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Autore: Mentos E CocaCola    24/02/2020    1 recensioni
-Ti propongo un patto- disse risoluta.
Lui sorrise sinceramente divertito e sorpreso da come si stavano mettendo le cose.
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jareth, Sarah
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il castello era silenzioso come non era mai stato, i goblin parlottavano sottovoce tra di loro, guardandosi intorno per verificare che il re non stesse ascoltando quello di cui parlavano.
-Stolti- pensò Jareth con sufficienza – da un’eternità vivono nel castello e ancora non hanno capito che in questo Regno riesco a sentire ogni foglia che cade nel fango della Palude Grigia. Sono circondato da idioti…-si massaggiò le tempie con le mani guantate di nero, per poi bloccarsi e sfiorarsi piano le labbra. Sentiva ancora il sapore e il profumo di Sarah e il suo respiro caldo e leggermente affannato sul suo viso.
Evocò una sfera con una torsione elegante del torso e con la mente la cercò.
 
Il Labirinto si ergeva quasi sofferente contro il cielo nuvoloso, l’afa era terribile da sopportare, per non parlare degli insetti che venivano attirati dal sudore che imperlava la pelle delle due donne.
Linda sbuffò, aveva le labbra screpolate e la gola secca per la sete.
-Fa sempre così caldo qui? – chiese l’anziana fermandosi un poco e allungando una mano per appoggiarsi ad un albero vicino.
-No mai, il Labirinto è malato…proprio come il suo signore…- sussurrò Sarah più a se stessa che come risposta alla domanda che le era stata posta.
Sarah sapeva che cosa Jareth aveva in mente e quello che avrebbe fatto, era un re, un ottimo re in realtà e anche se Sarah aveva sempre lottato contro di lui lo sapeva.
Jareth avrebbe cercato di fermarle per non farle arrivare al castello…quello non sarebbe stato il Labirinto che Sarah conosceva e che già aveva attraversato una volta.
Da tempo aveva capito che il Labirinto si modellava in base alla persona che lo attraversava, certo molti tratti erano gli stessi, come per esempio quello geografici, ma in ogni luogo le difficoltà da superare erano diverse da persona a persona.
Il Labirinto riusciva a scrutarti dentro come nessun altro sarebbe mai riuscito a fare.
Erano giunte alla Palude Verde e avrebbero dovuto attraversarla. Sarah odiava quel luogo, preferiva sempre passarci intorno, ma avevano perso tanto tempo affinchè Linda si rimettesse in sesto, non potevano perderne altrettanto.
-Mamma, ascoltami, questa che stiamo per attraversare è una palude. In ogni storia che si rispetti la palude rappresenta le paure di chi vi si incammina. Cerca di liberare la mente e di non inseguire o scappare da quello che ti sembra di vedere. Sono solo allucinazioni… anche se temo che il nostro amato re abbia aggiunto qualcos’altro- disse Sarah pensierosa.
La Palude aveva alti alberi che impedivano alla luce del sole di illuminare e scaldare il suolo, per questo motivo la terra era fangosa e in alcuni punti ospitava acquitrini di acqua stantia; l’aria era umida e fredda e si infilava nelle vesti delle due donne, provocando in entrambe brividi di freddo.
Sarah tirò fuori dalla sua sacca una lunga corda e si legò a sua madre.
-Per precauzione- spiegò solamente, abbozzando un sorriso per tranquillizzarla.
Non poteva credere che Jareth avrebbe cercato di farle del male, ma era stato chiaro: quel bacio sugellava quel periodo in cui erano stati amici…o forse qualcosa di più… e da quel momento avrebbe lottato contro di loro, intralciandole, per impedire che arrivassero al castello.
Sarah non voleva abbandonare l’idea di arrivarci, sapeva che se non fosse almeno arrivata al castello, nella stanza di Hesch, sua madre non si sarebbe dimenticata di lei. E lei voleva che se ne dimenticasse, come avevano fatto tutti gli altri che facevano ancora parte della sua vita prima che entrasse nel Labirinto. L’offuscamento della mente, come lo chiamava Jareth, funzionava così, la magia ti guardava nell’anima e apprendeva chi faceva parte della tua vita e chi no. Con lei, probabilmente, aveva sentito la crepa che vi era nel rapporto con la madre che l’aveva abbandonata e aveva deciso di non offuscarne alcun ricordo, considerando che già la vita stessa lo avesse fatto fin troppo.
Sarah mosse il primo piede che affondò nel fango con un suono rivoltante, fino a sporcarle l’orlo della gonna rossa che indossava.
Iniziarono ad avanzare, a volte aggrappandosi ai tronchi degli alberi per cercare di liberare i piedi dal fango che sembrava volerle trattenere e sicuramente era così, come ogni componente nel Labirinto.
Sarah all’improvviso si sentì tirare indietro. Si voltò perplessa e vide sua madre fissare il vuoto con uno sguardo inorridito, sollevò un dito, indicando un punto davanti a sé, tremando.
La ragazza si voltò repentinamente ma non vide nulla.
-Mamma, mamma…non c’è nulla, ascoltami, è tutto nella tua testa. Reagisci ti prego!-
Sentì una risata provenire da dietro di sé, era difficile capire se fosse reale o meno.
-Sarah…- la ragazza si guardò intorno sentendosi chiamare, ma non riuscendo a trovare la direzione da cui provenisse.
-Cosa cerchi? Non puoi vedermi ragazza, o meglio sono tutta intorno a te eppure non ho una bocca per parlare-
Sarah si guardò intorno facendo un passo indietro. Quella voce cupa biascicò di nuovo.
-Io sono la Palude-
-Cosa vuoi da me?-
-Oh sai bene cosa voglio, voglio che voi vi tratteniate qui, solo per le prossime sette ore-
Sarah digrignò i denti, si era dimenticata di quanto fossero odiosi gli abitanti del Labirinto  se ti ritrovavi nella spiacevole situazione di viandante.
-Jareth mi ha detto di farlo- continuò la voce stancamente -Che strano poi! Ho sempre pensato che fosse innamorato di te, la prima creatura che da sola è riuscita a superare il Labirinto, a metterlo sottosopra e a rivoltarlo contro il suo stesso re, quella ragazza che lo tiene in pugno e che ha scoperto come sconfiggerlo-
-Lui non è innamorato di me!- esclamò rabbiosa la ragazza – Credo che nemmeno conosca il significato della parola “amore”. Rapisce i bambini nei loro stessi letti, cosa ci può essere di più malvagio?-
-Su Sarah, neanche tu credi che sia così, quanti genitori hai visto che non meritavano neanche di averli quei bambini? Tutti quelle povere creature Jareth le salva-
Sarah abbassò lo sguardo. Sì era vero, lo pensava, non era sempre stato così, all’inizio credeva che fosse una crudeltà ma con il passare del tempo aveva più volte pensato che Jareth salvasse e non maledicesse.
Sarah prese per mano sua madre e la strinse con forza. Ignorò la voce della Palude e si voltò.
-Mamma, andiamo. Rimane poco tempo… dobbiamo andare avanti!-
-Non ti sente- la derise la Palude – la sua mente è occupata, non ti ascolta, non ti vede e credo proprio che ti abbia completamente dimenticata. Non puoi contrastare le mie visioni, lo sai bene Sarah, anche tu fai parte del Labirinto-
La ragazza si guardò attorno spaesata, come poteva attraversare la Palude con sua madre in quelle condizioni?
La donna se ne stava immobile e tremante, guardando un punto fisso davanti a sé. D’un tratto disse una parola: “Ragno”.
Ecco cosa vedeva la sua mente stregata dalla Palude.
-Ehi mamma, ascoltami- la implorò Sarah, che vedeva sempre meno una possibilità di riuscita -Quel ragno che vedi non ti può far nulla, perché ci sono io con te. Sono diventata una creatura magica, ricordi?-
Linda si girò lentamente verso di lei.
-Moriremo?- chiese, facendo scorrere un brivido lungo la schiena della ragazza.
Sarah forzò un sorriso.
-No, ti difenderò io, uccideremo quel ragno da strapazzo e ce ne andremo da questo posto insieme-
Se Sarah non poteva convincere sua madre che quello che stava vedendo fosse solo una visione, allora l’avrebbe assecondata.
-Mi devi guidare tu mamma- disse Sarah, cercando di recitare come meglio poteva e Sarah sapeva recitare benissimo. Indugiò un po' sul posto, poi le arrivò distintamente la voce di Linda.
-Se ne resta immobile tra quei due alberi laggiù dal tronco storto, due zampe tese in avanti e la bocca… quella bocca aperta e insanguinata… sta in mezzo alla sua tela…- sussurrò infine flebilmente.
-Mamma, tu resta qui, vado io-
La donna tremò violentemente per poi trattenere sua figlia per un braccio.
-Stai attenta piccola mia-
 
Quelle vene nere sottopelle erano sempre più evidenti, ormai i suoi occhi ne erano completamente contornati tanto da farlo sembrare un fantasma scheletrico.
Indurì lo sguardo e si sciacquò il viso con l’acqua del lavabo che per sua sfortuna se ne stava proprio sotto lo specchio. Ormai ripudiava la sua immagine, il suo viso, la prova inconfutabile che stava per essere sconfitto da un nemico invisibile senza nome.
Jareth sospirò. Ricordava bene quel giorno, quando Linda gli aveva chiesto di portare via un figlio non ancora nato, sfidando completamente le leggi dell’Underground…e senza sapere come si ritrovò a pensare alle labbra di Sarah, che per anni aveva anelato come l’aria e ora aveva scoperto che erano realmente morbide come sembravano. Avrebbe voluto averla lì con lui, cullarla tra le sue braccia, toccarla, sfiorarla, sentendo i suoi sospiri… ma aveva scelto di starsene dall’altra parte. Una rabbia improvvisa che non sentiva da tempo gli fece annebbiare la vista e riempì l’aria della stanza di crepitii di magia, una magia antica ed oscura come il suo sguardo.
-Cara Sarah… vediamo se ti piace questo regalino- sussurrò con un sorriso sprezzante, puntando gli occhi sulla sua mano che evocava una sfera di cristallo. L’appoggiò alla parete di pietra e venne completamente inglobata.
In quello stesso istante un tuono rombò nella palude.
Sarah alzò repentinamente gli occhi al cielo, cosa era stato? Il cielo si oscurò ancora di più, la luce del sole che già sembrava malato, si fece ancora più scura e debole.
-Jareth…-digrignò i denti la ragazza.
Linda iniziò a tremare e si strinse a Sarah.
-Cosa succede adesso? Non bastava quel mostro gigante?-
-Sicuramente il nostro caro re ci manda un regalino- disse sarcastica Sarah.
La prima goccia arrivò calda sulla mano della ragazza, che fece una smorfia di dolore e ritrasse subito la mano sul petto.
-Ma cosa…?-
Sarah si guardò la mano e vide una zona della pelle arrossata, come se si fosse ustionata leggermente.
Quando la seconda goccia cadde su un arbusto a loro vicino non ci fu più nessun dubbio.
Stava piovendo, ma in cielo non vi erano nuvole e anche se avesse piovuto dal cielo, gli alberi altissimi della palude le avrebbero protette. Ma quella non era una pioggia normale. Al re piacevano talmente tanto i contrasti che aveva mandato una pioggia, ma di fuoco.
-Mamma, andiamocene. Presto!-
Linda non mosse nemmeno un passo.
-Il ragno Sarah, meglio morire bruciata che mangiata viva. Io resto qua, tu scappa bambina mia!-
Sarah si guardò attorno, cercando di farsi venire un’idea, ma venne distratta da una goccia ardente che la colpì in viso e in più intorno a loro si iniziò ad alzare una nebbiolina, sembrava quasi …
-Vapore! Il fango umido della palude spegne la pioggia- realizzò Sarah.
Diede una spinta a sua madre, che cadde a terra.
Linda parve risvegliarsi da un sogno, si guardò intorno come se vedesse tutto quanto per la prima volta. il potere ammaliatore della Palude era finito.
-Sarah…-
-Tranquilla, ce la faremo. – disse affannata mentre copriva sua madre con il fango della palude, per poi rigirarsi per terra cercando di sporcarsi il più possibile.
-Quando finirà?- chiese la vecchia più a se stessa che alla figlia, alzando a malapena lo sguardo per verificare che quella pioggia di tizzoni ci fosse ancora. La coltre di fango che copriva entrambe stava reggendo e anche abbastanza bene, ma il fango si sarebbe asciugato velocemente cotto dal calore della pioggia e doveva essere cambiato e se prima se l’erano cavata con qualche ustione leggera, ora che sembrava di essere al centro dell’Inferno, trovare del fango non asciutto sarebbe stato impossibile e una volta asciutto si sarebbe sbriciolato.
Sarah si voltò con le lacrime agli occhi. Jareth era stato chiaro, da quel bacio non sarebbero stati più amici, ma non si sarebbe mai aspettata una trappola mortale.
Il re se ne stava disteso sul letto con una sfera di cristallo davanti al viso che volteggiava in aria. Vedeva la pioggia di fuoco, le due donne sotto il fango. Non si era sorpreso per l’idea di Sarah, sapeva che era intelligente.
La vide voltarsi verso sua madre e stringerle la mano, poi sollevò lo sguardo. Jareth riusciva a vedere gli occhi di Sarah, che sembravano puntati nei suoi, come se lo vedesse veramente.
-Jareth, ti prego… ti prego- urlò con un’energia tale che la sfera si infranse, cadendo in mille pezzi su Jareth, che si riparò il viso con le mani.
Si portò una mano al petto e poi alla testa, si guardò intorno spaesato. Tutta la rabbia che lo aveva invaso, lo aveva lasciato con l’esplosione della sfera.
-Cosa cazzo sto facendo?- urlò tenendosi la testa. Non si riconosceva…non avrebbe mai inviato quella pioggia di fuoco sulla donna che amava e invece, lo aveva fatto, senza pensarci due volte, come guidato da una forza interna che aveva preso il controllo della sua testa.
Sussurrò alcune parole e in lontananza la pioggia si fermò.

SCUSATE PER L'ATTESA INTERMINABILE, SO CHE MERITO FUSTIGAZIONI E PUBBLICHE ESECUZIONI!!!

 
  
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