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Autore: whitemushroom    23/02/2020    3 recensioni
Per festeggiare il decimo compleanno del fantastico thexiiiorderforum ho deciso, in collaborazione con altri utenti, di lavorare a questo progetto molto ambizioso.
Si tratta di un crossover tra il nostro adorato Kingdom Hearts e Your Turn to Die, un videogioco assai meno famoso ma che ci ha immediatamente conquistati per i suoi temi ed i costanti rimandi alla saga nomuriana per eccellenza. L'obiettivo sarà ripercorrere a modo nostro le vicende che ci hanno accompagnato per più di una decade, viaggiando con la fantasia tra le vicende di KH1 e attraversando tutti i giochi fino a KH3, il gran finale che ha visto forma proprio nel 2019.
Auguro a tutte le persone che passeranno di qui una buona lettura.
Se avrete bisogno di qualche spiegazione, consili o quanto altro sarò sempre felice di essere a vostra disposizione.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Tirò su col naso, cercando di farsi forza. Il fazzoletto era in tasca, ma qualcosa le stringeva le mani dietro la schiena e non riusciva a raggiungerlo; si mise a sedere nel buio più totale, felice che almeno i piedi fossero liberi.
Poteva sentire i suoi passi rimbombare dal piano di sopra.
Sarebbe sceso da lei.
Sapeva che avrebbe dovuto provare a gridare, a cercare aiuto, a dare qualche calcio in giro per attirare attenzione, ma la paura le aveva preso la gola e gliela aveva serrata in una morsa. Perché forse le Scope di guardia non stavano passando da quelle parti, ma lui l’avrebbe sentita senza dubbio, e allora …
Era stata una stupida, una vera stupida. Kugie le aveva detto di non allontanarsi da lei nemmeno per un momento, ma si era attardata al banchetto per osservare il Gelato Ritmato e l’attimo dopo sua sorella era svanita nella calca. Si era arrampicata su delle casse per vederla meglio, ma niente, e quindi chiedere aiuto ad un passante le era sembrata la migliore idea possibile, anche se a casa sua madre le aveva sempre detto di non dare confidenza agli estranei. Il signore le era sembrato forte, le aveva dato subito un senso di sicurezza, quindi quando le aveva detto di fermarsi in un vicolo meno frequentato per fare il punto della situazione non avrebbe certo immaginato di ritrovarsi con un sacco sulla testa e trascinata via.
Sì, era stata la più sciocca delle sciocche. Appena lo avrebbero saputo, anche i suoi compagni di classe avrebbero riso di lei. Certo, se fosse riuscita a tornare in classe …
“Allora, signorina, hai messo di piangere? I bambini che piangono mi fanno venire il mal di pancia!”
“I … Io …”
“Molto bene, facciamo progressi. Adesso mangia queste verdure! E non piangere, o ti rimetto il sacco in testa!”
La forchettata di fagiolini le atterrò in bocca prima che potesse protestare. Grazie al cielo a Kanna piacevano le verdure e mangiava anche un po’ di quelle di Kugie, ed anche se quelle erano senza sale e limone le mandò giù senza protestare. Almeno il suo rapitore non voleva farla morire di fame. La cosa la rassicurò, o almeno finché non vide la mole di fagiolini ancora rimasta sul piatto in bella mostra davanti a lei. “Il vecchio Macchia Nera ha ragione. Un ostaggio serve sempre. Mangerai anche la mia porzione, signorina!”
“Ostaggio?” domandò, commettendo poi l’errore di aprire di nuovo la bocca solo per concedere nuovo spazio alle verdure.
“Certo! Non ti ho rapita per darti da mangiare gratis, sai? Quando vedranno che ho un ostaggio mi consegneranno il premio Millesogni senza fiatare!”
Per sua fortuna il piatto ormai era vuoto per metà e anche il suo rapitore sembrava soddisfatto del risultato. Adesso ovviamente le faceva anche un po’ male la pancia, ma non voleva dire a quel tizio grande e grosso che doveva andare in bagno.
Lo guardò un po’ meglio. Adesso che aveva nominato il premio Millesogni si accorse che il vestito del suo rapitore, a guardarlo meglio, sembrava proprio una tuta da pilota. “Tu partecipi alle Corse Folli?”
“Partecipo? Mia cara, io VINCO le Corse Folli. Io concedo ai miei avversari solo l’onore di mangiarmi la polvere!” disse. Appoggiò il piatto per terra, mise un piede su una sedia ed esibì un saluto di trionfo verso di lei. “L’unico, inimitabile, impareggiabile, insuperabile e fortissimo Capitan Oscurità è una garanzia quando si parla di TRIONFARE!”
“Oh …”
Le Corse Folli erano davvero pericolose. Sua madre chiedeva sempre a suo padre di cambiare canale quando erano a cena e trasmettevano una gara: diceva sempre che la gente si faceva male sul serio, lì, e che trasmettere le corse in orari dei bambini era davvero diseducativo. Non che Kanna fosse convinta di aver capito bene cosa volesse dire la parola “diseducativo”, ma era chiaro che le Corse fossero cose per gente coraggiosa e sprezzante del pericolo. Un sacco dei suoi compagni di classe scrivevano nei temi che sarebbero diventati dei piloti ed avrebbero guadagnato un sacco di munny.
Sicuramente Gin, il suo amico, avrebbe saputo subito riconoscere questo pilota dalla tuta nera e viola -sua madre gli regalava sempre le figurine ed era l’unico ad aver completato l’album- ma lei non aveva mai sentito parlare di questo Capitan Oscurità. Il nome, però, era davvero spaventoso. “ … ma, signor Oscurità … se tu sei così forte … perché vuoi un ostaggio?”
“Ma è chiaro. Perché voglio il premio!”
Kanna si morse un po’ il labbro come faceva sempre quando non capiva qualcosa -la matematica, ad esempio. Sapeva che non avrebbe dovuto fare tante domande ad una persona così grossa e cattiva, ma proprio non capiva. E Kugie le diceva sempre di fare delle domande quando non capiva, e di non tenersi mai tutto dentro.
“Ma se sei così bravo nelle corse … non lo vinci lo stesso il premio?”
“COS …? Beh, CERTO!”
Iniziò a tossicchiare. Kanna era abbastanza sicura di non avergli visto mangiare nulla e di certo non i fagiolini, eppure sembrò come se qualcosa gli fosse andato di traverso “Io vinco … sempre. No, SEMPRISSIMO, accidenti! Magari qualche volta … coff … sì, magari qualche volta faccio vincere gli altri … coff …” borbottò, poi scese dalla sedia “… ecco, non posso vincere sempre io, giusto? Le gare sarebbero noiosissime, non trovi?”
“Oh, in effetti …”
“Proprio così … coff … io sono bravissimo. Però faccio vincere gli altri. Ogni tanto. Ogni tanto spesso … coff … Quasi sempre, a dire la verità”.
Fece una faccia strana. Kanna non era molto brava a scuola ed anche quando si trattava di giocare a palla era davvero terribile, ma capiva subito quando una persona era triste, anche quando cercava di nasconderlo con delle bugie. E il signor Oscurità le sembrò davvero molto triste. Il che era strano, perché di solito le persone cattive non erano mai tristi. Erano cattive, Kugie lo diceva sempre, dunque non avevano tempo per essere infelici visto che pensavano solo a fare cose malvagie.
Il pilota si sedette. La sedia mandò un rumore terribile e Kanna era sicura che sarebbe caduta in pezzi sotto il suo peso, ma preferì non discutere. Lui raccolse il piatto di verdure -sembrava un po’ più piccolo vicino alla sua faccia enorme- e sospirò. “Ok, va bene, tappetta. Va bene. Non le vinco le corse. Non ne ho mai vinta una. Nemmeno per errore. Faccio schifo in tutto”.
Raccolse anche la forchetta da terra, gettò uno sguardo triste alla verdura rimasta e la trangugiò tutta in un paio di bocconi. “Pallafrutta? Con questa pancia mi scambiano tutti per la palla. E il gelato Ritmato? Io ODIO la musica. Ma niente, anche con le Corse è inutile, è un miracolo se non mi schianto dopo la prima curva. Giusto con un ostaggio mi daranno il premio Millesogni”.
Kanna sgranò gli occhi “Ma perché vuoi tanto questo premio?”
“Ma che domande sono? Chiunque vorrebbe il premio Millesogni!”
Lei si mise a sedere un po’ meglio senza più preoccuparsi di avere le mani ferme. Il premio era una cosa importante, certo. Riceverlo dalle mani della regina era un onore incredibile, ma suo padre diceva sempre che non si poteva vincere così, facendo cose banali. Si doveva essere amati, amati sul serio. Essere degli eroi, in pratica.
Il signor Oscurità però di eroico non aveva molto. Innanzitutto perché era chiaro che non gli piacessero le verdure, ed i veri eroi mangiavano sempre tutto e non lasciavano mai nulla nel piatto. Poi, cosa più importante, l’aveva rapita, ed era chiaro che non si potesse essere amati se ci si metteva a sequestrare le persone. I suoi genitori glielo ripetevano sempre che comportarsi bene era fondamentale per essere sempre considerati dalla gente, ma il signor Oscurità non sembrava sapere una cosa così importante. Forse, pensò Kanna riprendendo un po’ di coraggio, nessuno glielo aveva mai spiegato. “Per ricevere il premio bisogna essere degli eroi, sai?”
“E credi che non lo sappia?” rispose lui “Ma fare gli eroi è faticoso. E io non ci riesco. Specie da quando quel mozzo da quattro soldi mi ha rubato tutta la scena. Guardami, tappetta, ti sembro uno con la faccia da eroe?”
“Beh, non proprio, però …”
Si concentrò.
Kugie le diceva sempre di pensare prima di aprire bocca. Ogni tanto Kanna trovava la cosa molto difficile, perché la mamma le diceva di dire sempre la verità mentre sua sorella le ripeteva che dire troppa verità faceva arrabbiare la gente; doveva dire una cosa intelligente che non facesse infuriare il signor Oscurità, ma non poteva nemmeno dire una bugia, perché ai bambini che dicevano le bugie si allungava il naso. “… però secondo me puoi essere un eroe, sai? Anzi, puoi essere tutto quello che vuoi”.
“Cosa?”
“Sai, stamattina, quando ho perso Kugie … avevo davvero paura. C’era tantissima gente, e non la vedevo da nessuna parte. Non sapevo da chi farmi aiutare perché tutti avevano tanto da fare, però quando ti ho visto ho pensato che tu fossi … fortissimo!” disse, tirando un po’ su col naso. Il signor Oscurità la stava guardando con la bocca spalancata, ma non sembrava arrabbiato per quello che gli stava dicendo. Sì, a guardarlo bene non doveva essere troppo cattivo “Avevi un vestito un po’ troppo nero, ma potevi davvero aiutarmi”.
Sorrise.
“Io credo che puoi vincere il premio anche senza un ostaggio. Sono sicura che puoi essere anche un eroe” arrossì “E senza le Corse Folli. Quelle sono davvero pericolose”.
“Chiunque io voglia, dici …”
Lei annuì.
Sì, il signor Oscurità non era poi così malvagio. Un po’ pericoloso, quello forse sì, però sotto quella pelliccia tutta nera ed i denti grandi forse sarebbe stato anche simpatico. Soprattutto perché da quando aveva iniziato quella conversazione i nodi che le stringevano le mani si erano allentati, quindi forse non era nemmeno tanto bravo a legare le persone ed a fare loro del male. Tendeva a mordersi il labbro proprio come lei quando pensava, e si grattava anche il mento peloso con sempre più energia. “Aspetta qui, nanetta!”
Con un paio di balzi uscì dalla stanza lasciando lì il piatto e la forchetta. I suoi passi risuonarono per tutte le scale, e quando sparirono per una decina di minuti buoni Kanna si chiese se fosse il caso di alzarsi lo stesso e andare a vedere cosa fosse successo. In fondo era libera, il signor Oscurità aveva sbattuto la porta senza chiuderla a chiave ed anche i piedi potevano muoversi, quindi si alzò, si sistemò la gonna e si avviò verso l’uscita. Sobbalzò solo quando l’istante successivo, con un violento fragore, la porta si aprì di scatto e per poco non la mandò per terra. Quel poco di luce che filtrava da fuori venne praticamente oscurata dalla gigantesca figura che le si parò davanti, mani ai fianchi ed un mantellino color arancione che sventolava anche senza nessuna corrente d’aria. “C’È QUALCUNO CHE HA BISOGNO DI UN EROE?”
Kanna impiegò qualche istante a capire cosa fosse successo. Il nuovo arrivato indossava una tuta bianca che peggiorava ancora di più la forma della sua pancia, aveva una cintura vistosa ed una maschera bianca appuntita che non riusciva affatto a mascherare il faccione corpulento. “Signor Oscurità, cosa …?”
“CAPITAN OSCURITÀ? MA FIGURIAMOCI! HO DISTRUTTO QUEL CATTIVONE CON UN SONORO CALCIO NEL SEDERE! UN VERO EROE NON PUO’ LASCIARE UNA PRINCIPESSINA DEL CUORE COME TE NELLE MANI DI UN SUPERMALVAGIO!”
Lo fissò perplessa cercando di capire cosa ci fosse di strano, ma lui la prese per mano e la accompagnò verso le scale. Nonostante la mole, notò Kanna, aveva qualcosa persino di delicato. “Il qui presente Capitan Giustino ti darà un passaggio fino a casa, piccola. Adesso sei al sicuro!”


Kizuchi Kanna.
Possibilità di sopravvivenza al Death Game: 2.7%

Safalin rimette in ordine la stanza senza curarsi delle ultime immagini sullo schermo. Le ultime simulazioni si erano dimostrate piene di infiltrazioni di dati, e non nascose un sospiro di sollievo quando i dati fluirono in maniera regolare sul pad. Controllò gli aggiornamenti, ma sia Ranger che Miley non avevano ultimato i propri controlli.
Le analisi della concorrente Kanna Kizuchi sembravano in linea con i dati ottenuti dalle precedenti simulazioni, con una autonomia della candidata piuttosto limitata e le sue alte probabilità di decesso dovute alla carenza di anni di vita e di esperienza. Non le era ancora chiaro quale valore potesse avere un simile soggetto nell’esperimento finale, ma la scelta dei candidati veniva da molto più in alto sia di lei che di Gashu.
L’unica possibilità che la mocciosa sopravvivesse era forse la sua estrema debolezza, la sua voce pigolante che la rendeva innocua e trascurabile agli occhi dei soggetti più pericolosi.
Una strategia di sopravvivenza come un’altra, pensa Safalin. Un modo di sopravvivere non dissimile a quello di molti animali, un azzardo quasi inconsapevole.
Un azzardo che non tiene conto della logica, della forza, delle stesse percentuali di sopravvivenza.
Un azzardo che forse viene dal cuore.


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N.d.W: nel gioco originale Kanna tende a parlare di sé in terza persona, come succede molto spesso tra i personaggi giapponesi. In italiano sarebbe sembrato molto fuori luogo, quindi ho deciso di limitarmi a dare a Kanna -ed a tutta la narrazione- uno stile piuttosto ingenuo e semplice.
 
  
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