Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: Teo5Astor    25/02/2020    15 recensioni
Un mistero accomuna alcuni giovani della Prefettura di Kanagawa, anche se non tutti ne sono consapevoli e non tutti si conoscono tra loro. Non ancora, almeno.
Radish Son, diciassettenne di Fujisawa all'inizio del secondo anno del liceo, è uno di quelli che ne è consapevole. Ne porta i segni sulla pelle, sul petto per la precisione, e nell'anima. Considerato come un reietto a scuola a causa di strane voci sul suo conto, ha due amici, Vegeta Princely e Bulma Brief, e un fratello minore di cui si prende cura ormai da due anni, Goku.
La vita di Radish non è facile, divisa tra scuola e lavoro serale, ma lui l'affronta sempre col sorriso.
Tutto cambia in un giorno di maggio, quando, in biblioteca, compare all'improvviso davanti ai suoi occhi una bellissima ragazza bionda che indossa un provocante costume da coniglietta e che si aggira nel locale nell'indifferenza generale.
Lui la riconosce, è Lazuli Eighteen: un’attrice e modella famosa fin da bambina che si è presa una pausa dalle scene due anni prima e che frequenta il terzo anno nel suo stesso liceo.
Perché quel costume? E, soprattutto, perché nessuno, a parte lui, sembra vederla?
Riadattamento di Bunny Girl Senpai.
Genere: Mistero, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: 18, Bulma, Goku, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
54 – Il confronto tra le senpai
 
 
1 marzo
 
Ho fatto un sogno stanotte, talmente realistico, dettagliato e vivido dal convincermi che fosse qualcosa di diverso. Una visione, magari. Uno squarcio sul passato.
Ho sognato l’incontro avvenuto ormai tre mesi fa tra Lazuli e Videl in stazione a Fujisawa, subito dopo che la mia ragazza se n’era andata da casa mia perché l’avevo profondamente delusa proprio alla vigilia del suo compleanno, pronta a tornare a Kanazawa dove stava girando il suo ultimo film. Se ripenso a quei momenti mi sento ancora male. Ancora in colpa. E profondamente grato per aver avuto la possibilità di sistemare le cose, perché non me lo sarei mai perdonato, in caso contrario. Mai. Lazuli è una persona troppo speciale per meritare di soffrire e io sono stato troppo un coglione ad averla fatta star male quella volta. Mai e poi mai vorrei farla soffrire di nuovo. Preferisco star male io, piuttosto. Ma ci siamo chiariti, per fortuna. Credo che quello che proviamo l’uno per l’altra fosse qualcosa di troppo grande per permettere che tutto andasse a rotoli. E oggi sono felice, tanto felice. Anzi, siamo felici, perché so che anche lei lo è.
Non so perché ho sognato proprio stanotte il suo dialogo con Videl. Mi aveva raccontato tutto senza scendere nei dettagli, ma a quelli ha provveduto forse il mio inconscio conoscendo il carattere e i modi di fare di entrambe.
Non ho più visto Videl dal giorno della finale del campionato nazionale, anche se stavolta ho raccontato subito tutto a Lazuli.
«Beh, almeno la tua amichetta coi codini non ha portato sfortuna» si è limitata a sibilare la mia dolcissima ragazza quella volta, facendo spallucce e lasciando intendere che non gliene fregasse poi molto, salvo poi conficcare nel tagliere di legno della sua cucina il lungo coltello che stava usando per tagliare le verdure in quel momento e regalarmi un sorriso dolce e innocente. Io la trovo sempre adorabile quando fa così. Terribilmente adorabile.
 
 
1 dicembre dell’anno precedente
 
Lazuli fissava con sguardo vacuo i binari della stazione di Fujisawa cercando di non dare a vedere quanto male le facesse la morsa che sentiva stringersi sempre di più intorno al suo cuore. Immobile e in piedi, con le mani in tasca e la sciarpa fino al naso, in attesa del treno che l’avrebbe riportata a Kanazawa. E lontana da Radish, soprattutto.
Al pensiero del suo ragazzo due lacrime scesero incontrollate dai suoi occhi di ghiaccio e si persero tra le pieghe della sciarpa. Nonostante i suoi sforzi non aveva fatto altro che piangere da quando se n’era andata da casa di Radish dopo aver litigato con lui e, soprattutto, con sé stessa. Il suo ragazzo non lo sapeva che lei si sentiva in colpa per non esserci stata quando lui aveva avuto bisogno. Non era solo tremendamente infastidita che ci fosse stata proprio la sua ex vicina a lui in un momento simile, pronta ad aiutarlo. Si fidava di lui, non era questo il punto, ma non sopportava proprio che Radish non le avesse detto subito quello che era successo.
Era delusa, e più passavano i minuti e più si sentiva distrutta dentro. Faticava a mantenere la sua maschera di freddezza davanti al mondo perché aveva una dannata paura che si fosse incrinata per sempre proprio la cosa che contava di più nel suo mondo, cioè il suo rapporto con Radish. Lui l’aveva salvata e le aveva dato una ragione per vivere quando ormai aveva perso le forze per lottare. Il suo mondo era vuoto, ma lui l’aveva riempito a modo suo ed era stato capace di renderla felice. Nessuno l’aveva mai resa felice prima, nessuno aveva mai visto quello che c’era dietro l’armatura con cui aveva imparato a difendersi dalla realtà che la circondava. Nessuno aveva mai visto “Là” dietro all’attrice Lazuli Eighteen, ma lui l’aveva scorta subito con una facilità disarmante, per di più in un momento in cui nessuno riusciva più fisicamente a vederla o ricordarla. Radish le aveva dato degli amici e restituito una sorella che sentiva di aver perso. Le aveva regalato una famiglia, qualcosa che non aveva mai conosciuto e che aveva saputo scaldarle un cuore che era diventato ormai più gelido del suo sguardo.
Lazuli era arrabbiata e confusa, sentiva una fitta colpirle lo stomaco e salirle fino alla gola. Non dovevano andare così le cose, lei avrebbe solo voluto festeggiare il suo compleanno per la prima volta con qualcuno che la faceva sentire sempre speciale. E voleva fare una sorpresa a Rad, soprattutto. Non era mai stata davvero felice nel giorno del suo compleanno in passato, nemmeno da bambina. Quella volta si era illusa che sarebbe stato tutto diverso e si sentiva una stupida per questo.
Non riusciva a impedire ad altre lacrime di sgorgare dai suoi occhi e si odiava per questo. Odiava sé stessa e odiava Radish per non averle detto subito la verità. Odiava Videl Satan perché si era messa in mezzo tra loro e odiava tutti in quel momento, in realtà. Immobile, non smetteva di fissare i binari in attesa di un treno che sarebbe arrivato solo tra una ventina di minuti. Non aveva freddo, non sentiva nulla in realtà.
Piangeva senza fare rumore, senza darlo a vedere. Sperava inconsciamente che potesse arrivare Rad prima di quel maledetto treno. Che la portasse via da lì, che le dicesse che andava tutto bene mentre la stringeva a sé. Lo sperava, ma non l’avrebbe mai ammesso a sé stessa. E tantomeno avrebbe fatto lei il primo passo. Il suo orgoglio glielo impediva, nonostante sapesse che anche Radish probabilmente stava soffrendo come lei in quel preciso istante. Sentiva di amarlo. Lo amava tantissimo, in realtà. Più di tutto, più di sé stessa. Voleva chiarire con lui, ma non si sentiva in grado di farlo in quel momento. Non era nemmeno lucida perché si sentiva la testa esplodere a causa di troppi pensieri negativi che si accavallavano. Odiava sentirsi così. Avrebbe voluto urlare. Avrebbe voluto piangere senza nascondersi dietro una maschera da attrice consumata. Avrebbe voluto scappare via da quella stazione. Avrebbe voluto correre da Radish e sentirsi al sicuro tra le sue braccia.
Ma non poteva farlo. Non ce la faceva.
Deglutì il nulla e strinse i pugni nascosti nelle tasche del suo cappotto, mentre sentiva l’ansia cominciare a divorarla da dentro come non le succedeva da tempo. Altre lacrime sfuggirono al suo disperato controllo. Non si era mai sentita così. Non aveva mai sofferto così. Nemmeno quando aveva dato un sonnifero a Radish perché la smettesse di farsi del male nell’inutile tentativo di lottare per lei quando ormai tutti l’avevano dimenticata. Il dolore che provò Lazuli quel giorno fu molto diverso, perché lei credeva che Radish si sarebbe dimenticato di lei e avrebbe così vissuto felice. Lei considerava da tempo inevitabile la sua fine in quel periodo, se guardava davanti a sé non vedeva nulla. Né un presente, né un futuro. Ma adesso le cose era molto cambiate, perché Radish le aveva mostrato che c’era qualcosa di bellissimo davanti a loro e che l’avrebbero vissuto insieme. Lui le aveva insegnato a sorridere e anche ad amare. Si chiese se fosse normale soffrire così per amore. Lei credeva che non avrebbe mai sofferto per amore perché non si reputava capace di amare. E non voleva nemmeno amare nessuno. Era stato Radish a cambiarla. Era felice di aver imparato ad amare, di non aver smesso di sognare. Ma questo dolore non l’aveva preventivato. Voleva solo amare e sentirsi amata. Essere felice e rendere felice.
«Forse… se non fa male non conta…» sibilò con un filo di voce, senza distogliere lo sguardo dai binari. Probabilmente disse ad alta voce quella frase per zittire i suoi pensieri, ma non le importava molto. Forse voleva giustificare il suo dolore: se stava male era per il semplice fatto che provava per il suo ragazzo un sentimento che contava davvero.
La sua voce soffocata venne comunque coperta dall’annuncio degli altoparlanti della stazione che davano in arrivo sul binario alle sue spalle, con cui condivideva la banchina, un treno diretto a Sapporo, in Hokkaido.
«Scusa, hai detto che stai male, per caso? Hai bisogno di una mano?»
Una squillante e allo stesso tempo preoccupata voce femminile diede una scossa a Lazuli, spingendola a tornare in sé. Era irritata, non aveva voglia di parlare con nessuno in quel momento e voleva restare sola con sé stessa. Non voleva nemmeno essere riconosciuta come la celebre attrice che era, non ne aveva la forza. Si asciugò con stizza le lacrime fingendo di sistemarsi la sciarpa e si voltò verso la persona che si era appena rivolta a lei.
Sgranò gli occhi dimenticando il suo abituale aplomb e il suo cuore si fermò per un lungo istante. Aveva davanti l’ultima persona che si sarebbe mai aspettata di vedere e che avrebbe voluto incontrare in quel momento.
Aveva davanti Videl Satan, infatti, che sgranò a sua volta gli occhi prima di sciogliere la tensione del momento con un magnifico sorriso. Un sorriso che Lazuli giudicò falso e odioso.
«No. Sto bene» si limitò a rispondere Lazuli, senza scomporsi ulteriormente e puntando i suoi occhi di ghiaccio in quelli blu di Videl con fare minaccioso. Sperava con tutta sé stessa di non avere gli occhi arrossati e ringhiò interiormente per aver pianto come una stupida. Non si sarebbe mai mostrata fragile davanti a quella Videl. Mai. «Grazie» aggiunse, gelida, prima di voltare di nuovo la testa e tornare a fissare il nulla davanti a sé. Se fosse stato per lei, quella conversazione sarebbe finita prima ancora di iniziare, anche se c’erano molte cose che voleva sapere. Ma non era dell’umore adatto, decisamente. Voleva solo indossare la sua solita armatura e isolare le sue emozioni dal mondo esterno. Lazuli Eighteen aveva imparato nel corso della sua vita a diventare fredda e distaccata come un cyborg, come la C18 che stava interpretando nelle riprese del suo film. E, in quel momento, voleva essere semplicemente come C18. Non voleva dare spazio a Là e ai sentimenti che provava.
«Io penso di conoscerti, lo sai? Sei Lazuli Eighteen, vero?» le domandò gentilmente Videl, avvicinandosi a lei.
«Vuoi un autografo?» rispose freddamente la bionda, senza guardarla. «Posso farti una dedica per Videl Satan, se vuoi» aggiunse in un soffio, strappando una risata soffocata alla mora, che l’aveva presa per una battuta.
«Sei simpatica Lazuli-san, mi piacerebbe in effetti! Anche se posso reputarmi già più che onorata per il fatto che tu sappia chi sono!» rise allegramente Videl, facendo ribollire il sangue nelle vene a Lazuli. Avrebbe voluto strozzarla o, quantomeno, dirgliene quattro. Si sentiva presa in giro, oltre al fatto che non sopportava che lei avesse mentito sul fatto che fosse tornata ad essere una ragazzina delle medie per un certo periodo. Lazuli, infatti, non aveva mai dubitato che le due Videl Satan fossero la stessa persona colpita dalla Sindrome della Pubertà, anche se si era tenuta per sé questa considerazione per vedere come si sarebbe evoluta la situazione mentre la teneva sotto controllo. Era furibonda, anche se a vederla da fuori sembrava una semplice ragazza che aspettava tranquillamente un treno, magari anche con fare annoiato. Sapeva fingere bene, sapeva recitare alla grande. E sapeva nascondersi, se ne aveva voglia. Ma, in quel preciso momento, il suo istinto le disse di agire, di fare qualcosa. Di esporsi. Di dire la sua.
Sentì emergere con prepotenza Là dal suo inconscio e si soprese di questo. Non c’era più spazio per C18 e il suo asettico distacco, ma non per questo voleva rinunciare a tirare fuori gli artigli. Rad le diceva spesso che lei era una che sapeva fare le fusa, ma, soprattutto, che sapeva anche sbranare dopo pochi secondi. Le piaceva questa cosa, la faceva sentire una tigre. E, in quel momento, si sentiva esattamente come una tigre in gabbia ed era stufa di esserlo.
«Dimmi una cosa, per favore» sibilò, voltandosi all’improvviso verso Videl e fissandola di nuovo negl’occhi senza tradire particolari emozioni.
«Quello che vuoi, Lazuli-san» continuò a sorridere la mora, specchiandosi in uno sguardo di ghiaccio che probabilmente avrebbe messo in fuga chiunque in quel momento. Bruciava un fuoco inestinguibile in quel ghiaccio, e Videl lo vide distintamente.
«Cosa provi per Rad? Per il mio Rad?»
Lazuli non pensava che avrebbe mai pronunciato quelle parole. Dire “il mio Rad” non era una cosa da lei. Pensò che Radish se ne sarebbe uscito con qualcuna della sue battutacce se l’avesse potuta sentire. Si sentì meglio in quel momento, nonostante tutto. E sentì davvero “suo” più che mai Radish, soprattutto, ora che si trovava finalmente faccia a faccia con Videl.
 
Una gigantografia di una delle immagini promozionali del film di Lazuli affissa sulla fiancata di un altissimo edificio mi impone di fermarmi ad ammirarla e mi distoglie dal ricordo del mio sogno. Mi strappa un sorriso soddisfatto, soprattutto. È davvero bella, ogni tanto mi viene da pensare che ce l’ho avuta sul serio una botta di culo clamorosa ad essermi ritrovato fidanzato ad una come lei.
La città, le tv, i siti e i giornali sono pieni di immagini e interviste della mia ragazza in questo periodo. Oggi è il gran giorno, infatti. Stasera ci sarà la premiere del film, che poi sarà disponibile in tutti i cinema da domani. Si parla già di trionfo guardando i dati relativi alle prevendite dei biglietti, e non ho dubbi sul fatto che le attese non saranno tradite. Anzi, sono sicuro che il successo sarà ancora maggiore di quello che tutti stanno mettendo in conto.
Mi perdo a guardare la locandina del film, anche se in questo caso Lazuli non è da sola, bensì accompagnata da suo cugino Lapis. In altre immagini compare anche Trunks ultimamente, ad esempio nei pressi del “Kame House” c’è una gigantografia che li ritrae insieme. Lazuli è seduta su un ammasso di macerie e sorride beffarda, mentre stringe in una mano ciò che resta del vetro di una finestra in cui si riflette l’immagine di un ferito e disteso a terra Trunks, seppur ancora armato di spada.  In altre immagini promozionali compaiono invece sette sfere di vetro arancioni che hanno al loro interno delle stelle rosse, le famose Sfere del Drago. Saranno un elemento fondamentale della storia queste sfere visto che hanno il potere di realizzare un desiderio grazie a un gigantesco drago se vengono recuperate tutte e sette. Nella maggior parte di queste immagini, tuttavia, è sempre Lazuli a dominare la scena, come del resto è stato da quando venne annunciato il film “Mirai World – C18”.
Se nell’immagine passata sul maxischermo del Tokyo Stadium prima della finale del campionato nazionale di un mese fa avevo trovato la mia ragazza di una bellezza che oserei definire “illegale”, oggi non sono in grado in realtà di fare pensieri molto diversi. Ha un look pazzesco, non solo un fisico scultoreo e uno sguardo che mi mozzano il fiato come se fosse la prima volta che la vedo.
Indossa una gonna nera lucida con finiture lilla lunga solo da un lato che diventa minigonna dall’altro e che, grazie a una generosissima spaccatura, lascia libera praticamente tutta la gamba sinistra avvolta da una parigina nera che le risale fino a meta coscia, fissata da una giarrettiera che sembra essere più che altro anche il fodero di un’arma. Ai piedi indossa degli stivaletti bassi col tacco, neri come il top che le copre il seno e le lascia scoperti l’addome e i fianchi. Ha una cintura con dei foderi che potrebbero contenere armi o bombe, oltre a una piccola Sfera del Drago che si intravede spuntare. Oltre al top indossa uno strano coprispalle a maniche lunghe bianco e con dettagli lilla. Sembra quasi una felpa o una giacca alle quali sono rimaste solo le maniche e il colletto. È tremendamente sexy, con quello sguardo penetrante con cui sembra bucare l’obiettivo e i capelli biondi sciolti. Appare impassibile e determinata, con una mano sul fianco e l’altro braccio appoggiato distrattamente sulla spalla di Lapis, che la affianca con un lieve ghigno dipinto sul volto. Anche il suo look è estremamente particolare, sebbene più semplice. Jordan “Flu Game” rosso e nere ai piedi, che adoro e che posso vantarmi di avere anche io da quando Lazuli me le ha regalate dopo la vittoria del campionato nazionale, jeans neri aderenti con delle bretelle rosse portate come accessorio che penzolano ai lati sulle cosce e bomber anch’esso nero, sotto il quale si vede una t-shirt bianca e un bavero arancione legato al collo.
Riprendo inebetito a fissare Lazuli. Quasi non mi sembra vero che in questo momento sto andando a casa sua. A volte mi capita di chiedermi se davvero Lazuli Eighteen è la mia ragazza. Se non è un sogno. Se stasera andremo davvero insieme alla prima del suo film.
Già, sarà bellissimo stasera perché ci saremo proprio tutti, anche Goku, che sta sempre meglio e ha ormai recuperato quasi del tutto i suoi ricordi, con Chichi, insieme alla quale le cose sembrano procedere a gonfie vele. Anche Vegeta e Bulma, che vanno sempre alla grande. Ci saranno poi Lunch e Mai, che stanno continuando a vedersi con Lapis e Trunks e che mi sembrano felici. Ci saranno i miei genitori, e ancora mi sembra irreale che ormai da un mese anche mia mamma sia potuta tornare alla sua vita dopo tre anni d’inferno. Lei e mio papà sembrano rinati, sembrano addirittura più giovani, più pieni di voglia di fare. E io mi sento davvero bene a vederli così. So che Lazuli ha fatto avere a mia mamma i biglietti insieme a un mazzo di iris. Già, l’iris, il fiore che simboleggia il coraggio, un gesto che ha fatto commuovere mia madre. Verrà addirittura Muten, che ormai conosce bene Lazuli visto che viene sempre a trovarmi al lavoro e l’ha implorata di fargli avere un biglietto. Per l’occasione il “Kame House” resterà chiuso stasera, anche perché in realtà non avrebbe avuto praticamente personale visto che parteciperemo tutti all’evento. Abbiamo lavorato solo a pranzo oggi, ed è proprio dal locale dove lavoro che mi sto dirigendo a piedi a casa di Lazuli. Mi ha detto poco fa al telefono di muovermi a raggiungerla e ha aggiunto che Chichi è andata a casa mia da Goku, lasciando così galoppare la mia immaginazione su quello che potremmo fare per ingannare il tempo prima di prepararci per uscire.
Sto fantasticando su di te guardando una gigantografia dove sei terribilmente arrapante.
Scrivo a Lazuli, che visualizza subito.
Muoviti a venire qui, maiale. O sei morto.
Mi risponde, aggiungendo alla fine un cuoricino nero. Nero come la sua anima, come amo dirle ogni tanto per divertirla.
Mi fa piacere però. Forse ti meriti un premio.
Aggiunge un attimo dopo.
Muoviti o sei morto, comunque.
Conclude lapidaria, facendomi sorridere e battere forte il cuore.
Adesso mi telatrasporto, mia regina e mia dea.
 
«Anch’io trovo bellissima Lazuli-san, lo sai?!» sento esclamare da una voce allegra alle mie spalle. Una voce che mi sembra di conoscere bene. Molto bene. «Però, se continui a fissarla così, la gente penserà che sei un maniaco!» scoppia a ridere.
Mi volto di scatto. Un fremito scuote il mio corpo così forte da rischiare di stordirmi.
«Vi… Videl…» sgrano gli occhi. Dalla mia bocca esce poco più che un soffio.
«Ciao Rad!» mi saluta allegramente Videl Satan, a un metro da me. È lei, è davvero lei. E ha tutta l’aria di avere diciott’anni, proprio come le ultime due volte in cui l’ho vista.
«Quindi saresti tu il famoso Radish, eh» dice una ragazza che l’accompagna, avvicinando disinvolta il suo volto al mio e sorridendo maliziosa. Ha i capelli biondi a caschetto e gli occhi azzurri, mi sembra di averla già vista da qualche parte. «In effetti sei un bel manzo! Ora capisco molte cose!» aggiunge ridacchiando. «Sì, dai, ci stava soffrire un po’ per uno così!»
«Erasa, non metterlo a disagio! E non parlare troppo!» scoppia a ridere Videl, mentre io le osservo attonito e abbastanza confuso. «Ci puoi lasciare soli un minuto, per favore?»
«E va bene, se proprio devo…» mi fa l’occhiolino Erasa. «Andrò a vedere qualche vetrina nel frattempo. Ciao ciao, bel manzo!» aggiunge, voltandosi poi verso alcuni negozi e corricchiando in quella direzione. «Ah! Guarda quella borsa, Vì-chan! E quelle scarpe!»
«Sì, sì, un attimo Era-chan!» le risponde Videl, prima di guardarmi negl’occhi e scuotere leggermente la testa. «È fuori come un balcone, ma è la mia migliore amica anche per questo. Siamo cresciute insieme, poi lei si è trasferita qui dopo le elementari, anche se i suoi sono spesso via per lavoro».
«Era sua la divisa scolastica che indossavi tre anni fa?» le domando, dopo che un improvviso flash mi fa tornare alla mente dove potrei aver già visto questa Erasa.
«Sì, ma ha cambiato scuola a metà del secondo anno del liceo perché si è trasferita in un altro quartiere, quindi non viene più al Minegahara. Ha la mia età, anche lei sta per diplomarsi» mi risponde, prima di guardarmi intensamente attraverso i suoi grandi occhi blu e restare in silenzio per qualche secondo. «Complimenti per aver vinto il campionato e per il tuo gol in finale, Rad!»
«Grazie, mi sembrava di averti vista in tribuna. Sei stata gentile a fare un simile viaggio solo per una partita» accenno un sorriso.
«Ehi, una volta non ti avevo detto che volevo diventare la persona più gentile del mondo?!» mi rimprovera bonariamente.
«Già» le sorrido, ripensando ai nostri primi incontri. A quando mi aveva rubato il cuore. «Vivi in Hokkaido, vero?»
«L’ha dedotto Lazuli-san?»
«Sì».
«L’ho già detto direttamente a lei che la trovo una ragazza molto intelligente!» sorride. «E comunque, una finale del campionato nazionale non è cosa che capita tutti i giorni, quindi ne valeva ancora di più la pena! Ho saputo che ti hanno poi dato anche il premio di miglior difensore del campionato e, addirittura, quello di miglior giocatore in assoluto! Sei stato straordinario!»
In effetti è stato così, prima della premiazione della squadra vincitrice, infatti, hanno premiato i giocatori a livello individuale a seconda del ruolo. Io sono stato giudicato miglior difensore e miglior giocatore assoluto. Ammetto che non me l’aspettavo questo secondo premio, era una cosa che non ritenevo neanche possibile per un giocatore di fatica come me e non di talento. I difensori raramente vincono premi individuali perché la gente preferisce chi sa dare spettacolo in campo e segnare tanti gol. Non so neanche se sono stato davvero il più bravo in questo campionato, ma è stata un’emozione talmente forte salire sul podio della premiazione da solo che non potrò mai dimenticarla. Come non potrò mai scordare il momento in cui sono stato premiato insieme a tutti i miei compagni con la consegna del trofeo di campioni nazionali alla nostra squadra. Il nostro urlo nel momento in cui Napa ha sollevato verso il cielo la coppa risuonerà per sempre nel mio cuore. Già, Napa… lui è stato eletto miglior portiere, mentre Inui dell’Ichiran miglior centrocampista. Tra gli attaccanti è stato premiato Vegeta, che ha vinto anche il titolo di capocannoniere. Alla fine ci siamo portati a casa due trofei individuali a testa e sono felice anche di questo. Mi fa un po’ strano vedere il mio amico Prince nel suo nuovo ruolo di capitano in questo primo mese da quando i senpai del terzo anno hanno cominciato a venire sempre meno agli allenamenti per prepararsi agli esami. Come non mi sono ancora abituato ad essere io il suo vice.
«Forse sono stati troppo buoni a darmi quei premi» rispondo, riscuotendomi dai miei pensieri.
«Sei tu ad essere sempre troppo buono, Rad! E troppo severo con te stesso!» mi sorride. Sembra felice.
«Mio fratello sta bene, lo sai? Ce l’ha fatta. Avevi ragione» le dico, ripensando a quante colpe mi sono dato negli ultimi anni per non aver saputo fare di più per Goku, a proposito di essere severi con sé stessi.
«Non avevo dubbi, sapevo che con te e Lazuli-san sarebbe stato in una botte di ferro! E poi hai saputo circondarti di amici che ti vogliono bene, Rad. Sono fiera di quello che sei diventato!»
«Non ho… non ho mai potuto ringraziarti per quello che hai fatto l’ultima volta che ci siamo parlati» le dico in un sussurro, stringendo i pugni al ricordo del me stesso in lacrime inginocchiato sul marciapiede sotto la pioggia e di tutto il dolore che ho provato.
«Non ce n’era bisogno. Una brava senpai certe cose le capisce da sola!» esclama, facendomi l’occhiolino e sollevando il suo dito indice con aria di ironica superiorità. «Ti ho aiutato perché avevi bisogno di me».
«Sì, come tre anni fa in spiaggia…» sospiro.
«E sono contenta di esserti stata d’aiuto già allora con i miei magnifici consigli da senpai di vita!» ride.
«Già… peccato che io non ho saputo aiutarti quando eri tu ad averne bisogno» le dico a bruciapelo, alludendo al periodo in cui, almeno secondo me, la Sindrome della Pubertà l’aveva resa una ragazzina delle medie.
Osservo Videl diventare seria per un istante, prima di distogliere lo sguardo dal mio e accennare nuovamente un sorriso. Un po’ malinconico, stavolta. O, almeno, è questa l’impressione che ho.
«Invece mi hai aiutata tantissimo, più di quanto tu possa immaginare. Hai trovato il tuo posto nel mondo e questo rende la tua senpai di vita, cioè la sottoscritta Videl-san, davvero orgogliosa» risponde, cercando di ritrovare un po’ della sua consueta ironia. «Hai una ragazza che ti ama, degli amici che ti vogliono bene, la tua famiglia» mi dice, con lo sguardo leggermente rivolto verso l’alto. «Io avevo solo bisogno di capire alcune cose, non dovevo essere aiutata da nessuno».
«Cosa dovevi capire?»
«Hai mai sofferto per amore, Rad?» ribatte, invece di rispondermi.
«Sì. Tanto…» sospiro.
«E ha mai sofferto per qualcosa che pensavi fosse amore e che invece magari poi era un altro sentimento?»
«Penso… penso di sì…» le dico, mentre ripenso al dolore devastante che ho provato quando ho temuto di aver perso Lazuli, per non parlare di quando mi ero reso conto di averla dimenticata facendola sparire dal mio mondo, poco prima del nostro primo bacio. Ripenso anche a quello che provavo nelle prime settimane in cui l’ho conosciuta, a quanto soffrivo se pensavo a lei così sfuggente nei miei confronti. Se confronto quello che ho provato per Là con quello che ho provato per Videl a suo tempo, mi rendo conto ancora di più che non era vero amore quello che pensavo di provare per la ragazza a cui ho dato il mio primo bacio e che ora mi ritrovo davanti. Una riflessione che avevo già fatto, del resto.
«È capitato anche a me, ma io non sono brava a capire i miei sentimenti. O li capisco quando ormai è troppo tardi» mi spiega, tornando a guardarmi di nuovo negl’occhi. Un leggero alito di vento che profuma di mare le smuove i codini neri fissati da due nastri dorati.
«Però… però magari nemmeno loro erano i sentimenti che credevi di provare nel momento in cui li hai provati» le dico. «Non so se mi spiego, sembra uno scioglilingua detto così, cazzo…».
«Invece ti spieghi benissimo, Rad» mi sorride. «Il primo passo è accettare quel sentimento. Il secondo è capire se può essere corrisposto e se ha senso lottare per lui. Col tempo, poi, possiamo valutare se era un sentimento reale. Se era davvero quello che pensavamo che fosse».
«È passato abbastanza tempo per te?»
«Forse sì, forse no. A volte capiamo i sentimenti che proviamo anche grazie a un metro di paragone, secondo me. Il tuo è stato Lazuli-san, e lasciati dire che è un gran bel metro di paragone» ridacchia, facendo sorridere anche me.
Ha ragione. Io ho capito che non ero mai stato davvero innamorato di Videl nel momento stesso in cui mi sono reso conto che mi stavo innamorando di Là.
«Tu l’hai trovato un metro di paragone, Videl?»
«Dovresti chiamarmi “Videl-san”, non essere irrispettoso con la tua senpai di vita!» scoppia a ridere. «Comunque, da un mese mi sto vedendo con un mio compagno di classe. Non mi ero mai accorta di lui prima proprio perché non so capire i miei sentimenti, probabilmente».
«Sei felice quando sei con lui?»
«Certo! È dolce e timido, mi fa sentire speciale. Si chiama Gohan».
«Se ti fa sentire speciale e ti rende felice, allora tienitelo stretto. E digli quello che provi il prima possibile» le sorrido. «L’ho capito sulla mia pelle che non vale la pena correre dietro a dei fantasmi, ignorando quello che magari avevamo sempre avuto a un passo».
«Hai ragione, dovrei dirglielo senza aspettare troppo. Non voglio più rischiare di avere rimpianti» mi dice, con gli occhi leggermente lucidi. «Scusami per essere sparita tre anni fa, Rad. Non capivo quello che provavo» aggiunge, accarezzandomi per un breve istante la guancia con la mano.
«E tu scusami per averti fatta soffrire» ribatto, ritenendomi la causa che l’ha fatta sprofondare nella Sindrome della Pubertà e sentendomi in colpa per averla costretta ad affrontare quella situazione da sola.
«Tu non devi scusarti, non hai fatto niente di male!» protesta Videl.
«Invece mi sento responsabile se ti sei ritrovata per non so quanto tempo nel corpo di una dodicenne! Lo so che eri tu Videl-chan» ribatto, mentre lei distoglie di nuovo lo sguardo dal mio e accenna un sorriso un po’ tirato.
«Ancora con questa storia della mia mini sosia?!» scoppia a ridere. O forse si sforza di ridere, non riesco a capirlo. «Gliel’avevo detto anche a Lazuli-san che a volte il mondo è piccolo! Che tutti abbiamo almeno un sosia in giro chissà dove».
«Già, una tua sosia e omonima. Pazzesco averne trovata una proprio a Fujisawa» sorrido, stando al suo gioco. Credo che la metta a disagio questo argomento, forse perché si sente in colpa per aver mentito a tutti quanti, o forse le fa male che tutto questo sia successo perché era innamorata di me e ha visto coi suoi occhi quanto io amassi invece Lazuli.
«Sei diventato una persona gentile, come mi avevi promesso. Anche se lo eri già» mi sorride a sua volta. Sembra sollevata. «E hai anche capito quanto ci renda forti saper sorridere».
«Ci provo ad essere gentile con gli altri, ad aiutarli. E anche a sorridere, ma ammetto che non sempre è facile riuscirci quando le cose vanno male».
«Lo so che non è facile. Anche la tua senpai di vita a un certo punto si era dimenticata di sorridere, lo sai?» sospira, guardandomi intensamente negl’occhi. «Videl-san predica bene, ma razzola male!» scoppia a ridere.
«Capita a tutti di non riuscire a sorridere quando si sta male» la rassicuro. «L’importante è rialzarsi quando si cade, no? Mi sembra che tu sia tornata a sorridere alla grande, proprio come mi avevi insegnato a fare».
Videl distoglie lo sguardo dal mio e respira profondamente, prima di guardare di nuovo verso lo splendido cielo che possiamo ammirare oggi. Un cielo che sa di primavera in anticipo.
«Ho ricominciato a sorridere perché, a un certo punto, mi sono ricordata di una cosa molto importante!» esclama all’improvviso.
«Cioè?» le domando, incuriosito.
«Dimmi una cosa, Rad: sai cosa succede quando la neve si scioglie?»
«Uhm… diventa acqua?» ribatto, osservandola stranito. La guardo trattenere a stento una risata, divertita dalla mia risposta. Non la capisco a volte.
«No, stupido! Quando le neve si scioglie, arriva la primavera!» esclama ridendo, guardandomi di nuovo negl’occhi e lasciandomi di sasso. È vero. Era ovvio. E giusto, soprattutto.
La guardo e le sorrido.
«La primavera arriva sempre dopo l’inverno! Non fallisce mai!» aggiunge.
«Non dobbiamo mai dimenticarcelo, hai ragione!» le dico, ripensando a quanto sia vero e anche semplice. Così come non può piovere per sempre, così la notte, anche se lunga, poi ce l’ha una fine. E, nello stesso identico modo, dopo l’inverno arriva sempre la primavera. Anche dopo quegli inverni particolarmente rigidi e pieni di neve a cui devono essere abituati nel nord dell’Hokkaido come nel caso di Videl.
Non fallisce mai, la primavera. Arriva sempre, nonostante tutto. In fondo se ne frega anche lei, un po’ come fa il mare. Torna sempre dopo l’inverno, qualunque cosa accada.
«Piuttosto, ho la sensazione di averti creato problemi con la tua ragazza quando sono venuta a casa tua l’altra volta. Si è arrabbiata?» mi chiede Videl, interrompendo le mie riflessioni.
«Un po’ sì, ma è stata colpa mia perché non gliel’ho detto subito. Tu volevi solo aiutarmi e te ne sono grato, anche lei lo sa questo. E so anche per certo che non ha mai avuto dubbi sul mio comportamento con te».
«Lo immagino, lei ti capisce davvero e state benissimo insieme. Io… io credo che sia quella giusta per te…» sospira, sorridendomi però raggiante. «Non so se conosco altre coppie così affiatate come voi, così complici» aggiunge, prima di cercare con lo sguardo la sua amica, ancora appiccicata alla vetrina di un negozio. «Anzi, dovresti muoverti ad andare da lei. Ti starà aspettando, no? E falle anche i complimenti da parte mia per il suo film, domani tornerò a casa e andrò a vederlo con Gohan».
«Stasera andiamo insieme alla prima del film, ci sarà un evento in grande stile. Grazie per le tue parole, le dirò che le fai i complimenti».
«Wow! Sarà una serata magnifica! Lo vedi allora che devi sbrigarti?! Non fare arrabbiare Lazuli-san e non farla stare in pensiero!» esclama. «Non pretendo di piacerle, ma non voglio neanche che mi odi!» ride.
«Là non ti odia sul serio, ma non lo ammetterà mai. È la persona più buona che conosco, solo che non vuole darlo a vedere».
«Penso anch’io che la tua ragazza sia una persona dolcissima e che in fondo è la vita, a volte, a costringerci a indossare un’armatura per proteggerci» mi spiega Videl. «Tu sei riuscito a vedere per primo quello che c’è sotto quell’armatura. Hai letto il suo cuore come un libro aperto, perché tu sei così, Rad. Sei sensibile e buono, non mi stupisce che persino un’attrice di fama nazionale si sia innamorata di te. Sei tu la sua armatura adesso, non dimenticartelo mai» aggiunge. «Tra l’altro, di Lazuli-san apprezzo anche che non si comporta per niente come una celebrità».
«Sei gentile a dire queste cose e ti ringrazio. La penso come te, se vuoi saperlo. E sarò la migliore armatura che sia mai esistita!».
«Non ho dubbi su questo. E comunque lo so che lei non mi odia, non troppo almeno. È solo adorabilmente gelosa! E fa bene a esserlo, credo che anch’io mi sarei un po’ arrabbiata se la ex del mio ragazzo fosse andata a casa sua» sorride Videl.
«Già, io probabilmente sarei impazzito e mi sarei tirato mille paranoie, anche se mi fido ciecamente di lei» accenno un sorriso spento, sentendomi di nuovo in colpa per il casino che avevo creato solo perché mi ero lasciato sopraffare dal dolore. «Se gliel’avessi detto subito avrebbe reagito diversamente, sono stato io a comportarmi da coglione. Sai, mi piace che sia adorabilmente gelosa, come dici tu. Mi fa sentire importante, desiderato. Speciale. Mi piace pensare di essere di sua proprietà o qualcosa di simile» sorrido, stavolta convinto.
«E tu sei una persona speciale, Rad. Fidati delle parole della tua senpai di vita!» esclama Videl. «Quindi non fare mai più arrabbiare Lazuli-san, lei è una persona che non merita di soffrire. E non lo merita soprattutto la bellissima coppia che siete. Questo è l’ultimo dei “magnifici consigli” che ho da darti!»
«Ehi, Vì-chaaannn! Io entro, ci sono delle scarpe tutte luccicose a metà prezzo quiii! Sbrigati!» starnazza Erasa, richiamando l’attenzione di Videl, che si volta verso di lei.
«Arrivo Era-chan!» le risponde, cominciando ad allontanarsi da me di un paio di passi.
«Videl» la chiamo. «Avrei ancora una cosa da chiederti».
«Videl-san, prego» mi fa l’occhiolino, facendomi poi la linguaccia.
«Tu sei… ecco… tu sei reale? Sei vera?» farfuglio. Non ho mai dimenticato quel discorso che mi aveva fatto Bulma sul fatto che Videl Satan poteva essere nient’altro che il frutto della mia immaginazione o qualcosa del genere. Mi sento un emerito deficiente a chiederglielo, ma non posso farne a meno.
«Eh? Pensi che sono uno spirito? Tipo il Fantasma del Natale Passato di Dickens? Non un’anima che vaga sulla Terra priva di un corpo, spero!» scoppia a ridere.
«Già, che scemo…» sospiro. «Non so perché, ma a un certo punto mi ero chiesto se tu fossi mai esistita davvero. Se fossi vera, appunto, e non frutto della mia immaginazione».
«Hai pensato che potessi essere stata una tua allucinazione?! Quale onore per me!» ride ancora di gusto.
«Sei vera, giusto?» insisto, tornando serio.
Lei si avvicina e mi guarda intensamente negl’occhi. Ripenso a quanto ho pensato a lei, ha quanto ho sofferto per lei. A quanti dubbi ho avuto su di lei. E a quanto sia strano trovarmela qui davanti, adesso. Strano e bello, perché avevo bisogno di chiarire alcune cose con lei e forse anche con me stesso, o col me stesso di una volta, definitivamente.
«Dimmi una cosa, Radish: il bacio che ci siamo dati quella volta era vero, secondo te?» mi domanda, seria, senza smettere di fissarmi.
«Era verissimo» ribatto, e per un attimo torno indietro a quel pomeriggio di tre anni fa in riva al mare e a quello che avevo provato in quel momento.
«E questo?! Anche questo ti sembra vero?» mi chiede, prima di avvicinarsi e darmi un leggero scappellotto sulla nuca. Scoppia a ridere e fa un saltello all’indietro, facendomi ancora una volta la linguaccia.
Quando si è avvicinata, per un breve istante, ho quasi temuto che stesse per baciarmi di nuovo. Ma era solo una mia impressione a quanto pare, ed è meglio così. La nostra storia, se mai è cominciata, è finita quel pomeriggio in biblioteca in cui ho incontrato per caso una sensuale coniglietta selvatica che si aggirava tra i corridoi e gli scaffali pieni di libri. La mia vita è cambiata quel giorno, ed è cambiata in meglio. La prima volta che Lazuli mi ha rivolto la parola il mio cuore ha cominciato a battere in modo diverso, come mai mi era successo prima.
«Direi di sì! Più vero che mai!» scoppio a ridere a mia volta, massaggiandomi la testa.
«Bene, adesso è tutto chiaro, almeno! Devo proprio andare, prima che la mia amica mi linci. E tu sbrigati, non fare aspettare Lazuli-san!» mi saluta con la mano, prima di voltarsi e accennare una corsa per raggiungere Erasa. Si ferma all’improvviso e si volta ancora una volta. «Ah, già, Rad! Stanno bene i tuoi gatti?!»
«Stanno alla grande!» le sorrido.
«Non dimenticarti di mettere un po’ a dieta Balzar e di far mangiare di più Beerus, era ancora troppo magro quando l’ho visto l’ultima volta! È così carino che lo porterei a casa con me, se potessi!» aggiunge, e io non posso che ripensare a quel giorno di pioggia della scorsa estate in cui mi sono ritrovato una ragazzina delle medie identica a lei con in braccio un cucciolo di gatto abbandonato. E non posso che sorridere di più, pensando a quante cose sono successe da allora. A quanto sia rimasta affezionata a quel gattino che diceva di volersi portare a casa, prima o poi.
«Sta crescendo bene anche Beerus, è sempre più forte! Non preoccuparti per lui!»
«Benissimo! Per questo ti meriti l’ultimissimo dei magnifici consigli della tua senpai di vita!» mi dice, senza smettere di sorridere. «Non smettere mai di essere quello che sei, Rad. Non smettere mai di avere l’entusiasmo che hai di fronte alla vita. E ricordati di non smettere mai di sognare» mi spiega, cominciando a voltarsi. «Forse erano tre consigli, ma va bene così, te li sei meritati! Ciao Rad, Videl-san toglie il disturbo!» si congeda, sorridendomi radiosa e correndo via mentre la saluto con la mano.
Guardo i suoi codini neri accarezzarle le spalle finché raggiunge Erasa, che la prende per mano e la trascina nel negozio con lei. Le vedo sparire entrambe all’interno e mi volto, ritrovandomi davanti alla gigantografia di Lazuli. Sorrido, perché mi sento felice davvero. Mi sento leggero. In pace con me stesso. Mi perdo per un istante negli occhi di ghiaccio di Lazuli e riprendo a camminare a passo svelto, deciso a raggiungere il più in fretta possibile casa sua. Ho voglia di vederla. Sembra una cosa stupida perché ci siamo visti stamattina, ma mi manca. Mi manca tanto.
 
Entro in casa di Lazuli usando il mio mazzo di chiavi per farle una sorpresa.
«Ciao Là, sono arriv…» mi interrompo, mentre chiudo la porta alle mie spalle e mi guardo intorno disorientato. Il salotto è buio, non sembra esserci nessuno. “Be quick or be died” degli Iron Maiden riecheggia per la casa come un lamento spettrale, o forse come un monito. Già, “sbrigati o sei morto”, come mi aveva scritto per messaggio la mia tenera e adorabile fidanzata.
«Tenebre e Iron Maiden, mi piace come accoglienza, Là!» esclamo, sfilandomi il giubbino di pelle.
«Ce ne hai messo di tempo per arrivare. Ti avevo detto di muoverti» dice una voce che conosco benissimo e che mi fa battere improvvisamente il cuore all’impazzata. Non la vedo, ma la sento sempre più vicina. Respiro il suo profumo fresco. «Ti avevo detto di fare in fretta, altrimenti saresti stato spacciato» aggiunge, mentre il suono dei suoi tacchi alti sul pavimento si avvicina sempre di più a me. «Non so se meriti un premio, o forse una punizione».
In quel momento si accende la luce e io la vedo.
Vedo Lazuli, davanti a me.
E mi si secca la gola. Deglutisco il nulla.
Nel petto è come se avessi un esercito.
Cerco di recuperare il controllo di me stesso.
Accenno un sorriso sghembo, mentre provo a inumidirmi leggermente il labbro inferiore con la lingua.
«Voglio essere punito, decisamente».
 
 
 
 
 
 
Note: è passato un mese dalla finale del campionato nazionale e ritroviamo i nostri Rad e Là in procinto di andare alla prima del film di lei. Però, in tutto questo, abbiamo finalmente visto la prima parte del clamoroso incontro che era avvenuto tra Là e Videl la sera prima che la nostra bionda compisse gli anni, spero vi sia piaciuto e abbiate apprezzato l’aplomb mantenuto da Lazuli nonostante  l’istinto omicida ;-)
Abbiamo poi visto un altro clamoroso e credo attesissimo confronto, cioè quello tra Rad e Videl, che compare all’improvviso insieme ad Erasa. Come sempre lei è sfuggente e un po’ eterea anche nelle sue risposte, però penso che tra le righe si sia capito benissimo come sono andate le cose per lei negli ultimi tre anni, il rapporto esistente tra Videl-san e la piccola Videl-chan e la causa scatenante di tutto. Era l’ultimo grande mistero di questa lunga long, che è una storia d’amore molto shojo e allo stesso tempo un romanzo di formazione, ma in cui ho voluto sempre lasciare un’aura molto mistery in ogni arc di cui era composta, oltre ad alternare momenti comici ad altri più angst, per arrivare al fluff. Io sono felice di avercela fatta ad arrivare fin qui insieme a tutti voi, non posso che sperare che il mistero relativo a Videl Satan abbia avuto per voi una bella soluzione. Indirettamente abbiamo anche potuto conoscere Gohan, tra l’altro, che entra così insieme ad Erasa nel già nutritissimo cast di questa storia.
 
Un grazie immenso va anche stavolta a chi vorrà lasciarmi il suo parere e a chi me lo lascia sempre, e anche a chi sta leggendo in silenzio da oltre un anno e si è affezionato a questi personaggi.
Ringrazio poi chi ha realizzato le due locandine del film che ho descritto nel capitolo e che allego, oltre a una bellissima immagine di lotta tra Lazuli e Videl e una splendida Videl con tanto di Jordan I ai piedi.
 
Lo sapete già, ma il prossimo capitolo, il numero 55, sarà l’ultimo. Questo mi mette addosso un po’ di malinconia e di nostalgia, sapete come sono fatto. Ma anche tanto amore, orgoglio e soddisfazione per essere arrivato fin qui insieme a voi e a questi personaggi a cui mi sono affezionato tantissimo.
Mercoledì prossimo vedremo di fatto la seconda parte di questo capitolo e il titolo sarà “Coniglietta per sempre”. Spero che abbiate apprezzato il finale di questo con l’entrata in scena di Lazuli, perché riprenderemo da lì la narrazione. Inoltre vedremo anche la seconda parte del flashback dedicato all’incontro tra Là e Videl, siete curiosi?
Io vi saluto e spero di avervi potuto strappare un sorriso e distrarvi un po’ in questo difficile momento che stiamo vivendo. Rad mi ha chiesto di dirvi di sorridere e stare tranquilli, Là invece dice che passerà anche questa e ne verremo fuori più forti tutti insieme. ;-)
Inoltre, Videl mi fa sapere che i suoi ultimi tre magnifici consigli da senpai di vita sono dedicati a tutti noi, spero che possiate farli vostri come io cerco ogni giorno di farli miei: non smettere mai di essere quello che sei. Non smettere mai di avere l’entusiasmo che hai di fronte alla vita. E ricordati di non smettere mai di sognare.
Non sempre è semplice, ma dobbiamo provarci, no?
Infine, ci terrei a fare quello che avevo fatto anche alla fine della mia long “Beauty and the Beast”, cioè vorrei chiedervi qual è stato il vostro personaggio preferito! L’altra volta avevano vinto a pari merito Vegeta (The Beast) e Radish (Lumiere), sono curioso di vedere stavolta come andrà. Se volete votare Rad, che ho visto che è stato molto amato da tutti voi, potete anche darmi un’altra opzione, giusto per vedere chi è il preferito in questa storia insieme a lui o dopo di lui. E qui chiedo il voto anche a chi di solito legge in silenzio, mi farebbe piacere sapere chi è stato il vostro personaggio preferito! Potete anche dirmi il vostro podio in ordine di gradimento, come volete! Io voto Là, oltre a Rad, ma mi è piaciuta molto anche questa Bulma! Fatemi sapere allora, ci conto!
 
Teo
 

de9d48dbd4018bac4b60ef9aef1937bc

IMG-20190821-170130

IMG-20191005-115257

IMG-20191213-084503

   
 
Leggi le 15 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: Teo5Astor