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Autore: KathR    24/02/2020    1 recensioni
Mi sono sempre chiesta come mai una delle mie OTP (Jenny e Nate) non sia stata presa in considerazione dagli autori nel gran finale, così eccomi qua. Che cosa succederebbe se Jenny tornasse a New York e rincontrasse Nate? E se entrambi fossero single e la fiammella che si era accesa anni prima non si fosse mai del tutto spenta?
Dal testo:
"Vi ricordate la piccola J di Brooklyn? Quella che voleva a tutti i costi diventare ciò che non era? Quella dei complotti e degli intrighi? Quella in eterna lotta con Blair Waldorf? Beh, quella Jenny non esiste più! Ho ventiquattro anni, ho un nuovo lavoro e con l’anticipo sulla mia futura collezione autunno-inverno ho pagato l’affitto di un delizioso appartamento a Park Avenue. La piccola J ha lasciato il posto a Jennifer Humphrey, donna in carriera.. Credo che questo nuovo inizio mi piaccia!"
Enjoy :)
Genere: Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti | Coppie: Jenny Humphrey/Nate Archibald
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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HURT

 

 

 

Stavo cercando di darmi un tono, speravo di riuscire a voltarmi e sparire da quel maledetto Starbucks prima di subito. Proprio in quel momento, però, il mio raccoglitore si era aperto e tutti i miei bozzetti si erano sparpagliati a terra. –Fantastico.- Mi chino ed inizio a raccoglierli alla rinfusa, percependo la figura di Nate alla mie spalle, fermo, ancora scioccato dalle mie parole di qualche attimo fa. Una volta raccolto tutto, faccio un passo in direzione della porta, ma Nate mi afferra il polso, rude e deciso, mi fa quasi male.

-Jenny…- riesce solo a dire. Mi viene da piangere, non voglio voltarmi, non voglio guardarlo in faccia, ma la sua stretta è troppo forte, non credo che mi lascerà andare.

-Perché ti importa di questa cosa?- gli ringhio contro. –Perché ti sei fissato con me? Cos’è, sei solo in questo periodo e hai pensato “ehi è tornata Jenny, potrei scoparmela e vedere come va, tanto per passare il tempo, a lei non dispiacerà!”?- Nate mi lascia il polso, facendo un passo indietro.

-Che cosa stai dicendo?- mi chiede, sembra terribilmente sconvolto dalle mie parole. Forse sto esagerando, ma sono stata così male per Nate in passato, che per la prima volta mi sembra di essere sincera e, anche se mi rendo conto che potrei ferirlo profondamente, non riesco a fermarmi.

-Dico che da quando ti conosco, non mi hai mai vista davvero. Non sono stata mai la prima e Dio solo sa quanto lo volevo. Ero sempre l’intervallo tra te e Vanessa, te e Serena. Ho fatto cose orribili e ferito tante persone, solo per avere la tua attenzione e tu in ogni singola situazione hai preferito qualcun’altra. Non posso più farlo!

Nate non dice una parola, mi guarda fisso e per la prima volta ho la sensazione che mi veda. Sono io, davanti a lui. Una persona vera, fatta di sentimenti e di delusioni, non la ragazza che aveva costruito e che aveva pensato di conoscere per tutto questo tempo. Abbasso lo sguardo e me ne vado.

Esco da Starbucks praticamente in lacrime, sperando che nell’uscire, Nate non mi veda. Piangere davanti a lui non è più contemplato, specialmente in un momento simile. Per fortuna il tutto è scongiurato dall’arrivo di un taxi, mi ci fiondo dentro, assecondando il mio impellente bisogno di scappare. Sono tornata a Manhattan, ho rivisto Nate, ci sono uscita e andata a letto, è stato così stupido. Ma a che diavolo pensavo? Uno dei motivi per cui sono andata via, anche se l’ho ammesso a fatica perfino a me stessa, era proprio il mio sentimento per lui. Ogni volta che ci avvicinavamo io non riuscivo più a rispondere di me stessa, avrei fatto qualsiasi cosa per lui, compromesso qualsiasi rapporto, solo perché lui provasse un minimo di quello che provavo io. Non è mai successo. E allora perché ora? Si stava ripetendo lo stesso ritornello degli anni passati: io mi avvicino, lui pensa di volermi, io mi innamoro follemente, lui sceglie qualcun’altra. Non può succedere di nuovo, sono più grande, più realista e consapevole. Ho il lavoro dei miei sogni, la mia sfilata è vicina, devo concentrarmi su questo, su questo e su nient’altro.

Il taxi si ferma di fronte all’atelier, mi asciugo gli occhi, consapevole di aver fatto un macello con il trucco, pago ed esco.

-Alla buonora… sai di avere il mascara sulle guance, vero?!- come diavolo ha fatto a notarlo seduta alla scrivania del suo ufficio?

-Si Blair, io...- entro, accostandomi la porta alle spalle -...ho visto Nate.- dico d’un fiato, poggiando il raccoglitore sulla sua scrivania, allargando le braccia in segno di resa e guardando verso l’alto, non posso piangere di nuovo! Sono stanca, distrutta, non ho la forza di dire altro, aspetto solo che lei mi pugnali per l’ennesima volta.

-Siediti.- con mia grande sorpresa, invece di inveire contro di me, Blair indica gentilmente la poltrona davanti a sé.

-Che cosa è successo?- chiede con aria preoccupata.

-Aspetta, ti interessa? Come a un… un’amica?- chiedo incredula.

-Oddio no! Chiedo in qualità di capo, sto tutelando un mio dipendente, dipendenti felici, clienti felici. Allora vuoi dirmi cosa succede?

Adesso la riconosco, ma comunque noto qualcosa di diverso in lei, forse è la maternità ad averla ammorbidita, ma sento che potrei davvero raccontarle come mi sento e magari mi farebbe bene. E così, cercando di trattenere ulteriori lacrime, mi apro con Blair come non avrei mai pensato di fare in tutta la mia vita.

-Credo di essere ancora innamorata di lui, Blair. Anzi credo di non aver mai smesso di amarlo. Hudson, Londra, mi hanno aiutato a sopravvivere, non sarei mai riuscita a rimanere a Manhattan vedendolo con altre ragazze. Quando l’ho rivisto è stato come se il tempo non fosse mai passato ed ora mi sento di nuovo quella ragazzina quindicenne emarginata che non riesce a trovare il suo posto nel mondo. Non mi è mai piaciuta quella Jenny, non sono io!

Blair, che stranamente mi ha ascoltato in silenzio per tutto il tempo, mi porge un fazzoletto. Non ho pianto, ma ho evidentemente gli occhi lucidi, credo che a questo punto dovrei proprio lavarmi la faccia.

-Beh, mia cara, senza dubbio Nate è una persona volubile e te lo dico per esperienza personale, si è sempre innamorato con un soffio di vento, ma dopo la piccola Sage le cose sono cambiate.

-Che intendi?- chiedo curiosa, da quando sono tornata ho chiesto pochissimo della vita privata di Nate, non volevo sembrare una stalker disperata, ma ora che Blair me la sta offrendo su un piatto d’argento, non posso che approfittarne.

-Voglio dire che negli ultimi cinque anni, non ci ha presentato nessuna ragazza, non ha mai portato nessuno ne a feste o eventi familiari, guarda il matrimonio di Dan e Serena.- Ora che mi ci faceva pensare era vero. Da quando con Sage si erano mollati, Nate aveva iniziato a presenziare agli eventi da solo, l’avevo notato dagli articoli dello Spectator o delle varie riviste scandalistiche, ma pensavo fosse una mossa politica. da qualche tempo si vociferava di una sua possibile candidatura a sindaco e pensavo che quella dello scapolo fosse la nuova immagine che voleva mostrare di sé stesso.

-Si, ma questo cosa c’entra?- incalzo, so che Blair vuole arrivare da qualche parte ma non capisco dove.

-C’entra. Forse non dovrei dirtelo, ma ho sempre avuto dei dubbi sulla relazione di Nate con Sage. Non so, è come se lui cercasse in lei…- si blocca e mi guarda. Continuo a non capire, che vuole dire?

-Cercasse..?

-Te Jenny, cercava te in quella ragazza. Giovane, problematica, con una situazione familiare instabile, un padre presente che però non riesce a gestirla totalmente. Una ragazza che ha bisogno di essere salvata da sé stessa.- le parole di Blair non mi piacciono affatto, che cos’è adesso Nate cerca determinati tipi di ragazza, tipo i serial killer?

-Beh era perfetta, non capisco come possa essere finita!- dico inacidita.

-Davvero non lo capisci? E’ finita perché non eri tu, tu sei quella che Nate vuole.

Mi si blocca il cuore e non riesco a rispondere. Che abbia ragione? E se fosse vero, io? Cosa voglio io?

 

Angolo autrice:
lo so che il ritardo è imperdonabile, ma spero comunque che la storia vi continui a piacere ed appassionare.

  
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