Film > Sherlock Holmes
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Autore: kamy    18/02/2020    0 recensioni
Raccolta di scene JohnLock sulle note della canzone: Believer degli Imagine Dragon.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, John Watson, Sherlock Holmes, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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"Questa storia partecipa alla Valentine's Day Run indetta dal forum Piume d'Ottone".

Prompt: 1 - Glow!AU (quando si è vicino alla propria anima gemella per la prima volta il petto si illumina).

 

Cap. 6 La luce del cuore

 

Sono io al timone, sono io il padrone del mio mare, oh-ooh

 

La luce della lampadina, tremante, era circondata da falene, ed illuminava l’ufficio in penombra.

La lampada sul soffitto era fulminata e la tapparella rotta, che ricadeva storta, filtrava le luci della città, lasciando entrare qualche spiraglio colorato.

Holmes era seduto in poltrona, con la schiena appoggiata al sedile. Indossava un completo nero e un cappello a falde larghe gli copriva in parte il viso aguzzo, dal naso pronunciato. Si grattò il mento tagliente ed ispirò dalla sua pipa, espirando il fumo dalle narici.

Teneva i piedi appoggiati sulla scrivania, con i talloni sopra un dossier ingiallito, e le gambe incrociate.

Sprofondò nella poltrona, scendendo più in basso. Il suo volto, particolarmente lungo, aveva dei riflessi vermigli dovuti alla brace della pipa.

< Nessun caso ormai da due settimane. La mia vita è di nuovo diventata monotona, appiattita in un grigiore ripetuto. I volti delle persone si confondono e i dettagli danzano davanti a me, pronti a far sprofondare ciò che rimane della mia sanità mentale >. Si deterse le labbra sottili con la lingua, facendo delle smorfie.

La lampada sulla scrivania si fulminò, con uno scoppiettio e un bagliore, lasciandolo completamente al buio. Imprecando a mezza voce, si piegò in avanti, facendo cadere un po’ del tabacco della pipa sul pavimento lercio.

Frugò nei cassetti e, tastando con le dita adunche, riuscì a trovare una candela. Recuperò dal taschino un accendino d’oro, su cui risaltava lo stemma della casata Holmes, e l’accese. Si scottò le dita e la mise nella tazzina del caffè, ancora un po’ sporca di zucchero.

Tornò a sprofondare nella poltrona.

La luce della candela illuminò una siringa abbandonata su un laccio emostatico, accanto a quest’ultima c’era un cofanetto di metallo con della polverina candida.

< Ho bisogno di applicare la mia mente, di trovare un colpevole, di rimuovere ogni informazione non essenziale > implorò. Si grattò gli zigomi pronunciati, su cui colava del sudore gelido. Lo stesso che percorreva la sua schiena, inumidendogli la camicia.

La sua spina dorsale, come il resto delle ossa, premeva sulla pelle ed era ben visibile dal collo in giù.

La porta, su cui si erano staccate in parte le lettere del suo nome, le stesse riportate su una targhetta dorata abbandonata su un divano sfondato, si aprì con un cigolio.

“S-scusi… Trovo qui il signor Holmes?” domandò un uomo, entrando. Era appoggiato ad un bastone, i capelli ricadevano su un viso segnato dal tempo.

< Un soldato, sicuramente. In congedo permanente, a giudicare dai troppi indizi. Per non parlare del fatto che è un medico fin nelle ossa > rifletté Holmes.

“Mi hanno detto che cercava un coinquilino con cui dividere le spese del suo appartamento” biascicò lo sconosciuto.

I suoi occhi incontrarono quelli di Sherlock, febbricitanti.

Holmes si portò una mano al petto e rabbrividì, scottandosi.

< Sembra che la mia defunta lampadina si sia accesa nel mio cuore. Il mio petto non è solo bollente, ma brilla > rifletté.

“N-non è possibile” esalò Watson, vedendo che anche il suo petto risplendeva.

Sherlock si alzò in piedi.

“Secondo la cultura corrente, lei è venuto qui per molto di più che un appartamento. Crede nei soulmates? Dicono che quando s’incontra la propria anima gemella la prima volta il petto s’illumina” disse.

Watson arrossì.

“C-ci credo… Ecco io… Ci dev’essere un errore, però…” balbettò.

Sherlock posò la pipa sulla scrivania e lo raggiunse.

“Posso sapere il suo nome?” domandò.

“John” esalò Watson, con aria sconcertata.

“Sherlock Holmes, piacere” si presentò Sherlock.

  
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