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Autore: Dan13la1995    18/02/2020    2 recensioni
Liam torna nella sua città natale dopo anni, quando sua madre decide di risposarsi. Il suo più grande shock è scoprire che il figlio del suo nuovo patrigno è lo stesso ragazzo che all'epoca della scuola elementare era solito bullizzarlo, rendendo la sua vita letteralmente un inferno...
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"Qualcuno potrebbe dire che non dovrebbe voler amare la persona che lo ha distrutto. Però lui vuole amare la persona che lo ha rimesso insieme. Lo vuole, davvero, ma non può."
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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8. Tu non sei da solo

 

Quando Liam uscì di casa chiudendosi la porta alle spalle, Theo si lascio cadere ancora di piu' contro il divano, un sospiro che gli sfuggì dalle labbra mentre socchiudeva gli occhi. Si sentiva stranamente intontito, le palpebre pesanti, e il respiro spezzato. Si strinse di piu' nella coperta quando fu colpito dall'ennesimo brivido di freddo, per poi calciarla via minuti dopo quando sentì risalirgli per il corpo una vampata di calore. Imprecò internamente, mentre si portava una mano alla fronte sudata. Ci mancava solo la febbre. Erano anni che non stava così male.

Le voci provenienti dalla tv sembravano solo echi lontani, e la luce dello schermo era una tortura per gli occhi, così sollevò stizzito il telecomando per spegnerla, e cercare di dormire un po'. Per un momento contemplò l'idea di chiamare Tracy, ma poi ci ripensò. Non ne aveva ne' la voglia, ne' le forze per sopportarla al momento.

Riaprì debolmente gli occhi, il silenzio che lo circondava era quasi opprimente, soffocante. Era una cosa a cui avrebbe dovuto essere abituato. Aveva passato metà della vita in quel posto da solo. Non era qualcosa che avrebbe dovuto lasciarlo spiazzato, o confuso, o addirittura triste. Non sicuramente triste.

Ma forse in qualche momento aveva cominciato ad abituarsi. Ad abituarsi a tornare in una casa piena. Con Liam e i suoi stupidi videogiochi ad alto volume. Con Jenna che cucinava qualcosa per cena, l'odore che rimpiva l'aria mentre lei canticchiava allegramente. Avere qualcuno con cui parlare a cena, passandosi i piatti e raccontandosi la propria giornata. Avere qualcuno con cui ridere, qualcuno con cui passare il tempo. Qualcuno che si preoccupasse di lui. Non me ne vado se non so se stai bene. Theo aveva sbuffato una risata affettuosa all'ennesimo messaggio di Liam, e si era deciso finalmente a rispondergli prima di spegnere il telefono, cercando di addormentarsi.

Sospirò. Ascoltando il silenzio, però, ora gli sembrava di essere di nuovo al punto di inizio. Forse alla fine non era cambiato poi tanto.

Sei solo, Theo. Nessuno verrà ad aiutarti. Come sempre. Devi cavartela con le tue forze.

Theo respirò ansante, la gola secca, le palpebre che si chiudevano tremolanti.

Anche lui. Anche lui se n'è andato. Sta correndo verso qualcun'altro...

Si sentiva stanco, prosciugato, ogni singola membra del suo corpo era pesante. Aveva solo voglia di dormire...

...proprio come ha fatto lei. Se n'è andata. Ti ha sostituito, Theo

Theo tossì, una mano sugli occhi, la pelle umida e calda al suo stesso tatto, la mente annebbiata, i pensieri che vorticavano mentre lentamente si lasciava sprofondare in un sonno agitato.

Devi essere davvero un mostro se nemmeno la tua stessa madre ti vuole.

Theo, lei se n'è andata.

Ti dispiace restare a casa da solo? Sai che papà deve lavorare...

Io ti odio!

Anch'io preferirei essere da tutt'altra parte!

Se continui ad allontanare le persone, resterai da solo!

Da solo...

Solo...

Non lo sai? Se n'è andato, Theo....

Se n'è andato...

Quattro anni fa – prima media

Theo lanciò un'occhiata al foglio che teneva in mano, prima di guardarsi intorno tra le decine di ragazzi che ancora affollavano il corridoio. Si sentiva leggermente intimorito, essere in una nuova scuola, essere circondato da ragazzi piu' grandi, era qualcosa a cui doveva presto abituarsi. Ma ricacciò indietro ogni sentimento negativo, indossando la sua solita maschera indifferente e inscalfibile, e seguì le indicazioni fino a quella che secondo la donna all'ingresso doveva essere la sua classe. Mentre esitava davanti alla porta, si ritrovò per un breve istante di debolezza a sperare che almeno Josh fosse in classe con lui. E il suo viso si allargò in un sorriso, quando lo notò subito, rigorosamente all'ultimo banco, il suo zaino buttato sul banco accanto, probabilmente per tenere il posto per Theo. Lo raggiunse tranquillamente, buttandosi a sedere.

"Hey T" lo salutò Josh, battendogli il cinque quando lo vide. "Figo questo posto, vero?" esclamò entusiasta.

Theo annuì con un ghigno, lanciandogli il suo zaino "Puoi dirlo forte" Poi si guardò intorno per studiare gli altri. Vide subito qualche faccia familiare. Hayden, Tracy sedute vicine qualche fila avanti alla loro. E c'era anche Mason. Il posto accanto a lui era ancora vuoto... Theo si guardò intorno freneticamente.

"Hey" lo chiamò Josh. "Cerchi qualcosa?" Theo si bloccò voltandosi a guardarlo, incontrando la sua espressione aggrottata. Scrollò le spalle con fare indifferente, prima di fare un cenno con la testa verso Mason. "Mi chiedevo soltanto se Dumbar fosse in classe con noi" Fece un ghigno "Sarebbe un peccato non avere piu' qualcuno con cui passare il tempo" Tornò a guardare Josh, l'espressione sarcastica ancora dipinta sul viso, aspettando di vederlo ridere, ma incontrò invece un'espressione triste e mortificata che non si aspettava minimamente. "Cosa?" chiese allora, confuso, mentre il sorriso si indeboliva.

"Non lo sai?" fece Josh, confuso, sporgendosi sul banco verso di lui. Il cuore di Theo mancò un battito in anticipazione. "Lui... se n'è andato, Theo"

"Cosa?" chiese sconcertato, lo stomaco che si contraeva dolorosamente mentre quelle parole facevano eco a quelle che si era ripetuto per anni, pensando a sua madre.

Josh si succhiò un labbro a disagio. "Lui e sua madre hanno lasciato la città... Pare che.. quest'estate suo padre.. sia morto" raccontò. "Pare fosse un medico, tipo.. nei paesi poveri dov'è c'è la guerra, capito?" Josh abbassò la voce, Theo che lo ascoltava allargando gli occhi, mentre cercava di capire "Me l'ha detto mia madre" Scrollò le spalle mestamente "Uhm... una bomba, dicono.."

Theo distolse lo sguardo, la voce di Josh che ora gli arrivava appena, mentre sposava lo sguardo su Mason. Sul posto vuoto accanto a lui. E in quel momento la realizzazione lo colpì. Non lo avrebbe rivisto mai piu'.

Non avrebbe piu' rivisto il suo viso, non lo avrebbe piu' rivisto con quel broncio quasi tenero, gli occhi lucidi e le guancie spolverate di rosso ogni volta che lo prendeva in giro. Non avrebbe piu' sentito il suono della sua risata, le poche volte in cui si lasciava andare a un vero sorriso. E non avrebbe piu' incontrato quegli occhi, quegli occhi del blu piu' blu che avesse mai visto.

Se n'era andato, anche lui, come tutti gli altri.
Il cuore di Theo pulsava dolorosamente contro il suo petto. Degludì cercando di capire cosa fosse quella strana sensazione che stava provando.

Ma non lo poteva sapere allora. Era troppo giovane e inesperto per capirlo. Solo anni dopo, rincontrando per puro caso e per uno strano scherzo del destino, quegli stessi occhi azzurri, sentendo di nuovo il cuore palpitare come allora, che capì che forse era sempre stato innamorato di quello strano ragazzino con gli occhiali e il viso triste, appassionato di fumetti e storia.

Lo stesso ragazzino che se n'era andato una volta e che, anche se in un modo completamente diverso, continuava a farlo ancora oggi.

Presente – seconda superiore

Theo si svegliò con un sussulto, era completamente sudato, il respiro affannato, sentiva gli occhi bruciare e la gola in fiamme. La testa girava vorticosamente, e si sentiva insensibile al resto del mondo. Come se non fosse veramente lì. Forse stava solo sognando. Sentiva ancora gli echi dei suoi sogni agitati che gli vorticavano in testa. La voce di Josh che gli parlava quasi con una tristezza disarmante.

Non lo sai? Se n'è andato, Theo....

Confusamente e goffamente si alzò, incespicando in balia della febbre, ormai alta. Inciampò aggrappandosi allo stipite della porta a un certo punto trascinandosi poi davanti al telefono di casa. Quasi inconsciamente lo afferrò, leggendo la chiamata persa dal numero di cellulare di Liam. Liam. Non sapeva nemmeno cosa stava facendo quando premette il pulsante di richiamata. Forse voleva solo accertarsi che fosse stato davvero solo un sogno. Che non se n'era veramente andato. Che non era di nuovo in quella casa da solo. La sua visuale si appannò, la presa sul telefono si allentò.

Inesistente. Inesistente.

Non registrò nemmeno la voce di Liam dall'altro lato del telefono. Tutto quello che seppe era che a un certo punto le sue gambe ceddettero e cadde, cadde... poi il buio.

*

Liam era seriamente spaventato. E preoccupato. E incazzato. Perchè Theo non rispondeva al telefono, perchè sapeva quanto la febbre alta potesse renderti debole e facilmente soggetto a perdere i sensi, e perchè Theo era un coglione testardo che si rifiutava perennemente di ammettere le sue debolezze e accettare aiuto. Se lo avesse ascoltato dall'inizio, probabilmente non sarebbe successo questo. Probabilmente non starebbe percorrendo come un pazzo i due chilometri che separavano il cafe' in cui era poco prima da casa, ripetendosi che l'unico motivo per cui era così preoccupato era perchè era una persona civile e gentile per natura, e non perchè per qualche strano assurdo motivo, si era ritrovato ad essersi affezionato a Theo. A Theo, fra tutte le persone.

I suoi buoni propositi di convincersi di ciò svanirono nel nulla nel momento in cui aprì frettolosamente la porta di casa e si ritrovò davanti Theo svenuto nell'ingresso davanti al mobile del telefono, il telefono in terra a pochi metri da lui. Il suo cuore si fermò per un attimo, e impallì. "Theo! Oh mio Dio-" Si lanciò verso di lui, inginocchiandoglisi accanto e prendendogli il viso tra le mani. "Maledizione" boccheggiò senza fiato "Sei bollente!"
Le palpebre di Theo tremolarono mentre apriva di poco gli occhi, vacui e lucidi dalla febbre. Liam seppe che era una cosa seria, quando Theo non commentò la sua scelta di parole, con una qualche battuta sarcastica tipo "Lo so che sono bollente, Dunbar" Invece Theo incontrò il suo sguardo, il viso completamente sudato, ma sembrava sollevato, un debole sorriso che gli inclinava le labbra. I suoi occhi però erano quasi vuoti, come se non lo vedesse davvero, come se stesse ancora sognando. "Theo.." lo chiamò di nuovo Liam.

"Sei.." Theo sussurrò con voce flebile. "Sei qui. Sei tornato" Il cuore di Liam perse improvvisamente un battito, mentre Theo richiudeva gli occhi tornando a dormire. "Tu..." sussurrò ancora muovendo appena le labbra. "..mamma" ansimò alla fine. E si addormentò.

Liam lo guardò dolcemente, anche se leggermente spiazzato. "Non preoccuparti" sussurrò "Andrà tutto bene"

*

Trasportare Theo dal pavimento al divano fu probabilmente la cosa piu' faticosa che Liam avesse mai fatto in tutta la sua. Non era certo mingherlino, però trasportare uno come Theo, completamente svenuto e inerme, non era affatto facile. Per questo per quanto sarebbe stato meglio far riposare Theo in un vero letto, decise che non sarebbe mai stato in grado di portarlo su per le scale senza rischiare di cadere entrambi e rompersi l'osso del collo.
Una volta disteso, lo coprì bene, con una coperta diversa, giusto per sicurezza, e preparò delle spugnature d'acqua tiepida per abbassargli la temperatura. Poi dopo aver messo a bollire un secondo brodo, andò di sopra a cercare la scorta di medicinali che sua madre teneva solitamente nel suo bagno.

Era ormai sera quando Theo diede nuovamente segni di vita. Liam era rimasto seduto sulla poltrona accanto, con la tv accesa, per poter vigilare su di lui. Aveva messaggiato brevemente con Hayden, scusandosi di nuovo per essere scappato via in quel modo, finchè lei gli chiese novità sulla situazione Theo. Guardando il ragazzo riposare, il viso ora piu' sereno e meno sudato, Liam aveva semplicemente risposto che sembrava star meglio. Ora si sentiva piu' tranquillo.

Quando Theo si mosse, dando un colpo di tosse, Liam lo guardò, prima di spegnere la tv e alzarsi. Lo raggiunse inginocchiandosi accanto al divano. "Hey" lo salutò tentativamente con un piccolo sorriso.

Theo sbattè le palpebre, infastidito dalla luce o forse semplicemente confuso dalla situazione. Si sentiva ancora caldo, e leggermente intorpidito. "Hey" gli fece eco Theo, la voce rauca.
"Tieni" Liam gli prese un bicchiere d'acqua che aveva appoggiato lì accanto in previsione del suo risveglio, e glielo porse, aiutandolo a bere. Theo sospirò alla sensazione piacevole dell'acqua fresca che scendeva lungo la sua gola asciutta. "Devi prendere anche questa" fece poi Liam prendendo dalla scatola una pasticca e allungandola verso di lui. Theo, puntellandosi sul gomito per mettersi mezzo seduto contro il bracciolo del divano, spostò lo sguardo ancora piu' confuso tra il bicchiere nella sua mano, la pasticca in quella di Liam e il viso di Liam. Però non ebbe la forza di protestare. Prese la pasticca ingoiandola con un grosso sorso d'acqua. Liam si alzò e sparì in cucina, tornando pochi secondi dopo con un brodo su un vassoio. Theo lo guardò quasi nauseato, e Liam sbuffò. "So che non hai appetito, ma devi mangiare" ordinò allegramente, posandolo sul tavolino di fronte al divano. "Allora.. come ti senti ora?" chiese Liam esitante, tornando a guardarlo

Theo lo guardò per una manciata di secondi. "Che cosa fai qui?" chiese poi. Non c'era nessun morso o nemmeno sorpresa nel suo tono, era semplicemente debole, quasi una leggera sfumatura di... speranza forse? "C-che è successo?" aggiunse poi, massaggiandosi la fronte.

"La febbre è scesa ora, sei stato ko per un paio di ore"

"Ore..? Che- che ore sono?"
"Quasi le 7" rispose Liam, con una rapida occhiata all'orologio sulla parete che Theo non riusciva a vedere dalla sua posizione.

"Le 7?" ripetè Theo quasi incredulo. "E-e il tuo appuntamento?" Fece una smorfia
Liam scrollò le spalle "Diciamo che l'ho rimandato" disse soltanto.

"Per colpa mia?" Il cuore di Theo saltò un battito, mentre si tirava meglio a sedere, portando la coperta con se' ben stretta attorno alle spalle. Guardò Liam, che si avvicinò, mettendosi a sedere nel posto che Theo aveva lasciato libero sedendosi e portandosi le gambe al petto. "Non direi 'colpa tua'... diciamo piu' che non potevo lasciarti morire sul pavimento dell'ingresso, no?" fece Liam, leggermente. "Sono figlio di due medici, che figura avrei fatto?" scherzò.

Theo abbassò la testa "Non avresti dovuto, potevo ca-"
"No." Theo alzò lo sguardo su Liam, preso alla sprovvista dal suo tono deciso "Basta con queste stronzate da duro. So che sei bravo a 'cavartela da solo'..." Liam sbottò, disegnando anche le virgolette in aria "Ma devi capire che non sei piu' da solo adesso. Quando stai male... quando sei triste... va bene contare sulle persone che hai vicino. Siamo qui per questo" Theo si morse un labbro nervosamente, evitando gli occhi del ragazzo seduto accanto a lui. Liam esitò facendo un mezzo respiro prima di continuare a parlare, gli occhi ancora fissi sullo sguardo basso di Theo "...noi non ce ne andremo"

Theo alzò lo sguardo su di lui, con gli occhi spalancati e quasi spaventato ora. "Tu non-"
"Aspetta" lo interruppe Liam arrossendo. "So che dirai qualcosa di scortese tipo di non immischiarmi o di non parlare di cose che non so, e probabilmente è vero. Soprattutto perchè è ipocrita da parte mia." Theo assunse un'espressione confusa all'ultima frase. "Mi hai detto che eri disposto ad ascoltarmi, ma io non ho voluto. Quindi è ipocrita da parte mia pensare che tu invece debba farlo con me" spiegò poi, mordendosi il labbro nervosamente.
Theo sospirò stanco. "Liam, non è quello che-"
"Aspetta!" Theo gli lanciò un'occhiata esasperata. "Però tu hai detto che potevo parlare con te perchè tu potevi capire quello che si prova a sentirsi in colpa, giusto? Be' lo stesso vale per te. Puoi parlare con me, perchè io so come è sentirsi soli. Non solo per.. per mio padre, ma...." Liam esitò arrossendo "io non sono mai stato bravo con gli altri, costruisco un muro intorno a me senza volerlo, e alla maggior parte delle persone non interessa buttarlo giù. Se ne vanno prima ancora di provare a conoscerti. Io... posso capire come ti senti. E so quanto è difficile parlarne." ammise.
Theo sbuffò una risata canzonatoria "Perchè pensi che io mi senta solo?"
Liam abbassò lo sguardo sulle mani di Theo, in particolar modo su quella destra dove era ben visibile la piccola cicatrice. Quasi senza pensarci allungò una mano, le dita che percorsero leggermente il segno. Stavolta Theo non si ritrasse, ma trasalì leggermente sotto il tocco delle dita calde e morbide di Liam. Degludì, seguendo il movimento con gli occhi, e il cuore che batteva piu' velocemente. Liam sospirò, prima di tornare a guardarlo "Mason e Hayden mi hanno detto di Gabe... e di tua madre..." ammise lentamente.

"Non avrebbero dovuto" sospirò Theo, a sua volta.

"No probabilmente... è qualcosa che spetta a te raccontare, e non agli altri." Theo spostò lo sguardo verso la stanza vuota ma non rispose. "Hai... chiamato tua madre per tutto il tempo che sei stato addormentato" mormorò poi Liam, timidamente. Theo strinse le labbra, il cuore che perse un battito a quella frase. "Perciò..." Liam fece con piu' forza, prendendo coraggio. "se sei ancora disposto ad ascoltarmi, ti voglio dire quello che è successo nella mia vecchia scuola... E se vorrai, tu mi dirai di tua madre"

Liam non sapeva da dove gli veniva tutta quella determinazione. E non sapeva spiegare quel bisogno di avvicinarsi che provava nei confronti del ragazzo di fronte a lui. Però sapeva che Theo aveva delle questioni irrisolte, dei problemi da affrontare, tanto quanto lui. Questo poteva essere il loro punto di incontro. Poteva aiuare se stesso, aiutando Theo. E Theo poteva fare altrettanto. Avevano entrambi delle debolezze, ma potevano farsi forza a vicenda. Per la prima volta, Liam si concesse di pensare che potevano essere piu' che fratelli non voluti, potevano essere amici.

Theo lo guardava stupito. "Perchè ne vuoi parlare con me?" chiese quasi sorpreso.

Liam scrollò di nuovo le spalle. "Perchè per qualche motivo mi fido di te, e so che potrai capire, forse, come mi sento. Perchè ti ho detto che non sei da solo, ed è vero, quindi devo cominciare a pensare che forse non sono solo nemmeno io"

Theo continuò a fissarlo, i suoi occhi stanchi che scrutavano il suo viso quasi in cerca di una menzogna, come se non credesse che fosse tutto vero, prima di annuire debolmente. "Okay" sospirò alla fine. "Ti ascolto" Si sistemò meglio sul divano per poter vedere Liam in faccia "Cosa è successo?"

Liam fece un respiro profondo, gli occhi che saettavano tra Theo e le sue mani intrecciate nervosamente in grembo "Se vogliamo cominciare dall'inizio... partiamo da quando sono tornato a Beacon Hills. Mi sono iscritto alla Devenford piuttosto che alla scuola pubblica, perchè era la scuola che aveva frequentato mio padre, così... mi sembrava giusto, non so. Mia madre... era preoccupata per me. Non avevo fatto molte amicizie a Los Angeles, e trasferirsi di nuovo in così poco tempo poteva peggiorare le cose per me." Liam si fermò un attimo "Prima di lasciare Beacon Hills cinque anni fa, mia madre era infermiera qui, e aveva un'amica, una collega... Melissa, che sapeva aveva un figlio all'incirca della mia età. Così cerco di farci legare, portandomi a casa sua e andando a cena insieme. E ci riuscì. Probabilmente Scott McCall è stato il primo vero amico che ho avuto dai tempi di Mason. Era piu' grande di me di due anni, ma ci trovavamo bene. A scuola divenne il mio punto di riferimento, e presto legai con il suo gruppo. Stiles, il suo migliore amico, e le loro fidanzate, Lydia e Malia. Erano popolari, ma erano persone apposto. Probabilmente l'anno passato è stato il miglior anno della mia vita" Liam fece un sorriso triste.

"E poi... cosa è successo?"
Liam esitò "Quello che succede sempre. È andato tutto all'aria"

Sei settimane prima, seconda superiore (Davenford Prep)

Quando la campanella suonò, Liam infilò in fretta e furia i libri nello zaino, tirando fuori il cellulare dalla tasca.

Andate a pranzo intanto, io devo sistemare una cosa con il coach :)

Gli aveva scritto Scott pochi minuti fa, e Liam si sentì già irremediabilmente piu' ansioso. Odiava i posti affollati, ma almeno con Scott accanto si sentiva sicuro, quasi protetto. In qualche modo gli trasmetteva una sicurezza quasi unica. Sospirò, uscendo dalla porta.

"Hey amico!" lo salutò una voce eccitata, afferrandolo dalle spalle e facendolo sobbalzare. Quando si voltò, roteò gli occhi esasperato, mentre un sorriso gli inclinava le labbra.

"Stiles, vuoi uccidermi?"
"Ucciderti? Forse, dipende... indossi ancora quell'orribile maglietta dei Red Sox?" Stiles fece cenno di slacciargli la felpa, ma Liam gli schiaffò via le mani sbuffando divertito. "Smettila, i Red Sox sono i migliori"
"Sì, se ti piacciono le schiappe" Stiles roteò gli occhi.

Liam scosse la testa esasperato "Dove sono Malia e Lydia?"
"Avevamo lezioni diverse, probabilmente sono già in mensa. Sbrighiamoci, sto morendo di fame" Stiles fece strada voltando a destra per scendere la prima rampa di scale. Liam lo guardò divertito mentre scendeva i gradini due a due. "Muoviti, lumaca" esclamò, mentre fece per voltarsi sul pianerottolo e scendere la seconda.

Ma si ritrovò Jackson davanti. Il sorriso di Stiles vacillò e si fermò sul posto roteando gli occhi, distogliendo lo sguardo, le mani che andarono con un sospiro a stringere le bretelle del suo zaino. Liam si fermò qualche passo dietro di lui, mentre sul viso di Jackson si allargava un ghigno. "Bene bene, guardate chi c'è." Jackson incrociò le braccia, e Liam degludì, sapendo già che stava per scatenarsi l'ennesima discussione a tema Lydia. A quanto pare a Jackson non era andata giù di essere stato scaricato... per Stiles. Onestamente Liam si chiedeva come avesse fatto Lydia a uscire con un tipo del genere per anni senza ucciderlo.

"Jackson, togliti dai piedi, non ho voglia di discutere con te oggi" Stiles fece esasperato, e cercò di oltrepassarlo puntando alle scale dietro di lui, ma Jackson con una spallata lo fece barcollare indietro. Stiles strinse le labbra, come a cercare di trattenersi dal fare qualcosa di cui poi si sarebbe pentito. Liam trasalì e fece mezzo passo avanti, indeciso sul da farsi. Le poche persone ferme sul pianerottolo li fissavano ora con occhi spalancati. Qualcuno che al momento stava scendendo o salendo si era fermato lungo le pareti ad osservare incuriosito.

Il viso di Jackson si contorse in un altro ghigno all'espressione di sfida sul viso di Stiles. "Pensi di avere qualche chance contro di me, Stilinski? Soltanto perchè quella puttana ha scelto di stare con te, forse ora pensi-" Nessuno scoprì mai cosa pensasse, perchè alla parola 'puttana', l'espressione di Stiles cambiò. Liam non aveva mai davvero visto Stiles furioso come in quel momento. Si lanciò in avanti afferrando Jackson per il bavero, ma il suo momento di gloria durò poco, perchè nel momento in cui le sue mani si strinsero sulla sua maglia, Jackson gli mollò un pugno sul viso, talmente forte da farlo cadere all'indietro, contro un gruppo di ragazze ferme all'angolo. Qualcuno gridò, e Liam vide rosso per un momento. "Hey, smettila!" urlò, spintonandolo. Jackson gli rivolse un sorriso canzonatorio barcollando leggermente alla spinta di Liam e rimettendosi subito composo "Oh guardate, il vostro cucciolo ammaestrato sa anche parlare allora? Credevo che sapesse solo corrervi dietro sbavando e scodinzolando"

Liam arrossì violentemente, e chinò il capo, mentre sentiva che qualcuno ridacchiava incerto, l'imbarazzo e la vergogna che si facevano strada sotto la sua pelle in un modo che lo fece sentire improvvisamente simile al ragazzino di quattri anni prima. Debole, indifeso. Ma non sarebbe rimasto zitto stavolta. Lui che sapeva come ci si sentiva ad essere presi di mira, derisi, mentre tutti rimanevano immobili a guardare, non poteva farlo, soprattutto non con uno dei suoi migliori amici.

Stiles si massaggiò lo zigomo, cercando di rimettersi almeno seduto dal suo angolo. Una ragazza si era chinata su di lui. "Lascialo stare" mugugnò debolmente.

"Non ti è bastata Stilinski?" fece Jackson sarcastico, facendo un passo in avanti. Ma si bloccò quando Liam si mise tra lui e Stiles. Con il cuore a mille e il viso rosso, Liam degludì facendosi coraggio. "V-vattene, Jackson" borbottò.

Stiles lo guardò quasi stupito dal basso.

Jackson lo fissò per un lungo momento prima di scoppiare a ridere. Si guardò in giro. "L'avete sentito?" Poi tornò a Liam afferrandolo per un lembo della maglietta e tirandolo verso l'alto. Liam ansimò. "Cosa pensi di fare, moscerino?" gli sussurrò poi bruscamente, i loro visi vicini.

"Io-io-"

"Io-io-" lo scimmiottò Jackson. Liam avvampò di nuovo, i pugni che si serravano lungo i fianchi.

"Hey!" Qualcuno gridò in lontananza, facendo trasalire tutti. "Jackson! Lascialo stare!"
Liam perse un battto, il sollievo che lo invase, nel sentire la voce rassicurante di Scott. Jackson lo lasciò andare, senza però allontanarsi, limitandosi a voltarsi per guardare Scott che era apparso in fondo alle scale.

Il viso di Scott si mosse sconcertato tra Jackson e Stiles ancora in terra. Le sue labbra si strinsero, sospirando quasi esausto. Questa storia doveva finire, maledizione... pensò mentre cominciava a salire le scale.

"Guarda, Dunbar, è arrivato il tuo paparino... Puoi correre a piangere da lui e nasconderti dietro la sua schiena ora, non sei contento?" fece Jackson ironico, tornando a guardarlo, ancora a un palmo dal suo viso "Certo, pensavo che McCall avesse gusti migliori. Non pensavo che i frocetti piagnucoloni fossero il suo tipo-"

Fu in quel momento che qualcosa in Liam scattò. Da una parte sentì il bisogno di allontanare quel tipo da lui, mettere quanta piu' distanza possibile tra loro, dall'altro sentì la rabbia montare, il bisogno di fare male, ferire come Jackson aveva ferito lui, o Stiles o Lydia per mesi.

Successe tutto in un brevissimo momento. La mani di Liam si alzarono, e con uno scatto rabbioso, salirono verso il suo petto, spingendolo violentemente indietro. L'espressione di Jackson sarebbe stata comica, gli occhi spalancati e la bocca socchiusa mentre indietreggiava, se non fossero stati tutti consapevoli che erano ancora in cima alle scale. Cosa che Liam aveva dimenticato fino a quel momento. Fu come se successe tutto al rallentatore. Jackson barcollò indietro, il piede che scivolò quando gli mancò il suolo sotto al primo gridino, la mano che cercò inutilmente di afferrare il corrimano, prima di cadere indietro. Scott che stava salendo gli ultimi gradini alzò gli occhi, sgranati, e quella fu l'ultima cosa che Liam vide prima che Jackson cadesse contro Scott, e che i due rotolassero in un groviglio confuso di membra giù per la rampa di scale.

Qualcuno urlò. Liam rimase immobile in cima alle scale, gli occhi spalancati, incapace di parlare o fare qualunque altra cosa, se non fissare con sguardo perso la scena che aveva davanti.

"Scott!!" gridò Stiles. Liam aveva appena registrato il fatto che Stiles si fosse alzato, e che stesse correndo verso il suo miglior amico immobile a terra.

"Non si muove, non si muove!" gridò una voce di ragazza da qualche parte.

Jackson si contorceva a terra, gemendo, una mano che reggeva il braccio sinistro, evidentemente rotto.

Stiles si chinò su Scott, immobile, e lo scosse, il panico che montava nella sua voce. "Scott, mio dio, svegliati! Scott!" Stiles alzò lo sguardo verso Liam, il viso angosciato e stravolto, e in quel momento ancora pietrificato lassu' in cima, realizzò che aveva fatto lui tutto questo.
"Che succede qui?" Tutti fecero spazio alla preside Martin che si stava avvicinando di corsa "Oh mio Dio-" Lei si portò una mano alla bocca, prima di guardare le scale e poi chinarsi su Scott. "Qualcuno chiami il 911...-"

Il resto della giornata fu per Liam un groviglio confuso di parole e telefonate.

Presente – seconda superiore (Beacon Hills High School)

Theo rimase in silenzio quando Liam concluse il racconto. Guardò il ragazzo, gli occhi lucidi e la voce che tremava. "E' stata tutta colpa mia" sospirò Liam alla fine. "Jackson si ruppe un braccio, e perse la borsa di studio per il lacrosse che avrebbe dovuto ottenere alla fine dell'anno-"
"Liam, quello stronzo aveva colpito il tuo amico, tu stavi solo cercando di proteggerlo-" protestò Theo lentamente, sciogliendo la presa attorno alle sue ginocchia per farsi piu' vicino a Liam.
"Non importa" Liam alzò gli occhi, ora rossi, su di lui "L'ho comunque ferito, molto piu' di quanto lui abbia fatto a chiunque di noi. Non ci sono giustificazioni. E-" Chiuse gli occhi, una lacrima che scivolò lungo la sua guancia. "Ho ucciso uno dei pochi amici che avessi al mondo. Lo stesso che stava correndo verso di me per aiutarmi"
Il respiro di Theo si bloccò, il cuore che perse un battito "Io non credevo che-" degludì a fatica "-è-è morto?" chiese debolmente.

Liam rimase in silenzio per un momento. "E' come se lo fosse" disse poi. "Sono passati quasi due mesi e ancora non si è svegliato." Si morse un labbro "Un coma viene considerato irreversibile.. dopo 8 settimane-"
"Allora c'è ancora tempo" esclamò Theo, afferrando istintivamente la mano di Liam "Liam, non è morto, e non è stata assolutamente colpa tua. Tu non volevi far del male a nessuno, è solo successo, è stato un incidente. Nessuno potrebbe incolparti per questo"

Liam tirò su con il naso debolmente. "Non posso smettere di pensare che sia stata colpa mia." Scosse la testa "I genitori di Jackson hanno sporto denuncia, ma Melissa si è rifiutata. E lo sceriffo disse che sarebbe stato archiviato come incidente"
"Perchè nemmeno loro ti reputano responsabile" sussurrò Theo deciso.

"Ma non ho il coraggio di andarlo a trovare... non ho il coraggio di vedere Melissa, di incontrare Stiles. Lui mi scrive e chiama di continuo, ma io non so cosa dirgli."
Theo restò a guardare tristemente il ragazzo davanti a lui, stringendo la presa sulla sua mano, disegnando cerchi casuali sulle sue nocche. Liam alzò lo sguardo su di lui, cercando di ingoiare il groppo alla gola, un'espressione vulnerabile sul viso, ma quasi... aperta.

"Liam, ascoltami. Ti ho detto che potevi parlarmene perchè potevo capirti. Allora, devi credermi quando ti dico che... hai bisogno di affrontarlo. Che tu abbia colpa o no, non importa. Quel che importa è che tu ti senti in colpa, a prescindere da quello che le persone ti dicono, sarà sempre così. L'unico modo è affrontarlo. Affrontare Scott. Come hai affrontato me. Scappare, nascondersi... non risolverà mai niente. E se mai avrai paura, se mi vorrai... quando sarai pronto a farlo, io verrò con te"
Liam incontrò gli occhi verdi e profondi di Theo, come alla ricerca di una qualche bugia ma non trovò altro che la stessa determinazione e fermezza con cui stringeva la sua mano. Liam degludì annuendo debolmente, i suoi occhi blu e lucidi incapaci di distogliersi da quelli di Theo.
"Verresti con me?" gli chiese debolmente.
"Certo. Cosa hai appena detto? Non sei solo, giusto?" rispose Theo con un sorriso.

Le labbra di Liam si inclinarono in un leggero sorriso, poi annuì, asciugandosi gli occhi "Giusto" Poi guardò Theo curiosamente. "Dovresti prendere la febbre piu' spesso" aggiunse poi con il sorriso che si allargava sulle sue guancie arrossate.

Theo sbuffò abbassando lo sguardo. "Sai, non sono così orribile come tutti pensano" disse con una smorfia ironica.

"Lo so" disse Liam sinceramente.

Theo sospirò. A quel punto era il suo turno, no? Liam si era aperto con lui, gli aveva confidato il suo piu' grande segreto, la sua piu' grande paura. Si era fidato. Nonostante fosse qualcosa che andasse contro ogni sua regola, sentiva che poteva farlo con lui. Poteva abbassare quel muro.
"Io..." Degludì. "Hai ragione, sai" mormorò, evitando però il suo sguardo. "Io allontano le persone e lo faccio di proposito, perchè ho paura che mi abbandonino. Come ha fatto mia madre. Ho paura che se lascio che mi conoscano, se mi lascio conoscerle... poi soffrirò di piu' quando se ne andranno" ammise finalmente. Alzò lo sguardo al soffitto prima di prendere un respiro profondo "Quando ero piccolo, stavo quasi sempre solo. Non fraintendermi, io amo mio padre. Ha sempre lavorato sodo e tanto, perchè potessimo permetterci qualunque cosa volessimo. Ha fatto di tutto perchè stessimo bene, però a volte forse dimenticava che quello di cui avevamo piu' bisogno.. era lui. Mia madre... la ricordo a malapena, ora come ora. Avevo appena sette anni quando se n'è andata. Ma anche prima... non era.. non era diciamo un tipo affettuoso. Niente abbracci, niente baci della buona notte, la cosa che ricordo di piu' è che ripeteva di continuo che non dovevo mai farmi vedere piangere, da nessuno, perchè era come mostrare agli altri un punto debole. Lo diceva sempre, che alla fine è diventata come una regola non detta. E anche oggi.... è qualcosa che mi è rimasto." Rise amaramente "L'unica cosa che mi è rimasta di lei è questa"

Liam lo guardò esitante prima di fare la domande che gli premeva da giorni "Cosa ne è stato di lei?"

"Se n'è andata, non c'è molto da dire." disse semplicemente Theo con una scrollata di spalle.

"Non può essere solo questo, Theo."

Theo si strinse di piu' le gambe al petto e appoggiò il mento sulle ginocchia. "Fin da quando ero piccolo, lo faceva spesso. Ogni tanto con la borsa in spalla, spariva per qualche giorno. Poi tornava sempre. E anche quella volta, pensai che l'avrebbe fatto prima o poi. Poi il tempo passò, e io.. cominciai perfino ad incolpare mio padre. Pensavo fosse colpa sua, non c'era mai, io mi sentivo solo, e pensai che anche mia madre si sentisse così per colpa sua. Poi cominciai a pensare che fosse colpa mia, che avessi fatto qualcosa di sbagliato, ero un ragazzino..." Scosse la testa "Poi un giorno circa un anno dopo origliai per caso una telefonata tra mio padre e il suo avvocato. Doveva spedire i documenti per il divorzio e mio padre gli riferì il nuovo indirizzo di mia madre e io decisi di andare lì. Zaino in spalla neanche dovessi partire per il giro del mondo." Sbuffò un'altra risata "Scoprii che aveva sempre vissuto a pochi chilometri di distanza da noi. E non si era mai degnata di farsi vedere.
Ero così stupido. Ero così felice all'idea di rivederla."

"E cosa disse lei?"
"Non lo so, non arrivai mai a suonare al campanello. Quando mi avvicinai, vidi dalla finestra mia madre. Era con un altro uomo. C'era anche una bambina, forse della mia età e... mia madre aveva un neonato tra le braccia. Sembravano una famiglia. Noi non eravamo mai stati così. In quel momento non capii bene, ero un bambino, per me lì c'era solo mia madre con un uomo che non era mio padre, e due bambini che non erano me. Mi sono sentito... sostituito, rimpiazzabile, non indispensabile. Solo anni dopo ho realizzato che se mia madre aveva un neonato tra le braccia, doveva essere rimasta incinta mentre stava ancora con mio padre. E capii che tutti quei viaggi di lavoro o visite a un'amica erano sempre state scuse, lei aveva tradito mio padre per tutto il tempo. Ci aveva lasciato perchè non aveva piu' bisogno di noi, perchè aveva trovato qualcosa di meglio." Theo scrollò le spalle "Per questo non mi fido di nessuno. Per questo all'inizio ti dissi che non ero interessato a far funzionare questa cosa. Mio padre ha avuto altre relazioni... La madre di Gabe è stata una di quelle"
"Per questo sapeva di tua madre?"
Theo sbuffò. "Probabilmente mio padre si confidò con lei, e lei lo raccontò a Gabe. Poi lei lo lasciò dopo la storia della rissa" Theo rise di nuovo amaro, guardando la sua cicatrice e scuotendo la testa "Idiota, suo figlio aveva cercato di darmi una coltellata e lei incolpava me per avergli dato un pugno"

"Sai, non conosco questo Gabe, ma sentendovi parlare di lui, già lo odio" borbottò Liam cercando di spezzare la tensione.

"Non sarà che sei solo geloso per Hayden?" fece Theo alzando un sopracciglio ironico.

Liam gli diede una gomitata "Figuriamoci"

"Perchè sei rosso allora?"
"Mi avrai attaccato la febbre" fece Liam deciso.
"Sicuramente" Theo roteò gli occhi. Poi il suo sguardo indugiò sul brodo ormai freddo. "Sai, nessuno si era mai preso cura di me mentre stavo male. Mia madre mi mandava a letto, mi riempiva di medicine e mi diceva di resistere che sarebbe passata. E' la prima volta che qualcuno s'interessa veramente a come sto" Guardò Liam, con un sorriso. "Dovrei ringraziarti, probabilmente"

Liam rise un po', prima che la tristezza nascosta nella voce di Theo lo raggiungesse. "Lo sai, io non posso giudicare tua madre, ma... se lei è stata così stupida da voltarvi le spalle, a te e tuo padre, è stata tutta una sua perdita. Non vi meritava. Potrò sembrare duro, ma se ti ha fatto sentire così solo, allora non era degna di chiamata tua madre"

"Che intendi dire?"
"Be', non so come spiegarlo, vedi io penso che il punto dell'andare via è-"

"Non dire il ritornare perchè ti dò un pugno"
"No" Liam rise scuotendo la testa "Stavo per dire che il punto è che l'andare via è solo... fisico. Mio padre ancora prima che.. morisse... partiva spesso. Era un medico, lavorava per Medici Senza Frontiere.. aiutava le persone in difficoltà, per me era come un vero supereroe" ammise con orgoglio "Non era mai a casa, è vero, lo vedevamo poche settimane all'anno. Ma io... non ho mai pensato che mi avesse abbandonato, non mi sono mai sentito abbandonato da lui. Lui era con me, sempre, faceva in modo che io lo sentissi sempre vicino, e anche ora che non c'è piu', sembrerà stupido ma lo sento comunque."
"Non è stupido" fece Theo dolcemente

"Quello che volevo dire è che andare via non vuol dire dimenticare. E se tua madre si è dimenticata di te, se non gli è mai interessato mantenere un contatto... allora non merita di essere considerata tua madre. E non merita che tu soffra per lei. Tu...." Liam arrossì leggermente "-non sei sostituibile. Anzi-" Fece una smorfia divertita, dandogli una leggera gomitata "Sono abbastanza sicuro che non ci sia un altro fastidioso, testardo e egocentrico come te in tutto il mondo"

Theo rise "Non dimenticare affascinante, intelligente e simpatico"
"Per non parlare di modesto" sbuffò Liam "Ah e hai sicuramente il miglior fratellastro del mondo"

"Sicuro" concordò Theo con un cenno della testa e un sorriso.

Lo sguardo di Liam cadde sul brodo. "Dovrò rifarti la cena"
"Ti prego, niente brodo" supplicò Theo.
Liam roteò gli occhi "Cosa vuoi?"
"Pizza"
"Pizza?"
"Pizza"

"Come fai a pensare alla pizza?"
"Ho la febbre, non vuol dire che non abbia fame. E poi mi sento già meglio"
"Sì come no"
"Te lo giuro"
Liam fece per alzare la mano e tastargli la fronte ma poi si bloccò ricordando l'ultima volta. Theo guardò la sua mano a mezz'aria prima di guardarlo in faccia "Forza, senti"

Liam lo guardò sorpreso, prima di fare un mezzo sorriso toccandogli la fronte.

"Mmh sei tiepido" Theo chiuse gli occhi al tatto, lasciandosi andare alla piacevole sensazione di fresco della mano di Liam sulla sua pelle calda. E se fosse leggermente arrossito, poteva dare la colpa alla febbre.

*

Quando poche ore piu' tardi, Paul e Jenna rincasarono, si guardarono intorno, seguendo il rumore della televisione fino in salone. E lì trovarono Theo e Liam beatamente addormentati, circondati da scatole di pizza, Theo avvolto da una coperta, il viso appoggiato sulle sue braccia intrecciate sul bracciolo, le gambe piegate per far posto a Liam accanto a lui, usando la coperta ammucchiata all'altezza delle costole di Theo come cuscino. Paul mise un braccio intorno alle spalle di Jenna, che sorrise. "I nostri ragazzi..." mormorò affettuosamente.

"Sembra che vada tutto bene, no?" sussurrò Paul al suo orecchio. "Sbagliavamo a preoccuparci"

"Si... sono contenta. Sento che nulla può andare storto ora"

"Lo penso anch'io" sorrise Paul, posandole un bacio sulla testa. "Andrà tutto bene"
 

CONTINUA

 

   
 
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