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Autore: historiae    19/02/2020    0 recensioni
Cercava di muoversi, ma gli sembrava di essere sotto l'effetto di un potente anestetico.
Percepì solamente le dita affusolate di lei afferrargli il viso e portarlo in linea parallela al suo.
Fu come se una voce gli di infiltrasse nella mente, intimandogli di aprire gli occhi.
Eseguì quell'ordine implicito, per trovarsi a fronteggiare il bagliore meschino degli occhi grandi e ambrati di Darcy, che ora sentiva distintamente scrutargli l'anima, portando alla luce i suoi pensieri più reconditi.
Genere: Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Darcy, Riven, Trix
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Riven si era arrestato in tempo perchè un fiume in piena di rabbia iniziasse a travolgere inspiegabilmente la sua mente e il suo stomaco.

Anche se in effetti la spiegazione era più che plausibile.

Non aveva potuto impedire che un orgoglio di ferro come il suo venisse nuovamente intaccato nel profondo, semplicemente stimolato dal mare di ricordi scaturiti da ciò che stava guardando.

Strinse più saldamente possibile la sua arma mentre Darcy riprendeva contatto con il pavimento.

Non aveva più l'aspetto che l'aveva caratterizzata solo poco tempo addietro; gli occhi da gatta e l'espressione carica di dolcezza e comprensione sembravano essere stati soffocati con la forza, in un animo ormai troppo corrotto per suscitare nel ragazzo la stessa attrazione di un tempo.

Il viso di Darcy era pallido, teso e carico di odio per il mondo; lo stesso odio che aveva finito per riversare su di lui, frantumando in mille pezzi un'illusione durata troppo tempo, una falsa immagine di una ragazza inesistente, e facendo crollare il saldo castello di carte che lui aveva almeno tentato di costruire attorno a quella loro relazione apparentemente felice.

 

Erano entrambi immersi nella penombra, uno dinanzi all'altra. La tensione si tastava con mano, aleggiava nell'ambiente tetro della fortezza della fenice, con un'intensità tale che avrebbe potuto spaccare le pareti.

Riven sapeva che prima o poi avrebbe dovuto affrontare quella specifica situazione.

Per un anno intero, una volta accertata la minaccia incombente del Signore delle Ombre e delle sue alleate, lui e il suo squadrone si erano preparati allo scontro; nei mesi appena trascorsi aveva avuto tante occasioni in cui dar prova della sua forza e di sfogare finalmente la rabbia durante gli attacchi diretti al nemico, e non ne aveva sprecata nemmeno una. Aveva puntato l'arma contro la stessa ragazza che gli aveva stregato il cuore per poi gettarlo nell'oblio più oscuro. Ma ogni volta, prima che potesse infliggere su di lei la sua vendetta, lei e le sue compagne si erano prontamente dileguate, lasciandogli solo l'amarezza dell'ennesimo tentativo fallito.

 

Ma ora niente gli avrebbe impedito di colpire.

Lei era sola; non sapeva dire se il fatto fosse intenzionale; ma era certo che in tal modo sarebbe stata più vulnerabile. E nessuno sarebbe accorso a dargli il suo aiuto, ed era ciò che voleva: avrebbe sistemato le cose una volta per tutte, e senza intralci.

Doveva solamente sbrigarsi, prima che le altre due streghe si palesassero, rendendogli il compito più difficile di quanto già fosse.

 

Deglutì e strinse ancor più forte l'arma, stringendo i denti e imponendosi mentalmente di mantenerne il controllo ad ogni costo.

Darcy gli si avvicinò. Posata e con lentezza, come faceva sempre, fissandolo intensamente negli occhi. Sembrava volesse leggergli dentro, o così pensava Riven, prima di rendersi conto che la ragazza lo stava già facendo.

Se non si fosse difeso in tempo, sarebbe caduto preda dei suoi poteri, e questa volta non sarebbe stato contemplato nessun consenso. Non poteva permettere che lei gli si infiltrasse nella mente e si appropriasse dei suoi pensieri più intimi per usarli contro di lui.

 

Sollevò l'arma e, non senza un notevole sforzo mentale, si lanciò contro la strega, cercando di colpirla. Lei si scansò, per atterrare solo poco più lontano, continuando a muoverglisi appresso, in un raggio di pochi metri. Il suo silenzio rendeva la tensione ancora più pungente.

 

-Lo sai di non avere alcun potere su di me.- Riven cercò di intimorirla a sua volta, intuendo sotto sotto che sarebbe stato inutile. Cercò di convincersi di quell'affermazione, non sapendo se crederci o meno fino in fondo. Lei sembrava sapere perfettamente quel che faceva; lui, non era certo di potersi fidare ancora della sua stessa mente, già dimostratasi troppo debole.

Darcy rispose a quelle parole con un sorrisetto derisorio. La mente di Riven si era già rivelata un libro aperto, tanto che anche giocarci,con il tempo, aveva a poco a poco perso il suo divertente fascino. Ma non era sempre stato facile; il ragazzo aveva più volte dimostrato di avere una grande lucidità, tanta quanto bastava a restare immune da alcuni dei suoi incantesimi di manipolazione.

 

Riven, di norma, non avrebbe mai colpito un avversario senza che lui contrattaccasse, e il fatto che Darcy si ostinasse a intimorirlo solamente con lo sguardo, non sembrava avere spiegazione.

-Non mi lasci altra scelta.- disse, e si preparò a colpire nuovamente.

Darcy evitò il colpo ancora una volta, svanendo, inghiottita dall'oscurità, per poi ricomparire alle sue spalle, mostrandogli un ghigno malefico.

 

-Non sei cambiato per niente, Riven.-

Il ragazzo si volse per guardarla, mentre sentiva un fastidioso sentimento di paura già sperimentato, ripresentarsi alla porta della sua mente.

-Guardati. Ti credi un eroe, ma te la fai sotto dalla paura.-

 

Riven si soffermò su quel sorriso traditore, sentendo improvvisamente il desiderio di spegnerlo per sempre. Era riuscita a farlo di nuovo: vedere la verità dove lui si ostinava a costruire salde bugie.

Fallo e basta, si disse. Non c'era più tempo per i ripensamenti, e fare la cosa giusta significava mettere da parte ogni pietà.

 

Avanzò, trascinando con sè ogni più piccola traccia di rancore, e caricò il colpo.

Senza che lui facesse in tempo ad accorgersene, la strega lo disarmò con una rapidità anormale, lasciandolo impietrito.

La spada, tramite telecinesi, venne gettata lontano.

Darcy gli si avvicinò minacciosa, preparandosi a colpirlo con un cumulo di energia. Il bagliore purpureo che le avvolgeva le mani non prometteva nulla di buono, e il ragazzo cominciò a pensare di non avere scampo.

Poi Darcy iniziò ad attaccare, come con lui non aveva mai fatto.

Riven evitò una raffica di colpi, riuscendo solamente ad immaginare quali sarebbero state le conseguenze se avessero centrato il bersaglio.

-Che cosa vuoi fare?-

-Volevi combattere? Eccoti servito.- rispose lei.

Aggirò la sua avversaria cercando di spostarsi nella direzione dove aveva visto volare la sua arma, per almeno tentare di recuperarla.

Si mosse rapidamente, ma Darcy non dava segno di volersi arrendere. La conosceva abbastanza bene da sapere che non l'avrebbe mai fatto, se non in casi di forza maggiore.

 

Riven scorse la sua spada abbandonata sul pavimento di pietra e si gettò a terra per prenderla, schivando un altro colpo per miracolo.

Si voltò in tempo per vedere Darcy avvicinarglisi pericolosamente.

Era a terra, e avrebbe potuto dirsi ancora indifeso, se la vicinanza della sua arma non gli avesse infuso quel senso di sicurezza in più.

Ma non fece in tempo ad impugnarla che Darcy lo intrappolò a terra, impedendogli di muoversi.

Riven trasalì quando si sentì opprimere il ventre dal suo peso e i suoi polsi venire afferrati dalle sue mani con una forza inaudita.

Quando Darcy accostò il viso al suo per fissarlo negli occhi, Riven cercò con tutte le forze di distogliere lo sguardo, memore della spiacevole sensazione datagli dal libero arbitrio che lo abbandonava, vinto dai poteri di lei che si facevano strada, subdoli, nel suo subconscio, divenendo parte di lui.

-Avevi ragione.- sibilò Darcy. -I miei colpi non hanno alcun potere, su di te.-

Riven tese l'udito, mantenendo le palpebre serrate.

-Vuol dire che dovrò trovare un altro sistema.-

 

Cercava di muoversi, ma gli sembrava di essere sotto l'effetto di un potente anestetico.

Percepì solamente le dita affusolate di lei afferrargli il viso e portarlo in linea parallela al suo.

Fu come se una voce gli di infiltrasse nella mente, intimandogli di aprire gli occhi.

Eseguì quell'ordine implicito, per trovarsi a fronteggiare il bagliore meschino degli occhi grandi e ambrati di Darcy, che ora sentiva distintamente scrutargli l'anima, portando alla luce i suoi pensieri più reconditi.

Una visione incominciò a balenargli nella mente come una lampadina a intermittenza, portando scompiglio nei suoi intenti e nelle sue emozioni già di per sé contraddittorie.

 

Darcy era dinanzi a lui, e gli dava le spalle. I capelli lunghissimi, scuri e lucenti come seta, coprivano il tessuto rosso acceso che la avvolgeva.

 

Riven cercò di sottrarsi a quel ricordo, pensando ad altro, ma si accorse con sgomento che gli era impossibile.

 

Darcy sollevò le braccia portandosi le mani alle spalle e afferrando i lembi della veste con le dita sottili.

 

Riven gettò la spugna, arrendendosi a quella visione disarmante che andava a poco a poco risvegliando in lui sensazioni familiari, portando con sé un soffuso e velato sentimento di nostalgia.

 

La seta cremisi scivolò lungo il corpo di lei, mentre il suo viso si voltava con lentezza per incontrare gli occhi ammaliati del ragazzo.

 

Era solo uno dei tanti ricordi che per tanto tempo si era imposto di sopprimere, ma che non riusciva, o non voleva lasciar andare.

E lei, con uno dei più subdoli incantesimi di cui fosse capace, lo aveva portato a galla, facendo breccia su quel legame che lei stessa aveva creato, un tempo, tra le loro menti.

Riven, proprio quando sembrava dovesse cedere, si aggrappò all'ultimo barlume di lucidità che gli permise di riemergere appena dalla trappola del suo inconscio.

 

Parlò a fatica.

-...che cosa... che cosa mi stai facendo? ...fermati.-
L'incantesimo parve improvvisamente perdere d'intensità, sebbene gli occhi maligni di Darcy non accennassero ad allontanarsi dai suoi.
-Che ti prende, Riven? Hai dimenticato tutto?-

Riven percepì la visione svanire gradualmente, e non seppe dire se fosse per opera della strega o per opera della sua volontà. Doveva solamente resistere, essere più forte della sua mente.

-Smettila... non voglio ricordare...-
-Non puoi mentirmi.-
Il ragazzo cercò di scostarla solo con la forza dei muscoli che ricominciava appena a percepire sotto la pelle, ancora intorpiditi dall'attacco. Ma la sua magia era tremendamente più forte.
Con il braccio sinistro abbandonato a terra cercò a tentoni l'elsa della spada. La trovò.
La sua mente era di nuovo quasi totalmente lucida, e Darcy cominciava solo ora a mollare la presa, punta nel vivo, vinta da una schiacciante presa di coscienza: la volontà di Riven era troppo forte perfino per lei.

-Allontanati da me, strega.- disse il ragazzo, impugnando l'arma e puntandola contro la ragazza.

Solo allora Darcy si scostò da lui, sollevandosi da terra, nel tentativo di restare incolume.
Ma fallì. La lama affilata vorticò nella sua direzione, rapida come una saetta.
Un grido acuto lacerò l'aria quando Darcy venne sorpresa dal dolore improvviso al braccio destro. La strega precipitò a terra, atterrando a carponi, stringendosi l'arto dove era comparso un profondo taglio che sanguinava copiosamente.
Alzando il volto contratto dal dolore che le aveva tolto gran parte delle energie, fissò con odio il suo aggressore.
Riven restò immobile su due piedi, ad osservare la scena.

Darcy lanciò telepaticamente una richiesta di rinforzi alle sorelle, che in pochi secondi abbandonarono la difesa del covo della fenice per venire in suo aiuto.
Icy e Stormy le si precipitarono accanto, per verificare se potesse o meno continuare a combattere, mentre Riven indietreggiò alla loro vista, accennando già a battere la ritirata.

Quando Icy notò la ferita grave ed estesa sul braccio della sorella, fissò il ragazzo, ribollendo di odio.
-Come hai osato?!- sbottò.
Darcy fissò Riven negli occhi per un breve istante, con una smorfia di dolore e rabbia, prima di vederlo scomparire nell'ombra della fortezza, diretto verso i compagni.
Un grumo di fulmini già iniziava a formarsi nelle mani di Stormy.
-No, Stormy, lascia perdere.- sentenziò Icy, mentre con il proprio ghiaccio tentava di sanare come possibile la ferita della sorella.
Darcy stringeva forte le labbra, mentre il dolore al braccio diminuiva solo lievemente sotto l'azione analgesica del ghiaccio.
Rimuginò sull'accaduto, convincendosi, malgrado tutto, di essersi meritata tutto ciò.

-Sto bene.- disse, rassicurando Icy, mentre si rimetteva in piedi.
La ferita bruciava, ma mai quanto l'amarezza che quella sconfitta le aveva lasciato nell'animo.
Non aveva voluto darsi per vinta, non ancora; non con Riven. Si era ostinata a credere che lui non l'avesse dimenticata, e che conservasse ancora le tracce di quei ricordi che avevano costruito insieme. E di fatto era così. Quei ricordi erano ancora lì, repressi da una volontà troppo salda perchè lei potesse spezzarla.
Ci aveva provato, ma ci aveva solamente guadagnato un rifiuto netto e una ferita.
Si promise che non si sarebbe mai più lasciata accecare dalla gelosia al punto di ricercare con lui uno scontro diretto con la certezza di uscirne vincitrice.
Si chiese se fosse stata reale intenzione di Riven attaccarla per farle del male, portandola a sferrare il contraccolpo; se il suo inganno l'avesse ferito tanto da fargli desiderare di vederla morta, e quali sarebbero stati i suoi sentimenti una volta adempiuto a quel compito; e se mai lui fosse riuscito a dimenticarla davvero, come sosteneva fosse sua intenzione fare.
Ancora con la rabbia in corpo, seguì le sorelle sulla strada di ritorno verso il campo di battaglia che le attendeva.
I suoi pensieri continuarono a vorticare in un circolo infinito senza mai giungere ad una risposta.



 

  
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