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Autore: SimonaMak    14/02/2020    5 recensioni
Ariadna è la principessa del regno di Tahon, destinata a diventare regina. Lei si crede responsabile, matura e pronta per governare come una vera sovrana, ma i suoi genitori, Re Hector e la Regina Clarissa, non sono d'accordo: la vedono come una ragazzina ingenua e debole, che non se la sa cavare da sola né può occuparsi del regno. Il loro scopo è farla sposare per poter assicurare al popolo un degno sovrano, che sappia gestire tutto al posto di Ariadna. Ma lei non può accettarlo. Vuole dimostrare a tutti che è forte e indipendente, che nessun altro potrebbe regnare meglio di lei. Cercando di dimostrarlo, si mette nei guai, e viene salvata dalla stessa persona che l'ha minacciata: Killian. La sua presenza non fa altro che ricordarle quanto in realtà abbia bisogno di qualcuno che la guidi, che le insegni a difendersi e a combattere per sé stessa. Il problema, però, è che il misterioso ragazzo dagli occhi verdi, le nasconde un segreto che cambierà il corso delle loro vite e che svelerà altri misteri, fino ad allora mai scoperti. La principessa è stata incastrata.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 11
DEBOLEZZE.
 
 
Hanno organizzato per oggi l'appuntamento con il conte Kade Guerin e, devo dire, sono abbastanza entusiasta all'idea. Sia perché fin dalla cerimonia mi è sembrato un tipo intrigante e interessante, inoltre è anche il mio strumento per avere altre informazioni sullo stato di pericolo del regno. Mi hanno detto che lui si occupa della difesa insieme al corpo militare e sono piuttosto certa che sappia qualcosa a riguardo. Devo trovare il modo di fargli raccontare qualcosa, senza lasciar intendere il mio scopo.
Vorrei andare in biblioteca per fare delle ricerche sul regno di Harnor o magari vedere se trovo qualche rivista scandalistica su ciò che è successo tra Steon Fevre e la mia famiglia. Sarebbe tutto più facile se potessi cercare su internet.
Al momento, però, mi trovo nel giardino interno rispetto alle mura, seduta in una delle panche sotto il gazebo centrale. Ho preso dalla biblioteca "Orgoglio e pregiudizio" e da qualche giorno sto leggendo questo libro, forse per nutrire la mia angoscia e per dimenticare l'indifferenza altrui. In realtà Mr. Darcy non fa altro che ricordarmi la freddezza che ricevo costantemente dalla persona per cui provo qualcosa, anche se so perfettamente che alla fine rinuncia al suo orgoglio a favore dei suoi sentimenti per Lizzy.
"Avrei potuto perdonare la sua vanità, se non avesse mortificato la mia", leggo a voce alta, sopraffatta da vari pensieri.
-"Jane Austen?"-
Alzo la testa di scatto e mi siedo dritta, in modo da nascondere la mia cattiva postura. È proprio lui, il ragazzo che ho evitato come la peste in questi giorni e che sicuramente avrà fatto lo stesso. Avrei dovuto pensarci due volte prima di andare qui, sapendo che lui viene spesso a leggere un libro o a rilassarsi; anche se, in verità, per un attimo mi è passato per la mente.
Annuisco, rispondendo alla sua domanda, ed incrocio i suoi occhi dei quali, devo ammettere, ho sentito la mancanza. Sento un leggero fastidio allo stomaco, accompagnato dal battito accelerato di qualsiasi organo del mio corpo. Mi guarda piuttosto tranquillo, ma un'analisi attenta farebbe capire a chiunque che ha un'espressione tirata.
Si siede accanto a me, mantenendo però la massima distanza che concede la panca. Dimitri non è molto vicino a noi ma ci sta osservando, impassibile.
-"Nonostante non sia il mio genere, è un grande classico il quale non si può far altro che apprezzare"- lo dice come se stesse facendo una recensione formale.
-"E' uno dei miei libri preferiti"- accarezzo le pagine dell'edizione originale in mio possesso, sentendomi fortunata ad averla.
-"La protagonista è proprio come te: testarda, ironica, difficile"- afferma, con uno sguardo serio rivolto verso qualsiasi cosa che non siano i miei occhi.
Mi sudano le mani e sto cercando di non soffermarmi a guardare le sue labbra o il suo corpo per non pensare a tutto ciò che abbiamo fatto.
-"Tu invece non sei per niente come Mr. Darcy: siete entrambi orgogliosi, freddi e indifferenti, ma lui è un gentiluomo e alla fine riesce a comprendere i valori più importanti"- puntualizzo.
-"Non potrei essere più d'accordo, siamo diversi"- sorride amaramente.
La nostra prima conversazione dopo quello che è successo l'ultima volta è composta da frecciatine velate da metafore. Non riesco nemmeno ad immaginare di prendere il discorso, me ne vergogno e allo stesso tempo non saprei proprio cosa dire:
"Non riesco a smettere di pensare a quei baci""Perché mi hai allontanato?"? "Vuoi far finta di niente?"?
Beh, sì, qualcosa del genere.
Invece mi alzo, lo guardo un'ultima volta sperando mi trattenga ma ha un'espressione indecifrabile e, a quanto pare, non ha intenzione di fare niente.

 
*

-"Io tifo per Christopher, specialmente dopo quel perfetto primo appuntamento, però Kade potrebbe sorprenderci"- riflette Sistiana, come se fosse la cosa più importante su cui ragionare.
-"Anche se il fatto che abbiano organizzato una cena qui a palazzo, solo noi due, mi mette in imbarazzo e mi dà la sensazione che sia troppo formale"-
Mi guardo il vestito color corallo che mi hanno fatto indossare: cade morbido lungo il mio corpo ed effettivamente mi sembra adatto per le circostanze, nonostante sia piuttosto elegante.
Anche in questo caso scelgo di tenere i capelli sciolti, al massimo qualche ciocca davanti sollevata per evitare che mi finisca davanti agli occhi.
Non appena Gilda termina di truccarmi, posso recarmi alla sala da pranzo dove è tutto imbandito per l'evento.
È talmente grande che mi sembra sprecata per una cena con solamente due commensali. Hanno apparecchiato con l'argenteria italiana sulla tovaglia di lino ricamata, uno di fronte all'altro al centro della tavola.
Non appena arriva, mi bacia teneramente la mano e ci lasciano soli. La giacca nera che porta è decorata da dettagli dorati che riprendono l'ambra dei suoi occhi splendenti. Ha lasciato i capelli scuri liberi da qualsiasi gel o lacca e devo dire che non può essere più affascinante di così. Ha la barba un po' più lunga rispetto alla cerimonia, ma non per questo meno curata.
Accompagna la mia sedia in modo da farmi prendere posto cordialmente e poi raggiunge il suo.
-"Principessa, ci tengo che tu sappia quanto io sia felice di averti tutta per me questa sera"- mi sorride suadente.
-"Non farci l'abitudine"- scherzo, in imbarazzo.
-"Oh, in realtà spero proprio che lo sia; vorrei brindare a questo!"-
Alza il calice dopo averlo riempito con del vino bianco e aspetta che io faccia lo stesso. Lo assecondo e i nostri bicchieri si scontrano in uno sonoro cin.
Le portate previste non sono eccessivamente abbondanti, non essendo una cena reale né composta da chissà quanti invitati. Oltre agli antipasti di pesce e frutti di mare, ci portano il branzino in crosta di patate con crema d'asparagi e cipolla caramellata.
-"Quindi tu sei tra i militari al servizio del regno?"- chiedo, con aria civettuola.
-"Sì esatto, ho raggiunto il rango massimo due anni fa e quindi mi occupo di questo adesso"- mi informa, assaggiando le ostriche.
-"Deve essere faticoso!"-
-"Soprattutto all'inizio, per i vari esercizi, allenamenti e prove fisiche. Per il resto è questione d'abitudine"-
-"Ma non è pericoloso?"- chiedo, fingendo preoccupazione.
-"Beh, non proprio"- risponde vago.
-"Come no! Non rischiate tutti i giorni cercando di proteggere il regno?"- insisto.
-"Al momento non c'è nessun pericolo quindi siamo piuttosto sereni"-
-"Ma immagino che vi preparino ad affrontare attacchi improvvisi o...previsti"-
Spero di non essere troppo invadente ma non so in che altro modo arrivare a quello che voglio sapere.
-"Tutto quello che succede al di fuori del regno, noi lo sappiamo, quindi nulla può coglierci alla sprovvista"- mi rassicura, un po' turbato da queste domande.
-"Sono sicura che in qualsiasi momento voi sapreste procedere!"- smorzo la tensione.
Al momento sembra non voler rivelare nulla, ma ho ancora il resto della serata per raggiungere il mio obiettivo. Può sembrare che io lo stia usando per questo, e in parte è così, ma non mi dispiace la sua compagnia. Inoltre sono sicura che lui, da un lato, sia propenso a frequentarmi perché sono la futura regina di Tahon. Siamo pari.
Continuiamo a mangiare, e mi ritrovo a rispondere alle solite domande sulle mie attività qui al castello e su cosa non mi è permesso fare.
-"Un giorno di questi vorrei portarti al lago e passare un pomeriggio con te"-
-"Se me lo consentiranno, ovviamente ne sarei entusiasta"- cerco di non arrossire all'idea.
-"Al mio fianco, credo proprio che ti farebbero uscire tranquillamente. Non sei solita vero?"-
-"Raramente e solo accompagnata dalle guardie. Se fosse per me andrei sempre in città per dedicarmi alle normali attività dei ragazzi della mia età"- gli confido.
-"Ti prometto che lo faremo"-
Ho paura a fidarmi di lui perché potrebbe solamente adularmi per il mio titolo e non provare davvero qualcosa che lo spinga a corteggiarmi. Spero di conoscerlo meglio per poter decidere se aprirmi oppure no. Intanto sfrutto il momento per avere delle informazioni.
-"Per esempio potresti portarmi anche nel regno vicino?"- azzardo con nonchalance.
-"Non ne sono sicuro"- lo vedo a disagio nel rispondere a questa mia domanda.
-"Perché no? Non sono mai stata fuori da Tahon!"-
-"Sono certo che sia per la tua sicurezza"-
-"Non capisco, dove sarebbe il pericolo?"- persevero.
-"Il regno vicino, beh...non gode di una fama positiva"- tentenna.
-"Io non ne ho mai sentito parlare"- ed è vero; come mai sono l'unica a non saperne nulla di Harnor?
Conosco la geografia e i territori limitrofi, ma davvero questo mi sfugge o forse di proposito me l'hanno tenuto nascosto.
-"Immagino sia per non farti allarmare. Diciamo che...i ministri del parlamento sono un po' ostili, ecco"-
Non mi sta dicendo nulla che io non sappia già. So che Steon Fevre si è procurato consenso in modo da spingere il governo contro Tahon, ma vorrei capire perché e soprattutto chi sia lui.
-"Nei nostri confronti? E come mai?"- fingo di essere confusa dalle rivelazioni, in modo da non destare sospetti.
-"Una vecchia storia"- ridacchia nervoso.
-"Non me la racconti?"- gli sorrido ingenuamente.
-"Prima alziamoci da tavola, altrimenti non riuscirò a smettere di mangiare"-
Io ho appena toccato il branzino mentre lui ha gradito particolarmente la cena e ne sono contenta. Si avvicina al mio lato e mi porge la mano. Ci mettiamo seduti sul divano in broccato dall'altra parte della sala in modo da stare comodi e...più vicini.
Mi guarda in una maniera che quasi mi ricorda il modo che ha Killian di mangiarmi con gli occhi, anche se è appena paragonabile.
-"Stavi dicendo?"- lo incoraggio a riprendere il discorso.
-"Oh, certo..."- si scosta i capelli, scontento che si continui a parlare di questo e non di noi due.
-"Non so molto, sono pur sempre affari privati. A volte sento mio padre che ne parla, essendo lui consigliere parlamentare di Tahon"-
-"Oh figurati, a chi vuoi che lo dica, alle mie domestiche?"- rido, più per il fatto che effettivamente potrei raccontarlo a Sistiana se non avessi deciso di non dirlo a nessuno.
-"So solo che c'è un tale ministro di Harnor che ha nelle sue mani tutto il potere del regno, compreso quello che spetta al Principe. Prende le decisioni politiche, economiche e militari. Sappiamo che ha cattive intenzioni nei confronti di Tahon a causa di quello che è successo molti anni fa, sicuramente ne sei al corrente"-
-"Dipende a cosa ti riferisci, ci sono talmente tante cose!"- vagheggio.
-"Non ero nato nemmeno io quando è accaduto, ma i veterani lo ricordano e alcuni ne parlano, ecco perché io so qualcosa. A quanto pare è un famigliare della donna che è stata uccisa per aver tentato alla vita del Re. Il ministro crede, invece, che sia stato proprio tuo padre ad averla uccisa"-
Cerco di non sembrare sconvolta quanto in realtà sono. Non posso fargli credere che non ne sapevo nulla, altrimenti metto nei guai sia me che lui.
-"Ah ecco, certo! Quando mi hai detto di quest'uomo non l'avevo collegato con questa vecchia faccenda, ma ora si spiega tutto!"- fingo di essere del tutto tranquilla e consapevole di queste informazioni.
Sta parlando di Milah, la donna che mio padre ha nominato nella lettera per mia zia Amelia. Io non posso credere che sia realmente successo ciò di cui Steon accusa mio padre. È un folle a pensarlo, non lo conosce affatto; non sarebbe mai capace di farlo. È solo accecato dalla rabbia e dalla vendetta tanto da non vedere la verità: sicuramente sua sorella è stata uccisa dalle guardie per evitare che morisse mio padre. Drastico, certo, ma inevitabile. Questo tipo di fraintendimento è difficile che si risolva: una persona del genere rimane sempre della propria convinzione.
-"Noi ci prepariamo all'evenienza ma in realtà non dovrebbero esserci pericoli concreti!"- lo dice sicuro di sé, evidentemente non sa che non appena compirò vent'anni inizierà la vera guerra.
Il tiranno se la prende con me perché sono il punto debole di mio padre e la futura sovrana di Tahon. In entrambi i casi perdiamo: o muoio io, oppure dovremmo cedere il regno a Steon e fargli designare il suo monarca.
Non abbiamo scelta, se non quella di attaccare per primi. La miglior difesa è l'attacco, giusto?
-"Sei mai stata innamorata?"- mi chiede all'improvviso, interrompendo il tornado di pensieri che sta spazzando via la mia speranza.
-"No, non credo"-
Inevitabilmente penso a Killian: è l'unico ragazzo che abbia mai baciato e che mi abbia fatto provare delle emozioni indescrivibili, ma non posso dire di esserne innamorata. Però mi sento totalmente assuefatta da lui, catturata dalla sua rete di parole non dette.
-"Nemmeno io"- mi confessa, guardandomi dolcemente.
-"Ah no? Quindi, rifiutando di credere che tu non abbia mai avuto una ragazza, immagino tu sia un dongiovanni"- scherzo.
-"Non mi definirei proprio così! Diciamo che non ho avuto l'occasione di instaurare un rapporto duraturo"- sogghigna.
Prende la mia mano tra le sue e la bacia, senza smettere di guardarmi. Vengo colta da un improvviso tremore e da un lato vorrei che succedesse qualcosa di più: sia per sbatterlo in faccia a Killian, sia perché mi sento molto attratta da Kade.
-"Credo sia arrivato il momento di congedarmi, altezza"-
-"Immagino di sì"-
Si alza dal divano e mi prende tra le sue braccia. Sono costretta a mettermi su le punte per arrivare a reggermi sulle sue spalle.
-"Non posso darti il bacio della buonanotte che vorrei, ma spero che questo sia sufficiente"- sussurra, prima di sfiorarmi la guancia con le sue labbra.
Sono inondata da un calore immenso, quello del suo tocco e quello del mio imbarazzo che mi colora il viso.
Dopo averlo accompagnato all'ingresso, mi dirigo immediatamente nelle mie stanze con un preciso obiettivo: piangere.
Voglio soffocare il rumore dei miei lamenti contro il cuscino, bagnandolo con il mio dolore. Piango perché mi sento sopraffatta da tutte queste notizie, mi sento impotente e incapace di affrontare la situazione con le mie forze. Non so cosa fare, come impedire che tutto ciò mi scivoli via.
E se mio padre avesse davvero ucciso quella donna? Altrimenti perché Steon sarebbe così assetato di sangue? Ma per quale motivo Re Hector avrebbe dovuto porre fine alla vita di Milah?
Se davvero è stata lei ad architettare un omicidio nei confronti di mio padre, devo scoprire perché. Se trovassi delle prove, potrei addirittura proporre una pace, sarebbe tutto chiarito. Il problema è capire da dove cominciare: non so nulla di lei, né mi viene in mente un modo per scoprirlo.
I singhiozzi mi scuotono il petto, è più forte di me. Non ce la faccio a tenere tutto questo peso senza poterne parlare con nessuno. Vorrei tanto che la mia famiglia non mi avesse nascosto tutto questo: avrei saputo come agire se mi avessero informata fin dall'inizio.
Mi sento così sola, come se tutti volessero allontanarmi e privarmi della possibilità di scegliere il mio futuro; vuota, senza la speranza di trovare ciò che ho bisogno; umiliata e rifiutata da quello stupido ragazzo che mi ha rubato il primo bacio, oltre che aver scatenato in me qualcosa mai provato fino ad adesso e che mi spaventa più del dovuto.
Sono costretta a frequentare chi probabilmente ha come unico scopo quello di usarmi per assicurarsi il titolo.
Le lacrime non vogliono smettere di scendere; mi cullano e mi annegano finché tutto non viene inghiottito dall'oscurità.



 
***


Sono stata convocata nelle stanze di mia madre e questo non promette nulla di buono.
Mi sono svegliata madida dal mio stesso pianto, con il trucco stampato perfettamente sul cuscino e il viso stravolto come non mai. Quando non riesco a dormire, ho le occhiaie che arrivano fino alle ginocchia, ma stavolta è anche peggio a causa del gonfiore esagerato degli occhi e delle borse che possono far invidia alle Louis Vuitton.
Non ho il tempo di sottopormi alle cure del viso, dato che ho ricevuto l'ordine di recarmi dalla Regina Clarissa in men che non si dica; giusto pochi minuti per sciacquarmi e vestirmi.
Sono agitata all'idea che possa aver deciso qualcosa di sgradevole o che invece voglia rimproverarmi determinati comportamenti.
Non appena entro, lei è da sola e si sventola con il ventaglio a causa delle temperature elevate di luglio appena arrivato.
Mi squadra dalla testa ai piedi, con il viso spigoloso che rende la sua espressione ancora più intimidatoria.
-"Ariadna, siediti per cortesia"- mi intima.
Le do ascolto, prendendo posto sul divano di velluto. Cammina avanti e indietro di fronte a me e quasi temo di ricevere un colpo di ventaglio in testa all'improvviso.
-"La mia cameriera personale, Tangey, ti ha vista aggirarti nei corridoi dei dipendenti"- mi accusa, con i suoi occhi scuri pieni di delusione.
Ecco, ovviamente non potevo dare per scontato che la sua ancella si sarebbe fatta gli affari suoi.
Cosa mi invento adesso? Non posso mica dirle: "sai mammina cara, ero lì per sbaciucchiarmi con il popolano che mi dà lezioni di combattimento, quello che nemmeno tu volevi a palazzo. Ma tranquilla, non è arrivato a privarmi della mia preziosa virtù, anche se io non so se gliel'avrei impedito".
-"Non dici niente? Mi aspetto una spiegazione ragionevole"- insiste.
-"Madre, ero con Sistiana e volevo aiutarla a sbrigare delle faccende che mi riguardavano"- invento, poco credibile.
-"Esistono i domestici per dare aiuto agli altri domestici. Mi stai dicendo la verità?"-
Annuisco, incapace di tenerle testa come ho fatto una volta.
-"Mi auguro che tu non avessi idee malsane e che non riguardassero certi individui. Mi sono spiegata!"- alza le sopracciglia, ostinata.
-"Niente del genere, mi dispiace se ho creato fraintendimenti"-
Faccio per alzarmi ma lei mi si mette davanti.
-"Mi occuperò affinché la tua dama di compagnia ti stia meno vicino del solito, in modo da evitare comportamenti inappropriati"-
-"Ma madre, si occupa di me da sempre e non posso privarmi della sua presenza"- cerco di protestare, disperata all'idea che possano allontanarla a causa mia.
-"Ne hai altre due. Stai attenta: durante quest'ultimi mesi stai avendo un atteggiamento che non mi aggrada. Non farmi prendere provvedimenti spiacevoli"- si allontana dal divano, sottintendendo la fine della conversazione.
-"Mi state già privando della libertà di opinione e di scelta, ti prego di non peggiorare ancora di più il nostro rapporto"- le dico, lasciandomi sfuggire una lacrima.
Si gira verso di me e mi guarda, confusa e accigliata.
-"Noi ti priviamo della libertà? Se vuoi essere una principessa, ti spetta questo, altrimenti puoi anche abbandonare il tuo titolo"- risponde tagliente.
-"Ti rendi conto di quello che mi stai dicendo? Come puoi trattare così tua figlia?"- sbotto, ormai sopraffatta dal pianto che avevo soppresso durante la notte.
-"Ariadna, abbi rispetto nel rivolgerti alla tua Regina! Asciugati quelle lacrime, rendono visibili le tue debolezze"- mi rimprovera, con una rabbia che non le ho mai visto.
-"Prima di essere la mia regina, sei mia Madre. Non ti importa questo? Per te sono un'estranea?"- mi dispero.
Si avvicina a me, raffinata e bella anche tra le fiamme del suo sdegno.
-"Cerco solo di farti capire che i legami sono una distrazione dall'obiettivo di essere una degna sovrana; l'amore è una debolezza, fidati di quello che ti dico"- ha lo sguardo magnetico che potrebbe condizionare chiunque.

-"La vera debolezza è non essere in grado di amare"- le sussurro tra i singhiozzi, prima di uscire dalla sua stanza senza avere l'intenzione di rimetterci piede.
   
 
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