente le genziane: aveva cercato di entrare, con movimenti scomposti, poco umani, era persino riuscita a toccare il muro. Eppure, proprio chi avrebbe dovuto credermi sulla parola non lo faceva. «Non hai niente da temere, certe magie non possono oltrepassare la barriera della foresta».
«Beh, questa c’è riuscita, perché era lì» insistetti indicandogli la finestra. «Sul davanzale».
«Amore, non è possibile che sia successo» ripeté. «Probabilmente hai avuto un’all …»
Fu a quel punto che smisi di ascoltarlo: quando mi diede della pazza.
«Per favore, vattene» fu tutto quello che riuscii a dire, senza parole per esprimere la rabbia e la tristezza che sentire quanto diceva mi provocavano.
Murtagh non parlò per qualche momento. «Non sei in te, sei confusa, non …»
«Voglio che te ne vada!»
«Potresti stare male!»
«Sempre meglio che stare con uno che mi da della pazza» ringhiai. Se fino a pochi minuti prima non capivo fino in fondo il motivo della rabbia che mi aveva spinta a chiuderlo fuori per ore dalla nostra camera, ora sì che lo comprendevo: ora, oltre che instabile e una potenziale traditrice, ero anche una matta.
«Non ho detto che sei pazza, ma che forse hai avuto un’allucinazione» disse, senza arretrare di un passo dalle proprie posizioni. «Il che, essendo tu caduta dopo un malessere, è assolutamente probabile».
«Ma è quello che ho visto! Perché non mi credi?!»
Non piangere. Non metterti a piangere, per alcun motivo. Non farlo.
«Non ho mai detto che …»
«Quindi parli, parli e alla fine non dici mai niente?! Bel modo per tirarsi fuori dai guai» cercai di ridere, di sbeffeggiarlo, ma in quel momento avrei voluto solamente rannicchiarmi e singhiozzare, nascondermi da tutto e da tutti: essere da sola solamente per un attimo.
«è impossibile che tu abbia visto quanto hai detto» disse. Nella sua voce non c’erano più né rabbia né accondiscendenza: era freddo, lontano, distaccato. Forse aveva deciso di smettere di fingere che gli importasse davvero qualcosa di me. «La foresta è protetta da quel genere di incantesimi. È evidente che hai avuto un capogiro, complici la gravidanza e la stanchezza».
Parlava di me come se fossi un’estranea, come se non fossi nemmeno una persona (figurarsi sua moglie), ma come un ammasso di reazioni che portavano ad altre. Solamente una cosa logica e funzionale, che evidentemente, se aveva visto una cosa che non rientrava nei suoi piani, era rotta.
«Ti ho detto di andartene» ripetei, cercando di mantenere un tono civile. Non riuscii, però, a mantenere le lacrime all’interno degli occhi.
«Ti ho detto che non posso» replicò asciutto. «Sei incinta e sei stata male».
«Non vorrei che nella mia instabile follia di traditrice mi venisse l’idea di ucciderti» sibilai. «Lo dico per te: se non te ne vai dirò alle guardie di trascinarti fuori. Comunque grazie mille per avermi reso le idee molto, molto chiare su quello che pensi di me».
«Evidentemente ripeterti che stai fraintendendo tutto come al solito è inutile» stavolta non parlò con distacco: dalla sua gola uscì un ringhio che nulla aveva di distante e freddo. «Quindi fa come meglio credi».
L’attimo dopo, nella stanza c’ero solo io.
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Eragon / Vai alla pagina dell'autore: PrincessintheNorth