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Autore: DanilaCobain    18/02/2020    1 recensioni
A pochi mesi dalla rottura con il fidanzato, Sveva torna in Italia per lavoro dopo aver vissuto a lungo a New York. Si aspetta di trovare un po' di tranquillità e riposo dalla vita frenetica newyorkese ma deve presto ricredersi. Suo fratello Enrico, calciatore professionista, è determinato a farle trascorrere un'estate indimenticabile tra festini, serate in barca, vacanze improvvisate insieme ai suoi compagni di calcio, compreso Kieran, l'uomo più arrogante che Sveva abbia mai conosciuto. Tra i due è odio a prima vista. Kieran non sopporta l'aria saccente di Sveva, Sveva detesta i modi di fare di Kieran. Enrico non ha nessuna intenzione di rinunciare al suo migliore amico né tantomeno ai suoi piani per la sorella. Di tempo insieme ne passeranno parecchio e chissà che dietro tutto quel disprezzo possa nascondersi qualcosa di più potente.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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«Cosa succede tra te e Sveva?»
Kieran fissò l’amico. Non c’era più traccia di divertimento sul suo viso, aveva visto Sveva arrabbiarsi sul serio, forse più di quanto avesse fatto la mattina. Emise un sospiro sonoro, in cerca delle parole giuste per spiegare l’accaduto.
«Oggi ho incontrato tua sorella da Giorgio. Stava provando un vestito e quando lo ha visto Eve lo ha voluto a tutti i costi. Glielo ha tolto dalle mani, ha iniziato a dare di matto. Volevo solo risolvere la cosa e ho detto a tua sorella che poteva prendere quello che voleva, avrei pagato io. Lei, neanche a dirlo, si è offesa, mi ha dato del cafone ed è andata via. Fine della storia.»
Enrico sorrise un poco, forse immaginando la scena. Kieran invece sentì riemergere tutta la rabbia che aveva represso nei confronti di Evangeline, per avergli fatto fare quella bruttissima figura, aggravata dal fatto che la ragazza fosse la sorella del suo migliore amico, e ora si trovava nella situazione di doversi scusare. Per la prima volta in vita sua stava provando imbarazzo.
Il volto dell’amico si era rabbonito. «Una sciocchezza, quindi. Però potevi evitare di fare quella battuta su chi le avrebbe pagato il vestito.»
Kieran scosse la testa. «Era una battuta, infatti. Non volevo offenderla, ma tua sorella è… lei non ha il senso dell’umorismo» allargò le braccia, come a voler dire che stavolta non aveva fatto niente di così strano, e piantò i suoi occhi scuri in quelli chiari di Enrico.
Lui distolse lo sguardo e lo puntò sulla sorella, lontana, quasi vicino all’ingresso. Per un attimo i suoi occhi sorrisero con tenerezza. Si fece più vicino a Kieran.
«Sta passando un momento particolare, Kieran. Promettimi che domani sera risolverete tutto. Non vi voglio vedere così.»
Kieran sollevò un sopracciglio. «Domani sera?»
«Ho intenzione di portare Sveva con noi alla festa di Valentina.»
«Oh-oh» circondò Enrico con un braccio e lo sbatacchiò un poco. «Allora fai sul serio con questa ragazza. Vuoi presentarla anche a tua sorella…»
Lui sorrise e abbassò lo sguardo. «No, ma che sul serio…»
«Ma dov’è? Non l’ho vista in giro.»
«Arriva più tardi, sta finendo di lavorare. Eve? Non è venuta?»
«No.» Il tono e l’espressione non ammettevano repliche.
Enrico ingoiò la domanda che aveva sulla lingua e annuì. Fissò per un attimo l’amico, cercando di carpirgli qualche informazione silenziosa, poi gli diede un colpetto sulla spalla.
«Non preoccuparti per Sveva, le passerà.»
«Se lo dici tu.»
Si allontanò e Kieran si sedette di nuovo. Mark aveva rivolto l’attenzione verso un paio di ragazze che gli avevano chiesto una foto. Gli altri chiacchieravano tra loro. Prese il suo bicchiere e lo vuotò tutto d’un fiato. Ne ordinò un altro.
Era un miscuglio di sensazioni. Incazzato con Eve, e con Sveva che lo aveva guardato ancora una volta con disprezzo. Non era certo migliore di lui, non lo conosceva, non sapeva nulla della sua vita, eppure lo aveva giudicato in un secondo.
Col senno di poi si era reso conto che il gesto nella boutique poteva risultare offensivo, ma lo aveva fatto con le migliori intenzioni. Voleva solo evitare che le cose peggiorassero, invece erano precipitate e si erano schiantate al suolo spargendo conseguenze in tutte le direzioni.
Infine si sentiva terribilmente in colpa per la fine della sua relazione. Sentiva su di sé il peso della decisione.
Guardò nella direzione di Sveva. Odiava la situazione che si era venuta a creare ma non era l’unico a doversi scusare, anche lei lo aveva offeso. E invece aveva continuato a guardarlo con quella sua aria di superiorità, come se Kieran fosse solo un povero idiota con i soldi, indegno di qualsiasi tipo di considerazione da parte sua.
Stava con Christian vicino all’ingresso e se la ridevano. Christian le accarezzava il volto e la toccava come se fosse di sua proprietà. Non staccavano gli occhi l’uno dall’altra, così come lui non riusciva a staccare gli occhi da loro, e parlavano fitto fitto. Osservò come le grandi mani di Christian avvolgevano la sua vita stretta evidenziando ancora di più le curve dei fianchi e il fondoschiena. Infilò un dito nel colletto della camicia e tirò un po’, sentendo fastidio e caldo. Sorseggiò il suo gin tonic mentre le mani di Christian scendevano lente sui fianchi…
«Fortunato il nostro Christian.»
Kieran trasalì e si voltò verso Mark.
«Dici che se la scopa?» continuò il tedesco.
«Non capisco cosa ci troviate di interessante in quella ragazza. Oltretutto è parecchio antipatica.»
Mark si passò una mano sulla barba corta. «Ha qualcosa di estremamente affascinante e sensuale, non trovi?»
«No.»
«Ho sentito la storia del vestito… amico, ma che hai combinato?!»
A Mark piaceva prendere in giro i compagni e Kieran si lasciò andare alla sua bonaria ilarità. Ridacchiarono insieme.
«Che ne dici di concludere la serata con queste due belle ragazze a casa mia?» Mark si alzò dal divano e invitò le ragazze a fare lo stesso.
Kieran scosse il capo sorridendo. Mark non perdeva mai occasione per rimorchiare. Si stupiva del fatto che la moglie non lo avesse ancora lasciato.
«No amico. Passo.»
Il tedesco gli fece l’occhiolino e con le ragazze sottobraccio andò via. Kieran si avvicinò agli altri, stando attento a rivolgere le spalle alla porta in modo da non cadere più nella tentazione di guardare quella stronza di Sveva.
 
 
«Che succede con Kieran?»
Christian scostò i capelli dal volto di Sveva e indugiò con la mano sulla guancia.
«È un idiota» rispose, ma si sentiva già più calma. La presenza del suo migliore amico le aveva restituito il buonumore.
«Lo so, all’inizio può sembrare un idiota. Ma è un bravissimo ragazzo, te ne accorgerai.»
Sveva sorrise a quelle parole, Christian tendeva sempre a vedere il buono dappertutto. Forse era stato proprio quel suo lato che l’aveva fatta innamorare quando erano solo due ragazzi che frequentavano ancora il liceo.
Christian era stato il suo primo amore. Dolce, intenso e spensierato come solo gli amori giovanili sanno essere. Lo aveva conosciuto a una delle partite di Enrico con le giovanili della squadra di Milano. Christian giocava già in prima squadra e sugli spalti si era avvicinato, incuriosito da quella ragazza bionda dallo sguardo limpido. Qualche parola scambiata nell’imbarazzo, poi un’uscita insieme agli altri, poi da soli. Lui che l’aspettava fuori dalla scuola, le lunghe passeggiate fino a casa. I sorrisi, il cuore a mille, i baci e le carezze sempre più ardite. Christian era due anni più grande di lei, Sveva invece aveva diciassette anni e sognava già di diventare un medico. Christian l’adorava, vedeva in lei una piccola donna forte e decisa pronta a sacrificare qualsiasi cosa pur di raggiungere i suoi obiettivi. Amava trascorrere i pomeriggi a guardarla studiare, specie durante il primo anno di università, quando Christian era andato a vivere da solo e Sveva gli riempiva l’appartamentino in centro di amore e felicità.
E poi, un giorno, Sveva aveva deciso di partire per l’America e continuare gli studi a New York insieme al suo professore e mentore. Sarebbe stata un’occasione d’oro per la carriera della ragazza e Christian non le avrebbe mai chiesto di restare solo per lui. Ci avevano provato, ma la distanza era troppa e il tempo per vedersi non c’era mai.
Christian non l’aveva mai lasciata del tutto e quello che un tempo era stato amore si era trasformato in un affetto indissolubile. Divennero ancora più uniti, liberi dalla gelosia e dalle scaramucce di coppia raggiunsero un’intimità maggiore. Alla fine lui conobbe un’altra donna e la sposò, Sveva incontrò Logan. L’amico sapeva della fine della sua relazione, conosceva ogni dettaglio. Nell’ultimo periodo l’aveva chiamata più del solito, preoccupato perché il dolore aveva fatto scomparire quasi del tutto la Sveva che conosceva e che amava.
Questo Sveva lo capiva, e Christian che la conosceva meglio di chiunque altro vedeva che il suo cuore era ancora stretto nella morsa del dolore.
«Sto bene» disse lei, dando voce alla domanda impressa negli occhi di Christian. Lì, con lui, stava davvero bene.
Christian la strinse a sé. «Ancora non ci credo che sei qui e che potremo vederci tutti i giorni.»
«Starò qui talmente tanto che ti stuferai di me» cercò di scherzare lei, perché le lacrime avevano iniziato a pizzicarle gli occhi e non voleva lasciarle andare.
«Impossibile»
Forse tutto ciò di cui aveva bisogno per guarire era proprio davanti a lei, era l’amore che le dava Christian.
   
 
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