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Autore: Shaara_2    14/02/2020    8 recensioni
“Ben perché non sei tornato da me?” gli chiese, asciugando le lacrime.
Ma lui rimase immobile a guardarla, sorpreso e senza fiato.
“Rey? Sei tu?” le rispose, incredulo, aggrappandosi al cristallo kyber che lo teneva prigioniero. “Pensavo che non ti avrei più rivisto.”
***
Ciao a tutti. Ho deciso di scrivere questa breve storia REYLO (Ipotetica relazione sentimentale tra Rey e Ben Solo), per raccontare un possibile Epilogo “soddisfacente” dopo TROS. Come tutti i miei racconti, ci sarà il lieto fine. Questa storia è ispirata alla filosofia degli Je’Daii. Buona lettura
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Finn, Kylo Ren, Maz Kanata, Poe Dameron, Rey
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 6

 

Immagine presa dal sito che puoi trovare qui

Per sentire la musica di questo capitolo clicca sull’immagine:

A New Home (Rey Skywalker Theme) - John Williams

 

⧫⧫⧫

L’anima è come uno specchio nitido,

il corpo è la polvere che lo ricopre.

Non si distingue la bellezza che è in noi

perché siamo sotto la polvere.

Il modo in cui fai l’amore è il modo in cui Dio sarà con te.

Gli amanti non si incontrano finalmente in qualche luogo.

Sono sempre stati l’uno nell’altro.

Solo dal cuore puoi toccare il cielo.

(Rumi)

⧫⧫⧫

 

Immagine presa dal sito che trovi qui

 

Outer Rim, pianeta di Crait.

 

“Finn” gridò Poe verso l’amico.

Ma lui fece appena in tempo ad alzarsi per vedere il pilota crollare dentro ad un cratere di sale.

“Poe!” urlò, guardando l’immenso fosso che si era creato all’improvviso. “Poe?!” urlò ancora e, quando si piegò per guardare in fondo al cratere, la voragine si allargò, trascinandolo dentro insieme ad un mare di polvere bianca.

 

Finn arrivò sul fondo, rotolando su immense montagne di sale che si sgretolavano ad ogni suo rimbalzo. Continuò a ruzzolare e ribaltarsi, causando continue esplosioni tra le montagne di polvere, fino ad atterrare in quello che, ipoteticamente, poteva sembrare un fondo.
 

“Per tutte le nane bianche giganti!” esclamò, togliendosi il sale di dosso.
 

“Poe? Stai bene?” urlò, scuotendo la testa e cercando con preoccupazione l’amico. Si alzò sulle gambe ancora tremanti e si mise a camminare nell’ampia stanza fatta interamente di sale bianco. Tutto era rivestito di una polvere scintillante. Un bagliore arrivò dall’alto e illuminò un angolo laterale, mostrando centinaia di sottili pilastri di sale cristallizzato che formavano un disegno spettacolare.
 

“Oh” sussurrò, restando impressionato. Poi mosse un passo, notando dei piccoli buchi nel terreno, come dei minuscoli vortici in cui il sale scorreva come aspirato dall’interno. Più avanti, altri disegni sulle pareti attirarono la sua attenzione. Sembravano come delle  fessure intagliate tra i sottili pilastri da cui, invece, il sale veniva spinto fuori, creando montagnole di polvere bianca e nuovi piccoli pilastri che sarebbero stati solidificati dal tempo.

“Poe?” continuò a chiamare, girandosi di continuo per osservare quello splendore. Era talmente rapito dalla bellezza di quel sale cristallizzato, sparso un po’ ovunque, da non accorgersi di un piccolo flusso di polvere bianca che scorreva come un fiume, appena poco alla sua destra.

Meravigliato, allungò una mano per sfiorare un bellissimo intarsio nella parete di cristallo quando, affondando un piede nella corrente di aria e sale, venne trascinato dentro ad una cascata.

“Aiuto, Poe!!” urlò, sentendosi perso, ma la caduta non era molto alta e, dopo pochi secondi, si trovò con il sedere dolorante contro il terreno. 

“Ahia! Poe? Ci sei?” Ancora tremante, si scrollò di dosso una fitta polvere di sale, tossendo a più non posso. E, quando riuscì a liberare gli occhi, la prima immagine che vide lo lasciò a bocca aperta.

“Poe! Che diavolo ci fai qui? E perché non rispondevi, quando ti stavo chiamando?”

 

Poe stava di schiena, piegato contro una piccola montagna di sale con una mano affondata dentro una sorta di pozzanghera bianca.

 

“È qui!” esultò, facendo un segno all’amico con l’altra mano. “L’avevo visto qui!”

 

“Stai farneticando? Hai sbattuto la testa?” Finn si avvicinò stupito, posandogli una mano su una spalla.

 

“Ho trovato il cloaked binary beacon” esclamò Poe, guardando Finn, senza togliere la mano dalla strana poltiglia. “Ho fatto in tempo a vederlo mentre cadevo.”

 

“Mentre cadevi?”

 

“Esatto! Ma non l’ho perso d’occhio neanche un istante e, infine, l’ho visto finire qui dentro.”

 

Finn diede una pacca sulla spalla a Poe e spostò l’amico per prendere il suo posto.

 

“Che fai? C’ero quasi arrivato!” brontolò, guardando Finn infilare anche lui una mano dentro alla pozza salata. “Ho capito, fammi spazio…”

 

Poe ricominciò a cercare finché aprì la bocca, con aria estatica. “L’ho preso!” urlò felice, trascinando fuori l’oggetto, sotto lo sguardo incredulo di Finn.

 

“C’è l’hai fatta?” esclamò Finn, esultando e poi sollevando le sopracciglia, cominciando a contorcersi con delle strane smorfie sul viso.

 

“Che succede?” gli chiese Poe, preoccupato.

 

Finn ingrigì in un solo secondo. “Qua-qualcosa, mi sta tirando la mano…”

 

“Che diavolo?” disse Poe, aiutando l’amico a tirare fuori il braccio dalla pozza biancastra. “Forza, tiriamo insieme!” Strinse i denti nello sforzo, fissandolo negli occhi spalancati per la paura.

 

“Poe!” Finn iniziò a tremare e ad agitarsi, sentendo il suo braccio afferrato da qualcosa. “Poe, è la Forza, lo sento!”

 

“Ancora con questa Forza? Concentrati e tira.”

 

“Poe!” il volto di Finn divenne sempre più grigio. “Mi sta chiamando, Poe, aiuto!”

 

“Cosa posso fare? Dimmi?! Coraggio tira, tira più forte!”

Poe tirò con tutte le sue forze, fino a quando il braccio di Finn venne fuori dalla pozza, facendolo barcollare all’indietro. Ma non venne fuori dalla pozza da solo, perché c’era qualcosa nella sua mano. Incastrato tra le dita di Finn, era stretto un vecchissimo libro.

“Che cos’è?” chiese Poe, un po’ sorpreso.

 

Finn prese in mano il libro, soffiando sopra la copertina e sgranchendosi la mano incastrata. “Sembrerebbe un libro.”

 

“Questo lo vedo.” Poe si grattò i riccioli, spostando un po’ di sale dalla testa. “Era questo che ti impediva di togliere la mano? Ti eri incastrato?”

 

Finn lo guardò con gli occhi confusi e la bocca spalancata, come se un pensiero si fosse bloccato nella sua mente.

 

“Non lo so… è stata come una sensazione.” Si girò, dando le spalle a Poe, cercando qualcosa.

 

“Che tipo di sensazione?” chiese il pilota, con aria preoccupata.

 

“Non lo so…” Finn abbassò il capo, allungando una mano per aprire le dita di Poe e sorridere nel vedere che stringeva il cloaked binary beacon di Leia.

 

“Ho sentito la Forza chiamarmi per nome e, poi, sono rimasto incastrato.”

 

Poe rimase serio, lasciando che Finn afferrasse il cloaked binary beacon dalle sue mani.

“Che cos’è quello?” domandò Poe, indicando la rilegatura del libro.

 

Finn cliccò sul piccolo tasto del cloaked binary beacon, verificando che fosse ancora funzionante e, quando un led rispose al suo comando, sorrise.

 

“C’è un simbolo disegnato, lo vedi?”

 

“Un simbolo?” Finn abbassò la testa, grattando la crosta di sale che ricopriva la copertina.

 

“Un pesce!” sussultò Poe. “Sembra un pesce.”

 

Finn fece spallucce, girandosi verso l’apertura da cui entrava la luce. Fece alcuni passi e poi si girò di nuovo verso l’amico.

“Andiamo?”

 

“Andiamo?” ripeté Poe. “Dove vorresti andare, adesso?”

 

“Il cloaked binary beacon funziona, dobbiamo trovare Rey.”

 

Poe fece un segno con la testa. Camminò veloce fino all’apertura che si era aperta con la loro caduta. Con passi slanciati si arrampicò tra i cristalli di sale e, fuoriuscito dal cratere, allungò una mano verso Finn.

 

“Hai ragione, andiamo a prendere Rey.”

 

 

Deep Core pianeta Tython.

 

Immagine presa da questo link 

 

Le sembrava un’eternità che nuotava in un mare d’argento. Nuotava e vagava, senza direzione, dentro ad un liquido denso e vischioso. Il sapore del metallo nella bocca. Le narici secche e le orecchie ovattate, come se fosse oltre cento metri sotto al livello del mare. 

 

“Dove mi trovo?” si domandò Rey, girandosi intorno in quel mare senza luce. Il mondo vorticava intorno a lei e tutto le sembrò come confuso.

 

“Tutto è energia” le aveva detto la vecchia. Lo ripeté dentro di sé, ruotando su se stessa. Dov’era il basso e dov’era l’alto? In che direzione doveva andare? Il cuore cominciò a batterle velocemente. Una riga di sudore si staccò dalla testa, attraversando quel mare denso, senza fermarsi. Il liquido, semplicemente, la fece passare, scostandosi come se fosse un veleno.

 

“Che cos’è questo posto? Nei sogni precedenti c’era dell’acqua calda, la luce di una farfalla.” Adesso, nuotava in un mare di metallo liquido, senza sapere dove andare. Si sentì disperata e persa.

 

“E adesso?” Chiuse gli occhi, cercando la luce dentro se stessa o un piccolo puntino blu che le facesse strada nel buio. Lo vide in qualche anfratto della sua mente e lo chiamò a sé, sempre più confusa.

 

“Aiuto!” implorò, vorticando in quel mare senza fine. Ma il punto sparì, riportandola alla dimensione del mercurio. 

“Dove sei?” La sua farfallina colorata, che fine aveva fatto? Allungò una mano, come se potesse trovarla nel metallo. Cominciò a piangere, sentendosi persa.

 

“Dove sei?” continuò a domandare, quando una corrente più fredda, di un liquido ancora più denso, avvolse le sue gambe e la trascinò sul fondo. Il cuore cominciò a battere sempre più forte, sempre più velocemente, fino a farle male.

 

“Tutto è interconnesso” ripeté, cercando di farsi coraggio. “Interconnesso con che cosa?” si domandò, mentre rotolava nel liquido denso.  Un giro e dopo un altro. Senza controllo.

Poi, la corrente si fermò per un istante. Rey prese fiato, osservando sottili fasci di flussi discontinui, che andavano e venivano, ruotando con movimenti e densità variabile, in modo da girarle tutto intorno. La loro bellezza le dava come dei brividi.

 

“Dove sono?” Senza fiato, mosse un braccio sentendo un leggero fruscio venirle incontro. Chiuse gli occhi, cercando di sentire di nuovo quel sussurro.

 

“È una voce?” si domandò, piangendo. Aspirò l’odore metallico e andò avanti, verso il centro del mare. Spostò un braccio e poi un altro e poi le gambe, spingendo in avanti con il collo.

Andò in apnea, nuotando fino a toccare qualcosa. Sembrava un un piano solido. “Una lastra” pensò, cominciando a tremare.

Un’immensa, estesa, fredda e potente lastra di pietra. Almeno così sembrava. Così sentiva.

 

“La Forza” disse a voce alta, aprendo la bocca e lasciando uscire delle bolle d’aria. Si attaccò alla lastra per assorbire l’energia di quel materiale.

 

“Tutto è energia” le aveva detto la vecchia. Ma adesso si sentiva morire. Il fiato era sempre più corto. Il cuore sempre più impaurito. Lo spirito sempre più perso.

Guardò in basso il gioco delle correnti che ruotavano tra loro.

 

“Rey.” La voce sempre meno soffusa, sempre più presente.

 

Si appoggiò ancora alla lastra, sentendo un rumore venirle incontro, sempre più forte, sempre più intellegibile e, a quel punto, capì di trovarsi dentro ad un sogno.

“Perché sto sognando questo posto?”

Poi, d’un tratto, sentì sempre più chiaramente un sottofondo, come un lento vociare, oltre la lastra.

 

“Rey.” Qualcuno la chiamava a gran voce.

 

Tutto è interconnesso” le aveva detto la vecchia. E, a quel punto, ebbe un sospetto.

 

“Aspetta! Sento qualcosa venire da qui dentro.” Con un crescente senso d’angoscia, mosse le braccia per spostare il liquido dal vetro. E, facendosi un piccolo spazio per poggiare l’orecchio, sentì una voce chiara e roca arrivare da lontano. Non era certa, ma le ricordava la voce di un uomo, qualcuno che già conosceva o aveva conosciuto da qualche parte. Forse in un altro sogno.

 

“Rey!”

 

Le lacrime sgorgarono copiose, facendosi spazio nel mare di mercurio. Le orecchie cominciarono a vibrare. Altre lacrime solcarono i suoi occhi, creando come dei cristalli, che cadevano giù e giù, facendosi strada nel mare di mercurio.

Con una spinta delle scarpe, si appoggiò con tutto il corpo sul cristallo per sentire meglio, per ascoltare la voce dell’uomo. Per catturare più energia. E, proprio in quel momento, si ricordò il suo nome.

“Ben!”

 

Tutto cominciò a galleggiare, ma non erano farfalle, né pesci. Solo fasci infiniti di un mare di metallo argentato che portavano l’eco di una voce diversa, mentre scivolava nel fondo.

 

“Rey!”

 

Qualcosa si mosse oltra al vetro. Una Forza. Rey alzò gli occhi, facendo un balzo all’indietro. Il suo cuore iniziò a battere veloce. L’aria nei suoi polmoni cominciò a mancare. Piccole distorsioni di un’eco lontana, poi più voci, come un canto.

 

“Rey, dove sei?”

 

Ma lei non si curò di quel richiamo. Cercando di trattenere il fiato, sentì uno scricchiolio oltre alla lastra di vetro. C’era qualcuno oltre al kyber, lei poteva sentirlo.

 

“Ben, sei tu?” Si appoggiò con tutto il corpo contro la lastra, facendosi spazio nel metallo. Come se potesse raggiungerlo. “Tutto è energia.” 

Si toccò le labbra in cerca di un lamento, una parola o una sola espressione per dire quello che provava.

“Tutto è interconnesso” sussurrò ancora.

 

“Rey?” ripeté la voce dall’altra parte della lastra.

 

“Sono qui!” gridò, facendosi spazio tra le vibrazioni e i frastuoni che rimbombavano tra le distorsioni della stessa eco.

Rey trattenne il poco fiato che le restava per ascoltare.

 

“Rey, sono io” le disse una voce che lei discerneva dal rimbombo di quello strano mare liquido e denso. “Sono Ben!”

 

“Rey, dove sei?” urlò un’altra voce. E lei si sentì confusa. Conosceva anche quella voce. Ma dov’era esattamente? Dove si trovava? Dove doveva andare? Da dove venivano tutte quelle voci? Era ancora dentro ad un sogno?

“Rey, sei in pericolo!” sentì gridare in lontananza.

 

“Ben, sto cercando di raggiungerti. Dimmi come devo fare! Che cosa hai letto nel tuo libro?

 

“Ascoltami, Rey” le disse Ben, con voce tesa. E, questa volta, era certa che la voce fosse proprio la sua. “Ho letto il libro, c’è un collegamento con la Forza, gli elementi elementari e le lune Tython, ma io sono prigioniero da qualche parte, in un’altra dimensione, e questo genera uno squilibrio nella Forza.”

La voce di Ben si fermò per un istante e Rey ebbe come uno strano senso d’angoscia, accorgendosi di non avere più ossigeno nei polmoni.

“Lo so che mi stai cercando, ma devi rinunciare” le disse, dopo una lunga pausa. “Devi svegliarti, adesso. Per favore, ascoltami, sei in pericolo.”

 

Rey spalancò gli occhi, sentendosi terrorizzata e muovendo le braccia e le gambe in cerca di una via d’uscita.

Il sudore imperlò il suo corpo, scivolando oltre al mercurio.

Il panico la fece urlare. “Aiuto! Ben, dove sei?” Si girò, sentendo il fiato mancare e il mercurio farsi strada tra le proprie labbra. Un sapore secco e metallico avvolse i denti e la lingua, facendola impallidire.

“Sto-sto morendo!” pensò, ansimando sempre più forte. “Sto annegando in un mare di mercurio.”

Mille bolle fuoriuscivano da bocca e naso, mentre apriva le braccia, cercando di galleggiare, ma l’aria era sempre meno.

Sempre meno.

“Aiutami, Ben!”

 

 

“Poe, sei sicuro che questo sia Tython?” Finn sfrecciò fuori dall’Ala-X, con un dito premuto sul cloaked binary beacon.

 

“Certo, ho messo le coordinate esatte” rispose il pilota, accendendo una holo mappa e cercando qualche punto di riferimento. “Siamo nel pieno della valle Tythonian Gnarls, in prossimità del Delta del fiume Tythos. Qui dovrebbero esserci le rovine dei templi Jedi, ma sospetto che la foresta si sia mangiata tutto.”

 

Finn lo fissò, come se stesse ancora aspettando una risposta, poi avvertì qualcosa in lontananza, che attirò la sua attenzione. Una specie di riverbero di energia, che lo fece bloccare.

 

“Tutto a posto?” gli domandò Poe, fissandolo di traverso. “Sembri scosso.”

 

Finn scosse la testa. “Sì, sto bene, ma sento l’eco di una voce. Sta chiamando qualcuno.”

 

Poe si morse l’interno della bocca, senza fare altre domande. Deglutì e toccò una spalla all’amico. “Allora, che dice il segnale? È vicina?”

 

Finn girò il cloaked binary beacon, come se avesse perso la direzione. “Non capisco, il segnale si è spento. Eppure la segnalava qui, da queste parti.”

 

Poe vide Finn assumere una tonalità grigia. “Che succede? Si è rotto?”

 

“No, la sento! Sta… sta andando incontro a qualcosa. La Forza. La Forza la sta chiamando.”

 

“Dov’è, Finn? Riesci a capire dove si trova?”

 

Finn spalancò gli occhi, come se vedesse oltre alla foresta. “Non lo so, ma è in pericolo!”

 

“Ehi, voi!”

 

Dal mezzo della fitta vegetazione che si stendeva in ogni direzione, uscì di corsa, con aria trafelata, una piccola aleena.

 

“Scusate, avete visto una ragazza?”

 

“Una ragazza?” chiese Poe, con fare sospettoso.

 

“Sì” balbettò l’aleena, prendendo fiato, posando le mani sulle ginocchia. “Una ragazza umana, non troppo alta.” L’aleena si risollevò, respirando a fatica. “Insomma… non troppo alta per essere un’umana. Magra, con i capelli castani raccolti con tre panini dietro la testa. Stava dormendo sulla nave. Ma, come siamo atterrati, è uscita di corsa. Sembrava pazza. Dormiva e parlava. Poi è scomparsa.”

 

“Tre panini? Sonnambula?” Finn cominciò ad agitarsi.

 

“Stai calmo, non siamo neanche sicuri che sia lei.” Poe si piegò, avvicinandosi all’aleena. “Come si chiama la ragazza che stai cercando?”

 

L’aleena si spostò all’indietro, con fare sospettoso. “Rey, si chiama Rey. Ma voi perché lo volete sapere? E, soprattutto, l’avete vista?”

 

Proprio in quel momento, il cloaked binary beacon si accese di nuovo.

“Di qua!” gridò Finn, avanzando oltre il fogliame. “È oltre il delta del fiume. È in pericolo.”

 

Poe corse veloce dietro all’amico, seguito dall’aleena e, tra i cespugli e gli alberi secolari, videro BB-8 rotolare verso di loro.

 

“BB-8!” gridò Poe, correndogli incontro.

 

“Ecco il droide!” gridò l’aleena. “Questo droide era con lei quando è scesa.”

 

“Lo sappiamo!” le rispose Poe, continuando a correre. “Rey è nostra amica. Finn ha percepito la sua presenza con la Forza e ha sentito che è in pericolo.”

 

“La Forza?” domandò l’aleena, sorpresa. “Ma gli Jedi non erano estinti?”



 

 

“Aiutami, Ben!”

 

E, a quel punto, il suo cervello cominciò a spegnersi.

Un vuoto sospeso tra luce e oscurità. Un melma argentea tutto intorno. “Non voglio perderti, Ben…”

 

Ormai sull’orlo della follia, sentì un rumore intenso, come se qualcuno stesse prendendo a picconate una lastra di ghiaccio.

L’ultima bolla uscì dalla sua bocca, mentre il cuore batteva sempre più lentamente, sempre più piano. Senza ossigeno.

Il suo corpo fu scosso da un fremito.

“La paura…” pensò, sforzandosi di tenere aperti gli occhi. “Che cos’è la paura, se non l’opposto dell’amore?”

 

“Rey, sto arrivando!” gridò la voce lontana.

 

I suoi sensi percepirono un suono, come quello di un vetro in frantumi, un rumore intenso come quello di un cristallo che esploda in miliardi di frammenti, milioni di scintille di piccolissime schegge di kyber, di spazio, di tempo, di Forza. Un’energia liquida, come un mare voluttuoso di mercurio che si spostava, facendola volteggiare e travolgendola come un maremoto. Poi un grido squarciò l’abisso.

 

“Rey, sono qui!”

 

Un’onda galleggiò sui suoi capelli, sui piedi abbandonati, sul corpo ormai molle e disteso, su un filo di luce, sul fiato che le mancava. Il buio denso della morte.

Uno tsunami che si abbatteva contro quello che restava di un sogno e una figura avvolta nella luce le andò incontro.

E, con l’ultimo soffio di vita, lo vide nuotare verso di lei.

 

Disperato, la prese per mano, tirandola dentro la stanza, oltre al vetro che li separava.

L’onda attraversò la lastra, rimbalzando contro tutte le pareti, spaccandole in pezzi, come se tutto fosse fatto di cristallo. Ma l’uomo, dalla sagoma di luce, la portò verso l’alto. Verso l’aria.

Aria, aria, aria, chiedevano i suoi polmoni.

 

L’uomo spostò il mercurio dalla sua bocca, baciandola con urgenza.

 

Il cuore riprese a battere veloce. Le mani sudate a muoversi.

Aria, aria, aria, continuavano a gridare le sue cellule.

 

L’ombra di luce, spostò il liquido denso dalle sue narici, soffiando ancora nella sua bocca.

 

Aria, aria, aria, il cuore non poteva più farne a meno.

Un altro affondo di quelle morbide labbra e l’uomo, davanti a lei, le scoprì gli occhi dal mare d’argento. La luce divenne pressante, come l’affanno. 

Tossì con violenza.

Il cuore riprese a battere veloce. Tutto divenne senza fiato. Uno strano formicolio dalle labbra le avvolse tutto il corpo.

“Aria, aria, aria” disse, sputando mercurio.

Un forte spasmo la scosse dall’interno. E, come se l’energia le stesse scoppiando dentro al petto, per un attimo, lo vide.

“Ben?”

 

Lui le sorrise dolcemente, con gli occhi avvolti nel pianto. Le mani calde e il respiro talmente alterato da non riuscire a parlare.

 

Ma poi, a stento, trattenendo la luce, si piegò per baciarla ancora sulla bocca.

“Sei troppo importante per me” le disse piangendo e portando una sua mano alle labbra, per baciarla ancora e ancora. Come un uomo disperato. Come se l’intero universo stesse per avvolgerlo e farlo sparire.

 

Rey rimase a guardarlo, oltre l'orizzonte del tempo. Quella linea sottile che separa lo spazio tra un battito e l’altro del cuore. Un solo battito, ma in quel battito Rey visse una vita intera.

Poi Ben deglutì e avvicinò le labbra al suo orecchio, la voce ridotta a un sussurro.

 

“Non puoi attraversare questa dimensione senza morire. Non devi più farlo. Lasciami andare.”

Ben lo disse in fretta, come un soffio di maestrale. Un forte odore di zolfo cominciò ad invadere l’aria.

 

“No” gli rispose Rey, allungando una mano per accarezzargli il volto, ma era freddo e distante, come fatto di marmo.

 

“Dimenticami, Rey. Tu sei viva e c’è chi ti ama. Puoi ancora avere una vita.”

 

“No!” grido lei, mettendosi seduta e riprendendo a respirare con ansia.

 

“Non cercarmi più, ti ho detto!” ribadì Ben, con un’espressione più dura. Si alzò in piedi, lasciando cadere le sue mani e andando in fondo alla stanza.

 

D’improvviso, il vetro cominciò a ricomporsi, appena in mezzo ai loro corpi. In un attimo, il Kyber era di nuovo integro. Rey lo vide freddo e rigido dall’altra parte. Senza emozione, gelido come una lastra di marmo.

 

“Sono morto, Rey. E questo è solo un sogno.”

 

 

Una farfalla blu le apparve dal nulla e Rey si accorse di essere sdraiata su uno scoglio, accanto ad un fiume fatto di un liquido denso, che scorreva veloce. Le mani tese verso il fondo, macchiate d’argento. Cominciò a tossire e a sputare, come se avesse ingoiato del metallo. Si sentiva come se il liquido le fosse entrato dentro, fino ai polmoni. Un sapore amaro le rendeva la bocca arida e l’aria sembrava mancarle.

Aria, aria, aria, ne sentiva un urgente bisogno. 

Sentì un forte impulso nello stomaco e si alzò in ginocchio, piegandosi per vomitare. E, mentre guardava in basso le macchie di mercurio smuoversi sotto ai suoi piedi, sentì di nuovo una voce.

 

“Rey? Dove sei?”

 

Restò sorpresa, perché questo non poteva essere un sogno.

 

“Rey, rispondi!” Un’altra voce si unì in sottofondo. 

 

“Rey, Maz mi ucciderà. Per favore, rispondi” Ma lei non riusciva più a parlare.

 

Un freddo atavico cominciò a salirle dalle gambe. Un freddo così intenso da farla tremare.

 

“Rey, resisti, arriviamo!” E, anche se il freddo le faceva battere i denti, lei sorrise, perché finalmente sapeva a chi appartenesse quella voce. Il gelo si fece più forte, più duro, e cominciò a spingere contro la sua pelle come milioni di spilli. Un dolore che andava via via aumentando, sempre più intenso a mano a mano che ne prendeva coscienza. Doveva reagire. Doveva almeno tentare.

 

“Finn, sono qui!” gridò, sentendo la lingua attaccata al palato. Era veramente affondata nel mercurio? Era stato un sogno? O era tutto vero?

 

“Dimenticami, Rey. Tu sei viva e c’è chi ti ama. Puoi ancora avere una vita” le aveva detto Ben e, sogno o meno, sembrava molto sincero. Duro e freddo, come non era stato mai. Mai. Cominciò a piangere mentre le sagome di Finn, Poe e l’aleena diventavano visibili. Poi divenne tutto sempre più veloce.

 

Finn si piegò su di lei, con gli occhi allarmati. “Rey stai bene?”

 

“Guardala, non sta bene, sta vomitando quella cosa argentata!” sbottò Poe, prendendo una coperta termica dal suo zaino e avvolgendo la ragazza.

 

“Che cosa hai fatto? Volevi ucciderti? Ti ho sentito nella Forza” le sussurrò Finn, chiudendole la coperta sul petto e aiutandola ad alzarsi.

 

“Io, io?” cercò di rispondere.

 

“Finn, secondo me non è il momento.” Poe allungò un braccio per spostare i capelli bagnati dal viso di Rey. “Diamine, sta andando in ipotermia.”

 

“Rey, perché l’hai fatto?” chiese Finn, come se riuscisse a percepire l’eco di un sogno. Un’energia liquida e densa che, adesso, sembrava assopita ma che, poco prima, l’aveva chiamato, per fargli sentire che era in pericolo.

 

“Coraggio, portiamola alla nave. Ho un droide medico che si prenderà cura di lei” disse l’aleena, tirando Finn per un braccio. “Se Maz venisse a sapere che mi è scappata subito dopo l’atterraggio, di certo mi farà la pelle.”

 

“Finn, io, io…” riuscì a dire Rey, guardando a fatica l’amico negli occhi.

 

“Non importa” le rispose con dolcezza, prendendola in braccio. “Ora sono qui…” prese fiato, sorreggendo il suo corpo sottile e poi aggiunse sottovoce: “Per te.”

 

Poe abbozzò una smorfia, guardando prima verso l’alto e poi verso il viso di Rey, sempre più pallido e stanco, sempre più vuoto e ceruleo. Assente. “Rey, stai bene?” I suoi occhi si dilatarono, preoccupati.

 

“Rey” la chiamò ancora Poe. Ma Rey non sentiva più nessuno chiamarla, solo il vuoto e l’assenza di ogni elemento.
 

E l’universo si spense.


 

 

Immagine presa da qui

Per sentire la musica di questo capitolo clicca sull’immagine:

Ben and Rey Love Theme (Reylo Theme) 

Samuel Kim Music

 

 


Angolo della scrittrice:

Ciao a tutti,

Sono incredibilmente lusingata, onorata e riconoscente verso tutti coloro che hanno letto, commentato, aggiunto questa storia in qualsiasi categoria o mi hanno scritto in privato. I commenti, visibili o privati, sono il motore che mi spinge a continuare a scrivere e, per questo, vi sono e sarò per sempre grata e riconoscente. Il mio cuore è già vostro!

Un grazie gigante anche a IndianaJones25 che ha riletto e corretto questo capitolo con la sua immancabile attenzione. Senza di lui, forse, non sarei qui a raccontarvi questa storia. Per favore, andate a mostrare il vostro amore anche per i suoi racconti che sono bellissimi. Se cliccate sul suo nome “IndianaJones25” potrete andare nel suo profilo per leggere la storia che preferite.

Ricordo a chi mi segue che continuerò a pubblicare un capitolo di questa storia ogni settimana. Destiny's Force riprenderà appena mi sarò sfogata dal tristissimo finale dell'episodio IX. 

Cari lettori, se mi aggiungete tra i preferiti o in qualsiasi altra categoria ne sarò veramente felice. <3

Un caro saluto a tutti e grazie per essere passati.

Shaara

Ps: Vi giuro che c'è il lieto fine, sto solo facendo passare il treno del dolore di Ben Solo.
 


Note:

Clicca sulle parole evidenziate in blu per leggere gli approfondimenti o per vedere l'immagine del personaggio.

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Per leggere ispirazioni, bibliografia e riferimenti vedi nei capitoli precedenti.

Ps: Ogni personaggio descritto, tranne quelli inventati da me, sono di proprietà della STAR WARS - LUCASFILM, ora Disney. Ogni onore e gloria è di proprietà del suo creatore George Lucas e degli autori del nuovo Canon Disney. Questa Fan Fiction è stata creata a scopo ludico, senza fini di lucro ed è il mio personale e misero dono per questo meraviglioso Fandom. Che la Forza sia con voi :)

 
   
 
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