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Autore: sissi149    20/02/2020    5 recensioni
Dopo la fine del World Youth Tsubasa ha chiesto a Sanae di sposarlo e la ragazza ha accettato.
I festeggiamenti sono nel culmine, ma andrà davvero tutto liscio?
Genere: Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Atsushi Nakazawa, Nuovo personaggio, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Quindi sei deciso a proseguire nelle ricerche?” Jason stava passeggiando con Holly in alcune vie un poco scostate dal centro, per evitare spiacevoli incidenti. La giornata era soleggiata e non troppo fredda, non aveva senso sprecarla al chiuso della casa d’accoglienza. Si erano fermati solo un attimo al quartiere latinoamericano al Natura viva, un negozio di frutta e verdura biologica. Il proprietario, un ragazzone con i capelli raccolti in numerosissime treccine, sembrava non badare troppo al fatto che uno dei due clienti fosse Oliver Hutton. Li aveva serviti con il sorriso.
Le indagini di Jason, invece, erano ad un punto morto o, meglio, per poterne sapere di più bisognava cominciare a pestare qualche piede, fare domande inopportune, più inopportune di quanto avesse fatto, e crearsi dei nemici. Per lui non era troppo un problema, finita quella storia sarebbe partito dalla cittadina, ma l’architetto avrebbe fatto la stessa cosa? Già era trattato male ora, figuriamoci se avesse scoperto alcuni altarini senza però portare a nulla di fatto nella sua situazione personale.
Hutton fece un cenno di assenso.
“Assolutamente. Non commetterò più l’errore che ho commesso in questi anni: ora che so di non essere responsabile di quanto accaduto, lotterò con tutte le mie forze perché la verità venga a galla, non solo per me, ma per tutti. Se qualcuno ha procurato questo casino intenzionalmente, al cantiere lo devono sapere. Ne va anche della loro incolumità.”
Per un istante Jason lo guardò ammirato.
“Sei più idealista di quanto immaginassi, loro non muoverebbero un dito per te.”
“Loro mi ritengono responsabile.”
“Ma hanno torto!” Esclamò in tono deciso, senza aspettarsi la successiva replica.
“Ma non lo sanno. Credono di essere nel giusto.”
Il giornalista sbuffò sonoramente, arricciando le labbra e facendo comparire sul proprio volto un’espressione di disappunto totale.
“Renderti la vita un inferno non è comportarsi da persone che sono nel giusto. Prendi quell’Harper, scommetto tutto quello che vuoi che Price ed i suoi amichetti muratori sanno benissimo quello che ti fa.”
Jason era ancora amareggiato per la faccenda del lancio delle uova a cui aveva assistito e per altre cose che era venuto a sapere tramite Kitty, sia del passato che dei giorni successivi al suo incontro con Holly: Bruce Harper sembrava aver trovato nell’umiliazione dell’architetto una sorta di ragione di vita alternativa. Chissà quanto veniva pagato da Benjamin Price…  Dovette frenarsi per non lasciare troppo spazio alle supposizioni che sapeva di non poter provare.
Si rese improvvisamente conto di essere rimasto indietro ed accelerò per raggiungere il compagno di passeggiata.
“Vedrai che quando la verità salterà fuori, e sono sicuro accadrà, anche Bruce Harper smetterà di comportarsi come…”
“Come un incivile?” Suggerì Brown.
“Non era proprio la parola che stavo cercando, ma può andare.” Un timido sorriso fece capolino tra i lineamenti dell’architetto.
Jason non poté far a meno di notare il cambiamento avvenuto nel suo interlocutore: quando l’aveva conosciuto era la persona più apatica ed arrendevole che avesse mai visto, ora, le notizie che gli aveva portato, avevano acceso in lui ottimismo e determinazione in egual abbondanza, gli pareva quasi di aver a che fare col Dottor Jeckyl e Mister Hyde.
Il cambiamento avvenuto in Holly e la risoluzione dell’intera faccenda del cantiere non erano però gli unici misteri che lo turbavano, si era ripromesso di scoprire qualcosa in più anche sul conto della donna che lo ospitava, cosa che, a ben pensarci, avrebbe dovuto fare fin dall’inizio. Si era dato più volte dello stupido nei giorni precedenti per non aver approfittato delle sue uscite per indagare anche su di lei. Decise di cogliere al volo l’occasione in quel momento, del resto l’architetto sembrava conoscere abbastanza bene la donna, di sicuro più di lui.
“Senti Holly – esordì dopo aver preso un profondo respiro – posso chiederti una cosa che forse ti sembrerà strana?”
L’architetto si mostrò disponibile:
“Dimmi pure.”
“Conosci bene Kitty?”
Oliver si fermò a riflettere qualche istante, lasciandolo sulle spine.
“Non benissimo, ma è una delle poche persone che mi rivolge parole gentili ed attenzioni, a parte Padre Ross. Forse perché lei non era qua ai tempi dell’incidente, è arrivata solo dopo e non è legata a chi è rimasto ferito o coinvolto.”
Jason annuì, rimanendo un poco sorpreso, poiché Kitty parlava sempre dell’incidente come se l’avesse vissuto in prima persona. Questo però spiegava perché si fosse affezionata ad Holly nonostante l’aperta ostilità di tutti gli altri cittadini, non solo perché era strana ed eccentrica.
“Quando è arrivata?”
“Poco meno di un anno fa, ma si è fatta subito notare. È piuttosto difficile che passi inosservata, voglio dire…”
Entrambi sghignazzarono, Jason soprattutto perché aveva imparato a conoscere le mise della donna ed erano una più vistosa dell’altra, per esempio quella mattina era uscita con un miniabito a righe gialle e blu che fortunatamente aveva camuffato con un cappotto lungo. Evidentemente ai suoi datori di lavoro non importava molto come si presentasse.
“Sai per caso che lavoro faccia?” Domandò ancora, riprendendo a camminare.
Holly si strinse nelle spalle.
“Non ne ho idea, non parla molto di sé, anche se ha sempre qualcosa da dire sugli altri.”
“L’ho notato anch’io. Dicevi che non è qui da troppo tempo?”
“Esatto. Prima nel suo appartamento abitava un’altra ragazza, ma è partita o così credo, non la si vede più in giro per New Team Town da un bel pezzo.”
Camminarono insieme ancora per un lungo tratto, poi Holly si scusò, dicendo che doveva rientrare alla casa di accoglienza, dato che aveva promesso a Padre Ross di aiutarlo con alcuni lavori. Era il minimo che potesse fare per ricambiare l’ospitalità che riceveva ogni giorno.
 
 
 
 
 
Lasciato Oliver, Jason proseguì la camminata in solitaria, cercando di riflettere sulle sue nuove scoperte: chi era Kitty? E cosa faceva a New Team Town? Che rapporto aveva con gli abitanti e le loro disgrazie? E, soprattutto, perché aveva insistito a trascinare proprio lui laggiù?
Senza accorgersene era arrivato in un quartiere che non aveva ancora visto. Nelle ormai quasi due settimane di permanenza aveva girato buona parte della cittadina e sapeva orientarsi piuttosto bene, tuttavia alcune zone restavano per lui ancora un mistero. Notò un quartiere elegante, formato da piccole case unifamiliari, tutte munite di giardino e vialetto. Doveva essere uno dei due rioni delle personalità benestanti di New Team Town di cui gli era stato raccontato: oltre a quello in cui era incappato, dall’altro lato della città c’era il quartiere che ospitava la villa del Sindaco Becker e della moglie.
La sua attenzione venne catturata da un maestoso castagno che si stagliava al fondo del viale, con i rami ancora carichi di ricci, poiché quell’anno la maturazione delle castagne era in ritardo rispetto al solito. Una strana sensazione gli avvolse lo stomaco, quasi come una stilettata scagliata da chissà quale recesso del passato. Barcollò per un istante, poi la fitta passò.
Si passò una mano sul volto per scacciare gli strani pensieri sbucatigli alla mente, frutto dell’influenza che Kitty esercitava su di lui con i suoi discorsi strampalati. Probabilmente il suo stomaco gli aveva solo ricordato che a pranzo aveva mangiato qualcosa in velocità ed era il caso facesse una piccola merenda se voleva raggiungere l’ora di cena senza troppi intoppi. Si stava quasi pentendo di non aver acquistato un frutto per sé al quartiere latinoamericano e di aver lasciato la busta con le mele a Holly.
Decise che avrebbe osservato più da vicino il castagno e poi sarebbe tornato sui suoi passi verso il centro, dove si sarebbe procurato uno snack da sgranocchiare al piccolo supermercato, dato che doveva anche effettuare degli altri acquisti.
Mentre osservava da sotto i suoi rami la pianta, che avrebbe potuto benissimo avere almeno un centinaio di anni, Jason venne colpito da un suono inaspettato:
“Jack, mi stai facendo male!”
La frase non era stata urlata, ma era stata scandita chiaramente da una voce femminile che alle sue orecchie non suonava del tutto sconosciuta: l’aveva sentita ancora, tuttavia non riusciva a collocarla tra gli abitanti della cittadina che conosceva.
Mosse la testa verso la direzione di provenienza della voce per cercare di capire meglio, non significava per forza che qualcuno fosse maltrattato, poteva anche trattarsi di una semplice constatazione rispetto ad un movimento improvviso o sbadato di questo Jack. Si sporse, rimanendo protetto dal tronco e vide due persone davanti al giardino curato di una villetta dipinta di giallo scuro. Erano un uomo ed una donna le cui pose non lasciavano molto spazio ai fraintendimenti: lui le stava afferrando un polso e cercava di portarla all’interno del piccolo cancellino bianco, mentre lei cercava di separarsi.
“Non ti divincolare, sciocca! Vuoi che tutti i vicini ti vedano?”
Li riconobbe senza dubbi: l’uomo era Jack Morris, il proprietario del Fiore del nord, e la donna la cameriera Jenny.
“Mollami, per favore.”
Jason colse una nota di supplica nella sua voce. Nella mente gli esplose nitido il ricordo dei segni che aveva intravisto per pochi secondi sul polso della ragazza quella mattina al bar, quando c’era stata la scena madre di Benjamin Price, mai avrebbe pensato  che la causa fosse il suo datore di lavoro. Le mani cominciarono a prudergli sempre più forte.
La donna tentò ancora una volta di fuggire, ma Morris non mollò la presa e le piegò con forza il braccio dietro la schiena. Jason non ci vide più ed abbandonò il tronco del castagno, dirigendosi a grandi falcate alla villetta. Si parò davanti alla coppia.
“Che sta succedendo qui?” Domandò in tono minaccioso.
Entrambi sobbalzarono, colti alla sprovvista. Probabilmente non immaginavano che qualcuno stesse assistendo a quanto avveniva fra loro. L’uomo arretrò di un passo e riuscì a portare con sé Jenny all’interno del giardino, senza però mollare la presa, poi rispose rabbioso:
“Non sono affari tuoi! Smetti di ficcare il naso in cose che non ti riguardano!”
A Jenny sfuggì un piccolo gemito di dolore, probabilmente la presa sul polso si era fatta più stretta. Jason respirò a fondo, non voleva combinare qualcosa di avventato.
“La lasci andare, le sta facendo male.”
“Non ti permettere di dirmi cosa fare in casa mia!” Disse Jack Morris. In faccia aveva stampato un ghigno quasi diabolico, come se volesse provocare, più che allontanare l’inaspettato intruso.
Il giornalista non riuscì più a contenersi, superò il cancelletto rimasto aperto e sferrò un pugno violento sulla guancia del proprietario del Fiore del Nord, facendolo sbilanciare. Jenny urlò.
“Vediamo se avrai ancora voglia di mettere le mani addosso ad una donna.” Gli gridò contro, respirando affannosamente.
“Schifoso bastardo! Pagherai caro questo affronto. – Morris estrasse il cellulare dalla tasca dei jeans e velocemente digitò sulla tastiera, facendo partire una telefonata – Centrale, sono Jack Morris, ho bisogno di una pattuglia a casa mia.”
Jason lo guardò sbigottito, di tutte le reazioni che avrebbe potuto avere il barista, chiamare la polizia era la più inaspettata ed insensata, cosa credeva di fare?
“Hai deciso di autodenunciarti?” Chiese ironico, recuperando una maggiore calma dopo lo sfogo violento di poco prima.
“Sei davvero un ingenuo!”
 
 
 
 
 
Jenny faceva scorrere le mani sulle braccia nel tentativo di scacciare i brividi che le scorrevano in tutto il corpo. Non si trattava di freddo, era coperta abbastanza con la sua giacca a vento e le calze pesanti. Sospirò: quando mai aveva deciso di indossare la gonna per uscire? In fondo stava andando a trovare la madre e le zie, un paio di quartieri più in là della villetta che condivideva con Jack, eppure a quest’ultimo non era sembrato un abbigliamento consono. L’aveva incrociato poco fuori dal giardino, era appena uscita, mentre lui rientrava dal Fiore del Nord dove era stato a ricevere una consegna da parte di un fornitore. Aveva finito prima del previsto. Quando l’aveva vista l’aveva squadrata con un occhiata gelida e le aveva sussurrato sottovoce quel Dove credi di andare conciata così? che l’aveva ferita profondamente. E ancora di più l’aveva ferita il fatto che non le credesse sulla sua destinazione finale, così l’aveva afferrata ed aveva cominciato a strattonarla per costringerla a rientrare in casa a cambiarsi. Era in quel momento che era spuntato il giornalista, quello che aveva fatto infuriare il signor Price una decina di giorni prima. Aveva cercato di difenderla, ma Jack la sapeva più lunga di lui, a dirla tutta, la sapeva più lunga di molti a New Team Town.
La volante che aveva fatto chiamare era appena arrivata, parcheggiando proprio davanti a casa loro. Erano stati mandati gli agenti Custer e Mellow. A Jenny non sfuggì il sorrisetto compiaciuti di Jack quando vide che era venuto Charlie, vecchio compagno di classe del suo fidanzato. Guardò verso il signor Brown domandandosi perché non se ne fosse andato quando aveva avuto la possibilità di farlo: dalla telefonata di Jack all’arrivo della volante erano passati una decina di minuti. Perché aveva voluto intromettersi, non la conosceva nemmeno? Sarebbe stato meglio per tutti se avesse fatto finta di non accorgersi di nulla ed avesse pensato solo ai suoi affari.
“Buongiorno signori. Che cosa succede?” Esordì il più giovane dei due poliziotti: Jenny l’aveva visto qualche volta al lavoro, era uscito da poco dall’accademia ed era molto gentile, aveva l’aria di essere un bravo ragazzo, peccato fosse finito a fare coppia con quella mezza carogna di Charlie Custer.
“Il buongiorno può anche risparmiarselo, agente! – Rispose caustico Jack – Se vi ho fatto chiamare vuol dire che qualcosa non va, anzi, parecchie cose non vanno.”
Il giovane Mellow incassò il colpo arretrando di scatto il mento e fermandosi esitante. Lanciò uno sguardo al collega in un’evidente richiesta di supporto.
Charlie Custer avanzò, il cappello sotto il braccio destro, sistemandosi con la mano sinistra il ciuffo voluminoso, lasciato crescere quasi con sprezzo del rigido codice della polizia. Entrò dal cancellino e si posizionò sul vialetto, tra Jack ed il signor Brown, mentre Jenny restava in disparte con lo sguardo basso.
“Si calmi signor Morris, ora siamo qui. Cosa è successo?” Il tono di Custer era calmo e conciliante, ma Jenny avvertì un brivido lungo la schiena: l’agente aveva in mente qualcosa, aveva fiutato una preda e non avrebbe mollato l’osso fino a quando non sarebbe stato soddisfatto, lo conosceva.
Jack si piantò bene sulle gambe ed accusò:
“Sono stato aggredito nella mia proprietà da quest’uomo!” Puntò l’indice contro il giornalista che restò imperturbabile.
L’agente Mellow sgranò gli occhi, che erano molto grandi, ottenendo l’effetto di distorcere il volto in una maschera quasi surreale, mentre l’agente Custer inarcò verso l’alto un angolo della bocca.
“Bene. Lei cos’ha da dire a sua discolpa?”
Fino a quel momento Jason aveva assistito alla scena con le braccia incrociate. Jenny pensò che doveva veramente essere molto ingenuo per non aver ancora capito in quale guaio si fosse cacciato, lei al suo posto non avrebbe potuto rimanere così calma.
“La verità: sono intervenuto per difendere la signorina Jenny che stava subendo un’aggressione dal signor Morris.”
“Balle! – Sibilò Jack – Come potrei aggredire la mia fidanzata? La stavo aiutando a rientrare in casa.”
“Sporco bugiardo, la stavi trascinando contro la sua volontà!”
I due uomini si guardarono con odio reciproco, mentre l’aria attorno a loro si infiammava. L’agente Mellow cominciò a mostrare segni di nervosismo, lanciando occhiate alternativamente al giornalista, al proprietario del Fiore del Nord ed al collega.
L’agente Custer parlò in tono mellifluo:
“Signori, vi prego, contenetevi. Vi ricordo che siete al cospetto di agenti di polizia, comportatevi in maniera civile, per quanto questa faccenda non abbia nulla di  civile.”
“Sono d’accordo.” Borbottò Jason, ricevendo un’occhiata glaciale da Custer.
“C’è un modo molto semplici di dirimere la questione. Signorina, qual è la sua versione?”
Il momento che Jenny aveva temuto era giunto, era stata chiamata direttamente in causa. Fu costretta ad alzare la testa per guardare in volto l’agente Custer. Lo sguardo di Jack la inchiodò sul posto: aveva negli occhi una cattiveria che mai gli aveva visto, ma che parlava di una terribile reazione, peggiore di qualunque precedente, se lei l’avesse deluso, se avesse detto cose che avrebbero scalfito la sua reputazione. Jack sosteneva sempre che i panni sporchi si dovessero lavare in famiglia e non avrebbe voluto cominciare in quel momento a rendere pubbliche le sue faccende. Era terrorizzata.
“Ecco..” Balbettò.
“Coraggio signorina, non le succederà niente, ci siamo noi a proteggerla.” L’agente Mellow aveva voluto essere gentile, incoraggiarla, ne era certa, ma lei non poté fare a meno di trovare le sue parole tristemente e terribilmente ironiche: non avrebbe avuto nessuna a proteggerla da Jack se avesse fatto una mossa falsa, l’aveva capito nel momento esatto in cui aveva notato le occhiate complici che si scambiavano il fidanzato e l’agente Custer.
In realtà avrebbe dovuto capire tempo prima che Jack aveva le spalle coperte da Charlie, era troppo sicuro di sé in determinati frangenti.
“Io credo che il signor Brown fosse convinto che Jack mi stava facendo male, ma…”
“Certo che ne ero convinto! E lo sono tutt’ora!”
Jenny strinse le labbra, se quel giornalista continuava a comportarsi così peggiorava solo la situazione, la propria e la sua. Gli lanciò uno sguardo di supplica che sperò venisse colto.
L’agente Custer, nel frattempo, si era voltato verso Brown e l’aveva apostrofato in malo modo.
“Stia zitto lei o le muoverò un’accusa per oltraggio a pubblico ufficiale. – Tornò a rivolgersi a lei – Stava dicendo?”
Jenny esitò, sentiva su di sé la pressione di Jack, come un macigno sopra le spalle e nello stomaco.
“Jack non mi stava facendo nulla, il signor Brown da lontano avrà equivocato.”
“Un cavolo! – sbraitò Morris senza contenersi – Quello mi sta portando solo guai! Charlie, oltre che avermi aggredito, la scorsa settimana questo individuo è venuto al Fiore del Nord a scatenare il putiferio.”
L’agente Custer annuì.
“Ne avevo sentito parlare. Così è questo il poco di buono che sta portando il disordine nella mia città? Anche al cantiere si sono lamentati di te.”
Jason sciolse le braccia e fece un passo avanti, a testa alta e con orgoglio.
“Io non faccio alcun disordine, io indago soltanto su alcuni fatti poco chiari.”
“Ed entrare in casa mia e prendermi a pugni lo chiami indagare? Delinquente!” Jack stava attaccando, voleva far saltare i nervi al suo interlocutore. Jenny conosceva quella strategia.
“Io non sono mai entrato in casa tua.”
“E vorresti pure negare di avermi dato un pugno qui? – Morris mostrò lo zigomo su cui campeggiava il livido del colpo subito. – Sei o non sei nel mio giardino?”
Jenny vide sul volto del giornalista farsi finalmente strada la consapevolezza di essere stato fregato fin dall’inizio, di non avere mai avuto la possibilità di far valere le sue ragioni, mentre dall’altra parte Jack stava trionfando compiaciuto.
L’agente Custer decise di intervenire:
“Ho sentito abbastanza. Direi che un giro in centrale ed un’indagine approfondita sulla struttura delle nostre celle non te li leva nessuno.”
“Che cosa? Su quali basi?”
Charlie estrasse le manette e lo fece voltare.
“Che sta facendo? Non ho fatto niente! Stavo difendendo Jenny!”
Con fatica il poliziotto chiuse le manette e rispose in tono secco.
“Resistenza all’arresto, tanto per iniziare. Aggressione intenzionale all’interno di una proprietà privata. Stia calmo o aggiungerò altre imputazioni. Danny! Portalo alla macchina e leggigli i suoi diritti.”
L’agente Mellow prese in consegna il signor Brown e lo scortò fuori dal giardino, alla volante.
Jenny avrebbe voluto intervenire per dire che non riteneva necessario un arresto, le cose si sarebbero potute risolvere chiarendo il malinteso tra il giornalista ed il fidanzato, ma venne bloccata sul posto da una mano che le tirava discretamente i capelli: era un avvertimento di Jack a lasciar perdere qualsiasi cosa avesse in mente.
L’agente Custer fece un cenno d’intesa a Jack e si voltò per seguire il collega.
Jenny non poté far altro che restare impotente a guardare l’agente Mellow che piegava la testa del signor Brown per farlo sistemare sul sedile posteriore dell’auto di servizio, declamando:
“Lei ha il diritto di rimanere in silenzio. Qualsiasi cosa dirà potrà essere e sarà usata contro di lei in tribunale. Ha diritto a un avvocato durante l'interrogatorio. Se non può permettersi un avvocato, gliene sarà assegnato uno d'ufficio.”





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Ahi, ahi, le cose si mettono decisamente male per il nostro Jason. Ha commesso un brutto passo falso litigando, anche se per buoni motivi, con la persona sbagliata. A quanto pare il sindaco non è l'unica persona corrotta...

Nota di servizio: il prossimo aggiornamento molto probabilmente sarà tra 15 giorni, giovedì prossimo non credo che sarò in questi lidi.
  
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