Noi tre.
Sempre insieme.
Fratelli, amici, confidenti.
Tre in uno.
Ma era proprio così?
Tu, tentazione sublime, giunta a noi da quella donna misteriosa, i lunghi capelli biondi, come i tuoi, il bracciale scintillante tra le mani, donato a mio padre, un attimo prima di spirare, sotto la pioggia scrosciante.
Il giorno che cambiò radicalmente l’intera nostra esistenza.
Tu e lui, fratelli non di sangue, cresciuti come tali, ma lo siete davvero mai stati?
Oh no.
Abel era tutto, per te, il centro del tuo mondo.
Io? Dolcezza, carezza, gentilezza.
Lui? Ardore, fuoco, tempesta.
Così uguali, così diversi.
Occhi azzurri come il cielo di primavera i miei, briosi, rassicuranti.
Occhi blu come il mare profondo i suoi, imperscrutabili, fiammeggianti, eternamente tormentati dal suo amore per te, tragico, devastante, ineluttabile.
Fosti sua, mai mia.
Lo sperai, mi tormentai, a lungo implorai una briciola del tuo amore, mai concesso.
Eri sua.
Da sempre.
Forse per sempre lo sarai.
Anche adesso, con questo piccolo tra le braccia, così uguale a lui, così diverso da me.
Mi chiama “papà”, e io tremo.
Perché la mia carne maledetta ancor brama di unirsi alla tua.
Ma sei sua, non mia.
Eppure, questo bimbo cerca un padre, un padre che più non è.
Potrò mai essere all’altezza?
Potrò mai cancellare dal mio cuore questo amore che ancor mi tormenta?
Come potrò sostituirmi a lui, il fratello che tu amasti, che ami?
Come potrò esser padre, ancor prima che amante?
Aiutami, Georgie, ho perso il senno, la ragione.
Troppo ho patito, chiuso in quella prigione maledetta, tra le grinfie di quel perfido, lurido, abominevole essere che ha fatto di me il suo burattino.
Vedi? Ne porto i segni, sul corpo e nel cuore.
Cicatrici eterne, marchiature indelebili.
Guarirò mai?
Eppure tu sei qui, con me.
Con Abel, uguale a lui, diverso da me.
Siete qui.
Scruto il cielo, le nuvole che si rincorrono, il sole caldo e accecante della mia Australia, la terra che mai avrei dovuto abbandonare, dando un dolore infinito alla donna che mi partorì.
Mai mi perdonerò per averla lasciata.
Lo feci per amore.
Per te, mia adorata Georgie.
Ora sei qui.
Ora sono qui.
Ora Abel è qui.
Io, il Sopravvissuto, porterò il peso per tutti e tre.
Ci proverò, a riempirti di quell’amore che mai conoscesti.
Perdona se non sarò mai lui.
Perdona il fratello minore.
Perdona questo amore che non posso estirpare dal mio cuore.
Perdona se tuo figlio mi chiama “papà”.
Non sarò mai lui, come lui non fu mai me.
Ci proverò.
E se questo sarà sufficiente, forse non tutto sarà perduto.
Ci proverò.
Tendimi la mano, e insieme la vita affronteremo.